Il Paradiso e gli animali

Prof, ma gli animali vanno in Paradiso?
Domanda legittima, risposta non facile, tanto che l’Università dei Cappuccini di Münster, in Germania, ha aperto un Istituto di Zoologia teologica. Quale ne è lo scopo? Far sì che la dottrina si occupi di più degli animali, e vagli teologica­mente la possibilità che alcune specie siano effettivamente do­tate di anima.
Certamente chi è credente e nutre verso gli animali affetto e rispetto, come i miei alunni, fa fatica a pensare che per loro sia precluso il Paradiso, o che nel piano salvifico di Dio gli animali non abbiano posto.
Nel Capitolo 9 della Genesi, appena dopo la narrazione del diluvio universale, si legge: “Ec­co che io stabilisco la mia alleanza con voi e con la vo­stra progenie dopo di voi, e con ogni essere vivente che è con voi: con i volatili, con il bestiame e con tutte le fie­re della Terra che sono con voi, con tutti gli animali u­sciti dall’Arca“. Gli animali, quindi, parteciperebbero all’alleanza con Dio e perciò entrano a far parte di una teologia, nel senso che non si può parla­re, in modo completo, degli animali senza parlare di Dio; e non si può parlare, in modo completo, del gene­re umano se non si parla anche degli animali. Per tutto questo, alcuni teologi pensano che gli animali ci accompagneranno anche nell’altra vita, perchè se tutto ciò che ha avuto da Dio la vita non l’a­vrà di nuovo, la morte sarà più potente di Dio. Per chi crede, ciò non è possibile. Bisogna però essere attenti a ogni esagerazione animalista, perchè, se è giusto riconoscere agli animali la loro dignità, non bisogna dimenticare che solo l’uomo è in gra­do di pensare all’eternità e quindi a Dio.

Vacanze … vacanze

I miei interventi nel blog in questo periodo si ridurranno, perchè sono in vacanza. Ho bisogno anch’io, come tutti noi, di staccare un po’ la spina, di rallentare i ritmi della giornata, di rilassarmi. Confesso di non amare le vacanze “strillate”, quelle cioè dell’esagerazione, del divertimento a tutti i costi. Che volete, sarà che mi avvicino al mezzo secolo, ma neanche da ragazza amavo la confusione, i luoghi affollati, i ritmi martellanti della musica a tutto volume. Se vado al mare cerco posti poco frequentati, un po’ spartani (è sempre più difficile trovarli), e se non vado a fare qualche gita all’estero, me ne sto a casa, prendo il sole in terrazza, mi leggo un buon libro.
Voglio proporvi cosa ha detto ieri il Papa, proprio in merito elle vacanze:
Siamo ormai nel cuore dell’estate, almeno nell’emisfero boreale. E’ questo il tempo in cui sono chiuse le scuole e si concentra la maggior parte delle ferie. Anche le attività pastorali delle parrocchie sono ridotte, e io stesso ho sospeso per un periodo le udienze. E’ dunque un momento favorevole per dare il primo posto a ciò che effettivamente è più importante nella vita, vale a dire l’ascolto della Parola del Signore. (…)la persona umana deve sì lavorare, impegnarsi nelle occupazioni domestiche e professionali, ma ha bisogno prima di tutto di Dio, che è luce interiore di Amore e di Verità. Senza amore, anche le attività più importanti perdono di valore, e non danno gioia. Senza un significato profondo, tutto il nostro fare si riduce ad attivismo sterile e disordinato. E chi ci dà l’Amore e la Verità, se non Gesù Cristo? Impariamo dunque, fratelli, ad aiutarci gli uni gli altri, a collaborare, ma prima ancora a scegliere insieme la parte migliore, che è e sarà sempre il nostro bene più grande“.
Che la vacanza non sia allora priva di buon senso, ma che diventi occasione per ridare senso a tutto ciò che facciamo.

