Non è il caso

«Ma è il caso che ha generato l’Uni­verso, la natura, l’uomo? Per­ché la natura è così, direi scientificamente, perfetta? Io credo ad una risposta: cos’è il Big Bang se non la Creazione? Se penso ad una creazione non posso fare a meno di pensare ad un Creatore. Non posso im­maginare che il caso sia alla base di tutte le meraviglie della vita che ci circondano».
Nazzareno Mandolesi, scienziato

Chi sono gli yazidi?

Abbiamo letto e sentito che la follia dei fondamentalisti islamici sta colpendo in Iraq non solo i cristiani delle diverse confessioni (cattolici, ortodossi ed evangelici), ma anche gli yazidi. Chi sono? Quali sono le caratteristiche della loro religione?
Le loro antiche tra­dizioni religiose si mischiano con quelle cristiane e musulmane. Il loro “essere su­premo” è Yasdan, considerato talmente elevato che non lo si può pregare diret­tamente. Ma ci si può rivolgere a uno dei suoi spiriti, il più grande, che è l’angelo pavone, Malak Taus, esecutore della vo­lontà divina. Malak Taus è considerato come Dio, inseparabile da lui, e per que­sto si ritengono monoteisti. Gli yazidi pre­gano rivolti a quest’angelo cinque volte al giorno. Il loro luogo sacro è il monte Sindjar, in Iraq. Si tratta di una popola­zione pacifica di cui è difficile stimare il numero (le cifre oscillano tra 70.000 e 500.000): piccole comunità sparse tra il nord-ovest dell’Iraq, il nord-ovest della Siria e il sud-est della Turchia. La storia li ricorda come protettori degli armeni e degli altri cristiani durante i massacri del­la prima guerra mondiale in Turchia. Il loro territorio divenne rifugio per i cri­stiani.
(le informazioni sugli yazidi sono tratte da Marco Impagliazzo, I cristiani sanno che santa è soltanto la pace, in Avvenire del 12 agosto 2014)

Nessuna guerra è santa, soltanto la pa­ce lo è

La Chiesa cattolica ha aperto una strada con il Concilio e con lo “spirito di Assisi”, l’incontro voluto da Giovanni Paolo II nell’ottobre 1986 nella città di san Francesco.
Allora il Papa convocò i leader religiosi mondiali per pregare per la pa­ce. Voleva togliere ogni giustificazione al­la violenza religiosa. La pace doveva tor­nare al cuore dell’impegno delle religio­ni. Nessuna guerra è santa, soltanto la pa­ce lo è. La Chiesa e i cristiani continuano a cercare interlocutori in questo cammi­no. Lo fanno a partire dalla vicenda del se­colo XX, in cui hanno sperimentato la vio­lenza dei totalitarismi.
Nel grande Giubi­leo del 2000 Giovanni Paolo II volle ri­cordare i «nuovi martiri». Uno degli a­spetti più significativi di quell’Anno San­to fu proprio la memoria dei ‘nuovi mar­tiri’ al Colosseo, il 7 maggio 2000. Una commissione vaticana lavorò per far e­mergere le storie, i luoghi, i nomi dei mi­lioni di cristiani che hanno dato la loro vi­ta per ilVangelo in epoca contemporanea.
Il Papa volle che fosse dedicata a Roma una basilica ai “nuovi martiri”, San Bar­tolomeo all’Isola Tiberina. I risultati di quella ricerca furono impressionanti: per il numero dei martiri e per la forza della loro testimonianza. La fede di milioni di persone ha fatto sì che il nostro mondo non fosse travolto dal male.
(tratto da Marco Impagliazzo, I cristiani sanno che santa è soltanto la pace, in Avvenire del 12 agosto 2014)





Non si porta l’odio in nome di Dio!

«Cari fratelli e sorelle, 
ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall’Iraq: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto; distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali. 
Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!»
Papa Francesco, domenica 10 agosto 2014


Immaginare per identificarsi

Il Mediterraneo sta diventando il cimitero per uomini, donne e anche bambini in cerca di futuro in Europa. Una tragedia che sembra senza fine, perché senza fine sono i conflitti, le persecuzioni o la miseria da cui questa gente cerca di fuggire.
Perché i nostri occhi e il nostro cuore possano andare oltre la diffidenza, il fastidio o l’indifferenza, vi propongo l’articolo di M. Corradi, Immaginare per identificarsi. E soffrire insieme in un giorno come gli altri, pubblicato su Avvenire del15 luglio 2014.

