Mio fratello che guardi il mondo

Nel percorso di riflessione sul razzismo e l’intolleranza, vi ho presentato la canzone “Mio fratello che guardi il mondo” di Ivano Fossati. Ne abbiamo parlato insieme, siamo anche andati a vedere nel sito di Ellis Island i nomi dei tanti italiani che nei primi anni del 900 emigrarono in America.
Vi lascio, perchè così avete modo di rifletterci ulteriormente, un video con la canzone nell’interpretazione di Fiorella Mannoia e di Giorgia. Inserisco nel post anche il bellissimo testo.

Mio fratello che guardi il mondo
e il mondo non somiglia a te
mio fratello che guardi il cielo
e il cielo non ti guarda.
Se c’è una strada sotto il mare
prima o poi ci troverà
se non c’è strada dentro al cuore degli altri
prima o poi si traccerà.
Sono nato e ho lavorato in ogni paese
e ho difeso con fatica la mia dignità
Sono nato e sono morto in ogni paese
e ho camminato in ogni strada del mondo che vedi.
Mio fratello che guardi il mondo
e il mondo non somiglia a te
mio fratello che guardi il cielo
e il cielo non ti guarda.
Se c’è una strada sotto il mare
prima o poi ci troverà
se non c’è strada dentro al cuore degli altri
prima o poi si traccerà.

Storie da sei differenti religioni

Cliccando sull’immagine potete accedere a libri animati che raccontano storie tratte dalle diverse religioni. La voce narrante è in inglese, ma potete seguire il testo cliccando su “Subtitels on”. Vi suggerisco di cominciare con “Baby Isa speaks”, così, visto che ne stiamo parlando in classe, conoscerete cosa dice il Corano su Gesù e Maria.

Sono un ragazzo

Nel sito di Maria Grazia ho letto questa bella poesia di Carol Ann Tomlinson.
Offre molti spunti di riflessione a chi come me ha scelto di fare l’insegnante.


SONO UN RAGAZZO
Sono un ragazzo.
Vengo a te, mio insegnante.
Ti porto un sussurro.
Riesci a udirne la poesia?
Sono un ragazzo.
Vengo a te, mio insegnante.
Mi dirai cosa pensare,
o mi mostrerai come farlo?
Mi insegnerai le risposte oppure la magia del porre buone domande?
Sono un ragazzo.
Vengo a te, o mio insegnante.
Apprendere sarà solo fare le cose in modo giusto o fare cose giuste?
Una questione di piacere o di dovere?
Sono un ragazzo.
Vengo a te, o mio insegnante.
Cosa conterà di più per te – la mia anima o i miei voti?
Sono un ragazzo.
Vengo a te, o mio insegnante.
Puoi insegnarmi a tracciare il mio cammino personale,
o mi indirizzerai su binari precostituiti?
Sono un ragazzo.
Vengo a te, o mio insegnante.
Ti lascerò cavalcando i miei punti di forza
o dopo aver inciampato nei miei punti deboli?
Sono un ragazzo.
Vengo a te, o mio insegnate.
Ti porto tutto ciò che sono,
tutto ciò che posso diventare.
Ti rendi conto di quanta fiducia ripongo in te?

Superare le differenze

Spesso a scuola abbiamo parlato dell’importanza della condivisione. Non siamo fatti per vivere soli, ma è vero anche che non è facile vivere con gli altri.
Anche allo Sportello di Ascolto, i ragazzi e le ragazze che ricevo, il più delle volte si lamentano dell’atteggiamento di alcuni compagni, della difficoltà che incontrano nelle relazioni, delle amicizie tradite, delle incomprensioni. Le differenze pesano, perchè ci accorgiamo che non tutti la pensano come noi, che gli atteggiamenti degli altri spesso ci sono incomprensibili, come difficili da capire certe risposte o certe reazioni.
“Prof non sopporto più X”; “Prof, ma perchè Y reagisce così? in fondo, che gli ho fatto di male?”; “Prof, ma perchè Z ce l’ha sempre con me?”; “Prof, in classe sento di non essere accettato perchè sono straniero”. Vi ci ritrovate? E’ capitato anche a voi di sentire la fatica dello stare insieme?
Eppure non sono le differenze a rendere difficile la convivenza.
Vi lascio una frase di una scrittrice contemporanea, la francese Anna Gavalda:


Ciò che impedisce alle persone di vivere insieme è la loro stupidità, non le loro differenze“.

Non è che anche noi, a volte, ci facciamo prendere dalla stupidità e, per stupidità, finiamo per rendere difficile la vita agli altri?
Pensiamoci!

Creare attività educative

Mi piace creare attività per i miei alunnni. Nel blog, sotto le voci esercizi e giochi ne trovate diverse.
Ho avuto modo di incontrare nel web  Taller de juegos, che offre la possibilità di creare diversi giochi che, una volta realizzati, possono essere scaricati e anche inseriti nel proprio sito web. Taller de juegos è stato creato dai professori José C. Galán Pardo, José A. Garabatos Cuadrado e Jorge Pedrosa Rúa.
Cliccando nell’immagine potete accedere all’altro mio blog, dove ho inserito un gioco costruito con Taller de juegos.

I numeri e il loro significato: NOVE e DIECI



Il numero 9 è un numero mistico, perchè è costituito da 3×3, e il 3 è già considerato perfezione.
Nel testo greco del Nuovo Testamento, i frutti dello Spirito Santo sono 9: amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine e dominio di sè (Gal 5,22).
Ci sono 9 cori di Angeli, 9 ordini della gerachia celesti: Angeli, Arcangeli, Virtù, Potenze, Principai, Dominazioni, Troni, Cherubini, Serafini.

