I padlet sull’amicizia

L’amicizia fa parte dell’esperienza umana. Gli amici, specialmente nell’età dei miei alunni, sono indispensabili.
La proposto didattica presentata agli alunni ha fatto loro scoprire che anche la Bibbia ha qualcosa da dire sull’amicizia e che il rapporto che Dio vuole instaurare con l’uomo, sempre alla luce della Bibbia e del Magistero della Chiesa, è un rapporto di amicizia, di vera amicizia.
In questo padlet sono raccolte le riflessioni degli alunni, divisi per classi.

Creato con Padlet

Chi è l’uomo? Le riflessioni dei ragazzi di terza media

Se questo è un uomo, scriveva Primo Levi nel descrivere il dramma della Shoa. Da lì siamo partiti per chiederci se qualcosa sia cambiato da allora. Viene da dire che purtroppo la negazione della dignità umana è ancora un male del nostro tempo, che continua a distinguere tra noi e loro, intendendo per loro chi è diverso, chi vogliamo escludere dalla nostra società, chi è visto come un peso se non un vero e proprio nemico.
La Bibbia ha qualcosa da dirci? Il Magistero della Chiesa può suggerirci una visione dell’uomo e della donna su cui vale la pena riflettere?
I ragazzi hanno raccolto le loro riflessioni e i risultati del loro lavoro nei padlet di classe. Per poter leggere alcuni lavori è necessario disporre di un lettore per qr-code.

Creato con Padlet

Sul peccato originale: vecchie e nuove attività

Diversi post ci aiutano a comprendere cos’è il peccato originale.

A questo link si trova una scheda per aiutarci nella lettura del brano biblico. Qui invece una riflessione su pace e peccato. Una catechesi di papa Benedetto XVI sul racconto di Gen 3 la trovate qui. Un esercizio di completamento sulla definizione di peccato nel Catechismo della Chiesa Cattolica lo trovate cliccando qui.
Le ultime attività inserite in ircprof lo spazio di profrel, sono queste:
papa Francesco ci spiega il peccato originale (tre esercizi di completamento)
per comprendere il racconto del peccato originale (guida interattiva alla comprensione del testo di Gen 3)

Pacino di bonaguida, albero della vita, 1310-15

Accogliersi in un abbraccio

Proviamo a confrontare queste due immagini: 
San Francesco di Assisi che incontra il sultano di Egitto.

L’abbraccio tra papa Francesco e il grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyib, la massima autorità dell’islam sunnita.

L’incontro di san Francesco con il sultano d’Egitto fu a dir poco straordinario. Il Sultano incantato, volle che Francesco restasse suo ospite per diversi giorni, per ascoltarlo e per dialogare con lui, approfondendo temi religiosi con l’aiuto di teologi e saggi musulmani. Tra i due nacque un’amicizia che durò tutta la vita. Al momento della partenza, il Sultano ricolmò Francesco di doni, che lui rifiutò in nome del voto di povertà a cui era legato. Dunque il Sultano diede a Francesco un dono ancor più unico e di estrema importanza: l’immunità eterna per lui e per tutti i suoi frati, e riconobbe in Frate Francesco un uomo umile, portatore di pace e amore, fattosi servitore di Dio. Un riconoscimento ad dir poco incredibile, in un tempo in cui musulmani e cristiani erano intenti in quella che fu definita la più grande guerra tra religioni; in un periodo in cui si concepiva l’altro solo come nemico, il mite ed umile Francesco, contrario alla guerra e sopratutto ad una guerra in nome di Dio, dimostra che un uomo solo vestito della sola armatura dell’amore, riesce dove un esercito non riuscirà con anni di armi e inutili battaglie (in Egitto infatti i Crociati subirono una disastrosa sconfitta). 
L’incontro e l’amicizia nata tra Francesco e al-Mailk al-Kamil, sono da allora diventati segno possibile di dialogo e pace tra le religioni e simbolo della possibilità per gli uomini di comprendersi e superare contrasti e difficoltà, per quanto profondi e gravi essi siano, senza ricorrere alla violenza, all’uso della forza e delle armi.(tratto da http://angelidisanfrancesco.blogspot.it/p/s.html).

