Siate il meglio. Il mio augurio ai ragazzi di Seconda Media.

Se non potete essere un pino sulla vetta del monte, siate un arbusto nella valle – ma siate il miglior piccolo arbusto sulla sponda del ruscello. 

Siate un cespuglio, se non potete essere un albero. 
Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero. 
Se non potete essere il sole, siate una stella; non con la mole vincete o fallite. 
Siate il meglio di qualunque cosa siate.

Douglas Malloch

A chi non è più con noi

Noi ci siamo. Non è scontato. Né qui né altrove. Un istante e poi il coro di chi resta potrà recitare salmi di meraviglia: era giovane, certo anziana ma stava bene, ha due figli, non si sa mai quando capita. Come se morire fosse una sorpresa, eccezione alla regola di un restare perenne. C’è del vero in questo pensare un po’ sprecone la nostra vita, che tanto il tempo ce l’abbiamo. C’è il desiderio che questo continui, promessa raccolta da chi ci ha regalati, nel nascere, e accuditi, e amati fino a morire e poi risorgere, lo crediamo anche chi non crede, perché è così la vita, vuol essere per sempre, e lo sfogliamo, il desiderio, nelle parole date e avute: un’altra mattina e un’altra ancora noi aspettiamo. Per questo l’oscurità quando arriva ci sorprende, e con le mani gelate ci tocca dire parole e se chi è partito lo abbiamo amato, ci sembra di vederlo ancora nel suo camminare un po’ piegato, la schiena che si gira proprio appena l’abbiamo visto, da lontano, e in mille vite lo cerchiamo, ma non è lui, eppure ci sentiamo accompagnati, inesauribile presenza a volte proprio come era vivo, prima di andare. E con la gioia nuova di saper la vita un po’ già risorta, si ha la forza di dire a chi oggi incontriamo: noi ci siamo, per te e per noi, ci siamo.
M. Veladiano in Avvenire del 24 maggio 2012

Voglio un mondo migliore: dipingo la mia scuola

In un momento come questo, martoriato da una crisi economica pesante, fa bene sentire che c’è ancora voglia di fare qualcosa di buono, anche gratis. E’ quanto hanno fatto più di 85 persone che hanno messo a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze per ritinteggiare  gli spazi della scuola dell’infanzia Calastri di Cesano Maderno.
Contro ogni crisi l’antidoto migliore è il desiderio di bellezza, decoro, con-divisione. Una scuola brutta esteticamente, perché ad esempio con i muri scrostati o gli arredi malmessi, non fa bene a chi ci sta. Così una società indifferente, perché formata da persone chiuse in se stesse e attente solo al proprio benessere, non ci fa bene. Ci dicono che la crisi sia nata da una finanza spregiudicata, da un malcostume diffuso che portava a pensare non al bene pubblico ma ai propri interessi. Mancanza di decoro, egoismo e superficialità hanno prodotto ciò che tutti conosciamo e che purtroppo alcuni – ogni giorno sempre di più – vivono pesantemente sulla propria pelle.
Una scuola tinteggiata dai genitori, dagli insegnanti e da sostenitori vari del progetto, è un esempio di ciò che dovremmo  fare tutti: impegnarci in prima persona per rendere il mondo più bello (non solo esteticamente, ma anche eticamente), a partire dai luoghi del nostro vivere quotidiano (casa, scuola, quartiere,…). Sentirci corresponsabili del bene comune. Anche in classe, cari ragazzi!!!
Per saperne di più cliccate qui.

La nostra risposta all’orrore

Avevo l’età di Melissa quando rapirono Moro. Ero più grande quando leggevo sui giornali delle stragi di mafia.

Quanto accaduto davanti alla scuola di Brindisi mi lascia sgomenta ed anche arrabbiata. Come si può colpire così, nel mucchio, alla cieca? Perché cancellare il futuro andando a “profanare” un luogo come la scuola che, per sua “natura” è proiettata alla formazione dei giovani, futuro della nostra società?
Cosa ci sia dietro quella che doveva essere una strage non lo so. So che adesso i genitori piangono Melissa, 16 anni, vittima sacrificale di chissà quale infame rito, altri sono in ansia, tutti noi siamo scossi.
Dal Blog di Alessandro D’Avenia prendo in prestito alcune frasi:
Il terrore non ci paralizzerà, ma darà nuovo slancio ad un eroismo per troppo tempo compresso per affrontare una crisi già in atto da anni e che abbiamo accettato solo quando è diventata economica. Ma la vera crisi è avere abbandonato un Paese alla forza cieca dell’avidità, del potere, del compromesso, del silenzio omertoso, dello sberleffo, della disunione, del cabaret, della raccomandazione, della parola vuota. Questo ci ha indebolito sino a chiudere gli occhi: basteranno tre bombole di gas a risvegliarci? 
[…] Io non so se quella di Brindisi sia una strage mafiosa. Preferirei di no. Quello che so è che tocca proprio a noi, docenti e studenti, a scuola, indossare quelle scarpe svuotate, mettere in spalla quegli zaini abbandonati e leggere quei libri macchiati di sangue. Altrimenti dimenticheremo ancora una volta perché siamo arrivati sin qui e non sapremo rispondere alle domanda che ieri, Mia, sei anni e nipotina di un’amica, le ha posto: «Zia, perché mettono le bombe nelle scuole? Io a scuola non voglio più andare se mettono le bombe, voglio studiare, diventare grande e diventare una dottoressa come te».

La tavola delle religioni

Le classi terze sono in dirittura d’arrivo: ancora alcuni articoli e si può ritenere concluso un lavoro avviato in questa ultima fase dell’anno. Di che si tratta? Di un “viaggio” alla scoperta delle religioni, attraverso un filo conduttore: la tavola.
La tavola, come si legge nell’introduzione del lavoro, è un momento di condivisione, dialogo, confronto.
Con i ragazzi si è pensato di immaginare un tavolo ideale tra le diverse religioni per condividere cibo e tradizioni. Ogni religione, infatti, si lega talmente alla vita di ogni giorno, da determinare anche le consuetudini alimentari.
Non si tratta di un lavoro particolarmente originale (di siti sulle religioni, creati dalle classi, è possibile trovarne diversi), ma è stata una novità per le classi poter vedere il proprio sito web mentre andava costruendosi volta per volta. 

Cliccandosi sull’immagine è possibile accedere al sito.

I miracoli di Gesù

La parola “miracolo” viene da mirari (meravigliarsi) e significa «una cosa meravigliosa», che desta stupore. I termini usati dagli evangelisti per indicare ciò che noi chiamiamo miracolo sono tre:
i Sinottici (Matteo, Marco e Luca) usano l’espressione «atti di potenza» (dynameis) mentre il Vangelo di Giovanni utilizza i termini «segni» (semeia) e «opere» (erga).
I miracoli sono talmente inseriti nella trama della vita e dell’azione di Gesù che risulta difficile ritenere che siano stati inventati e attribuitigli successivamente; senza i miracoli infatti non si spiegherebbero l’ammirazione e l’entusiasmo che Gesù suscitò nella Galilea fin dall’inizio della sua predicazione.
Anche i miracoli, come le parabole, si collegano al centro della predicazione di Gesù, cioè il Regno di Dio che viene. Attraverso i miracoli, infatti, egli mostra che nella sua persona e nei suoi interventi il Regno di Dio è presente.
Vi lascio questo video che ci aiuta a capire il significato dei miracoli.

Cliccate sui titoli per vedere alcuni miracoli a cartoni animati.
Le nozze di Cana
La pesca miracolosa – il lebbroso
Il paralitico
La tempesta sedata