Un cantautore contro i falsi miti giovani

Su Avvenire di domenica 30 agosto ho trovato un articolo su un giovane cantautore canadese. Confesso la mia ignoranza, e me scuso, ma se non fosse stato per quell’articolo, io non avrei mai saputo chi era Daniel Merriweather. La storia di questo giovane artista mi ha interessato, soprattutto per la sua denuncia contro il denaro e tutte quelle mode che portano le persone a perdersi. Nella canzone For your money troviamo queste parole: “Mettere in primo piano la ricchezza è come puntare una pistola alla tempia di chi non è ancora maturo. Lo costringi a perdersi“. Nell’ultimo disco di questo artista ci sono canzoni che attaccano alcune dipendenze che spesso sono sottovalutate o scambiate per mode, come il tabagismo e l’alcolismo. “Canto contro l’alcol – dice il cantante nell’intervista di cui vi parlavo – perchè ho visto quanto facilmente se ne può divenire preda“. La vita di questo giovane non è stata facile. Per problemi economici ha lasciato la scuola a 17 anni, e da allora ha dovuto sempre lavorare per aiutare la famiglia. La scelta della musica non è stata per i soldi, ma per potersi esprimere. Poi la scoperta di un problema alle corde vocali con la possibilità concreta di perdere la voce. La sofferenza lo ha aiutato però a pensare ogni giorno a cosa conta davvero. Ed è questo che egli prova ad esprimere nelle sue canzoni.

L’insegnamento della religione in Germania

Durante l’estate ho avuto modo di ospitare nuovamente un’amica tedesca di mia figlia. Vive nel nord – ovest della Germania, a circa tre ore di autostrada da Berlino e a poco più di un’ora da Colonia. Anche per lei, come per mia figlia, questo è l’ultimo anno di scuola superiore e mi diceva che doveva preparare per l’esame una relazione di religione da discutere oralmente. A settembre, la prima volta che è venuta in Italia, mi parlava di una tesina, sempre di religione, su cui stava lavorando e che avrebbe dovuto concludere, una volta rientrata in Germania, per avere il voto. Curiosa come sono, figuratevi se non le ho chiesto come è organizzato l’insegnamento della religione da lei.
Come cattolica lei segue l’insegnamento della religione cattolica; in alternativa c’è lo studio della religione protestante e per chi non si riconosce in nessuna di queste due confessioni, c’ è uno studio di etica. Vedete che tipo di soluzione è stata adottata dalla Germania? Ci sono ore curricolari (mi sembra che mi parlasse di circa tre ore la settimana) in cui si affrontano le questioni fondamentali della vita. Lo studente può scegliere in che modo affrontarle e con chi. E il tutto con voti ed esami, come per qualsiasi altra materia.
Si potrà arrivare ad una soluzione del genere anche in Italia? Riusciremo, finalmente, a parlare di religione con animo sereno, senza polemiche, pensando soltanto a ciò che può aiutare i nostri giovani a crescere culturalmente e umanamente?
Ci stiamo avviando a celebrare il 150esimo dell’unità d’Italia. Ce la faremo, anche attraverso una discussione serena e costruttiva sull’insegnamento della religione, ad arrivare alla composizione di una frattura che, mai come da noi, dopo la presa di Porta Pia (vi ricordate, ragazzi, la questione romana?), continua a persistere tra laici e cattolici? Verrà costruita una valida alternativa alla religione cattolica? Il collega Luca nel suo sito, denuncia le difficoltà che invece stanno nascendo per organizzare proprio l’attività alternativa. E a noi, insegnanti di religione, sta a cuore che la scuola faccia proposte formative, piuttosto che incentivare il disimpegno attraverso l’ora del nulla (che comunque, allo stato attuale, resta un diritto).
Ciò che come adulti ed educatori ci deve interessare è solo il bene dei ragazzi.
Su questo abbiamo il dovere di confrontarci.

