Travolti da un imprevisto

Il senso comune suggerisce che è meglio evitare gli imprevisti. Eppure, duemila anni fa, una decina di pastori in una notte si sono imbattuti in un fatto che certamente non avevano messo in conto. Un imprevisto che sconvolge la vita, la riempie di significato. L’augurio più bello è che per questo Natale la nostra vita possa essere «travolta» da quell’imprevisto. Anche in un tempo più che mai incerto e difficile, la speranza è il segno della disponibilità del cuore a una nuova partenza ed è la posizione di chi vuole essere davvero protagonista della propria esistenza, ognuno con il suo ruolo e con responsabilità. Il richiamo del Papa ad Ancona alle nuove generazioni è stato un invito a non perdere la fiducia, a «non perdere mai la speranza», quella radice che ci fa guardare la realtà per quella che è: come ultimamente positiva anche quando ci pone di fronte alle difficoltà. Una crisi per un grande cambiamento. E uno slancio così coraggioso e profondo non può che partire dai giovani”.
Valentina Bolis

Senza paura

Il cristiano non può che continuare a sperare e a non avere paura, come ci ha insegnato Giovanni Paolo II. Pur avendo sotto gli occhi una situazione economica e sociale complessa, non possiamo arrenderci. È chiaro che ci sono disuguaglianze e ingiustizie non solo in posti lontani, ma anche qui a casa nostra. Basta saperle vedere.
Abbiamo il compito e il dovere di lottare per un’Italia migliore e più attenta a tutti: malati, anziani, bambini, portatori di handicap, ma anche a noi giovani, perché senza di noi non ci sarà futuro. Dobbiamo trovare il modo per essere protagonisti veri in politica, continuare a fare volontariato e riuscire a entrare nel mondo del lavoro in modo adeguato, perché non possiamo continuare a essere precari a vita. Il nostro Paese deve riuscire a mantenere i nostri giovani cervelli a casa, perché sono una ricchezza. In generale, la nostra voce deve contare. Forse è utopia, ma io ci credo“.
Paola Fumagalli

Almeno potrò dire di averci provato

In questi giorni di attesa del nuovo anno e in quelli immediatamente successivi, vi lascerò le riflessioni di alcuni giovani, pubblicate su Avvenire del 21 dicembre 2011.
Che possano aiutarci a “costruire” un buon 2012.

Credo che sperare sia un dovere, per dare una chance alla vita di sorprendermi. Se non spero, vedrò le occasioni che la vita mi offre non come possibilità, ma come l’ennesima illusione. In questo modo, però, avrei perso in partenza. Se perdo dopo aver sperato, almeno potrò dire di averci provato, di non aver lasciato nulla d’intentato o al caso. Quanto dico «l’ho sperimentato», anche se con sorte alterna, sul piano lavorativo e affettivo ho già vinto… Ah, un’altra cosa: bisogna sperare anche perché così ci attiriamo amici capaci di alimentare ancora di più la nostra speranza, come in un circolo virtuoso“.
Fabrizio Assandri

La tenerezza di Dio

Nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limi­ti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi. San Paolo afferma che Gesù Cristo «pur essendo nella condizione di Dio… svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando si­mile agli uomini» (Fil 2,6-7).
Guar­diamo alla grotta di Betlemme: Dio si abbassa fino ad essere adagiato in una mangiatoia, che è già preludio dell’abbassamento nell’ora della sua passione. Il culmine della storia di amore tra Dio è l’uomo passa attra­verso la mangiatoia di Betlemme e il sepolcro di Gerusalemme“.
(Benedetto XVI, catechesi di mercoledì 21/12/2011)