Genio della matematica rifiuta un milione di dollari

Sarà un genio, dirà qualcuno, ma non della finanza!
A 44 anni d’età, Grigorij Perelman, matematico ed “eremita” di San Pietroburgo, è uno dei più grandi geni della matematica. È l’unico scienziato al mondo che sia riuscito a dimostrare per esempio, la «congettura di Poincaré», definita dagli esperti «un’impresa ai limiti dell’impossibile». Una soluzione, quella trovata dal nostro Grisha, che potrà avere enormi ricadute anche economiche. Ma non per lui, che del denaro non sa che farsene.
Perelman infatti ha rifiutato il premio da un milione di dollari che gli era stato assegnato dal Clay Mathematics Institute per essere riuscito a risolvere uno dei sette Problemi del Millennio, quello appunto della “congettura di Poincaré”.
Negli anni passati ha rifiutato anche la prestigiosissima Medaglia Felds: un premio che è molto più arduo da conseguire di un premio Nobel in quanto viene assegnato all’unanimità, e solo ogni quattro anni,dalla comunità mondiale dei matematici al migliore di loro che abbia meno di 40 anni.
Dall’editoriale di Gabriella Sartori, pubblicato su Avvenire del 7 luglio, leggo:
“Uno studentello che l’ha fotografato col suo cellulare in un angolo della metro cittadina, si duole oggi di non aver saputo “vendere” a dovere quella preziosa foto. Perché così gli è stato insegnato: che fama e denaro sono i soli valori che contano. Però non tutti i suoi coetanei gli somigliano. Nella bellissima San Pietroburgo, ci si può imbattere in giovani che indossano magliette con la foto di Grisha commentate dalla scritta «Non tutto si può comprare». Noi ci auguriamo che molti giovani, e non giovani, di tutto il mondo, li imitino. La a lungo “impossibile” «congettura di Poincaré», l’aveva formulata nel 1904 questo grandissimo matematico francese che così scriveva: «Lo scienziato non studia la natura perché è utile, ma perché ne prova piacere perché è bella: se la natura non fosse bella,non varrebbe la pena di studiarla per tutta la vita e la vita non varrebbe la pena di essere vissuta». Parole vicine a quanto scriveva Einstein distinguendo, nel «tempio della scienza» coloro che vi entrano per fama, per orgoglio, per soldi, da quelli che lo fanno per l’inesausta ricerca dell’«armonia prestabilita», per una passione tanto pura quanto intensa non diversa da quella che – per lui – anima i mistici, i santi, i veri filosofi, poeti e artisti”.
Non sarà un genio della finanza, ma Grisha è un esempio da non dimenticare, in un mondo che pensa solo al denaro, al potere, al successo. Fare le cose con passione e per passione vale più dei soldi.
“Non tutto si può comprare”. E’ proprio vero; non si può comprare l’entusiasmo, la meraviglia, l’armonia, la speranza.

Scienza e religiosità: un connubio possibile

A chi continua a sostenere l’inconcialibilità assoluta tra scienza e religione suggerisco di dare un’occhiata alla ricerca condotta dalla ricercatrice
della texana Rice University, Elaine Howard Ecklund. Il suo studio, raccolto nel libro Science vs Religion, smonta il pregiudizio per cui un uomo o una donna di scienza debbano considerare la religione come qualcosa di inconciliabile con il proprio lavoro. La giovane sociologa statunitense ha contattato, con un questionario apposito, oltre 1200 scienziati a vario livello – ricercatori, docenti universitari o professori di scuola – per domandare loro qualcosa in più di come si rapportassero con Dio. Il quadro che ne è venuto fuori è notevolmente in controtendenza con il pregiudizio, purtroppo molto comune, che ritiene che la maggior parte degli scienziati sia atea.
Anzitutto, coloro che affermano di avere una religione rappresentano il 50% del campione di ricerca della Ecklund, mentre gli atei o gli agnostici dichiarati arrivano al 30%. Il restante 20% si qualifica come aventi un «rapporto individualizzato e non convenzionale» con l’Assoluto.
Ancora più interessante è che solo la metà di quanti si dichiarano atei pensano che religione e scienza siano inevitabilmente in conflitto.
L’altra sorpresa è rappresentata dal fatto che gli scienziati più giovani risultano essere più religiosi di quelli con i capelli più bianchi e considerano meno antagoniste ricerca scientifica e indagine spirituale.
In conclusione, mi sembra di poter dire che, sulla base di questo studio, le posizioni antireligiose risultano essere minoritarie nel mondo della scienza.
Come dice Carlo Rubbia, Premio Nobel per la fisica: “Parlare di origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e, guardando la natura, si scopre che esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato di un “caso”, di scontri tra “forze” come noi fisici continuiamo a sostenere. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri l’esistenza di un ordine prestabilito nelle cose. Noi arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell’irrazionale“.

