Tutti a bordo – dislessia

Vi segnalo Tutti a bordo – dislessia, blog gestito da due insegnanti di lettere, Franca Storace e Annapaola Capuano, referenti per Dislessia e Disturbi Specifici dell’Apprendimento e socie dell’ Associazione Italiana Dislessia.
Questo blog offre supporti metodologici e didattici validi anche per voi, carissimi alunni. Troverete nelle mappe, sia mentali e concettuali riportate nei vari post, un valido aiuto per il vostro studio.
Chissà se riusciremo anche noi a costruire delle mappe accattivanti e interessanti.
Cliccando sull’immagine potete accedere al blog. Buona navigazione!

Personaggi della Bibbia

Prima di giocare, vi propongo di andare a dare un’occhiata qui. Potrete così accedere ad un sito che vi presenta la Bibbia attraverso i suoi personaggi. Il gioco che ho preparato, pensando in particolare ai miei alunni stranieri, si riferisce a personaggi dell’Antico Testamento.
Cliccate sull’immagine per avviare il gioco.

I 40 giorni di Gesù nel deserto

«In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano».(Mc 1,12-13)
Il deserto nella Bibbia è il luogo tipico, il simbolo della tentazione. Pensate, ad esempio, al cammino del popolo di Israele nel deserto. Noi non abbiamo un deserto fisico da attraversare, ma questo non ci consente di evitare la tentazione. C’è un deserto che è dentro di noi, che ci abita: capita, a volte, di scoprire che il fondo del nostro essere è come uno spazio vuoto dove regnano solitudine e angoscia, magari generati da un fallimento, da una inadeguatezza. Lì si rende presente la tentazione di allontanarci da Dio. La tentazione, nella sua radice più profonda, è dubitare dell’amore di Dio.
Vi lascio questo video creato a partire dalle illustrazioni di Si Smith, che presenta questo momento della vita di Gesù in cui sperimentò la solitudine e la prova.

La verità rende liberi

«La verità rende liberi e praticare il vero consegna all’uomo onesto la tessera d’ingresso per accedere nel luogo santo dove diversi per fede, religione, cultura, condizione sociale, opinione si scoprono consanguinei, benedetti dal Padre. (…) Chi pratica la giustizia, lotta per la verità, chi lotta per la verità rischia di suo per la libertà di tutti, chi rischia per la libertà è giusto e benedetto da Dio. Avversità sul suo cammino non mancheranno: è della giustizia, della verità, della libertà essere contrastate, ma la benevolenza di Dio, il Suo amore, sarà scudo contro ogni violenza. Chi in Dio si rifugia non resterà deluso».
(tratto da “Buongiorno vita” di Gennaro Matino su Avvenire del 3 febbraio 2012)

Aprite gli occhi

Siamo proprio sicuri che la libertà sia fare ciò che ci pare? E se la libertà consistesse invece nell’accettare la nostra vita come un dono? Pensateci… come utilizzerei la mia libertà se sentissi che ogni giorno è il primo della mia vita o l’ultimo?
Cari alunni, vi ricordo le parole della mamma di Greta al funerale della figlia. Come questa donna coraggiosa anch’io vi dico che la vita va custodita, non va sprecata, perchè è un dono troppo grande. E per vivere la vita come un dono la libertà va educata attraverso scelte di bene e di bellezza.
Il video Gratitude del fotografo Louis Schwartzberg può aiutarci a riflettere e soprattutto ad aprire gli occhi su ciò che conta veramente nella vita e per la vita. Se sentite la vita come un dono non potrete abusare della vostra libertà.
Aprite gli occhi e gustate il dono della vita. Gustate, non divorate!!!
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La personalità perfetta dei santi

