La montagna fa scuola

Poiché sono sempre più convinta che dobbiamo educarci al bello e alla verità di ciò che siamo, vi riporto alcuni passi dell’articolo di PAOLO FERRARIO che ho letto su Avvenire del 17 febbraio e che racconta di una bella iniziativa attivata da una scuola.

La prima volta si sono persi nel bosco, tornando a casa, a sera inoltrata, stanchi, fradici e infangati, ma «felici come non li avevamo mai visti al rientro da scuola», hanno raccontato i genitori. Dai quali si aspettava magari un rimbrotto e non certo complimenti e, men che meno questa richiesta: «Lo farete ancora, vero? ». Quella prima volta, sul finire dell’autunno del 2007, rimarrà una pietra angolare del progetto “Le classi delle montagne”, promosso dal professor Stefano Piana: «Dovevamo imparare a orientarci nel bosco e abbiamo clamorosamente fallito. Ma abbiamo raggiunto un altro obiettivo, ancora più bello perché inaspettato: quel giorno abbiamo fatto nascere il gruppo classe».
A più di dieci anni di distanza, quando lo racconta si commuove ancora un poco, questo insegnante di Lettere della scuola media “Alice Noli” di Campomorone, alle porte di Genova, che è riuscito a tenere insieme le sue due grandi passioni, la montagna e la scuola, portando i suoi studenti a far lezione per vette e sentieri.
Avviato un po’ sottotraccia, il piano è diventato strutturale nell’anno scolastico 2013-2014, con tanto di Progetto educativo- didattico e la firma di un protocollo con il Club alpino italiano e il patrocinio della Regione Liguria e dei Comuni di Genova e territori limitrofi. Nei primi quattro anni, ha coinvolto quattro classi (prima, seconda e terza media) per un totale di 94 alunni, più altri 72 l’anno scorso. Quest’anno un ulteriore salto di qualità, con la firma di un protocollo d’intesa con la Croce Rossa e il Soccorso alpino, per favorire la partecipazione alle escursioni anche a cinque alunni disabili, facendo delle “Classi delle montagne” un potente fattore di integrazione e inclusione.
[…] Un lavoro, quello di comprendere, farsi prossimo e compagno di strada, di sostenersi l’un l’altro lungo il cammino, che la montagna, per certi versi facilita, ed è anche per questo che il professor Piana l’ha eletta a “classe”, senza pareti, né banchi o lavagna, ma non per questo meno adatta a formare la personalità degli adolescenti che gli sono affidati.
Così sono nate le escursioni delle “Classi delle montagne”, che dopo aver salito le cime sopra Genova, hanno visitato il Gran Paradiso e l’Adamello, il Renon e il Parco dello Stelvio […].

«Per i ragazzi la montagna è davvero maestra di vita, perché mette ciascuno e il gruppo di fronte a ciò che vuole diventare », sottolinea il professor Piana. Che, proprio perché queste escursioni non sono “gite” ma «scuola a tutti gli effetti», quando il sentiero spiana e il respiro si fa meno affannato, si affianca a qualche ragazzo e comincia anche a interrogare.
Al termine di ogni uscita, ciascuno compila il “Quaderno delle escursioni”, che gli studenti di terza porteranno anche all’esame. Su quello di Elisa, per esempio, si legge che in montagna si «impara a rispettare la natura e a sopportare la fatica di scalare una cima, crescendo insieme», mentre Tabitha annota entusiasta: «Mi piace camminare e mi piace ancora di più farlo insieme ai miei amici ». «La scuola si può farla anche fuori dalla scuola », aggiunge, quasi incredulo, Mirko e Marta conferma: «La montagna forma la classe e l’amicizia tra i compagni, migliora le relazioni con i professori».
E così anche la fatica dell’ascesa, che non è risparmiata ai ragazzi, si sopporta meglio, come osserva Marta: «Il percorso è ancora lungo, nuove avventure e nuove fatiche ci aspettano, ma non vediamo l’ora di camminare ancora insieme».

Le virtù, un’infografica

Cosa ci vuole perché un gruppo “funzioni” bene?
Per rispondere a questa domanda ho proposto agli studenti delle classi seconde (su suggerimento del nostro libro di testo) l’analisi dell’Allegoria del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti.