Riscopriamo il silenzio

“La sottrazione del silenzio è una delle violenze della modernità. Ai bambini andrebbe insegnato il silenzio. Hanno troppi stimoli e non sanno più concentrarsi. Devono imparare a entrare in contatto con la parte più profonda di sè. La maggior parte degli uomini non vive la conversione folgorante di San Paolo. La fede è un dono, ma non cade dal cielo come un pacco”.

Susanna Tamaro, scrittrice 
(a Pistoia, Premio giornalistico “Sentinella del Creato”)

Bravo!

La Comunità di Sant’Egidio ha dato vita al programma BRAVO! per la registrazione anagrafica dei bambini. In questo modo si vuol rispondere alla sfida crescente di tanti bambini non registrati e alle conseguenze della mancata registrazione sulla pace e la stabilità di molti paesi in via di sviluppo. Le stime dell’UNICEF confermano che il numero di bambini che ogni anno non vengono registrati al momento della nascita è cresciuto dai 48 milioni del 2003 ai 51 milioni del 2007. Il programma BRAVO! ( acronimo di Birth Registration for All Versus Oblivion) vuole garantire la registrazione dei bambini al momento della nascita, promuovendo lo sviluppo dei sistemi di registrazione anagrafica, sensibilizzando genitori e figli, collaborando con i ministeri e le istituzioni governative coinvolte.Il programma è già attivo in alcuni paesi dell’Africa.
La mancata registrazione anagrafica alimenta i conflitti ed è fonte di instabilità – nuoce sia ai bambini che agli adulti, e i giovani ne sono particolarmente colpiti. La registrazione alla nascita è un diritto sancito dall’articolo 7 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo (CRC) del 1989, la più ratificata delle Nazioni Unite.
Tuttavia, il quadro globale della registrazione anagrafica nel mondo è purtroppo piuttosto triste e l’indifferenza continua ad alimentare il problema: ogni anno 51 milioni di bambini nel mondo non vengono registrati, e sono resi quindi vulnerabili, fin da piccoli – e poi più avanti nell’età, da adulti. Per questo hanno maggiori probabilità di rimanere coinvolti in abusi di diverso tipo – dagli abusi sessuali al reclutamento nelle forze armate, dal lavoro giovanile ai matrimoni precoci, ecc – rispetto a quelli che invece sono registrati alla nascita. La registrazione anagrafica è quindi un’efficace strumento per la protezione dei bambini.

FONTE: www.santegidio.org

Il crocifisso e la libertà religiosa

Alla Corte per i diritti dell’uomo, alla fine di giugno, ha preso le mosse il riesame della sentenza del novembre scorso, secondo cui il simbolo cristiano della croce dovrebbe essere rimosso dalle aule scolastiche. Ho avuto modo di leggere su Avvenire alcuni stralci dell’intervento di Joseph Weiler, noto giurista ebreo, che con la kippah sul capo ha argomentato sulla legittimità della presenza del crocifisso. Vi riporto alcuni passaggi del suo intervento.
Secondo Weiler uno Stato non è obbligato nel sistema della Convenzione dei diritti umani a sposare la laicità. Egli evidenzia anche come dall’altra parte del Canale c’è l’Inghilterra nella quale c’è una Chiesa di Stato, in cui il capo dello Stato è anche il capo della Chiesa, i leader religiosi sono membri, di diritto del potere legislativo, nel quale la bandiera reca la croce e l’inno nazionale è una preghiera a Dio di salvare il monarca, e concedergli vittoria e gloria.
Il giurista statunitense non pensa che «tutti coloro che cantano ‘Dio salvi la regina’ credano in Dio», ma pensa che «sarebbero scioccati se si dicesse che questa frase va cambiata o tolta perché offende qualcuno». Magari un giorno la Gran Bretagna deciderà di cambiare o togliere questa frase, ma questa non è una decisione che può essere presa dalla Corte, obietta Weiler.
Se si affermasse il principio della rimozione dei simboli religiosi dalle aule scolastiche, cosa dovrebbero fare ebrei, cattolici, e musulmani di fronte alla foto della regina appese nelle classi?
Il giurista prosegue sostenendo che «è giuridicamente falso adottare una posizione politica che divide la nostra società, e rivendicare che in un certo senso è neutrale».
Credo che sia molto significativa questa difesa del crocifisso che viene da un uomo non cristiano, ma profondamente convinto della necessità di difendere le radici giudeo-cristiane dell’Europa.
Non vorrei che nel nome di una presunta laicità e della difesa della libertà religiosa, si finisca con l’assumere atteggiamenti di intolleranza e negazione del pluralismo. La libertà religiosa deve essere libertà dalla religione?

