M.L.King sulla fede e la scienza

Vi riporto un pensiero di Martin Luther King sulla fede e la scienza. A voi la riflessione.
La scienza indaga; la religione interpreta. La scienza dà all’uomo la conoscenza ossia il potere; la religione dà all’uomo la saggezza ossia il controllo. La scienza tratta soprattutto i fatti; la religione tratta soprattutto i valori. Le due non sono rivali; sono complementari. La
scienza impedisce alla religione di sprofondare nella valle di un mutilante irrazionalismo e del paralizzante oscurantismo. La religione trattiene la scienza dal cadere nella palude di un obsoleto materialismo e del nichilismo morale“.

Le false divinità

L’atteggiamento da parte di alcuni nei confronti della religione non è proprio di grande rispetto. La fede in Dio viene vista come una diminuzione all’uso della ragione, come se credere in Dio non fosse ragionevole. Nel post dell’altro ieri vi accennavo a uomini di scienza credenti. Ad onore del vero, esistono anche uomini di scienza non credenti. Ma è possibile dire che gli uni o gli altri, a seconda dei punti di vista, siano più o meno ragionevoli? Io non me la sento di dare giudizi, però mi dispiacerebbe che qualcuno mi considerasse una povera mente solo perchè credo. Io vado fiera della mia ragione, che mi interroga, mi fa dubitare, mi stuzzica. Ma sono convita che la ragione non va, per definizione, contro Dio. Così la scienza, non va considerata a priori in contrasto con la fede. A meno che non pretenda essa stessa di essere la “nuova” religione.
L’uomo del II millennio ha pensato di poter fare a meno di Dio, che però ha sostituito con tanti altri idoli, tra cui anche la scienza, quando è stata vista come unica verità.
A tal proposito voglio riportarvi un pensiero di Martin Luther King. Questo grande difensore dei diritti dei neri era anche un uomo di grande fede. Siamo all’incirca negli anni ’60, e il pastore King diceva così:

Il mondo è colmo di frustrazione perché ci siamo affidati alle divinità invece che a Dio. Ci siamo genuflessi davanti al dio della scienza, solo per scoprire che ci ha regalato la bomba atomica, suscitando paure e ansie che la scienza non potrà mai mitigare. Abbiamo venerato il dio del piacere, solo per accorgerci che il brivido svanisce e le sensazioni sono di breve durata. Ci siamo inchinati al dio del denaro, solo per apprendere che esistono cose come l’amore e l’amicizia che il denaro non può comprare e che in un mondo di crisi economiche, di crolli del mercato azionario e di investimenti sbagliati, il denaro è una divinità piuttosto precaria. Queste effimere divinità non possono salvare o portare felicità al cuore umano. Solo Dio può farlo. E’ la fede in Lui che dobbiamo riscoprire“.
Quanto tempo è passato da allora! Ma quanto ancora attuali sono quelle parole!
E’ forse il caso di pensarci un po’ su?!

Sulla compatibilità tra la scienza e la fede

Girando qua e là, con l’obiettivo di proporvi testimonianze sulla compatibilità tra Scienza e Fede, ho raccolto un po’ di informazioni che vorrei condividere con voi. Non tanto perchè vi devo convincere (ognuno è libero di pensarla come vuole), ma per mettervi qualche dubbio, perchè non c’è cosa peggiore dei pre-giudizi.
Vi sintetizzo quanto ho trovato.
Sembra che i più grandi scienziati di tutti i tempi erano, o sono impregnati di profonda religiosità. Vi faccio alcuni esempi: Copernico era un religiosissimo canonico; Newton passava dagli studi sulla gravitazione universale alle pratiche di religione e di carità; saltava pasti e dormiva pochissimo, ma non tralasciava mai di pregare. Galileo Galilei era cattolico convinto, al punto di lasciar scritto che “in tutte le opere mie, non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di Santa Chiesa”. Keplero era credente; Pasteur, il fondatore della microbiologia e della immunologia, era molto religioso; Mendel, lo scopritore delle leggi che regolano l’ereditarietà dei caratteri, era frate agostiniano e sacerdote. I modernissimi Plank, Einstein e Bohr credevano in Dio. L’italiano Rubbia, premio Nobel, ha dichiarato: “Noi [i Fisici] arriviamo a Dio, percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell’irrazionale”.
L’idea che scienza e fede siano tra loro incompatibili forse non è poi così vera come abbiamo sempre pensato. Il tedesco Max Plank (1858-1947), uno dei padri universalmente riconosciuti della fisica del nostro secolo, anche lui premio Nobel, così scriveva nel 1938: “Per quanto si voglia guardare, non troviamo da nessuna parte, tra religione e scienza, una contraddizione, ma precisamente, nei punti più decisivi, perfetta concordanza. La religione e le scienze naturali non si escludono a vicenda, come molti oggi credono o temono, ma si completano e si connettono reciprocamente”.