Il numero 10 è il Decalogo.
10 sono le paighe d’Egitto (Es 9).
10 sono i giusti nell’intercessione di Abramo (Gn 18,22-32).

Adattato da “Tutto calcolato“, Agenda dell’educatore ACR 2010/2011.
Continua……

L’Islam e i luoghi di Maria

Già sapevo che nel mondo musulmano la figura di Maria viene venerata e mi ha suscitato interesse un articolo di Avvenire di qualche giorno fa.
Ho letto che molti musul­mani, soprattutto donne, si soffermano davanti alle grotte innalzate nel mondo per onorare Maria oppure, passan­dovi accanto, volgono a lei il pen­siero e la invocano. E questo è un fatto comune ad esempio in Pakistan, dove la statua della Ver­gine Maria è completamente ve­lata secondo la cultura locale, mentre il grande pellegrinaggio nazionale di settembre a Marya­mabad («villaggio di Maria»), arriva a riunire centomila e talvolta oltre duecentomila pellegrini, tra cui moltissimi sono proprio i musulmani.
La devozione islamica verso la Ma­donna si riscontra in modo evi­dente a chi visiti il Santuario di Nostra Signora del Libano sopra Beirut, ed è proprio in Libano che cristiani e musulmani hanno proposto di proclamare il 25 marzo, festa dell’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria, festa nazionale. L’idea è stata uf­ficialmente accolta dal primo mi­nistro Saad Hariri, sunnita mu­sulmano, e dichiarata, a partire dal 2010, ricorrenza festiva «na­zionale islamo-cristiana».
Altro luogo mariano visitato dai fedeli musulmani è il santuario di Sednay, a 30 km a sud di Damasco. Di tutto il Medio Oriente è la località più visitata da pellegrini, dopo Gerusalemme. Vi si ve­nera un’immagine della Madon­na, dipinta – si afferma – dallo stesso evangelista san Luca, at­torno alla quale nel 594 fu co­struito un santuario per volere dell’imperatore Giustiniano, do­po che ebbe una visione della Vergine mentre egli era a caccia.
Sempre in Siria, nel villaggio di Maaloula, dove la gente parla ancora ara­maico e tra le rocce di Kalamum sgorga un’acqua che si dice tau­maturgica, luogo di pellegrinag­gio di cristiani e musulmani. An­che al monastero di Deir-Mar-Musa giungono molti musulmani, soprattutto donne, che si rivolgo­no all’icona della Santa Vergine con profonda devozione.
Dal 18 al 25 maggio di ogni anno musulmani e cri­stiani celebrano in Egitto la na­scita di Maria e si recano a centi­naia di migliaia (raggiungendo anche i due milioni) al santuario mariano sul monte Al-Tir (Sa­mallut, provincia di Minya). Qui la «Sacra Famiglia» avrebbe sog­giornato per tre notti durante l’e­sodo in Egitto che, secondo la tradizione musulmana, sarebbe durato 12 anni.
Altro importante luogo di pellegrinaggio di ortodossi, cattolici e musulmani è, in Tur­chia, la casetta dove, secondo la tradizione, avrebbe passato gli ultimi anni di vita terrena la Ma­donna: nella montagna sopra E­feso, chiamata Meriem Ana. Là si recano continuamente anche musulmani (dicono che siano anche un milione in un anno), non tutti forse per pregare, ma certamente in ricordo e in omag­gio a Maria, madre di Gesù. 
Se volete leggere tutto l’articolo potete cliccare qui.

Ma siamo sicuri che studiare fa male?

studio

Il nostro amico non ha certamente un buon rapporto con lo studio, eppure – questo vi stupirà – studiare fa bene alla salute.
Certo – direte voi – la prof non può dire diversamente. Eppure vi garantisco che non è un’invenzione dei professori, ma è quanto sostengono gli scienziati.
Ecco quanto ho letto in Popotus di giovedì 10 febbraio.
“Prima era solo un sospetto, oggi è una certezza: una mente allenata è una mente in salute. Le prove scientifiche arrivano da uno studio dell’IRCCS (una sigla che sta per Istituto di ricerca e di cura a carattere scientifico) Fondazione Santa Lucia, a Roma: l’ippocampo, l’area del cervello che svolge un ruolo fondamentale nei processi di memoria a lungo termine, è più compatta nelle persone che hanno un alto livello di studio. Già, perché la mente si allena studiando, migliorando le proprie conoscenze, facendo un lavoro che mette in moto il cervello, dedicandosi ad attività ricreative non banali: l’insieme di queste cose ha un effetto protettivo sulla nostra materia grigia. In pratica – questo dimostra la ricerca italiana – un individuo più impegnato mentalmente è in grado di creare una sorta di barriera che protegge il cervello dai danni legati al processo di invecchiamento, come accade – per esempio – con il morbo di Alzheimer. Lo studio e l’impegno permettono di accumulare un patrimonio mentale più consistente che poi viene eroso più lentamente. Studiare è un toccasana!”.

Condividiamo il pane quotidiano


“Condividiamo il pane quotidiano”. Questo il titolo della nuova campagna di comunicazione proposta dal Sermig, il Servizio Missionario Giovanile fondato a Torino da Ernesto Olivero.
La campagna vuole lanciare un “messaggio semplice per dire no alla fame nel mondo e proporre la fraternità e la condivisione come nuovo stile di vita”.
«Ogni giorno, – ha spiegato Ernesto Olivero – la fame uccide direttamente o indirettamente 100mila persone. È un fatto terribile e inaccettabile! Il mondo però si può cambiare! Non è utopia, non è buonismo. Io ci credo veramente. Ho visto con i miei occhi che basta un pugno di giovani con un ideale per cambiare il corso della storia di una città, di un quartiere, di una famiglia, di un gruppo di amici».