La meraviglia del Natale

Auguri a tutti! Oggi è Natale.
Proviamo però a riscoprire il vero senso di questo giorno. Forse non ci rendiamo conto di quale grande meraviglia abbia compiuto Dio, che si è fatto come noi – così recita una canzone – per farci come lui.
Vi lascio l’editoriale di Luigi Ballerini pubblicato su Avvenire del 21 dicembre, che ci aiuterà a cogliere la meraviglia di questo giorno.
“Se in questi giorni di festa passeggiassimo per le strade di Tokio e varcassimo la soglia del Roppongi Hills Cafe, avremmo l’occasione di trovarci fra le braccia di Hug­ Chan che ci dà il benvenuto nel locale con un caloroso abbraccio. Davvero carino, se non fosse che Hug-Chan è un robot creato da Samsung come campagna pubblicitaria per il Natale. A metà strada fra il vecchio omino Michelin e il robottino del bel film Wall-E della Pixar, con i suoi cuscinetti di plastica gonfiata per non farci male, cerca di dispensare ai bambini un po’ di calore umano con il suo Christmas-hug (abbraccio­di- Natale). Gli occhioni che brillano sul Samsung Galaxy che fa da testa ispirano tenerezza e anche la postura delle braccia invita a contraccambiare il sentimento. Nello spot che lo accompagna, quando si stringono il robot e la bella bambina dai codini nerissimi e gli occhi a mandorla, viene infatti a tutti da dire «ohhh». In questi stessi giorni all’esposizione di robotica di Chongqing in Cina, un impressionante robot antropomorfo accoglie i visitatori con gesti gentili. È la risposta cinese al presunto primato nipponico sulle macchine. Le sue movenze sono flessuose e armoniche, proprio come le nostre; lontane anni luce dagli scatti meccanici cui siamo abituati nelle macchine. Ha la carnagione convincentemente naturale, i capelli veri sono ben pettinati, sembra quasi capace di abbozzare un sorriso sornione mentre invita a entrare nei padiglioni. Se prendo in mano il mio nuovo iPhone adesso posso anche parlare con Siri, una fedele amica che con la sua voce suadente e fluente risponde pazientemente a ogni mia domanda. Si tratta in realtà di un sorprendente programma di riconoscimento vocale e reperimento informazioni sul web, ma dai tratti molto umanizzati e in un certo senso convincenti. Posso chiederle di mandare un messaggio a mia moglie avvisandola che rientro a casa un po’ in ritardo e lei meticolosa esegue, ma posso anche porle quesiti più generali. Se ad esempio chiedo «cos’è il Natale», mi risponde con sicurezza «Natale è il 25 Dicembre 2011». Però non ho chiesto quand’è Natale, ho chiesto cos’è. E se provo a insistere chiedendo «cosa accade a Natale?», la povera Siri riesce solo a rispondermi «non hai fissato niente nel calendario per il giorno di Natale». In fin dei conti ha ragione, nessuno scrive Natale nell’agenda del 25 dicembre. Non lo si scrive perché accade, perché è un appuntamento che non fissiamo noi. È Qualcun altro che l’ha posto «in agenda», e non in modo esclusivo: è per ciascuno di noi come per tutti. Solo che Siri non può saperlo. Macchine e uomini, e la loro interazione; la questione si ripropone con sempre maggiore insistenza. Nuovi quesiti e nuove frontiere. Eppure tutto ciò accade a Natale, proprio nel momento in cui Dio si compromette con l’uomo. Gli sono piaciuti così tanto la natura umana e il nostro corpo da scegliersene uno, da decidere di incarnarsi, farsi come noi. È paradossale che cerchiamo consolazione e calore fra le braccia dei robot, che aneliamo un sorriso dalle loro facce di pixel e parliamo con i software proprio nell’istante del tempo in cui riceviamo il più grande abbraccio dopo il Big Bang, per parafrasare Jovanotti. L’unico Christmas-hug che conta non proviene da chi produce tecnologia, e nemmeno da microchip e bulloni. Arriva a noi da Dio. E dagli uomini, dalle donne, dai bambini, dai vecchi, dai ricchi e dai poveri, dai sani e dai malati, purché in carne e ossa. Quella carne e quelle ossa che nella notte che verrà hanno assunto una dignità impensabile, un valore incalcolabile; hanno toccato una vetta inimmaginabile al pensiero umano. Ci poteva pensare solo Dio a una mossa così.
Davvero”.

Don Bosco

Mi piace pensare ai santi come uomini e donne testimoni di umanità. Noi, invece, il più delle volte li immaginiamo sempre a pregare e molto lontani dalla vita. Non è così, perchè la santità si “costruisce” nella passione per la vita donataci che deve dare frutto secondo il piano amorevole di Dio.
I santi hanno testimoniato l’amore verso Dio nella gioia di spendersi per gli altri.
Su questo stanno lavorando gli alunni delle classi seconde e a loro,e a chi dovesse visitare questo blog, offro alcuni video trovati nella rete che parlano di alcuni santi.
Incomincio con don Bosco, sacerdote che ha dedicato la sua vita all’educazione dei giovani.

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