Per la Giornata della Memoria

L’altro giorno una collega di religione mi chiede se ho da suggerirle qualcosa per la Giornata della Memoria. Guardando nel blog ho visto che c’erano diverse risorse a cui attingere. Ho pensato, allora, di raccoglierle in un linoit, aggiungendo altre risorse che avevo trovato, ma sulle quali non avevo costruito un post. L’ho condivido. Si tratta comunque di un work in progress, perché la memoria va sempre stimolata e arricchita per non andare perduta. E il Mondo ha bisogno di non perdere la memoria, perché il rischio che il passato ritorni è sempre presente. Cliccare sull’immagine.

La scelta per la libertà: scimmie o “santi”?

Immagine: JORIS HOEFNAGEL Animalia Qvadrvpedia et Reptilia (Terra): tavola XXXII, c. 1575/1580 acquarello e tempera, con bordo ovale in oro su pergamena 14,3 x 18, 4 cm National Gallery Londra

Due scimmie, sfuggite al controllo del padrone, hanno preso d’assalto il tavolo della cucina. In questa bella illustrazione che appartiene a un antico libro botanico del XVI secolo, la presenza della mela e delle cipolle non è casuale, perché l’autore ha voluto farci capire qualcosa di molto profondo. 
Provo a spiegarvelo, attingendo dall’articolo di Maria Gloria Riva, pubblicato su Popotus, inserto del giornale Avvenire del 21 gennaio 2021. 
In ebraico “scimmia” si dice Kof, parola che è anche una lettera e un numero, il 100, ma la lettera Kof è anche la lettera della parola santo, Kadosh. Questo significa che l’uomo non può restare neutrale: o si dirige verso il bene (cioè buono al 100 per 100) e raggiunge Dio diventando santo (kadosh), oppure retrocede a ciò che è solo apparentemente umano, ma che è invece scimmiesco (kof, scimmia, appunto). Ecco allora svelato il segreto del cibo delle scimmie qui riprodotte: la mela, frutto del peccato originale (NdR anche se in realtà nel testo biblico il frutto non è definito), simboleggia l’uomo che si allontana dal paradiso (cioè dal suo 100); la cipolla, invece, simboleggia l’inganno del Maligno che presenta all’uomo cose apparentemente buone, ma che poi fanno piangere. 
In questa immagine, una scimmia sta già mangiando mezza mela: è già stata ingannata, l’altra metà della mela, infatti, si trova in primo piano di fianco a una cipolla. La seconda scimmia, invece, è davanti a una mela intatta e ci guarda, quasi volendo chiedere: e tu cosa vuoi fare? 
Le scimmie imitano l’uomo, senza però capire il senso di ciò che fanno, noi umani, invece, possiamo combattere tra l’istinto che ci fa essere scimmia e la “vocazione” a realizzarci pienamente. 
Questa immagine ci dice che se vuoi essere un uomo vero al 100 per 100, cioè santo, non puoi lasciarti vincere dalla falsità e dall’inganno, rimanendo istintivo come la scimmia. 
La libertà, quella vera, è frutto della scelta di abbandonare l’istintività per assumere la responsabilità delle scelte che ci rendono veramente umani e, per questo, santi. 

Quattro ragazzi e i pc per la Dad

Jacopo Rangone, studente diciottenne in un college dello Hertfordshire, insieme a tre coetanei, tutti milanesi come lui, è il fondatore del progetto PC4U.tech, che ha l’obiettivo di raccogliere, in caso ricondizionare, e ridistribuire gratuitamente i dispositivi usati (ma funzionanti) a quegli alunni di Milano e dell’hinterland che non ne dispongono. 
Il progetto è costituito da un sito Internet, attivo dalla fine di giugno, dove chiunque può donare o richiedere un computer usato semplicemente cliccando sulla casella corrispondente: ‘dona’ oppure ‘richiedi’. A quel punto, registrata l’ordinazione, il computer viene sanificato, impacchettato e consegnato a casa, senza spese aggiuntive. 
 «L’idea di quello che poi è diventato PC4U.tech è nata un giorno, durante i mesi di lockdown, dopo aver ascoltato il racconto di mia sorella a proposito della sua classe: molti suoi compagni di terza media, infatti, non avendo un pc o un tablet in famiglia, spesso non riuscivano a seguire le lezioni; alcuni usavano il telefonino per entrare, ma sappiamo tutti che non sono gli strumenti adatti per il remote learning. A quel punto ho avuto l’idea del sito web di facile fruizione, due bottoni e stop, e ho subito coinvolto tre amici: Matteo Mainetti, Emanuele Sacco e Pietro Cappellini. Poiché Matteo, mio amico d’infanzia, era l’unico tra noi ad avere una moto, il suo compito sarebbe stato quello di fattorino; Emanuele, appassionato di start up, avrebbe dovuto sviluppare la piattaforma mentre Pietro si sarebbe occupato della grafica web». 
Dal principio i quattro ragazzi volevano fare solo una decina di donazioni, ma grazie anche a qualche servizio giornalistico, le cose sono poi andate diversamente. «Ne abbiamo raccolte talmente tante che ci siamo trovati a dover cambiare la struttura del progetto e la logistica. Ci siamo trovati a dover soddisfare qualcosa come 300 richieste e 180 donazioni da parte di privati e di aziende: per questo abbiamo chiesto l’aiuto della cooperativa For-Te e del suo ottimo servizio di delivery svolto da persone con disabilità cognitiva », spiega Jacopo. «Anche per gli interventi di riparazione e inizializzazione dei dispositivi ci affianchiamo adesso ad una associazione no profit, Informatici Senza Frontiere, che condividono con noi la battaglia contro il digital divide».
Dalla fine dello scorso novembre i quattro ragazzi hanno fatto pure partire una campagna di crowdfunding, ora terminata, che ha raccolto oltre 18 mila euro: una cifra che consentirà di coprire le spese per le prossime 300 richieste (per il ricondizionamento, per l’acquisto di licenze di Windows 10 quando non sono incorporate nel pc, per il packaging e per la gestione amministrativa del progetto). Di recente il Parlamento europeo si è focalizzato sulla questione dell’accesso a Internet quale nuovo diritto umano e lo stesso governo italiano ha messo a disposizione pc e tablets in comodato d’uso agli studenti bisognosi: tuttavia sono ancora tante le famiglie, anche nell’agiata Milano e nel suo hinterland, che non possiedono un dispositivo per la scuola digitale dei figli. «Ma è il Paese intero ad averne bisogno e ce ne siamo accorti dalle richieste che abbiamo ricevuto – conclude Jacopo Rangone –. Il dispositivo dato in comodato d’uso non risolve il problema poiché una volta terminata la didattica a distanza deve essere restituito. Al momento siamo concentrati su Milano ma non escludiamo di estendere il progetto in altre città».
Tratto da Monica Zornetta, Il progetto di quattro studenti per regalare i pc per la Dad, in Avvenire del 7 gennaio 2020  






