Prendere posizione, ovvero vale la pena impegnarsi

Nella vita c’è chi sceglie di impegnarsi nelle cose e chi preferisce invece, come direbbe papa Francesco, “osservare la vita dal balcone”. Eppure una vita autentica non può prescindere dall’impegno, dal coraggio di affrontare le sfide che la vita stessa ci pone. La vita è un’esperienza unica di straordinaria importanza che dovrebbe essere vissuta in profondità.
In questa proposta didattica ci confronteremo su alcune questioni del mondo d’oggi e di ieri
alla luce di diverse testimonianze e di alcuni documenti della Bibbia e del Magistero, per comprendere anche a quale impegno sono chiamati i cristiani .
 Per accedere alla proposta e ai materiali, cliccate sull’immagine.

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Ormai siamo sempre più connessi. Utilizziamo con naturalezza i social e con altrettanta naturalezza mettiamo like e condividiamo. Non tutto quello che condividiamo è però condivisibile. A volte, purtroppo molte volte, i social diffondono notizie false e si fanno diffusori di odio. È necessario prendere allora coscienza che ci vuole responsabilità nell’utilizzo di questi canali di comunicazione. In questo percorso di apprendimento ci lasceremo accompagnare dall’evangelista Luca che, come leggiamo nel prologo dei due libri della Bibbia che gli sono attribuiti, ha sentito la responsabilità di diffondere una bella notizia. La risurrezione di Gesù è stato il messaggio più nuovo e pieno di speranza che l’umanità abbia mai conosciuto.
Dall’accoglimento di questo messaggio anche le relazioni umane possono venire trasformate. Scopriremo quindi il modo nuovo con cui coloro che accolsero il messaggio di Gesù, aiutati dall’azione dello Spirito Santo, cercarono di vivere le relazioni tra loro.
Cliccando sull’immagine sarà possibile accedere al materiale proposto.


Brigida, Caterina, Edith: proposta didattica

Giovanni Paolo II volle queste tre donne compatrone d’Europa insieme a Benedetto da Norcia e ai fratelli Cirillo e Metodio. Già in un altro post (vedi qui) accennavo brevemente alla loro storia. L’attività che voglio proporre agli alunni del primo Liceo Scienze Umane è quella di scoprire la vita e le scelte di queste donne, nonché i motivi che spinsero Giovanni Paolo II a sceglierle come compatrone d’Europa (vedere qui), costruendo una sorta di carta d’identità che contenga le seguenti informazioni:
– Background (contesto storico, geografico, sociale)
– Principali eventi e risposte Sviluppo: problema, obiettivo, risultato
– Interazioni memorabili: citazione, azione, interazioni
– Impressione personale



E adesso? un messaggio alle classi terze

Sabato scorso abbiamo concluso le iniziative legate all’Orientamento con un evento che ha visto coinvolti voi e i vostri genitori. Mentre ci salutavamo, alcuni  mi hanno chiesto: E adesso prof?
Vi lascio un video che si ispira alle ultime parole del libro “va’ dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro. Credo che, a questo punto, non resti che fare così. ☺️

Per le classi prime: In viaggio. Aprirsi ai cambiamenti

Vi ricordate la trepidazione nell’ingresso in questo nuovo mondo che è la scuola media? Cominciava per voi e per me un viaggio da fare insieme per tre anni. Saranno anni di profondi cambiamenti, di conquiste, di crescita. Per questo ho pensato ad una proposta didattica che avesse come sfondo il tema del viaggio, che ci chiede di allargare i nostri orizzonti, di aprirci a ciò che è diverso, di confrontarci con l’insolito ed anche l’imprevisto. In fondo, sarà così anche per questi anni alla scuola media.
Il nostro percorso si articolerà in due tappe: nella prima tappa parleremo di viaggi, sfide e cambiamenti alla luce di alcune storie tratte dalla Bibbia; la seconda parte ci chiederà, come in genere accade per ogni viaggio, di allargare i nostri “orizzonti”, perché vi verrà proposto di confrontarvi con le emozioni che accompagnano i cambiamenti e di riflettere sul coraggio che ci vuole per fare scelte che ci aiutino ad uscire dal nostro egoismo e da una vita comoda ma povera di senso.
Abbiamo bisogno di un cuore largo, ci dice papa Francesco riportandoci al centro del messaggio di Gesù, per non isolarci nell’egoismo che rende piccolo e povero il nostro mondo. Conosceremo la storia di un “cuore largo” del nostro tempo e scopriremo come la proposta evangelica dell’amore merita tutta la nostra attenzione. Che si sia cristiani o meno, solo imparando ad “uscire” da noi stessi possiamo accorgerci del bisogno degli altri e contribuire così  a rendere un po’ più umano e vero il mondo in cui viviamo.
Vi lascio un’immagine che sintetizza i contenuti che saranno affrontati. Cliccandoci sopra potrete accedere al materiale e alle “istruzioni” di questo percorso.