 
 

Ho fatto notare ai ragazzi che nel quadro sono rappresentate le 4 virtù cardinali e le 3 virtù teologali.
Per aiutare gli alunni a ricordare cosa sono queste virtù, ho pensato di tradurre in italiano un’infografica che ho trovato in questo sito https://www.looktohimandberadiant.com/
Ecco il risultato.

Francesco negli Emirati Arabi

Nella sua prima udienza al corpo diplomatico, nel lontano 2013, il Papa aveva anticipato con nitida chiarezza su quale arco avrebbe gettato il passo: «Uno dei titoli del Vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti, con Dio e tra gli uomini. Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere e abbracciare. Le mie stesse origini poi mi spingono a lavorare per edificare ponti… e così in me è sempre vivo questo dialogo tra luoghi e culture fra loro distanti, tra un capo del mondo e l’altro, oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi di incontrarsi e di creare spazi reali di autentica fraternità».
Questa fraternità non può costruirsi a prescindere dalla religione. Infatti il Papa aggiungeva:
«In quest’opera è fondamentale anche il ruolo della religione. Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’islam».
Arriviamo quindi a qualche giorno fa, esattamente al 4 febbraio, quando è stato firmato un documento sulla «Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune». Si tratta di un appello congiunto senza precedenti rivolto a «tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché diventi una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli».
Ecco le parole del documento: «In nome di Dio Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente –, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente –, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio».
Il documento sancisce l’impegno per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze; condanna l’estremismo e l’uso politico delle religioni, afferma «il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi», la protezione dei luoghi di culto e il dovere di riconoscere alla donna il diritto all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici interrompendo «tutte le pratiche disumane e i costumi volgari che ne umiliano la dignità e lavorare per modificare le leggi che impediscono alle donne di godere pienamente dei propri diritti».
E ancora: «Al-Azhar e la Chiesa Cattolica domandano che questo documento divenga oggetto di ricerca e di riflessione in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione
e di formazione». (vedi ttps://www.avvenire.it/papa/pagine/documento-sulla-fratellanza-papa-ad-abu-dhabi)
In questi giorni sono circolate su FB vignette che siglano questo importante momento storico. Ne posto alcune.



Per un’ umanità che viva in pace e fratellanza

Papa Francesco è negli Emirati Arabi. E’ la prima volta che un Papa va lì.
«A ottocento anni dall’incontro di san Francesco con il Sultano d’Egitto, il Papa ripercorre come messaggero di pace la stessa via del santo poverello di Assisi e dà prova dello stesso coraggio». Con queste parole la teologa musulmana di origine iraniana, Shahrzad Houshmand Zadeh (nell’intervista di  M. Chiara Biagioni su Agensir del 1 febbraio 2019) spiega il viaggio del Pontefice. «Per fare una guerra – aggiunge – ci vuole sempre il volto dell’altro creato come nemico. Papa Francesco ci dice: oggi ci stanno mettendo davanti un altro volto del nemico che è quello del musulmano, dell’immigrato, del diverso da me. E vuole sfatare questa idea per portare l’umanità verso un vissuto di pace e di fratellanza».
Riprendo alcuni stralci dell’articolo della Biagioni.
[…] Lunedì 4 febbraio, il Papa prenderà parte alla “Conferenza globale sulla fratellanza umana”, organizzata dal “Muslim Council of Elders”, un organismo internazionale indipendente con sede appunto ad Abu Dhabi che fa capo al Grand Imam di al-Azhar, lo Sceicco Ahmed El-Tayeb. Alla Conferenza parteciperanno esperti, intellettuali e soprattutto leader islamici, cristiani e anche ebrei per affrontare insieme una serie di tematiche essenziali per redimere i conflitti purtroppo in atto: l’estremismo religioso ed etnico; la questione della cittadinanza delle minoranze; la cooperazione tra Est e Ovest per la pace e la sicurezza globale; il ruolo delle religioni nella promozione di una cultura della pace e della fraternità.
Professoressa Houshmand, cosa spinge Francesco a gettare ponti così lontani?
In questo momento storico, false teorie dello scontro tra le civiltà mirano a mettere i popoli e le religioni gli uni contro gli altri. Il Papa vuole sfatare queste teorie. In Egitto, il Papa disse che l’unica alternativa all’incontro tra le civiltà è lo scontro tra le inciviltà. E nell’ultimo incontro delle religioni per la pace ad Assisi, erano 26 i leader del mondo islamico presenti: lo hanno atteso in piedi per salutarlo e dichiarargli la loro fratellanza. In quella occasione, Mohammad Sammak, segretario del Gran Mufti del Libano, si fece loro portavoce e disse: “Questo uomo, Papa Francesco, oggi è un maestro spirituale universale”. Con la sua grande umiltà,altro segno particolare del poverello di Assisi,