I magi, dotti in ricerca, viandanti e non vagabondi

In diversi post ho già parlato dei MagI. Mi affascinano questi personaggi, perché in loro vedo tutti coloro che cercano di dare senso alla loro vita. 
 Aggiungo a quanto già trovate nel blog, alcune parti dell’articolo di Mimmo Muolo pubblicato in Avvenire del 07/01/2021, “Non re ma dotti in ricerca. Ecco chi erano, al di là di leggende e fantasie”.

 «Solo dodici versetti all’inizio del secondo capitolo di Matteo. Tanto dura nel Vangelo l’apparizione dei Magi. Eppure la loro fama nel corso dei secoli è cresciuta esponenzialmente, dando vita a una tradizione fantasiosa e multiforme che li ha fatti diventare re, ne ha fissato il numero (tre, probabilmente in relazione ai continenti allora conosciuti e anche al numero dei doni offerti a Gesù, oro incenso e mirra) e gli ha dato un nome: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. 
Una fortuna comunque meritata, perché il brano evangelico, pur breve, è dotato di un infratesto di grande presa simbolica, che ha giustamente innescato l’immaginario popolare e le tradizioni che affondano le loro radici nei Vangeli apocrifi e in altri testi soprattutto medievali (si veda ad esempio la Legenda Aurea di Giacomo da Varazze, composta tra il 1260 e il 1298). 
Ed è appunto a questo ricco simbolismo che, soprattutto in un tempo particolare come il nostro, conviene fare riferimento […]. Prima di ogni altra cosa bisogna riportare i Magi alla loro vera identità. Non re, ma come è attestato anche da fonti storiche parecchio antecedenti al Vangelo (Erodoto, ad esempio), membri della casta sacerdotale della religione mazdea, il cui culto fu riformato nel VI secolo a.C. da Zarathustra. Essi adoravano il dio unico Ahura Mazda, attendevano un Messia o “Soccorritore” che sarebbe nato da una Vergine e che, annunziato da una stella, avrebbe salvato il mondo. Coltivavano inoltre l’astronomia ed erano dediti all’interpretazione dei sogni, come è attestato in relazione all’imperatore Serse. Questo è sostanzialmente l’identikit che ne fa anche l’evangelista Matteo. Saggi giunti da oriente seguendo una stella (probabilmente l’allineamento di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci, che effettivamente avvenne in quel periodo, dando luogo a un effetto ottico di straordinaria brillantezza). Uomini in ricerca, dunque, sacerdoti e intellettuali contemporaneamente, che abbandonando le loro certezze, si erano messi in cammino, nell’intento di coniugare scienza e fede, intelligenza umana e credenze religiose. […] 
Quanto sia attuale questa pagina evangelica è facile da comprendere in tempi in cui, dopo secoli di rigida separazione post illuminista, è oggi la stessa scienza a essere messa in discussione da atteggiamenti senza alcun fondamento razionale (le polemiche sui vaccini, anche prima del Covid, stanno lì a testimoniarlo), mentre sul piano religioso si assiste al pericoloso ritorno di forme di fondamentalismo disposte a sacrificare sull’altare dei principi ogni forma di carità. Nella ricerca dei Magi confluiscono invece nel giusto mix razionalità, religiosità e anche contemplazione e rispetto del cosmo (la stella o ciò che era), tanto da diventare paradigma anche per la Chiesa della Laudato si’. […] Gli straordinari personaggi che il 6 gennaio giungono ad adorare Gesù offrono inedite prospettive anche alla cultura contemporanea, sfidandola ad agire […]. Anche per quanto riguarda il rapporto con il potere. I Magi, proprio in virtù del proprio bagaglio culturale, non si lasciano ammaliare dalle blandizie di Erode. Fanno sì tesoro delle indicazioni ricevute per il suo tramite, ma una volta incontrato il Bambino ritornano a casa «per un’altra strada». 
E anche in questo caso la metafora è chiara e preziosa. Il cristianesimo è un incontro che cambia la vita. Un incontro offerto a ogni uomo e a ogni donna affinché ognuno diventi a sua volta un “magio”, capace cioè di seguire strade nuove. Il che in tempi di Covid non è solo un’opzione. Ma un imperativo morale». 

Nel biglietto di auguri che ho preparato per questo Natale ho inserito proprio i magi, come metafora di chi si mette in cammino verso una meta, di chi sa accettare le sfide ed è attento ai segni. Di chi, insomma, sa farsi viandante come loro e non si accontenta di essere vagabondo.