E tu che numero sei?

Nel mondo è nata la 7 miliardesima persona (si dice così? boh!!!). Voi a quale numero appartenete? Io so di essere stata la numero 3.042.264.493. Come faccio a saperlo? La BBC ha pubblicato uno strumento di analisi statistica intitolato 7 billion people and you: What’s your number?
Cliccando sull’immagine potete accedere a questo servizio. Vi basterà inserire la vostra data di nascita, la nazione in cui siete nati e il vostro genere. Saprete così non solo che numero siete tra i nati nel mondo, ma otterrete anche dati riguardo la popolazione mondiale e sulla vostra nazione (tasso di crescita, immigrazione, aspettative di vita secondo il sesso, ecc.).

Il caso o Dio?

«Il caso è lo pseudonimo di Dio quando non si firma personalmente» (Jules Renard)

Chi crede sa che Dio parla attraverso la realtà.Nulla di ciò che accade è senza senso.
Dietro i fatti che ci capitano c’è sempre qualcosa che dobbiamo capire, prendere sul serio, e vivere appassionatamente. Se non sentiamo Dio, non è che Lui ha smesso di parlare, ma siamo noi ad aver cambiato frequenza.
Il caso, per chi crede, non esiste. E di destino ce ne è uno solo: l’incontro con Lui.

Prof, ma sono adulti o bambini?

Noi adulti non siamo sempre di buon esempio per i nostri ragazzi. Eppure loro ci guardano, ci osservano, assorbono i nostri comportamenti. Non si può non educare e purtroppo a volte educhiamo male.  Mi indigno (ma il mio indignarsi non ha nulla a che fare con indignazioni viste qua e là), quando vedo la maleducazione, la prepotenza, l’inciviltà.
Vi lascio questa testimonianza tratta da Avvenire del 27 ottobre, con l’avvertenza di evitare comunque le generalizzazioni, che ci fanno vedere il peggio tutto da una parte, e ci fanno invece dimenticare il bene che vi si può trovare, anche da quella parte.
«Allora ragazzi, qui siamo in un luogo sacro, capite vero?
Non parlate, state attenti e siate educati…». Ligia al dovere, la professoressa di lettere Anna Eugenio catechizza i suoi alunni prima di salire sulle tribune di Montecitorio e assistere alla seduta dell’Aula. Ma poi… «Grida, risse, cordoni di sicurezza, e non mi faccia ricordare quelle facce livide dei deputati, arrabbiate, guardi che mica scherzavano! Se avessero potuto picchiarsi seriamente l’avrebbero fatto… I ragazzi mi guardavano, ma io stessa non sapevo cosa dire», confessa la ‘prof’ qualche ora dopo, quando la rabbia ha ormai lasciato il posto a un’amara ironia. Sono le 18.30, la classi di terza media dell’Istituto comprensivo statale di Scanzano Jonico, Matera, sono quasi tornate a casa dopo la gita nella Capitale.
Al telefono l’insegnante ha come un pudore, non vorrebbe offendere troppo quelle istituzioni che, senza troppi scrupoli, hanno scandalizzato 58 alunni. «Pensi, avevamo fatto un lungo percorso di preparazione… Ho la cartellina qui, aspetti, la apro… allora, in ordine: cos’è la democrazia, il ruolo del Parlamento, l’iter delle leggi, il rispetto della legalità». Tutto in fumo, prof? «No no, per amor del cielo. Con i ragazzi ne abbiamo già parlato, io e le altre tre insegnanti abbiamo spiegato che queste cose possono capitare, sono uomini anche loro, ciò non toglie nulla al valore delle istituzioni». Si prof, ma dei tredicenni mica si bevono tutto… «Che devo dirle? Una ragazza sa cosa mi ha chiesto? Prof, anche noi quando litighiamo mettiamo in mezzo le mamme, le sorelle. Voi ci mettete le note sul registro, ma pure loro litigano per le mogli, non ha sentito?».
Non tutti i giovanotti hanno trovato lo spirito giusto per una battuta, e la difficile spiegazione del litigio a distanza Bossi-Fini non li convince. Nei commenti, racconta l’insegnante, vincono i delusi: «Che schifo, questi non rappresentano proprio nessuno, a me sembrano più bambini che adulti, e se diventare grandi è questo, allora meglio non crescere». C’è stato però un gesto riparatore. «Si, la presidente di turno Bindi li ha richiamati all’ordine, ha fatto notare la nostra presenza, ha chiesto di farci un applauso per riparare. Gli stessi che si stavano azzuffando si sono alzati in piedi e si sono girati verso di noi. È una contraddizione, gli alunni se ne sono accorti, ma noi abbiamo detto loro: ‘Forse hanno capito l’errore, meglio così’. E poi, fuori, la presidente si è avvicinata e ha chiesto scusa a una ragazza per tutti». Bilancio finale? «Delusione, certo, ma anche la voglia di vedere il positivo. I ragazzi hanno visto il peggio, ma nella loro vita, se vogliono, hanno la possibilità di costruire qualcosa di migliore. Anch’io in pullman ero un po’ giù, ma uno di loro mi ha tirato su: ‘Prof, quelli non capiscono niente, la democrazia la facciamo noi, non vi preoccupate’».