Sulla buona strada

Una mia alunna, Francesca, ha inserito su FB un video molto crudo, impressionante, che ci fa vedere le conseguenze di chi guida con superficialità, o di chi sull’auto si trasforma, quasi a sentirsi un dio onnipotente in grado di poter fare tutto.
Non c’è giorno che non si sentano notizie di vittime di incidenti stradali. E sono tanti, troppi, i giovani che perdono la vita così.
Quanta poca consapevolezza che la vita è un bene prezioso, che lo “sballo” si esaurisce presto e ti consuma. Gli eccessi, nella guida, nell’alcool e in tante altre cose, hanno un prezzo salato. L’evasione dalla realtà è illusione di libertà. La vera libertà è dire sì alla vita, sempre e comunque.
Così diceva Giovanni Paolo II ai giovani riuniti a Santiago di Compostela il 20 agosto del 1989:
Non abbiate paura di essere santi! Questa è la libertà che Cristo ci ha donato (Gal 5,1): non è come la promettono con illusione e inganno i poteri del nostro mondo, una totale autonomia, una rottura di ogni legame, in quanto creature e figli, un’affermazione di autosufficienza, che ci lascia indifesi di fronte ai nostri limiti e alle nostre debolezze, soli nel carcere del nostro egoismo, succubi dello “spirito di questo mondo”, condannati alla “schiavitù della corruzione” (Rm 8,21). Perciò, chiedo al Signore che vi aiuti a crescere in questa “autentica libertà”, come criterio fondamentale e illuminante di giudizio e di scelta nella vita. La stessa libertà orienterà la vostra condotta morale nella verità e nella carità. Vi aiuterà a scoprire l’amore vero (…). Vi farà crescere in umanità (…)”.
Essere sulla buona strada significa proprio questo: sentire che la vita ci è sta donata per amore e che l’Amore (quello con la A maiuscola) dà senso e sapore alla vita.
Avremo modo di riparlarne.
Meditate gente, meditate!!!

Ancora sull’ora di religione

Il collega Luca Paolini nel suo sito (www.religione20.net) segnala un intervento della parlamentare Souad Sbai in merito alla famosa sentenza del TAR, di cui ho avuto già modo di parlarvi.
Lo condivido con voi, come ulteriore contributo che fa chiarezza sulle finalità di questo insegnamento, e perchè si tratta della testimonianza di una persona musulmana.
“Caro Direttore,
come donna
italiana di origine araba e come deputato del Parlamento italiano voglio dire che ritengo assurda la sentenza numero 7076/2009 del 17 luglio del Tar del Lazio.
L’insegnamento della religione ha la dignità delle altre materie e, come tale, ritengo doveroso che debba prevedere la valutazione. Vorrei ricordare a chi parla di discriminazione che, tra le altre cose, non è obbligatoria e la decisione di farla frequentare o meno da uno studente spetta al genitore. Non si tratta, come si potrebbe erroneamente pensare, di una questione secondaria: in gioco ci sono le radici e la storia di un Paese come l’Italia.
Come purtroppo accade da qualche tempo, con il pretesto di tutelare una minoranza, si opera contro la maggioranza, ma questo avviene anche in altre parti dell’Occidente, penso ad esempio all’Inghilterra, dove sono presenti addirittura tribunali sharitici. E allora mi chiedo: perché su argomenti così delicati non viene chiesto un parere agli italiani? Può una sentenza stravolgere la vita di un Paese? Qual è il motivo di questo accanimento contro le radici cristiane?
Non capisco come si possa trattare in questo modo la religione, che rappresenta il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.
Chiunque è consapevole che recandosi in un paese arabo troverà le radici dell’Islam, mentre in Israele incontrerà quelle dell’Ebraismo. In Occidente le radici rischiano di scomparire in nome di un’idea sbagliata di laicità. Perché la laicità è un’altra cosa, è la difesa di tutte le identità, il laicismo invece è altrettanto pericoloso dell’integralismo.
Vorrei altresì chiarire che la minoranza araba non ha chiesto nulla. Purtroppo in questi casi si rischia di generare confusione e alimentare le contrapposizioni. Non provino a metterci in mezzo, perché nessuno lo ha chiesto. Già in passato ho dovuto intervenire per evitare che la comunità araba venisse strumentalizzata: alcuni insegnanti, appartenenti alla sinistra radicale, impedirono infatti i festeggiamenti natalizi in una scuola, con il pretesto di accogliere un sentimento di disagio degli alunni e delle famiglie appartenenti ad altre religioni.
La cultura araba non integralista è aperta a tutti. Chi vuole eliminare la religione dalla scuola abbia il coraggio delle proprie responsabilità, senza strumentalizzare gli altri.
I miei figli e quelli di molti amici hanno frequentato le ore di religione a scuola. È stata per tutti loro un’occasione di arricchimento, da cui attingere l’amore per gli altri, l’impegno sociale e l’educazione civica.
Ringrazio il Ministro Gelmini per aver presentato ricorso. A settembre presenterò una mozione contro questa sentenza, confidando in un’alleanza trasversale di consensi.
Raccoglieremo altresì le firme all’interno della Confederazione della Comunità Marocchina per dire a voce alta che non ci sentiamo discriminati dall’insegnamento della religione nelle scuole e non condividiamo i contenuti di questa sentenza”.

