Una sola parola: Umanità

Mentre l’anno sta per concludersi, condivido questa riflessione: 

Finisce l’anno e arriva il momento di staccare gli ultimi ‘post it’ dalla bacheca dei giorni. Resta il panno verde o il compensato sottile, vuoto come la vecchia lavagna delle medie, appena pulita. Il gessetto bianco la dividerà in due, da una parte i buoni, cioè i ricordi da vetrina. Dall’altra i cattivi, le situazioni che vorresti non aver vissuto. 
Lutti e malattie a parte, sono gli amori deludenti, gli amici che senti lontani, le persone per cui credevi di essere importante e invece eri uno dei tanti. Perché il dolore può essere solitario, ma la felicità è plurale, si alimenta di pensieri condivisi, di sogni comuni, di complicità. E l’io da radice diventa pianta solo quando ha il coraggio di lasciare spazio al ‘noi’, di rallentare il passo, di gioire per un successo non suo. Guardandoci indietro appare chiaro: nel 2021 ai titoli di coda i momenti più belli sono stati quelli regalati agli altri, piccoli mattoni di una casa calda anche in pieno inverno. Più che di cose, di tecnologia, di macchine, infatti l’uomo ha bisogno di attenzione. 
E allora sul primo ‘post-it’ del nuovo anno, scriviamola in maiuscolo e poi non cancelliamola più, sarà un impegno da non dimenticare. Una parola sola: umanità. Che significa ascolto, empatia, perdono. Che, una volta di più, vuol dire speranza. 

(Riccardo Maccioni in Avvenire del 30 dicembre 2021)

 Che il nuovo anno ci trovi più attenti, gli uni verso gli altri. Più solidali. Più umani.



Un ateo e il Natale

Una bellissima pagina su Maria del filosofo francese Jean Paul Sartre. 
Scrisse queste righe per il Natale del 1940, quando si trovava nel campo di prigionia di Treviri, dove rimase fino al 1941. Quanto è lontano questo testo dall’esistenzialismo senza prospettive soprannaturali di cui diverrà maestro! 
In fondo ognuno di noi ha la capacità di cogliere il soprannaturale e più che pretendere risposte dalla religione, dovremmo chiederle che ci aiuti a farci le domande giuste, quelle che ci incamminano verso il senso da dare alla vita. Da questa disponibilità l’incontro con Dio arriverà come grazia. 
Queste righe sono di una tenerezza incredibile verso la figura di Maria. E’ attraverso di lei che possiamo cogliere la meraviglia di questo Dio che si fa toccare.


«Ciò che bisognerebbe dipingere sul viso di Maria è uno stupore ansioso che non è apparso che una volta su un viso umano. Poiché il Cristo è il suo bambino, la carne della sua carne e il frutto del suo ventre. L’ha portato per nove mesi e gli darà il seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio. E in certi momenti, la tentazione è così forte che dimentica che è Dio, lo stringe tra le sue braccia e dice: piccolo mio! Ma in altri momenti rimane interdetta e pensa: Dio è là!. E si sente presa da un orrore religioso per questo Dio muto, per questo bambino che mette paura. Poiché tutte le madri sono così attratte davanti a questo frammento ribelle della loro carne che è il loro bambino che si sentono in esilio davanti a questa nuova vita che è stata fatta con la loro vita e che popolano di pensieri estranei. Ma nessun bambino è stato più crudelmente e più rapidamente strappato a sua madre, poiché egli è Dio ed oltre tutto ciò che lei può immaginare. Ed è una dura prova per una madre aver vergogna di sé e della sua condizione umana davanti a suo figlio. Ma penso che ci sono anche altri momenti, rapidi e difficili, in cui sente nello stesso tempo che il Cristo è suo figlio. Lo guarda e pensa: questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. È fatta di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia. Mi rassomiglia. È Dio e mi assomiglia. E nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolo, che si può prendere nelle braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che vive. Ed è in quei momenti che dipingerei Maria, se fossi pittore, e cercherei di rendere l’espressione di tenera audacia e di timidezza con cui protende il dito per toccare la dolce piccola pelle di questo bambino Dio di cui sente sulle ginocchia il peso tiepido e che le sorride». 
(Jean Paul Sartre, Bariona o il figlio del tuono: racconto di Natale per cristiani e non cristiani)

Come leggere la Bibbia

Devo dire che tali e tanti sono gli impegni scolastici e di altro genere, che faccio sempre più fatica a tenere aggiornato il mio blog. Nel frattempo non è che non abbia fatto nulla 😁. Condivido una infografica che proporrò agli studenti di prima media, per un percorso di scoperta della Bibbia.