Il culto dei morti nelle religioni non cristiane

Visto che siamo nel mese dedicato ai defunti, qualche cenno a come viene celebrato il momento della morte nelle diverse religioni.
Le informazioni sono state tratte da vecchi numeri della rivista “L’ora di Religione” della ELLEDICI.

INDUISMO

Tutte le grandi tappe della vita, dalla nascita alla morte, sono celebrate con riti di passaggio che comprendono diverse cerimonie (samkara). Dei sedici samkara previsti nella tradizione indù, ben undici sono relativi alla nascita di un bambino. L’ultimo samkara viene celebrato in occasione della morte. Se è possibile, prima della morte, i presenti versano nella bocca del morente alcune gocce d’acqua del Gange, il fiume sacro degli indù, foglie di talusi, la pianta sacra, e un pezzetto d’oro.
Il corpo del defunto, dopo essere stato lavato, avvolto in una veste pulita, ornato di fiori,  viene accompagnato nel luogo dove avverrà la cremazione. Il figlio primogenito introduce dei tizzoni nella bocca del defunto, mentre i presenti mettono legna sulla pira. La cremazione è accompagnata da preghiere, perchè l’anima del defunto trovi la pace. Le ceneri vengono poi raccolte e disperse, spesso nelle acque di un fiume sacro.

  BUDDHISMO

I parenti e gli amici versano dell’acqua su una mano della persona deceduta e pongono il cadavere dentro una bara circondata da candele, incensi e luci colorate.
La cerimonia funebre vera e propria avverrà qualche giorno dopo e sarà accompagnata da canti funebri. Anche qui, come per l’induismo, è prevista la cremazione del morto. La bara viene posta sopra una pira di mattoni e chi partecipa alla cerimonia accende la legna sottostante con candele e bastoni d’incenso.
Le ceneri vengono conservate in un’urna.  Anche per il buddhismo, come per l’induismo,  la morte segna il passaggio ad una nuova forma di vita (reincarnazione), a meno che l’uomo, ormai liberatosi da ogni desiderio, sia entrato nel “nirvana“.

ISLAMISMO

Quando muore un credente, il rito islamico prevede:
– l’abluzione completa del cadavere,
– l’avvolgimento in un sadario,
– la preghiera dei morti,
– il seppellimento vero e proprio.
I corpi non vengono cremati, perchè l’Islam crede nella risurrezione.
Il corpo del defunto va lavato (abluzione) un numero dispari di volte, poi deve essere avvolto in un sudario candido e va inumato possibilmente il giorno stesso in una cavità, appoggiato sul fianco destro e il viso rivolto alla Mecca. Dopo che il cadavere è stato deposto si recita la professione di fede. Prima di essere riempita di terra, la fossa va chiusa con una grossa pietra.
Per i musulmani, la morte non va temuta, perchè fa parte del disegno di Dio. Il Corano afferma che nel giorno del Giudizio i morti si alzeranno per essere giudicati da Dio. Coloro nei quali il bene ha superato il male andranno in paradiso; gli altri saranno condannati alle fiamme.

EBRAISMO

Gli ebrei credono nella risurrezione dei morti, ma sul futuro del corpo coesistono diverse credenze, con la conseguenza che gli ebrei ortodossi non inceneriscono i loro morti, perchè ritengono questa pratica una negazione della fede nella risurrezione, mentre gli ebrei non ortodossi non hanno difficoltà ad applicare la cremazione. Il corpo del defunto va lavato, unto di unguenti e avvolto in un drappo bianco.
I riti del lutto aiutano ada accettare la separazione. Durante i primi sette giorni di lutto, i parenti più prossimi devono compiere riti specifici, astenersi dal lavoro, e ricevere le visite di coloro che portano conforto. Per i successivi trenta giorni di lutto intermedio, i parenti maschi non si radono nè tagliano i capelli. Fino all’undicesimo mese una preghiera per il defunto viene recitata ogni giorno nella sinagoga. Dopo dieci o undici mesi ha luogo la commemorazione annuale che inaugura il monumento funebre, in cui è posta la salma.

Le tracce del cristianesimo

Mentiremmo se dicessimo che il Cristianesimo non ha lasciato tracce di sè nella cultura, non solo italiana ma anche europea. L’esperienza cristiano – cattolica, specialmente qui in Italia, fa in qualche modo parte dell’esistenza di tutti, attraverso le tradizioni, le feste, l’arte, le tante associazioni di volontariato o di carattere culturale ed ecclesiale.
Mentre cercavo del materiale da proporre a voi, alunni delle classi seconde, mi sono imbattuta nell’Esortazione apostolica Ecclesiam in Europa, in cui Giovanni Paolo II sottolineò il profondo legame tra l’Europa e il Cristianesimo. Egli chiese che nella Costituzione Europea ci fosse un richiamo esplicito alle radici giudaico – cristiane dell’Europa, quasi a dare un’identità forte a questo Continente.
Quella del riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa è una faccenda spinosa, che ha diviso il mondo politico e culturale. Sulla linea del suo predecessore, anche Benedetto XVI si è più volte espresso sottolineando come l’Unione Europea non deve dimenticare i valori che “sono frutto di una lunga e silenziosa storia nella quale, nessuno potrà negarlo, il cristianesimo ha giocato un ruolo di primo piano. L’uguale dignità di tutti gli esseri umani, la libertà dell’atto di fede come radice di tutte le altre libertà civili, la pace come elemento decisivo del bene comune”.

Ma veniamo all’Esortazione di Giovanni Paolo II, che è del 2003. Ve la propongo come testo cloze, in modo che possiate concentrarvi maggiormente nella lettura e nella comprensione. Cliccate sull’immagine per aprire l’esercizio.