Papa Francesco opera una evangelizzazione efficace e inedita anche verso il mondo musulmano.
Perché Francesco è così interessato all’Islam?
Non penso che abbia un interesse particolare o strategico. Sulla scena mondiale, in questo momento storico, il Papa è l’attore più coraggioso contro la guerra. E lo è proprio perché sta sfatando la falsa teoria che giustifica molte guerre oggi, fondata sulla creazione del nemico che oggi è il musulmano e l’immigrato. Il sociologo Stefano Allevi afferma che oggi è l’uso delle parole ad aiutare in modo molto efficace la creazione del musulmano come nemico.

Un elenco di parole come immigrato, ignorante, stupratore, terrorista che contribuiscono a creare una grande paura nella mentalità in Occidente. Per questo, credo, che Papa Francesco insista ad andare verso l’Islam. Si accosta a questo mondo con atteggiamento paterno, di chi sa vedere il positivo. Colui che ha una fede autentica, non ha paura di valorizzare le bellezze dell’altro. Questa pedagogia positiva fa sì che esca dall’altro, anche se è un lupo, il meglio di sé. Vorrei poi aggiungere un’altra cosa: Papa Francesco vede l’origine del Male nella povertà e nell’ignoranza e mette in guardia: dove c’è la povertà, gli estremismi attecchiscono di più.
 La lotta all’estremismo figura tra i temi che verranno affrontati alla “Conferenza globale sulla fratellanza umana”. Spesso si ha l’impressione però che questi incontri siano solo dei palcoscenici. Lei pensa davvero che possano risolvere o quanto meno attutire i mali del mondo? 
Le parole vere e autentiche sono come lanterne. La loro luce è piccola ma la fisica ci spiega che una minima porzione di luce viaggia lontano e illumina una grande stanza.

Questi incontri – visto che hanno una intenzione spiritualmente autentica – sicuramente illuminano il cammino dell’essere umano. Non penso quindi siano soltanto delle formalità, soprattutto perché a promuoverli e a parteciparvi, ci sono persone autentiche che credono e vogliono creare una civiltà basata sull’umanità e sulla spiritualità, a favore della famiglia umana.
Con quale ottica queste iniziative vengono sostenute dal mondo musulmano?
Questo incontro mi fa ricordare un versetto del Corano, il 114, che parla del dialogo. “Non vi è nulla di buono nella maggior parte dei loro dialoghi, salvo quando uno ordina una carità o una buona azione o a mettere pace fra le genti. A chiunque lo fa, cercando il compiacimento di Dio, daremo presto una ricompensa enorme”. Papa Francesco nel suo cammino verso Abu Dhabi, fa esattamente questo. I musulmani leggono questo suo viaggio in questa ottica del Corano e lo accolgono con grande cuore.

Cosa sta dicendo al mondo – musulmano e cristiano – Papa Francesco, andando ad incontrare l’Islam in terra araba?
Mette in evidenza la centralità dell’uomo e la linfa della vera religiosità che è il servizio all’essere umano.

E vuole sfatare la creazione di un nuovo nemico. Francesco ci chiede di riflettere sul fatto che la creazione del nemico dal volto dell’altro, ci ha già portati alle grandi guerre che hanno causato nella prima guerra mondiale 30 milioni di morti e nella seconda 60 milioni. Per fare una guerra ci vuole sempre il volto dell’altro creato come il nemico. Papa Francesco ci dice: oggi ci stanno mettendo davanti un altro volto del nemico che è quello del musulmano, dell’immigrato, del diverso da me. E vuole sfatare questa idea per portare l’umanità verso un vissuto di pace e di fratellanza.
È d’altronde l’unico comandamento lasciato da Gesù: amatevi gli uni gli altri. Ma Gesù lo chiedeva solo ai suoi seguaci? Solo ai cattolici, solo ai cristiani o Gesù lo chiedeva per l’intera umanità?