I sacramenti: attività in lingua straniera e altro ancora

Propongo agli alunni di seconda che stanno completando una ricerca sui sacramenti, alcune attività in una lingua che non è l’italiano.

A questo link Los sacramentos en la iglesia católica troverete un libro interattivo in spagnolo che spiega i sacramenti.
Per una verifica delle conoscenze, propongo alcuni quiz in lingua inglese (cliccate sulle immagini):

http://quiz.scoilnet.ie/Quiz.aspx?QID=1163 
Cliccando invece qui, potrete accedere ad una scheda riassuntiva.
Buon ripasso!

Gesù è tutto. Parola di rockstar

«Chi è Gesù?» La domanda arriva a bruciapelo durante un’intervista, andata in onda alla televisione irlandese RTÈ nel programma The Meaning of Life, al cinquatatrenne Paul David Hewson, nome d’arte Bono Vox, cantante e frontman degli U2.
La domanda gli piace e sembra qualcosa che gli fa compagnia da molto tempo. D’altronde già quando, nel 1981, cantava Gloria («io provo a dire qualcosa, ma solo in te sono completo»), si capiva che Cristo doveva essergli familiare. Oggi, con il singolo Invisible di nuovo in cima alle classifiche, spiega al mondo che la persona di Cristo è «il modo in cui arrivo a capire chi è Dio».
«Questa domanda è cruciale per ogni cristiano, ma non ce la possiamo cavare dicendo che era un grande filosofo, un intellettuale… Perché quell’uomo è andato in giro dicendo che era il Figlio di Dio e per questo è stato crocifisso». E poi, tirandosi bene dritto sulla sedia, allarga tutta la sua ragione davanti al fatto più incredibile della storia: «O è Figlio di Dio oppure si tratta di un folle, e sinceramente, faccio fatica a spiegarmi milioni e milioni di vite di mezzo mondo che per duemila anni sono state toccate, mosse da un pazzo».
L’intervistatore, il noto Gay Byrne, lo incalza e vuole sapere se è in virtù di questo che crede che Cristo sia divino e che sia addirittura risorto dai morti. I due “yes” che escono dalla bocca di Bono suonano densi, pieni; come se fossero carichi di tutti i fatti semplici e straordinari che lo hanno portato a pronunciarli. E che ne sia certo lo si vede anche dal sorriso che gli invade la faccia quando dice: «I miracoli non sono un problema per me! Ci vivo in mezzo». Ma poi ha come un secondo pensiero, di cui resta quasi sorpreso: «E uno di questi miracoli sono io».
Dalla rivista  Tracce.

PS: ai ragazzi di terza suggerisco di andare a leggere le parole di questa canzone, che trovate qui (con la loro traduzione). In particolare, vi invito a riflettere su queste:

«I’m more than you know
I’m more than you see here
More than you let me be
I’m more than you know
A body in a soul
You don’t see me but you will
I am not invisible»

Ecco il video:


La scuola che non sembra una scuola

Cosa pensereste di una scuola senza classi? Niente aule, possibilità di spostarsi tranquillamente, docenti che non spiegano nel modo tradizionale…. insomma, una scuola che non sembra una scuola! Che effetto vi farebbe?
Ma esiste una scuola così? E funziona?
In Danimarca vicino a Copenaghen, per la precisione a Hellerup, c’è una scuola dalle cui finestre si può vedere il porto industriale di Copenaghen.
La scuola, costruita nel 2003, nacque come proposta molto innovativa: disegnare un nuovo spazio di apprendimento per gli alunni del comune di Hellerup che avrebbero frequentato l Folkeskole (scuola a ciclo unico che accoglie alunni dai 6 ai 16 anni).
Il nuovo ambiente di apprendimento vede gli alunni al centro dello spazio, liberando la scuola dai retaggi del modello tradizionale della scuola di massa. Nel nuovo spazio non c’è l’aula-classe, intesa come un microcosmo chiuso, fatto di convenzioni e meccanismi consolidati. Così non c’è posto neanche per il banco, inteso come tavolo su cui scrivere e leggere soltanto per confezionare saperi di breve durata, che si disperdono dopo le interrogazioni.
La scuola è fatta di “case” interne. Gruppi di alunni di tre “classi” di età contigue condividono una casa con una propria cucina, aree per il relax con grandi cuscini, tavoli e zone per il lavoro individuale e di gruppo.
La “home-base” è una area esagonale non molto grande, quanto basta affinchè il docente e il suo gruppo-classe possano incontrarsi e sedersi informalmente sui gradoni dell’esagono per condividere le indicazioni del lavoro da svolgere, i dubbi, i momenti di sintesi e la condivisione dei percorsi. Accanto alle case in cui trovano dimora più gruppi classe esistono degli spazi unici per tutti gli alunni. E’ il caso dal Kulturium, un grande atelier a disposizione di alunni e docenti, delle aree laboratori ali (l’Opus come atelier musicale, il laboratorio con attrezzature e strumentazioni specialistiche o il Naturium per le lezioni di fisica, chimica e biologia) o ancora dell’Universum. L’Universum è l’area della conoscenza, dove gli alunni possono attingere a fonti informative di ogni tipo: biblioteca, Internet e altre risorse che possono risultare utili per il percorso di studio. L’area riservata ai docenti e ai pedagogisti è contigua agli spazi in cui lavorano gli alunni, nell’ottica della presenza e vicinanza continua, dotata degli strumenti di lavoro necessari ai docenti ed è adiacente alle aree in cui lavorano i ragazzi.

Gli spazi sono flessibili e una grande scala attraversa in verticale i piani della scuola. Anche le scale non sono scale, sono considerate parte dello spazio abitabile dove i ragazzi possono incontrarsi, sedersi, confrontarsi con i compagni e con i docenti. I computer sono sistemati in gruppi formati da 4 o 5 unità. Lo spazio è organizzato per essere aperto e modificato in qualsiasi momento. L’arredamento modulare serve a creare contesti diversi e appropriati. Si puo’ allestire un piccolo teatro o un finto set di uno studio televisivo.

Ciascun alunno ha un proprio piano di studi, aggiornato di comune accordo tra docente e ragazzo: il docente discute con l’alunno degli obiettivi da raggiungere, dei progressi fatti e di come continuare in un percorso di crescita continua. Gli alunni hanno poi un proprio portfolio che raccoglie i lavori fatti costruendo passo dopo passo il percorso di avanzamento di ciascuno.
I momenti di spiegazione frontale non sono omnicomprensivi: la mattina il docente si riunisce con il suo gruppo di alunni nella “home-base” per circa venti minuti per riepilogare lo stato di avanzamento e concordare le attività da svolgere nelle ore successive. Dopo il momento di plenaria i ragazzi escono dall’esagono e cercano un’area ad hoc per svolgere le attività previste.
Al termine dell’anno l’obiettivo trasversale dei docenti è che gli alunni sappiano lavorare sia autonomamente da soli, sia e assieme ai compagni.
Ciò che salta più all’occhio sono i bambini che si muovono su e giù per la scuola, bevono l’acqua dal rubinetto del lavandino, aiutano il cuoco a preparare la tavola, studiano in coppia seduti sulle scale. Non mancano quelli che si spostano a bordo di uno skateboard o di un monopattino… eppure non c’è caos, non c’è confusione. La sensazione insomma è di essere in un unico grande appartamento, nel quale vive una grande famiglia.
FONTE: Indire
Il video che segue parla di questa scuola.


Allora, ragazzi, che ne pensate di una scuola così?