Come costruire il nostro stare insieme: la testimonianza dei monaci di Tibhirine

Vent’anni fa sette monaci trappisti di Tibhirine, in Algeria, vennero rapiti e barbaramente uccisi da militanti islamici.
Con i ragazzi del secondo anno è stato affrontato il tema relativo a come poter trasformare il nostro stare insieme in una comunità e i monaci di Tibhirine hanno molto da insegnarci. Come leggo nell’articolo di Vincenzo Rosito, pubblicato su Avvenire del 28/03/2016, «la storia personale e comunitaria di questi uomini, più che un esempio di coerenza e di coraggio è un invito alla riflessione sulla forma di comunità che ciascuno intende essere e costruire».
Una comunità è tale quando è aperta al mondo e non chiusa in se stessa. Così i monaci di Tibhirne, agli ospiti che bussavano alla loro porta, consegnavano un foglio in cui presentavano se stessi con queste parole: «Accanto agli oranti dell’islam, essi fanno professione di celebrare, giorno e notte, questa comunione in divenire e di non stancarsi di accoglierne i segni, come eterni mendicanti d’amore, per tutta la loro vita, se così piace a Dio, nel recinto di questo monastero dedicato a Maria, madre di Gesù, sotto l’appellativo di Notre-Dame de l’Atlas».
Queste parole ci dicono che il principio motore ed ispiratore della loro esistenza era quello di “essere con” gli altri, non contro. Il patrimonio del monachesimo occidentale non è tanto nella dedizione al lavoro e alla preghiera (ora et labora), quanto nella consapevolezza che tali opere si realizzano pienamente solo nella vita comune e concorrono a realizzarla.

E’ una bella testimonianza quella che ci è stata offerta dalla loro vita e dal modo con cui hanno affrontato la morte. Leggo infatti nell’articolo  citato: «Il sacrificio dei monaci di Tibhirine è quello della difficile ricerca di chi vuole continuare a custodire la disposizione e lo stile della visitazione. Era questa infatti la movenza capace di in-formare le loro esistenze e la loro forma di vita monastica. Visitare non è accogliere, poiché significa innanzitutto salutare, introdursi alla presenza dell’altro mediante un gesto che dispone e prepara alla parola dell’altro».
Disporsi all’ascolto, essere aperti all’altro, condividere…alcuni verbi che dovrebbero accompagnare il cammino di costruzione del nostro stare insieme, ad ogni livello, sia familiare che sociale.