 L’italiano Antonino Zichichi, direttore del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, di Erice, in Sicilia, sostiene: “L’antitesi scienza-fede e la più grande mistificazione di tutti i tempi. La scienza studia l’immanente, le cose che si toccano. Come ha già detto Galilei, l’immananente non entrerà mai in conflitto con il trascendente che appartiene alla fede. Mondo materiale e mondo spirituale hanno la stessa origine dal Creatore”.

Lo scrittore Vittorio Messori,  rispondendo a Michele Brambilla che lo intervista sulla compatibilità tra scienza e fede, dichiara nel suo Qualche ragione per credere (Mondadori,1997): “Bisogna stare attenti a non cascare nel trappolone che vorrebbe convincerci di un divorzio irreparabile e unanime tra scienza e fede, non appena si entra nell’epoca moderna, Prendi, ad esempio, uno dei simboli e dei fattori più potenti della “modernità”: l’energia elettrica. Alessandro Volta era un uomo da messa e da rosario quotidiani; Andre-Marie Ampere scrisse addirittura delle Prove storiche della divinità del Cristianesimo; Michael Faraday alternava straordinarie invenzioni a predicazioni del vangelo sulle strade inglesi; Luigi Galvani era devoto terziario francescano; Galileo Ferraris un austero, esemplare cattolico praticante; Leon Foucault, il primo che calcolò la velocità della luce, un convertito… Come vedi, mi sono limitato al campo “elettrico”, ma potrei tediarti dandoti liste analoghe per ogni altra disciplina scientifica”. Certo, non tutti gli scienziati soprannominati erano, o sono cattolici. Ma tutti erano e sono convinti dell’esistenza di Dio, ed e quanto basta per dimostrare concretamente, contro chi lo nega, che Fides et Ratio, fede e ragione possono convivere benissimo. A meno di voler ammettere una assurdità: e cioè che i summenzionati luminari, quando si occupavano di Dio, pensionavano la ragione”.
Trinh Xuan Thuan, astrofisico americano di origine vietnamita, ha detto: “L’universo è regolato con estrema precisione. […] Il Big-Bang originale doveva possedere una certa densità, le stelle produrre carbone; la terra, trovarsi a una certa distanza dal sole; l’atmosfera, avere una buona composizione. Era necessario tutto questo perché comparisse la vita. Erano possibili migliaia di altre combinazioni. I fisici le ricreano in laboratorio, ma nessuna ha originato la vita. Questo concorso di circostanze è troppo straordinario perché il caso ne sia il solo responsabile. Ecco perché sono certo che c’è un Creatore” (in Rene Laurentin, Dio esiste ecco le prove, Piemme, Casale Mon.to AL, 1997, p. 70).

Gratuitamente avete ricevuto

Letto su Avvenire.

Da mezzo secolo visito i missionari nel Sud del mondo. Tornando in Italia, racconto la mia esperienza e dico a chi mi ascolta che noi siamo i privilegiati dell’umanità, perché abbiamo ricevuto tanto da Dio e molti altri hanno ricevuto poco o nulla. Nel 1985, l’anno della siccità in Africa, ho visitato il Burkina Faso. Nella missione di Nanorò, una suora mi porta nel dispensario medico dove c’è un bambino di pochi mesi la cui mamma è morta e da diversi giorni non ha il suo latte. Le suore stanno lavandolo e poiché non riesce a bere, gli fanno una iniezione di acqua sterilizzata, ma è morto poche ore dopo. Mentre lo osservo, magro da far spavento, caro e povero ragnetto nero e nudo, mi commuovo e penso: «Perché io ho ricevuto tanto e questo bambino non ha ricevuto nulla? Non siamo tutti e due figli dello stesso Padre? Perché, Signore, tu vuoi più bene a me che a lui? Perché a me hai dato tanto e a lui niente?».
La risposta l’ha data Gesù: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Lc 10,27). E ancora: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). L’avarizia è l’esatto contrario di quel che ha insegnato e vissuto il Signore. Nel mondo globalizzato, l’avarizia dei ricchi del mondo è il maggior ostacolo alla pace fra i popoli. Nel 1964 il ricco industriale Marcello Candia (1916­1983) ha venduto le sue industrie ed è andato con i missionari in Amazzonia, costruendo un grande ospedale e altre opere di assistenza per i poveri.Quando i medici lo sconsigliavano di tornare in missione (dopo cinque infarti e un’operazione al cuore) diceva: «Chi ha molto ricevuto, deve dare molto». È morto a 67 anni. Gesù non ha organizzato campagne contro la fame e la schiavitù, ma ha annunziato agli uomini il Vangelo, che è «il manuale del buon vivere» per un riscatto integrale dalla miseria morale e materiale dell’umanità.
                                                                       (Piero Gheddo, scrittore e missionario)