Ad Assisi, insieme per la pace

Dopo 25 anni, dalla prima Giornata di preghiera voluta da Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha convocato ad Assisi rappresentanti delle varie religioni per una giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo. Sono stati invitati anche tutti coloro che, pur non riconoscendosi in un cammino religioso, sono sinceramente impegnati nella ricerca della verità, nella promozione del vero bene dell’umanità e nella costruzione della pace. “Pellegrini della verità, pellegrini della pace” è il titolo dato a questa Giornata. Dice il papa che “Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio“.
Nella città di Francesco, umile e povero, apostolo della fratellanza universale, i cercatori della verità e della giustizia, uomini e donne di buona volontà, si ritroveranno insieme come pellegrini per testimoniare che la pace è una fatica comune, che richiede capacità di dialogo, rispetto per l’altro, chiarezza delle proprie ragioni e umiltà. I cristiani non devono mai cedere alla tentazione di diventare lupi tra i lupi; non è con la forza – sottolinea Benedetto XVI – che il regno di pace di Cristo si estende, ma con il dono di sé, con l’amore portato all’estremo, anche verso i nemici.

Cristiani e indù insieme per la libertà religiosa

In occasione della festa indù di Deepavali, che viene celebrata oggi, vi riporto un articolo di AVVENIRE, pubblicato il 21 ottobre 2011.
«La libertà religiosa è annoverata tra i diritti umani fondamentali, che si radicano nella dignità della persona umana. Quando essa viene messa a repentaglio o negata, tutti gli altri diritti umani sono in pericolo». Lo sottolinea il messaggio del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso in vista della festa indù di Deepavali, che quest’anno verrà celebrata il 26 ottobre. Quando è rispettata e promossa – aggiunge il testo firmato dal presidente del dicastero vaticano, il cardinale Jean-Louis Tauran e dal segretario, l’arcivescovo Pier Luigi Celata – «la libertà religiosa consente ai credenti di collaborare con maggior entusiasmo, con i propri concittadini, nella costruzione di un ordine sociale giusto ed umano». Di qui anche l’invito a collaborare insieme, cristiani e indù, per «dare un contributo specifico al bene comune». I campi non mancano: «solo per citarne alcuni», recita ancora il documento, riguardano «la difesa della vita e della dignità della famiglia, la solida educazione della gioventù, l’onestà nel comportamento di ogni giorno, la preservazione delle risorse naturali». Tuttavia sono ancora molte le realtà in cui professare il proprio credo è ostacolato o proibito. Sebbene infatti «l’esercizio di questo diritto» comprenda la facoltà «di ogni persona di professare, praticare e diffondere la propria religione o fede, sia in pubblico che in privato, individualmente o comunitariamente, esso implica anche un serio obbligo, da parte delle autorità civili, degli individui e dei gruppi, di rispettare la libertà degli altri. Esso – prosegue il messaggio – comprende, inoltre, la libertà di cambiare la propria religione». Cerchiamo quindi – aggiungono Tauran e Celata – «di unire i nostri sforzi per promuovere la libertà religiosa come una nostra comune responsabilità, chiedendo ai capi delle nazioni di non trascurare mai la dimensione religiosa della persona umana».

Clip Art Gallery

Se avete bisogno di abbellire le vostre presentazioni o i vostri lavori con word od altri programmi, vi suggerisco di visitare il sito Discovery Education. All’interno vi trovate la sezione Clip Art Gallery che offre una enorme quantità di immagini di libero utilizzo per la didattica e il tempo libero.
Le immagini sono divise in varie categorie tra cui Arte, Lettere e Numeri, Musica, Scienze, Stagioni, Storia, Eventi speciali, Sport, Studenti, Insegnanti,Tecnologia. Per prelevare le Clip Art bisogna cliccare sopra la miniatura per ingrandirle e poi salvare con il tasto destro del mouse.
Se volete dare un’occhiata cliccate sull’immagine.

Abituarmi ad una vita senza te

Si può vivere senza Dio?
Sicuramente sì, ma a quale prezzo?
Non ho intenzione di entrare in polemica con nessuno, nè tanto meno di giudicare chi il problema Dio lo ha risolto, arrivando alla conclusione che non esiste nulla oltre questa realtà.
Mi ha colpito la canzone di Vasco Rossi “Manifesto Futurista Della Nuova Umanità”. Il tono è ironico, ma vale la pena riflettere su alcune parole.
L’umanità nuova di cui parla la canzone si è liberata di Dio, riconosce la vita come una combinazione di fattori casuali, non ha bisogno di cercare certezze assolute nelle religioni, vive la sua esistenza giorno per giorno, facendo un patto con le proprie emozioni.
Eppure Dio, per come l’ho conosciuto io, non toglie nulla alla vita, nè chiede di essere dei poveri illusi. “Avete capito – dice Benedetto XVI – che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il “centuplo” e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore” (da un discorso del 4 luglio 2010).
Vi lascio il testo e la canzone. Se ne riparlerà a scuola.