Metti Dio al primo posto

Un famoso attore invita a guardare alla propria vita in una prospettiva diversa.

   

Discorso di Denzel Washington tenuto in occasione della consegna dei diplomi di laurea a 247 studenti della Dillard University di New Orleans (Louisiana, Stati Uniti).
Alcuni punti chiave.
“Numero uno: mettete Dio al primo posto”, ha detto loro. “Mettete Dio al primo posto in tutto ciò che che fate”. 
 “Tutto ciò che ho è per grazia di Dio. È un dono”, ha riconosciuto l’attore. “Ho tenuto Dio nella mia vita e questo mi ha mantenuto umile. Non sono rimasto sempre accanto a lui, ma lui è rimasto sempre accanto a me. State vicini a Dio, in tutto ciò che fate. Se pensate di voler fare quello che pensate abbia fatto io, allora fate quello che ho fatto: state vicini a Dio”. 
Washington ha offerto ai laureati altri due consigli. 
“Numero due”: “vivete una sola volta, e allora fate ciò che vi appassiona, cogliete le opportunità a livello professionale, non abbiate paura di fallire”. 
“Non abbiate paura di uscire dagli schemi prestabiliti, non abbiate paura di pensare al di fuori degli schemi prestabiliti, (…) di sognare in grande. Ma ricordate: i sogni senza obiettivi sono solo sogni, e alla fin fine provocano delusione. Abbiate sogni ma abbiate anche obiettivi, obiettivi di vita, (…), obiettivi mensili, obiettivi giornalieri. Io cerco di darmi obiettivi ogni giorno”. 
L’attore ha quindi ricordato ai ragazzi che per raggiungere quegli obiettivi servono “disciplina e coerenza”: “Lavorare funziona. Lavorare sodo è quello che fa la gente di successo. Ma ricordate che il fatto che voi facciate molto di più non significa che otterrete molto di più”. 
Il terzo consiglio è stato quello di fare attenzione a non attaccarsi troppo alle cose materiali. 
“Non importa quanto denaro farete, non lo potrete portare con voi. (…) Non conta tanto ciò che avete, ma ciò che fate con quello che avete”. 
E ha aggiunto un pensiero interessante: 
“La cosa più egoista che potete fare in questo mondo è aiutare qualcun altro (…) per i buoni sentimenti che suscita in voi”. 
Fonte: https://it.aleteia.org/

Il cristianesimo è verità, così percepisco l’amore di Dio

Dall’intervista di Famiglia Cristiana a Eugenio Campagna rivelazione del talent show X Factor.