L’immagine che vede uniti in un abbraccio fraterno papa Francesco e l’imam Ahmed ci richiama lo stesso concetto: accogliersi come persone e ancor di più come fratelli, al di là delle differenze di credo, razza, opinione.
Riprendo le riflessioni di Marina Corradi su Avvenire del 29 aprile 2017.
«È qualcosa che stupisce, perché non è il gesto formale fra due sconosciuti, ma un abbraccio vero di due uomini che si stringono l’uno all’altro, mentre le mani destre si serrano in una stretta calorosa. E intanto la sala del Conference center di al-Azhar rumoreggia e applaude. Non c’è niente di finto in quell’incontro, pure dopo anni di incomprensioni, pure nel contesto di un paventato scontro di civiltà, mentre Oriente e Occidente sono dilaniati da attentati terroristici.

Come ha fatto Francesco, viene da domandarsi stupiti, quale è il segreto. Forse è nell’amore con cui parla dell’Egitto? «Terra di incontro tra cielo e terra, di alleanze fra le genti», terra dove risuonò sul Monte Sinai «rivolto a uomini e popoli di ogni tempo, il comando: “Non uccidere”».

Francesco ricorda all’Egitto la grandiosa sua storia, e anche che proprio sul suolo egiziano trovarono rifugio Maria, Giuseppe e Gesù, bambino: ospitalità che «è fonte di abbondanti benedizioni, che ancora si estendono». Forse il segreto di Francesco sta allora nel rammentare all’altro ciò che ha di buono, e di grande? Quasi in un abbraccio di madre, che ricorda, del figlio, solo il bene.
 «Viviamo sotto il sole unico di Dio misericordioso… in questo senso possiamo dunque chiamarci fratelli e sorelle». Qui il Papa cita Giovanni Paolo II in Nigeria, nel 1982. Poi chiede l’intercessione di san Francesco, che otto secoli fa incontrò in Egitto il sultano al-Malik al-Kamil.
Quell’abbraccio così vero fa pensare a chi guarda che anche questo sia un incontro che si iscrive nella storia. Nel momento in cui il terrorismo islamista insanguina l’Occidente, e in Oriente e nel mondo perseguita i cristiani e altri credenti e no, il Papa va in Egitto come uomo di pace, pace vera.

Nel discorso alle autorità del Paese ricorda «il dovere di smascherare i venditori di illusioni circa l’aldilà, che predicano l’odio per rubare ai semplici la loro vita presente e il loro diritto di vivere con dignità, trasformandoli in legna da ardere». Chiaro e franco riferimento ai ragazzi delle banlieue europee, gonfiati di odio da cattivi maestri.
 «L’Egitto – conclude il suo discorso alle autorità – che al tempo di Giuseppe salvò gli altri popoli dalla carestia è quindi chiamato anche oggi a salvare questa cara regione dalla carestia dell’amore e della fraternità; è chiamato a condannare e a sconfiggere ogni violenza e ogni terrorismo; è chiamato a donare il grano della pace a tutti i cuori affamati di convivenza pacifica».
 Il metodo di Bergoglio è dunque richiamare ai popoli e agli uomini la nobiltà dei lombi, della storia da cui provengono, e quindi la statura delle sfide cui sono chiamati? Come un padre che dica a un figlio in crisi: ricordati la tua storia, e tutto il bene da cui vieni.

Ma una breve frase rivolta ai giovani egiziani racconta forse ancora meglio il “segreto” di Francesco. Dice il Papa ai ragazzi: vorrei darvi la benedizione, ma voi in silenzio pensate a chi amate di più, e anche alle persone a cui non volete bene, e pregate per gli uni e per gli altri. Pregare per quelli che non si amano, pregare per chi consideriamo nemico: nel primato della carità, nell’estremismo della carità». Forse in questo sta la forza di un uomo che capovolge i cliché e sa abbracciare davvero; uno che abbraccia forte, come ci si stringe tra fratelli. Per questo l’incontro tra papa Francesco e il grande imam sunnita a guardarlo ci meraviglia: perché diresti che quei due sono amici, davvero. E dimostrano ai “mondi” che più d’uno vorrebbe separati e inconciliabili che cos’è essere e sentirsi fratelli.