Mystery after mystery

Lo sapevate che sulla Sindone è stata realizzata una serie a cartoni animati che la RAI sta trasmettendo? L’appuntamento è ogni domenica alle 12.10 su RAI Uno. Ho letto che domani ci sarà una lunga maratona; se potete non perdetela.
Cliccando qui vi rimando al sito ufficiale.
Vi lascio anche il video promozionale.

Accendi una luce nella tua città!

Rivolgo questo messaggio a tutti i miei alunni e agli abitanti del territorio della Diocesi di Camerino – San Severino. Stasera alle 21 accendiamo una candela e mettiamola su una finestra di casa per la dichiarazione della santità della “nostra” Camilla Battista, di cui proprio oggi Papa Benedettto XVI firmerà il decreto di canonizzazione. Ci invitano a dare questo segno di gioia per lo straordinario evento le Sorelle Povere di Santa Chiara di Camerino.

Allora, mi raccomando! Partecipiamo, sentiamoci coinvolti. E’ la prima canonizzazione che riguarda direttamente la nostra Diocesi. E Camilla Battista, donna della nostra terra, di cui ho già avuto modo di parlarvi, sta a dirci che essere testimoni credibili del Vangelo è possibile. Non esiste alternativa alla santità. O diventiamo santi, o ci giochiamo la vita, quella vera. La santità è un dovere di ciascuno, come diceva madre Teresa, e adesso, in Cielo, abbiamo una nostra conterranea a “fare il tifo” per noi. E allora, come si raccomandano le clarisse, che tutta la città, cioè ogni paese e contrada della nostra Diocesi, “sia un’esplosione di luce e di esultanza in questo giorno di festa grande”.

I fioretti

Molti dei miei alunni sanno cosa sono i “fioretti”, contrariamente ai giovani incontrati da Franco Cardini, storico e saggista italiano, che  sul quotidiano Avvenire ha raccontato di essersi divertito a chiedere ad alcuni adolescenti il significato di questa parola, ricevendone le più svariate definizioni. Dall’arma usata nella scherma, ai Fioretti di San Francesco, oppure identificandoli con storielle graziose.
Quando ero piccola, mi si invitava a fare qualche fioretto, ed io mi impegnavo  a non mangiare i gelati, oppure a leggere uno dei quattro vangeli, oppure ancora a rinunciare a Topolino (il mio fumetto preferito). I fioretti erano legati al periodo della Quaresima, oppure a particolari momenti, come quando qualcuno dei miei cari stava male. I fioretti sono proprio questo: dire no a piccoli piaceri, non per il gusto della sofferenza (quando mai Dio ci chiederebbe questo?!), ma come esercizio di forza d’animo, di vittoria della volontà, per dare il giusto posto ad ogni cosa, per riscoprire la bellezza della solidarietà. Piccoli gesti, piccole cose, per ricordarsi degli altri, per riavvicinarsi a Dio, per educarsi ad una vera libertà, quella che sa dire di no al proprio egoismo, alle scelte individualistiche, al capriccio.

Il “fioretto” è un’invenzione della Controriforma, che preferisco chiamare Riforma Cattolica. Nei libri di storia si parla sempre male di questo periodo, associandolo solo all’Inquisizione. Eppure alla Riforma cattolica dobbiamo tante sagge scelte, come quella dell’istituzione dei seminari, ed un risveglio che portò frutti fecondi, come i santi Filippo Neri, Alfonso de’ Liguori, Teresa d’Avila, Giovanni Della Croce e tanti altri, ispiratori di opere di carità e di assistenza.
Prendendo spunto sempre dalla pagina di Agorà di Avvenire del 14 febbraio, il fioretto è una disciplina che fortifica lo spirito (Erri De Luca, scrittore),  ci aiuta a concentrarci  meglio su ciò che davvero conta nella vita (Fulvio Scaparro, psicanalista e scrittore), è un itinerario di conoscenza di sè (don gennaro Matino, teologo).
Quali fioretti potrebbero diventare i nostri per il periodo della Quaresima?
Ecco alcuni suggerimenti, sempre da illustri personaggi:

  • limitare le ore di TV, dare una mano nelle faccende domestiche, perdonare una cattiveria (Anna Oliviero Ferraris, docente di psicologia dello sviluppo a La Sapienza di Roma);
  • rinunciare ad un regalo e fare una donazione, ridurre sprechi di energia, riciclare il telefonino (monsignor Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana);
  • frenare le chiacchere inutili (madre Zorzi, del monastero di San Luca a Fabriano).