Dalla selezione delle canzoni scelte per X Factor, sembra che lei non disdegni i temi delicati, come la depressione, la dipendenza da farmaci, i disturbi alimentari…
 «In una recente canzone, Luca Carboni diceva che non si può parlare della morte in una canzone pop. Ha ragione: anche se suona assurdo, è difficile affrontare certi temi quando ci si rivolge a un pubblico mainstream… Al massimo si canta la sofferenza per essere stati lasciati. Ecco, personalmente mi piacerebbe andare un po’ più a fondo, esplorare meglio la vita in tutte le sue emozioni. Lo farei con leggerezza, di certo senza propormi come guida spirituale o mental coach!»
Si terrà dunque alla larga da testi espliciti sulla fede?
 «Il cristianesimo non è nient’ altro che la verità. Non a caso ci sono delle canzoni, scritte da atei, che sono profondamente cristiane. In famiglia sono sempre stato visto come quello “bravo” che va in Chiesa. Ma bravo in cosa? Conosco molte persone, lontane dalla religione, di gran lunga più cristiane di me. A volte penso che Dio si sia avvicinato a me solo perché mi doveva riprendere, altrimenti avrei fatto una brutta fine. Da giovane ero molto turbolento. La fede mi ha indirizzato. Non ho un innato senso di comunità, carità e solidarietà che trovo invece in altri».
Quando ha iniziato a frequentare la Chiesa?
«Da subito. Sono figlio di genitori divorziati, non particolarmente credenti, ma fin da piccolo mi affascinava l’ idea che in Chiesa si suonasse. Ho iniziato così, unendomi al coro parrocchiale, per poi continuare. Tra l’ altro la mia catechista era bravissima: se a scuola facevo dei gran macelli, a catechismo ero diligente perché mi interessava quello che si diceva. Il “dopo Cresima” è stata un’ esperienza altrettanto esaltante: ho vissuto esperienze bellissime nella mia parrocchia». 
Per esempio?
 «La Giornata mondiale della gioventù di Madrid, nel 2011, con papa Benedetto XVI. Però l’ esperienza che ha inciso maggiormente è stata la malattia di Chiara: una ragazza che era il collante del nostro gruppo parrocchiale. È morta di tumore, nel giro di pochissimo tempo. Quando succede una cosa così, c’ è chi si sente tradito da Dio. Lei no: era serena, fino alla fine. Tutto il nostro gruppo ha vissuto la malattia insieme a lei, pregando e tenendole compagnia. È impressionante come la sua scomparsa ci abbia unito, riportandoci all’essenza delle cose. Dopo che è morta, eravamo tutti più attaccati alla vita: alcuni si sono sposati, io ho chiuso un rapporto sentimentale che non funzionava». Quanto è importante avere dei riferimenti spirituali lungo il cammino di fede? 
«Negli ultimi anni si è un po’ persa la figura del prete o del padre spirituale, eppure all’interno della Chiesa ci sono persone, anche giovani, preparate e profonde, che sono pronti ad accogliere il dolore umano e a tradurlo con l’ amore di Dio».
Cosa cambia?
«Non allevia necessariamente il dolore, ma gli dà un nome. Solo così si può accettare la propria storia personale, che non sempre è chiara. Io mi confronto molto con un prete, si chiama padre Dominic».
Cosa replica a chi sostiene che la fede è un rifugio per le persone deboli che non riescono a reggere l’ urto della vita? 
«Esistono davvero persone forti nel mondo? Non penso. Una volta, ero andato a confessarmi da padre Antonio, un altro prete molto bravo e molto empatico, e ammisi che era da tempo che non pregavo. Mi ha chiesto: “Ah, e allora per cosa stai vivendo?”. È una domanda importante, che ora mi rifaccio spesso: per cosa stai vivendo? Dov’è il tuo cuore? Se non è con Dio, se non guardi verso l’ alto, dove stai guardando? In basso? Ricordo ancora il confronto con don Antonio. Parlando con lui capii che il mio cuore era chiuso nelle cose, nell’ambizione. Mi chiese: “Come stai?”. La mia risposta fu: “Male”. Non fu necessario aggiungere altro: come le dicevo, è tutto molto semplice per certi versi… Per me la fede è questo: farmi tornare con i piedi per terra, farmi tornare alle priorità vere».
Non deve essere stato facile farlo durante X Factor.
«Invece è stata un’ esperienza formativa, oltre che professionalmente decisiva. Finché sei in gara, vivi nel loft: da solo, senza famiglia, fidanzata, cellulare. Tanto per incominciare mi sono disintossicato dal telefono: non è poco. Ho inoltre letto I racconti del pellegrino russo, una bella storia di fede sul tema della preghiera continua. Infine credo di essere stato il primo concorrente ad aver fatto aggiungere all’ordine del giorno di X Factor la Messa alla domenica. Ci andavo insieme ad altri ed è stato come prendere una ventata d’ aria fresca. Lì in chiesa, tra le panche e i bambini, eri solo Eugenio. Così, alla fine, i giorni più attesi erano due: giovedì, il giorno della diretta, e la domenica.

 

Consentitemi di fare il meglio che posso

Un messaggio ai miei studenti (quelli più grandi), in occasione del prossimo, ormai vicinissimo, ritorno a scuola.

Per favore, non vanificate il tempo e la fatica che abbiamo impiegato insieme – voi ad imparare, io ad insegnare.
Permettetemi di mettere a disposizione di tutti voi quello che ho acquisito nei miei anni di studio e di esperienze.
Date modo anche a me, attraverso le vostre domande, i vostri commenti e provocazioni, di imparare ancora.
Non avvilite me e voi stessi con i pregiudizi e i calcoli utilitaristici, della serie “tanto il voto di religione non fa media”.
Non abbiate paura di riconoscere il mio talento. Tutti noi ne abbiamo almeno uno. Riconosciamolo. Non mutiliamolo.
Insomma, consentitemi di fare il meglio che posso.

Per tutto il mondo risuona un solo grido, che esce dal cuore dell’artista: consentitemi di fare il meglio che posso.”
K.Blixen, Il pranzo di Babette