La vita è un bene prezioso, da custodire con cura

La vita è un bene prezioso. Spesso ce ne dimentichiamo, tanto da assumere comportamenti più o meno rischiosi. Senza trasgressione, dirà qualcuno di voi, che vita è?
Ma siamo proprio così sicuri che ogni trasgressione aggiunge qualcosa alla nostra vita?
Ho avuto già modo di parlarvi del fumo e di come la nostra libertà, perdonate il gioco di parole, vada in fumo anche nel gesto di accendersi una sigaretta. Perchè non ci si dimentichi che il fumo uccide (ogni anno muoiono circa 3.000.000 di persone a causa del fumo), vi propongo una pubblicità progresso di qualche tempo fa.

Il segreto di una vita riuscita sta nel non cercare al di fuori di noi la nostra felicità (sigaretta, droga, successo, le cose, o quant’altro vi possa venire in mente), ma nell’avere il coraggio di guardarsi dentro e modificare quel che non va nel nostro comportamento.

Sull’amicizia

Durante questa estate si è spesso letto e sentito di ragazzi e ragazze, anche piuttosto giovani, intossicati dall’alcol. A quanto pare la moda dei pomeriggi e delle nottate lungo le spiagge, o nelle città meno vuote del solito, era quella di stordirsi, fino a stare male, con una droga a buon mercato quale è l’alcol. I ragazzi sembrano ignorarlo, ma l’overdose da etanolo può anche portare alla morte. Quali i sintomi? Profondo stato di incoscienza, arrossamento cutaneo, vasodilatazione e ipotermia, brachicardia, ipotensione arteriosa e depressione respiratoria. Il blocco della respirazione con l’eventuale blocco cardiaco, è quasi inutile che ve lo dica, porta alla morte. Più è tempestivo l’intervento dei medici e più alta è la probabilità di uscire da questa spirale mortale. Ma non sempre chi è con voi è in grado, ubriaco com’è, di rendersi conto della situazione. Come è successo ad una ragazza di 15 anni su una spiaggia vicino a Porto Cesareo, che deve la vita all’intervento di un bagnino volontario e autista del 118, che si era accorto che qualcosa non andava in quella giovane distesa sulla sabbia e i cui compagni, sbronzi guasti, non la degnavano di uno sguardo.
Queste sbronze colossali avvengono, nella maggioranza dei casi, quando si è in gruppo. Il gruppo, sottolinea lo psicologo Alessandro Padovani, può togliere, anche a ragazzi con la testa sulle spalle, ogni capacità critica e senso della realtà. “Quel che conta – cito le sue parole – è aderire a ciò che il gruppo sollecita. Non importa se questo comporta sofferenza e disagio. Non sentirsi omologati sarebbe motlo doloroso, non corrispondere alle esigenze del gruppo infinitamente più penoso“.
Ricordate il proverbio”Chi va con lo zoppo impara a zoppicare“?
Certo che l’amicizia non si può comandare, ma gli amici si possono scegliere. In un certo senso bisogna essere esigenti nella scelta degli amici, non accontentarsi, ma puntare in alto. Cosa intendo dire? Voglio dire che il vero amico vuole il tuo bene, non ti mette in difficoltà, non ti ricatta (se non fai questo, allora non sei più mio amico!).
Nel libro del Siracide (è un libro dell’Antico Testamento) è scritto:
Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore. Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore. Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia, perchè come uno è, così sarà il suo amico“. (Sir 6,14-17)
Un gruppo di amici veri, allora, è una grande conquista e una benedizione, perchè insieme non si fanno solo cretinate. Ricordate quel gruppo che condivise una esperienza di amicizia con un certo Gesù? Certo, uno di loro non si rivelò poi come un vero amico, ma tutti gli altri, da anonimi pescatori, cambiavalute o artigiani che erano, diedero l’avvio ad una grande avventura che è quella del cristianesimo. Però il leader del gruppo era Gesù, non un bulletto superficiale, arrogante ed egoista.
Meditate gente, meditate!

Che amarezza!