La cosa più semplice
Ancora più facile
Sarebbe quella di non essere mai nato
Invece la vita
Arriva impetuosa
Ed è un miracolo che ogni giorno si rinnova
Ti prego perdonami ti prego perdonami
Ti prego perdonami se non ho più la fede in te
Ti faccio presente che
È stato difficile
Abituarsi ad una vita sola e senza di te

Mi sveglio spesso sai
Pieno di pensieri
Non sono più sereno
Più sereno Com’ero ieri
La vita semplice
Che mi garantivi
Adesso è mia però
È lastricata…Di problemi

Ho l’impressione che
La cosa più semplice
Sarebbe quella di non essere mai nato
In fondo la vita
È solo una scusa
È lei da sola che ogni giorno si rinnova
Ti prego perdonami ti prego perdonami
Ti prego perdonami se non ho più la fede in te
Ti faccio presente che
Ho quasi finito
Ho quasi finito anche la pazienza che ho con me

Sarà difficile
Non fare degli errori
Senza l’aiuto di
Di potenze Superiori
Ho fatto un patto sai
Con le mie emozioni
Le lascio vivere
E loro non mi fanno fuori

Amare le catene

Leggendo il Mattutino di Gianfranco Ravasi pubblicato su Avvenire del 16 ottobre 2011:
Tutto il mondo aspira alla libertà, e tuttavia ciascuna creatura è innamorata delle proprie catene. Tale è il primo paradosso e il velo inestricabile della nostra natura”. Così scriveva il filosofo mistico indiano Sri Aurobindo (1872-1950).
Attorno alla parola «libertà», che è sulle labbra di tutti, in particolare di quelli che cercano di ferirla e piegarla, si consumano molti equivoci e contraddizioni.
La libertà autentica è impegnativa perché è sinonimo di rigore, di carità, di creazione. L’uomo preferisce seguire l’onda, non trovarsi solo con sé stesso e con le scelte da compiere, desidera essere quietamente condotto per mano dal suo istinto o dalla guida di un altro così da accomodarsi senza pensieri e domande. È questo «il velo inestricabile della nostra natura» nel quale ci avvolgiamo e ci sentiamo protetti dal rischio che la libertà comporta.
«Vincere l’intima servitù è più importante che vincere il mondo intero», si diceva nel Medio Evo.

Che ne dite?  è proprio vero che molte volte preferiamo seguire le strade più comode dell’istinto, piuttosto che riflettere e ragionare. Così facendo ci illudiamo di essere liberi, ma in realtà ci attorcigliamo ben bene nelle nostre catene. Ognuno ha le sue, ma in genere possiamo dare loro il nome di superficialità, ignoranza, egoismo, indifferenza, superbia, ecc…
La libertà autentica è impegnativa, meditiamo gente, meditiamo!!!

I giovani e la fede

Qual è ragazzi il vostro rapporto con la fede?
“Io, prof, non so a cosa serva la religione”.
“Sa, prof, a volte mi vengono tanti dubbi sulla religione”.
“Io credo, prof. Senza la religione mi mancherebbe qualcosa”.
Ecco i dubbi e le certezze dei “miei” alunni.
Alla loro età la questione religione incomincia a farsi problematica. Dubbi ancora nascosti, non formalizzati, ma che incominciano a farsi strada. L’adolescenza, l’età in cui tutto viene messo in discussione, come potrebbe ignorare questo aspetto della vita?
Nel libro di Luciano Zanini, Adolescenti e la religione e la vita, EDB, trovo scritto:
Credere in Dio aiuta a dare un senso alla vita, ad avere un punto di riferimento. Penso che credere in qualcuno che è più grande di te, come gli uomini fin dall’antichità hanno fatto, sia utile per stare meglio, per vivere con meno preoccupazioni e più serenità; aiuta a superare i problemi che si presentano davanti anoi. E’ un riferimento per spiegare certi avvenimenti, ad esempio sapere cosa c’è dopo la morte“.
Elisa in una sua canzone dice:

Tutto questo tempo a chiedermi
Cos’è che non mi lascia in pace
Tutti questi anni a chiedermi
Se vado veramente bene
Così
Come sono
Così
 

concludendo così

E miracolosamente non
Ho smesso di sognare
E miracolosamente
Non riesco a non sperare
E se c’è un segreto
E’ fare tutto come
Se vedessi solo il sole


Ragazzi, cosa potrebbbe essere questo sole?

A voi il video e la canzone di Elisa “Qualcosa che non c’è”.

L’amicizia nei film

Ho proposto ai ragazzi di seconda di leggere la trama di alcuni film che parlano di amicizia, per poi andare a ricercare la concezione cristiana di amore e amicizia. Ecco alcune scene dei film su cui i ragazzi hanno lavorato e su cui hanno individuato alcune idee chiave. Spero a breve di proporre la sintesi del loro lavoro che dovrebbe essere realizzata con tagxedo.
Ecco alcune scene tratte dai film oggetto della loro ricerca.


Il bambino con il pigiama a righe

Un ponte per Terabithia

Red e Toby nemiciamici

L’ottavo giorno

La gabbianella e il gatto



Stand by me