«Non c’è personalità veramente perfetta che nei santi. Ma come? I santi si sono forse proposti di sviluppare la propria personalità? No. L’hanno trovata senza cercarla, perché non cercavano questa, ma Dio solo» (J. Maritain).
Se il compimento umano/santità non è l’esito del nostro progetto, allora è il frutto maturo di quell’incessante quaerere Deum (cercare Dio) di cui ha parlato il Santo Padre qualche anno fa al Collegio Les Bernardins di Parigi. Come un bambino diventa uomo unicamente all’interno di relazioni buone, anzitutto con i suoi genitori e poi con tutti coloro cui è affidata la sua educazione, così la creatura si realizza vivendo quotidianamente in modo pieno e stabile la relazione con il Creatore. «I Santi – ha detto recentemente il Papa in Germania – ci mostrano che è possibile e che è bene vivere in rapporto con Dio e vivere questo rapporto in modo radicale, metterlo al primo posto e non riservare ad esso soltanto qualche angolo» (Benedetto XVI, Omelia ad Erfurt, 24 settembre 2011).

La relazione buona con Dio è la radice da cui si alimenta ogni relazione costitutiva: con noi stessi, con gli altri e con il cosmo. Per questo come mostra con grande luminosità la storia delle nostre terre, i santi sono stati protagonisti di autenticità ecclesiale e di edificazione sociale, costruttori di civiltà. (…)
Se poi allarghiamo lo sguardo, non è possibile scrivere la storia di carità operosa, di educazione illuminata, di concordia civile, tutti fattori che appartengono per diritto proprio all’identità europea, se dimentichiamo nomi come Santa Caterina da Siena, San Giovanni di Dio, San Vincenzo de’ Paoli, San Tommaso Moro, San Giovanni Bosco o San Massimiliano Kolbe…Donne e uomini, trasfigurati dall’incontro con Gesù Risorto, le cui vite hanno illuminato e illuminano tuttora il presente delle nostre plurali società europee. Vale proprio la pena fare tesoro del celebre invito che la Didachè rivolgeva ai primi cristiani: «Cercate ogni giorno il volto dei santi e trovate riposo nei loro discorsi» (Didachè, IV,2).
(dall’omelia del card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, in occasione della solennità di Tutti i Santi 2011)
Vi invito a leggere anche il documento che trovate qui (tratto da “Il tesoro che c’è”, Mariettiscuola).

Io no

August Landmesser, classe 1910, è l’eroe di questa foto, scattata il 13 giugno 1936 ai cantieri navali Blohm e Voss di Amburgo. Come vedete è l’unico con le braccia incrociate sul petto, tra quel mare di saluti nazisti.  Eroe per amore: iscritto al partito nazista, ne uscì nel 1935 dopo che il municipio di Amburgo aveva rifiutato di registrare il suo matrimonio con la fidanzata rimasta incinta: la 22enne Irma Eckler, ebrea. Le leggi razziali non infransero il legame: la coppia ebbe due figlie, Ingrid nell’ottobre 1935 e Irene nell’agosto 1937. Tra una nascita e l’altra, Landmesser fu incarcerato due volte per aver “disonorato la razza”. Le bambine non ricevettero il suo cognome. Nel 1938, poiché la relazione continuava, l’operaio finì nel campo di concentramento di Börgermoor, mentre Irma fu arrestata dalla Gestapo e rinchiusa prima a Fuhlsbüttel, un lager a nord di Amburgo, poi a Oranienburg e a Ravensbrück, nomi tristemente noti dell’orrore concentrazionario nazista.