Libertà religiosa

San Francesco e l’agnellino

L’avervi parlato del pallio mi ha fatto venire in mente un episodio che riguarda la vita di San Francesco e la terra in cui vivo.
“Attraversando una volta la Marca d’Ancona, dopo aver predicato nella stessa città, e dirigendosi verso Osimo, in compagnia di frate Paolo, che aveva eletto ministro di tutti i frati di quella provincia, incontrò nella campagna un pastore, che pascolava il suo gregge di montoni e di capre. In mezzo al branco c’era una sola pecorella, che tutta quieta e umile brucava l’erba. Appena la vide, Francesco si fermò, e quasi avesse avuto una stretta al cuore, pieno di compassione disse al fratello: “Vedi quella pecorella sola e mite tra i caproni? Il Signore nostro Gesù Cristo, circondato e braccato dai farisei e dai sinedriti, doveva proprio apparire come quell’umile creatura. Per questo ti prego, figlio mio, per amore di Lui, sii anche tu pieno di compassione, compriamola e portiamola via da queste capre e da questi caproni”. Frate Paolo si sentì trascinato dalla commovente pietà del beato padre; ma non possedendo altro che le due ruvide tonache di cui erano vestiti, non sapevano come effettuare l’acquisto; ed ecco sopraggiungere un mercante e offrir loro il prezzo necessario. Ed essi, ringraziandone Dio, proseguirono il viaggio verso Osimo prendendo con sé la pecorina. Arrivati a Osimo si recarono dal vescovo della città, che li accolse con grande riverenza. Non seppe però celare la sua sorpresa nel vedersi davanti quella pecorina che Francesco si tirava dietro con tanto affetto. Appena tuttavia il servo del Signore gli ebbe raccontato una lunga parabola circa la pecora, tutto compunto il vescovo davanti alla purezza e semplicità di cuore del servo di Dio, ne ringraziò il Signore.

Il giorno dopo, ripreso il cammino, Francesco pensava alla maniera migliore di sistemare la pecorella, e per suggerimento del fratello che l’accompagnava, l’affidò alle claustrali di San Severino, che accettarono il dono della pecorina con grande gioia come un dono del cielo, ne ebbero amorosa cura per lungo tempo, e poi con la sua lana tesserono una tonaca che mandarono a Francesco mentre teneva un capitolo alla Porziuncola. Il Santo l’accolse con devozione e festosamente si stringeva la tonaca al cuore e la baciava, invitando tutti ad allietarsi con lui”.
(dai Fioretti: Fioretto di San Francesco, FF 454)
Doveva essere il 1221 quando Francesco, per la seconda volta, incontrò le claustrali di San Severino, nel luogo che oggi ospita i Frati Cappuccini. Alcuni anni dopo la presenza di Francesco, queste donne che vivevano la vita di clausura ottennero dal vescovo di Camerino un attestato che le ammetteva alla dipendenza dei frati minori, per l’assistenza spirituale e materiale. In conseguenza di ciò, queste “donne recluse” incominciarono a vivere secondo la regola vigente a S. Damiano d’Assisi. Il 1223 può essere quindi considerato l’inizio ufficiale della presenza delle clarisse a San Severino.
Se volete saperne di più, vi invito a visitare il sito delle clarisse di San Severino, cliccando qui.