Guardiamo il cielo (e al Cielo)

Giove e Saturno, i due pianeti più grandi del sistema solare, dal 21 dicembre appaiono vicinissimi, molto bassi sull’orizzonte, al punto da sembrare quasi un unico oggetto. La congiunzione Giove-Saturno si verifica all’incirca ogni vent’anni (ricordo infatti di averla vista in passato), ma quest’anno è “strettissima” perché i due pianeti appaiono separati di appena un quinto del diametro apparente della Luna piena. Basterebbe dirigere lo sguardo verso sud-ovest dopo il tramonto del Sole per notare questa vicinanza, se non fosse che, per il brutto tempo di questi giorni, è stato impossibile per me e immagino anche per voi. Bisognerà aspettare sessant’anni per rivedere lo stesso spettacolo. Io, è matematico, il 15 marzo del 2080 sarò da qualche altra parte😁. 
Congiunzioni simili a questa si verificarono nel 1623, l’anno in cui Galileo pubblicò il suo ‘Saggiatore’ e nel 1228 e, ancora più indietro, se ne registrò un’altra assai importante, scambiata per il passaggio di una stella cometa. Avete capito che mi sto riferendo al primo Natale della storia e alla luce seguita dai Magi, che ci è sempre stata raccontata come stella cometa. 
Prendendo spunto dall’articolo di Franco Gàbici in Avvenire del 20 dicembre 2020 vi confermo che le ‘stelle comete’ non esistono (le ‘stelle’, infatti, sono corpi grandissimi e caldi mentre le ‘comete’ sono piccole e fredde e dunque l’espressione ‘stella cometa’ è un ibrido privo di qualsiasi significato astronomico), per cui immagino sarete curiosi, come me, di sapere quale fu l’origine di quel fenomeno che mise in viaggio quei sapienti dell’Oriente. 
Come è noto, il nostro calendario è viziato da un errore commesso da Dionigi il Piccolo, un monaco vissuto fra il V e il VI secolo, e tenuto conto di questo errore la nascita di Gesù deve essere collocata fra il 7 e il 4 a.C. e proprio nel 7 a.C. si verificò una congiunzione di Giove e Saturno. Il fenomeno è ricordato da Keplero nel suo trattato De Iesu Christi servatoris nostri vero anno natalitio (1606) ma ancor prima era stato segnalato in un documento della Chiesa anglicana del 1285 e annunciato in alcune tavolette babilonesi (l’Almanacco di Sippar) del I millennio a.C. come evento di grande importanza. La congiunzione, inoltre, fu ‘triplice’ perché nel corso dell’anno si verificò ben tre volte (in maggio, in settembre e in dicembre) nella costellazione dei Pesci, circostanza che prestò il fianco a una lettura astrologica essendo il pesce anche il simbolo di Cristo. Non fu, però, ‘stretta’ come quella di questi giorni, per cui l’evento, di per sé, non fu molto spettacolare ma non sfuggì all’osservazione dei Magi che erano attenti scrutatori del cielo. Del fenomeno si interessò anche Karl Gustav Jung che all’evento dedicò il saggio Il segno dei Pesci . Anche Bartolomeo Garzoni, fratello del famoso poligrafo Tommaso, e perfino Agatha Christie scrissero opere dedicate al fenomeno. 
C’è da aggiungere che, sempre in questo particolarissimo anno 2020, dal 12 dicembre, scrutando il cielo dopo il tramonto ad est, verso le Pleiadi (il gruppo di stelle facilmente identificabile nei pressi della costellazione di Orione), potremmo notare (sempre tempo permettendo) 46P/Wirtanen, una cometa periodica che fa capolino nei nostri cieli ogni cinque anni. 
Quanti segni nel cielo di questo 2020! 
Penso che se guardassimo un po’ più il cielo (anche e soprattutto quello con la C maiuscola) ci renderemmo conto della nostra piccolezza e di quanto sia sciocco vivere in guerra gli uni gli altri. D’altra parte è bastato un piccolo virus per mettere in seria crisi il nostro modo di vivere.
Nel mio biglietto di Natale di quest’anno auguravo di essere viandanti, come i magi, e non vagabondi. Di essere cioè persone che hanno in mente una meta, per quanto misteriosa essa appaia, e non persone che vivono alla giornata, indifferenti ai segni che la vita ci manda. 
Che il cielo di questi giorni ci aiuti ad immaginarci in quel primo presepe di più di 2000 anni fa!😊