«Ci hanno svegliati all’alba, urlando ordini in una lingua straniera. Ci hanno portati sulla riva del mare. C’era una madre con tre bambini piccoli, che non riusciva a starci dietro. C’era un uomo febbricitante che non si reggeva in piedi. Lo hanno lasciato all’accampamento: ancora dalla spiaggia lo si sentiva gridare. Da terra, il mare sembrava quieto e benigno, un immenso domestico animale (qualcuno, fra noi, non lo aveva mai visto). Ci hanno spinti su un vecchio barcone azzurro, saremo stati in cento. E mentre la riva si allontanava pensavamo: la guerra, la fame, le case sventrate, alle spalle, per sempre. Ma si alzava il sole, sempre più caldo: noi stretti, pigiati, i vestiti fradici di sudore e di urina. E l’acqua, ora la avremmo pagata qualsiasi cifra, ma la razionava avaramente quelIo che sembrava il capo. I bambini cominciavano a piangere. E l’orizzonte una linea infinita, e noi soli di fronte alla maestà del mare: mentre un inesperto timoniere consultava una bussola, a cercare il nord. Voi lo sapete quanto buio è il mare, la notte? È una voragine nera, vertiginosa; e che silenzio, oltre al povero ronzio del nostro motore. In quella notte tutti pregavamo (ma io non so, se davvero Dio ci sentiva). All’alba il mare aveva cambiato volto. Raffiche aspre di vento, e schiuma di piccole onde rabbiose. Poi le onde si sono fatte possenti. Ci trascinavano, senza più alcuna rotta. Piangevano le donne, atterrite. All’orizzonte si è profilata la sagoma di una gran nave chiara. Abbiamo urlato, agitato le braccia: niente. Come un fantasma, la nave si è allontanata. E mille volte a un’onda più alta abbiamo creduto di morire. Uno di noi è morto, di fatica o di spavento. Lo hanno gettato in acqua come un cane. E poi di nuovo notte, nera, immensa, abissale. Quando all’alba abbiamo scorto una sottile striscia di terra all’orizzonte, ci siamo messi a piangere, e a ringraziare Dio: pregavamo in dieci lingue diverse. Lentamente, la striscia da miraggio si è fatta consistente: coste, un porto, case. E ci hanno tratto sul molo con premura, ci hanno dato da bere, hanno preso in braccio i bambini. Ma nella gioia io sentivo ancora le grida del malato lasciato indietro, e rivedevo le membra inerti dell’uomo gettato nel mare. Gli occhi dei perduti, degli abbandonati, dei vinti ci inseguiranno, in questa vita da ricominciare ». Questa è la cronaca immaginaria di un viaggio di migranti nel Mediterraneo. Immaginare non è un esercizio sterile: significa immedesimarsi, mettersi nei panni altrui. E, forse, cominciare a capire, e a compatire (che significa ‘soffrire insieme’).

Costruire libri sfogliabili

Come costruire libri sfogliabili per il web?
Suggerisco alcuni strumenti, che segnalo per la semplicità di uso.
Partendo da un file costruito con pdf, possiamo arrivare ad un libro sfogliabile sul web con:
joomag

è un ottimo servizio del web 2.0 che consente di pubblicare storie multimediali, ebook, libri, riviste digitali, brochure e qualsiasi altro tipo di documento fatto da testo e immagini. Diversamente da altri servizi del web, joomag mantiene attivi i collegamenti ipertestuali del formato pdf, che però si perdono nel download.

 – yudu free 
come joomag permette di pubblicare i propri documenti consentendo non solo di mantenere i collegamenti ipertestuali ma anche il download della intera pubblicazione (non solo una o due pagine per volta come in joomag). Purtroppo però nel download  i collegamenti ipertestuali non rimangono attivi.
In entrambi i casi è richiesta l’iscrizione che è gratuita. Ovviamente l’account free ha delle limitazioni nel servizio.

Per creare e-book segnalo anche ePub editor. Diversamente dagli altri due strumenti indicati, in questo caso non si tratta di convertire il pdf in un formato sfogliabile online, ma di costruire, passo dopo passo, il proprio ebook.
Dopo essersi registrati gratuitamente, si lavora in un ambiente online. Cliccando qui vi lascio una semplice guida per l’utilizzo.

Segnalo anche Impari, un ambiente di apprendimento social che consente di produrre oggetti didattici come gli ebook e altro ancora.Cliccando qui è possibile avere un quadro generale di cosa è possibile costruire con Impari, dopo essersi registrati gratuitamente.
Per capire quali dovrebbero essere le caretteristiche di un ebook suggerisco la lettura di un articolo che trovate cliccando qui che introduce ad un altro strumento per la creazione di ebook che è calibre.

Una Enne come marchio

Convertirsi all’islam, pagare il tributo umiliante o andarsene. Sono queste le opzioni presentate ai cristiani di Mosul dai terroristi dello Stato islamico. Il sito Ankawa.com ha pubblicato le foto delle case dei cristiani, che gli islamisti hanno marchiato con una “N”, che sta per “Nazarat”, cristiani appunto.
“Siamo tutti Noon”, che tradotto, vale a dire “siamo tutti cristiani”, è lo slogan fatto proprio dalle associazioni irachene che da anni si impegnano per favorire il dialogo in un Paese funestato da dittatura, guerre, occupazione, divisioni settarie, terrorismo, corruzione.
Tutto e’ iniziato a Mosul, dove un iracheno di nome Ali ha lanciato la campagna, scrivendo sul muro della sua casa “Siamo tutti cristiani” e invitando via Social tutti gli iracheni a fare lo stesso “per preservare la dignità delle nostre azioni, per tutti i cristiani fuggiti da Mosul e come esempio per i nostri bambini”. Nell’arco di un paio di giorni, il social ha fatto la sua parte e a oggi, la campagna su Twitter con ashtag #I_am_Iraqi_I_am_Christian è condivisa da centinaia di iracheni, cristiani e musulmani, sciiti e sunniti, assiri e caldei, soprattutto giovani, anche sulle bacheche dei profili Facebook.
Ghaith Gaffney, ventenne di Baghdad, ha fatto di più: lui, musulmano, ha aggiunto sul suo profilo un selfie con la croce al collo, dicendo: “Ho imparato la lingua assira e ho passato molti momenti felici della mia esistenza con i miei amici cristiani. Ho imparato ad apprezzarli. Oggi siamo tutti cristiani, sono cristiano anch’io”. A chi gli chiede se non ha paura per una esposizione così chiara sui social, risponde: “Adesso e’ il momento di restare uniti”.