August e la sua famiglia

Delle figlie, la maggiore fu affidata alla nonna, e Irene a un’orfanotrofio, poi a lontani parenti. Uscito di carcere nel 1941, Landmesser fu inviato al lavoro coatto, poi sul fronte russo in un battaglione di disciplina. Dato per disperso, è probabilmente caduto il 17 ottobre 1944. Irma Eckler morì, forse il 28 aprile 1942, nell’istituto sanitario di Bernburg, dove i nazisti praticavano l’eutanasia sui malati di mente: in 14mila furono eliminati con il gas. Ed ecco che da questo allucinante racconto riemerge la figura della figlia minore, Irene Eckler. Irene, a differenza della sorella, scelse di mantenere il cognome della madre anche dopo che, nel 1951, il senato di Amburgo aveva finalmente riconosciuto il matrimonio tra i suoi genitori. La foto che vedete in questa pagina è un suo sogno, o forse un suo miraggio. L’immagine fu ritrovata nel 1991 e pubblicata da Die Zeit. Il giornale chiedeva: chi sa dirci chi è quel coraggioso che rifiuta il saluto nazista? Irene credette di riconoscere il padre. Anzi, ne fu sicura: il luogo, il cantiere di lavoro, coincidono.
Che l’uomo delle foto sia davvero August Landmesser, ancora oggi non è affatto certo. Ma quello che conta è il simbolo. Il simbolo di chi riesce a dire no alle ideologie che vanno contro la dignità, il rispetto, la giustizia.
(liberamente tratto da il Resto del Carlino)

L’amore di Dio

Prof, ma lei è sicura che Dio ci ama tutti? Anche quelli che hanno fatto peccati grandissimi?
Vi lascio quanto scrive Gennaro Matino in Avvenire del 7 febbraio.


Non siamo amati da Dio perché buoni e belli, ma Dio ci rende buoni e belli perché ci ama (Lutero). Sorprendente notizia l’amore di Dio per l’uomo, sconvolgente per chi riesce a lasciarsi fasciare dalla sua tenerezza. La gratuità dell’Amore è la notizia, il Vangelo del Maestro di Galilea è la buona novella: Dio è dalla nostra parte. Dio, il nostro Dio, ci ama e ogni volta che ne facciamo memoria la sua forza sorregge la nostra debolezza, la sua luce rischiara le nostre tenebre, la sua vita spalanca i nostri sepolcri. Dio ci ama malgrado noi, a dispetto dei nostri peccati, dei nostri limiti, della fragilità dei nostri propositi e mentre il suo amore investe la nostra storia, la muta, e inesorabilmente la rende capace di formidabile futuro. Tutto è proiettato per il suo amore all’eterno bene e ogni ostacolo, ogni barriera saranno superati. Niente impedirà all’Amore il suo cammino. Dio ci ama, straordinario ripeterlo ancora, per sempre. Questo basta a raccontare agli smarriti di cuore che le doglie del parto dell’intero creato sono premessa della definitiva nascita. Tutto è trasformato dal suo amore e anch’io non sono più solo perché Lui vive in me.

L’ora di religione unisce

Nelle scuole in cui insegno tanti sono gli alunni stranieri; la maggior parte di loro ha scelto di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (irc). L’irc è una opportunità che viene offerta agli studenti delle scuole in Italia per conoscere (non praticare!) la religione cattolica, in modo da comprendere meglio la cultura di questo Paese. Un mio alunno sikh mi ha detto che per lui è l’occasione di parlare della sua religione e di potersi confrontare con chi ha una credenza diversa, perché quello che conta è condividere e conoscersi. Quanta saggezza nelle parole di questo undicenne! Eppure l’irc ha diviso e divide: c’è chi non lo vorrebbe nella scuola, chi lo ritiene fonte di discriminazione, perché, ad esempio, “costringe” alcuni alunni ad uscire dalla classe, chi non vuole che la valutazione di questa materia dia credito scolastico, e altro ancora. Credo che a volte le polemiche siano pretestuose, perché non sempre chi parla conosce esattamente le finalità, gli obiettivi e i contenuti di questa disciplina. Perché privare i giovani della possibilità di interrogarsi sul senso della vita? di conoscere le risposte date dalle religioni, a partire da quella che vedono intorno a loro?

L’ora di religione unisce, perché gli esseri umani si interrogano, perché hanno bisogno di sognarsi in un mondo di pace e di amore, perché custodiscono nel loro cuore un desiderio di infinito da raccontare e condividere.
Vi lascio il video spot curato dal Servizio informatico della diocesi di Padova con l’Ufficio Scuola e Shed produzioni dal titolo “Tu hai scelto? L’ora di religione cattolica a scuola è esperienza che unisce!”