Abbasso le bugie, viva la sincerità

Chi non si ricorda di Pinocchio? Del suo naso, che cresceva a dismisura ogni volta che diceva una
bugia? Anche se burattino, Pinocchio aveva in sé una tra le caratteristiche umane che  rende l’uomo diverso dagli animali e da Dio stesso, del quale, come dice la Bibbia è creato a sua immagine. La caratteristica di cui parlo è la capacità di dire bugie, di mentire, proprio come Pinocchio.
L’uomo è infatti l’unico essere capace di menzogna.
Per parlare di verità e menzogna prendo in prestito alcuni passaggi da Sinceri si può tornare, di Luigino Bruni in Avvenire del 31/05/2020.
La possibilità di parole senza verità è qualcosa di talmente umano che non la possiede neanche Dio. È questo uno dei paradossi dell’umanesimo biblico (e in genere di molte religioni): la menzogna è qualcosa che l’uomo possiede e Dio no. Un ‘di meno’ che diventa una specie di ‘di più’.
Dio non sa mentire, l’uomo e la donna sì. Sta anche qui la forza seducente del peccato: non pecchiamo solo ‘per essere immortali come Elohim’, come disse il serpente alla donna; pecchiamo anche perché siamo attratti e illusi dal poter essere più di Dio, facendo qualcosa che Lui non può fare, perché se lo facesse sarebbe Dio a diventare come noi.
Se questo è il dato da cui partiamo, a ragione la sincerità umana acquista una dignità altissima. Ci ha fatto ‘poco meno di sé’ (dice il Salmo 8), e nella sincerità ci ha fatto, paradossalmente, ‘più di sé’.
Le civiltà hanno sempre avuto molta paura della menzogna. Ne conoscono il potere distruttivo nelle comunità, nelle famiglie, nelle società intere. La temono come il male più grande, forte e grande come la parola.
La menzogna assume molte forme. Una particolarmente perniciosa è la calunnia che crea la realtà dicendola, cambia il mondo parlando. È una parola perversa che crea il male e il buio mentre li dice. È creazione demoniaca, che ci ricorda che Dio e il bene non sono i soli padroni della parola. Parliamo per benedire e parliamo per maledire, e la possibilità meravigliosa di fare migliori le persone con le nostre benedizioni (ed essere fatti migliori dalle parole buone degli altri) è bilanciata dall’esperienza di essere peggiorati dalle parole cattive e peggiorare gli altri male-dicendoli. Anche Satana parla, anche i demoni usano la parola per provare a cambiare il mondo, e spesso ci riescono. Anche la magia è faccenda di parole, anche la bestemmia è parola.
Un altro degli usi più antichi, controversi e importanti della parola è il giuramento. Abbiamo inventato i giuramenti perché abbiamo imparato a conoscere la potenza degli spergiuri, abbiamo conosciuto il dolore infinito dei patti infranti, delle comunità, delle famiglie, delle città distrutte da parole false e vuote, i disastri operati dalle bugie, da chi preferisce gli interessi falsi alle verità delle parole proprie e degli altri. La parola è l’anima della fiducia, di quella corda che lega le persone e le comunità, su cui si regge l’intero edificio sociale – a Roma il dio dei giuramenti si chiamava Dius Fidius, profondamente legato alla fides- fiducia.
Se perdiamo contatto con la verità delle parole, negli inverni camminiamo su un ghiaccio troppo sottile per sostenere il peso dei nostri passi. Ogni promessa si fonda sulla fede in una parola, sulla speranza che sotto quel fiato ci sia qualcosa di serio, qualcosa di bello, qualcosa di più; ‘qualcosa’ per il quale non abbiamo trovato parola migliore di verità.
Se non credessimo, sperassimo e amassimo questa possibilità vera non pronunceremmo nessun ‘per sempre’, non diremmo nessun ‘ti voglio bene’, ‘perdonami’, ‘scusami’, e non crederemmo a quelli degli altri.
Ma questa urgenza di parole vere si scontra con l’evidenza, millenaria, della fragilità della parola nostra e degli altri, con l’incapacità di mantener fede alla parola data quando aumentano i costi della fedeltà e della lealtà. Ecco allora che gli uomini hanno inventato strumenti per rafforzare le parole e quindi i patti. Hanno aggiunto gesti (es. la stretta di mano), testimoni, cose (sale o selci gettati per terra durante i patti), e soprattutto hanno inserito le parole all’interno di liturgie religiose. Abbiamo scritto i nostri patti e le nostre promesse e poi li abbiamo posti sugli altari, abbiamo promesso di dire la verità mettendo la mano sul cuore o sopra la Bibbia, sperando che la loro verità (della Bibbia e del cuore) desse forza alle nostre parole. Il giuramento è una sorta di contratto con le nostre parole, impegnandoci con altre parole a pagare un costo in caso di tradimento delle parole che noi stessi stiamo pronunciando. Chiediamo a nostre parole diverse di venire in aiuto alle nostre parole ordinarie che sappiamo essere più deboli della nostra sincerità. ‘Lo giuro sui miei figli’, è un’espressione antica rimasta nel nostro linguaggio. La forza massima del giuramento si raggiungeva quando si pronunciava: ‘lo giuro su Dio’, associando la divinità come garanzia della verità delle nostre parole.
Nonostante la critica ai giuramenti che troviamo nei Vangeli – motivata da un uso formale e vuoto di quello strumento molto presente nella Bibbia ebraica, che finiva per indebolire la forza delle parole umane e dell’invocazione di Dio – , la Chiesa e l’Occidente hanno continuato a ricorrere ai giuramenti per rinforzare le nostre parole. Poi la secolarizzazione della cultura ha portato con sé un progressivo abbandono dei giuramenti, e ci siamo ritrovati con parole sempre più deboli, con promesse e patti sempre più fragili, nell’illusione che le ipoteche e le fideiussioni potessero bastare per sostenere le nostre parole deboli.
Usciremo dalla crisi che stiamo vivendo, che è stata ed è anche una crisi di parole e di promesse, non solo trovando il vaccino per il coronavirus: ci servirà anche una nuova verità delle parole. I grandi dolori possono generare una nuova sincerità. Siamo belli in molte cose, ma siamo bellissimi quando abbiamo tutti gli incentivi e gli interessi per dire una bugia e invece diciamo la verità. La scelta della costosa verità quando la menzogna ci è disponibile a costo zero (o con un profitto), rende la verità più vera, più bella, divina. Perché se solo gli uomini e le donne possono essere bugiardi, allora solo le donne e gli uomini possono essere sinceri. 
Nell’Eden, Adam era innocente, ma divenne sincero solo dopo la cacciata, quando persa l’innocenza e conosciuto il prezzo della bugia, imparò il valore della sincerità – e noi lo abbiamo imparato insieme a lui. Sincero: un aggettivo bellissimo, tutto per noi, il cui valore deriva da tutte le bugie che abbiamo detto e un giorno abbiamo smesso di dire, da quelle che potevamo dire e non abbiamo detto.

Il mio saluto ai ragazzi delle medie

Rivolgo il mio pensiero ai ragazzi con i quali ci stiamo per salutare, con la speranza di poterci rivedere a settembre tutti più riposati e fiduciosi per il futuro. Ho scelto alcune frasi di papa Francesco che saranno consegnate in modo casuale (ma al caso io non credo più di tanto) ad ognuno di loro. Ogni ragazzo farà girare la ruota e il numero che uscirà corrisponderà alla “sua” frase.
Volete provare anche voi? Girate la ruota e cercate la vostra frase.


e trovate la frase che corrisponde al numero uscito