Rubo la battuta ad uno dei personaggi dei “Cesaroni” per dirvi come mi sento. C’ho pensato molto, non volevo approfittare del mio ruolo, ma ormai… la decisione del TAR del Lazio è diventata una notizia di cui si è molto parlato e scritto.
Beh, io non ci sto a fare l’insegnante di serie B, soprattutto per voi, ragazzi e ragazze che frequentate l’ora di religione a scuola, e che avete il sacrosanto diritto che vi vengano riconosciuti l’impegno e la partecipazione con cui seguite questa materia!
I miei alunni, tra cui molti cattolici, diversi musulmani e di altre confessioni cristiane, e alcuni neanche battezzati (queste notizie sono i genitori a darmele, non le vado certo a chiedere io), sanno che fare religione a scuola non è aderire ad una fede, ma conoscere una religione che, ci piaccia o meno, è legata alla storia e alla cultura di questo paese, che è l’Italia. Il motivo per cui l’irc (così noi lo chiamiamo) è presente nella scuola pubblica è solo questo: dare agli alunni gli strumenti per comprendere la realtà in cui vivono.
Non si fa proselitismo, non si mette a disagio nessuno. Anzi… ci si apre al confronto con diversi sistemi di significato, si cerca di comprendere le ragioni altrui, ci si educa al rispetto della diversità.
Ogni scelta comporta delle rinunce, e non si vede perchè nella scuola, che deve essere un luogo educativo, per non creare eventuali discriminazioni per una minoranza, si finisce per discriminare non solo il 90% degli alunni che si avvalgono dell’irc, ma anche quelli che hanno scelto di rimanere a scuola per frequentare un’attività alternativa, piuttosto che andarsene a spasso per un’ora, o uscire prima o entrare più tardi, quando è possibile.
C’è qualcosa che non mi torna!
Il ministro Gelmini ricorrerà al Consiglio di Stato, perchè questa sentenza contraddice altri pronunciamenti e perchè, visto che esiste piena libertà di frequentare o meno le ore di religione, si arrecherebbe un ingiusto danno a chi sceglie di farla.
Permettetemi di dire che è l’ignoranza il vero nemico. In una società come la nostra, sempre più multietnica e multireligiosa, c’è bisogno, come dice il filosofo Cacciari, laico e di sinistra, di insegnare obbligatoriamente a scuola la nostra tradizione religiosa.
In attesa di ulteriori pronunciamenti, vi aspetto a settembre più motivati che mai, e ancora più numerosi.

Il museo del Buon Samaritano

Un caravanserraglio tra le colline aride del Deserto di Giuda, lungo la strada tra Gerusalemme e Gerico, è stato identificato come il luogo della locanda di cui si parla nella parabola del Buon Samaritano. Ovviamente è impossibile dire con certezza che la locanda si trovasse proprio lì, anche perchè Gesù racconta una parabola, non un episodio particolare. Tanti però sono gli indizi che qualche sospetto ce lo fanno venire. Intanto questo posto è archeologicamente importante, perchè già in epoca bizantina i pellegrini si fermavano proprio qui a leggere la parabola. Inoltre è stato trovato un graffito in latino risalente all’epoca medievale che recita questa frase: “Se persino sacerdoti e leviti passano oltre la tua angoscia, sappi che Cristo è il Buon Samaritano che avrà sempre compassione di te e nell’ora della tua morte ti porterà alla locanda eterna“.
Vedetevi questo filmato per saperne di più:

Fratel Claudio e la Sindone

Ho letto questa storia ne “Il Resto del Carlino” e voglio condividerla con voi.
Prima del 17 settembre 1978, la vita di Claudio Mazzoni, allora studente ventitreenne di filosofia, era, come lui stesso ama raccontare, “un distillato di perfetta imbecillità“. Ma quel giorno, una domenica di sole di fine estate, gli accadde qualcosa che cambiò totalmente la sua vita. Quel giorno, con tanti altri pellegrini, entrò nel Duomo di Torino per vedere la Sacra Sindone, e quel Volto entrò nella sua vita con una potenza tale da trasformargliela. “Avvicinandomi a quell’umile Lenzuolo – racconta oggi fratel Claudio, il ragazzo di allora – sono stato invaso da una coscienza purissima, dalla Divina Presenza, alla quale tutta la mia anima, mente e corpo si abbandonavano nella spontaneità più semplice e incredibile. Ad un tratto, al centro dell’incandescenza totale in cui ero assorbito, vidi un lampo in sembianza umana. Il suo Volto era splendente come il sole quando arde in tutta la sua forza. L’espressione fiammeggiante era infinita e al contempo definita e l’anima, vivificata in quello Spirito, sembrava sussurrare umilmente: “Sono io… Sono io”. Otto secondi di eternità“. La descrizione che fa fratel Claudio di ciò che provò non è certo facile da capire. Gli accadde qualcosa che segnò per sempre la sua vita, tanto da cominciare un cammino spirituale che lo ha portato a diventare fratel Claudio. Ma la sua storia non finisce qui. Nell’abbazia di Monteveglio, dove si era ritirato, le classi quarte elementari e le seconde medie , venivano per studiare da vicino il monachesimo. Dopo aver spiegato la vita monastica, mostrava una copia della Sindone a grandezza naturale. La commozione che vedeva negli occhi di quei bambini, gli fa capire che il Signore lo chiamava a mostrare nelle scuole il Suo Volto. Sono ormai vent’anni che fratel Claudio illustra ai bambini e ai ragazzi delle scuole elementari e medie la Sacra Sindone. Oggi è uno tra i massini esperti mondiali della Sindone. “Resto ogni giorno stupefatto – testimonia fratel Claudio – dalla bellezza dei messaggi scritti dai ragazzi e ispirati dallo Spirito Santo“.
Maria frequenta la 2° media: “Guardando questa immagine tutti i mei dubbi sono svaniti!!! La sua immagine serena, quasi sorridente ma allo stesso tempo umile, mi ha fatto capire che non devo farmi influenzare da colore che, negli speciali televisivi, dicono che è tutto falso, che è un dipinto“. Elena, quinta elementare: “Io vedo un uomo, ma non un Uomo qualsiasi, un uomo che mi trasmette una gioia indescrivibile e difficle da ottenere. mi dice che non sarò mai sola, che ci sarà sempre lui con me. Non pensavo che la Sacra Sindone potesse darmi questo tipo di sentimento mai provato. Questa gioia, per me, mi aiuterà ad affrontare tutti i problemi della vita“.
Non so quanto sappiate sulla Sindone. Tante cose si sono dette, tanti studi vengono ancora fatti, ma sicuramente questo lenzuolo lascia tanti interrogativi. A volte, mi viene il sospetto, ci si è accostati a questo lenzuolo con un po’ di malafede, negando la straordinarietà di quella immagine, ipotizzando tecniche che dovevano far parte del patrimonio degli uomini del 1200 e che noi oggi, stranamente nell’era della tecnologia, non possediamo.
Concludo con le parole di fartel Claudio: “Ai nostri occhi concediamo tutto meno che la visione dell’uomo Santo della Sindone, Gesù Cristo“.

L’inferno sulla terra

Quando l’uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male, l’inferno si apre sulla terra. Così il Papa, nell’Angelus di ieri, ha ricordato la follia dei lager nazisti, sottolineando come la cultura della morte, che ne era alla radice, è alla base della stessa cultura nichilista di oggi. Il Papa ha espresso questo pensiero, ricordando i santi Benedetta della Croce (Edith Stein) e Padre Massimiliano Kolbe vittime della follia nazista. I santi, dice il Papa, “ci fanno riflettere sulle profonde divergenze che esistono tra l’umanesimo ateo e l’umanesimo cristiano; un’antitesi che attraversa tutta quanta la storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo contemporaneo, è giunta al punto cruciale”.
Quanto il Papa dice, mi fa venire in mente il capitolo 3 della Genesi, quando il serpente tenta Eva sostenendo che il frutto proibito non avrebbe arrecato loro la morte, come Dio sosteneva, ma anzi che, “conoscendo il bene e il male” sarebbero diventati come Dio.
Sapete senz’altro come va a finire la storia. Per l’uomo e la donna, che hanno dato retta al serpente,
si apre l’abisso della disperazione, della rottura di ogni armonia (con se stessi, gli altri, il mondo).
Se l’arbitrarietà diventa il proprio sistema di comportamento non esistono principi assoluti, non esiste più il Bene e il Male, ma ciò che è bene e ciò che è male per me, con tutte le conseguenze, immaginabili, che ciò comporta.
I santi – continua il Papa – praticando il Vangelo della carità, rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che è Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio“.
Ho avuto già modo di dirvi come soltanto l’Amore è l’unica risposta all’egoismo, all’arbitrarietà, alla violenza dei prepotenti, all’inquinamento del cuore. Ma l’Amore che salva, dicono i cristiani, è dono di Dio che richiede la nostra collaborazione.
A noi la scelta: portare l’inferno sulla terra o contribuire a costruire il Regno di Dio.