E, per finire, da Laura Badaracchi, autrice del servizio a cui mi sono ispirata, tagliare gli sms e ridurre, questo lo aggiungo io, le ore su FB.
E’ Quaresima, facciamo di questo tempo l’occasione per mettere ordine nella nostra vita, con un po’ di sana educazione ai desideri.

Il cammino di Santiago e le radici cristiane dell’Europa

Per dieci secoli i pellegrini hanno percorso con ostinazione e fede, il lungo cammino verso Santiago de Compostela, compiendo una rituale purificazione. La loro meta è l’enorme cattedrale costruita per ospitare le spoglie di San Giacomo.

Secondo la tradizione San Giacomo il Maggiore, dopo l’ascesa di Gesù al cielo, iniziò la sua opera di evangelizzazione della Spagna spingendosi fino in Galizia, remota regione di cultura celtica all’estremo ovest della penisola iberica. Terminata la sua opera, Giacomo tornò in Palestina dove fu decapitato per ordine di Erode Agrippa nell’anno 44. I suoi discepoli, con una barca, guidata da un angelo, ne trasportarono il corpo nuovamente in Galizia per seppellirlo in un bosco vicino ad Iria Flavia, il porto romano più importante della zona. Nei secoli le persecuzioni e le proibizioni di visitare il luogo fanno sì che della tomba dell’apostolo si perdano memoria e tracce. Nell’anno 813 l’eremita Pelagio, preavvertito da un angelo, vide delle strane luci simili a stelle sul monte Liberon, dove esistevano antiche fortificazioni, probabilmente di un antico villaggio celtico. Il vescovo Teodomiro, interessato dallo strano fenomeno, scoprì in quel luogo una tomba, probabilmente di epoca romana, che conteneva tre corpi; uno dei tre aveva la testa mozzata ed una scritta: “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé”.
Tale scoperta ispirò non solo la costruzione della cattedrale e del cammino di Santiago (San Giacomo), ma anche di tutte le infrastrutture al suo servizio, favorendo la diffusione del cristianesimo in tutto il nord della Spagna. Mano a mano che il culto di San Giacomo cresceva, quest’ultimo fu visto non soltanto come il Santo protettore della Spagna, ma anche come il difensore della cristianità contro la minaccia degli infedeli.

Il cammino è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Dal suo percorso, nacquero città e villaggi, arti, letteratura, musica e un senso comune del Continente Europeo. Disse Goethe, in un’epoca in cui il Cammino era già leggenda, che L’Europa era nata dai pellegrinaggi a Santiago.
Da ogni angolo d’Europa arrivavano santi, nobili, re, avventurieri e mendicanti. A inaugurare l’itinerario di Santiago de Compostela fu, stando alla tradizione popolare, Carlo Magno, per redimersi dalle proprie colpe.
Fu Dante poi a dare il nome di pellegrinaggio a quel flusso umano di viandanti che, guidati dal sole e dalle stelle, attraversava i campi di tutto il mondo, sviluppando intensi scambi culturali. Non è da sottovalutare la forte attrazione che esercitava questo viaggio ai confini del mondo conosciuto. La Galizia, nota anche come Finis Terrae, era il luogo più lontano che dominava il misterioso Mare Oceano, l’Atlantico dai confini ignoti.
Oggi partono per Santiago pellegrini da tutte le parti del mondo, anche a piedi e in bicicletta, ripercorrendo quelle che erano le strade degli antichi pellegrini.
Questo anno 2010 è poi l’Anno Santo Compostelano.
Il primo Anno Santo Compostelano risale al 1120 grazie a Papa Callisto II che concesse a Compostela il privilegio di poter convocare un Anno giubilare ogniqualvolta la festa di San Giacomo, il 25 luglio, fosse caduta di domenica, offrendo al contempo ai pellegrini la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria.
Vi propongo un video (in spagnolo) con in sottofondo la voce di Giovanni Paolo II ed una bellissima canzone, che sottolinea il legame tra il Cammino di Santiago e le radici cristiane dell’Europa.