De-umanizzazione

Nell’abbraccio di questa giovane donna (che ha perso la vita nell’attentato all’aeroporto di Kabul) vediamo la capacità di cura di cui sono capaci gli esseri umani. Quando riusciamo a riconoscere noi stessi nell’altro mettiamo in atto quel principio di umanità che nelle religioni è riconosciuto come La Regola d’oro: “Fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te”. Quando questo principio viene meno si è capaci di compiere azioni disumane perché l’altro diventa una cosa, un nemico, un ostacolo ai miei obiettivi. 
Credo che abbiamo da riscoprire e praticare questa capacità di saperci rispecchiare nell’altro. La storia, odierna e del passato, ci insegna che perdiamo la nostra umanità in tutti i tentativi che facciamo di “cosificare” l’altro: pensiamo ai lager nazisti (ma non solo), al fondamentalismo religioso e non.
Diventare umani, come dico sempre, è il compito che ci spetta, e tanto più ci impegneremo in questo (e chi è cristiano sa che può contare nella grazia di un Dio padre amorevole), tanto più potremo contribuire alla costruzione di un mondo più umano.





 

Ad una classe

Alcuni studenti di scuola superiore hanno espresso il timore di non sapere se avrebbero continuato la scuola, se fossimo ritornati in dad. Che fatica questi due anni!!! Quanto ci affatica anche pensare che gli sforzi e i sacrifici fatti potrebbero non essere sufficienti. 
Diventare umani è veramente un percorso difficile, perché quando la strada si fa ardua e tortuosa, l’istinto ci dice di fuggire. E ognuno fugge/sfugge a modo suo. Cosa ci può salvare allora? 
Credo che, quando si fa fatica a trovare il senso (e il verso), c’è bisogno di qualcuno che ci dica cosa fare: un padre, una madre, un fratello grande, un insegnante… Qualcuno però che ci voglia veramente bene. Che ci convinca del bene che desidera per noi.
Riponendo fiducia nella persona giusta, non dovremmo più sentirci soli nell’affrontare i momenti difficili. 
Potrebbe esserci chiesto di andare avanti, comunque. Potrebbe venirci chiesto anche in modo duro, perentorio, senza però che venga meno il rispetto della nostra dignità. 
Crescere vuol dire anche fidarci delle regole che ci vengono date. Avere troppa libertà di scelta può lasciarci smarriti; «fai come ti pare» potrebbe significare «non voglio così tanto il tuo bene, da prendermi la responsabilità di dirti cosa è meglio, in questo momento, per te».




Nuovi stili di vita per salvare la Terra

 Per confermare che ci sono giovani che stanno modificando i loro stili di vita, affinché siano più compatibili con la difesa dell’ambiente, vi riporto alcuni stralci, adattati, da un articolo pubblicato su Avvenire del 2 ottobre 2021.

Emma studia biologia alla Bicocca e a chi le dice che i giovani non vogliono fare sacrifici risponde: «Sono disposta a rinunciare a tutto quello che serve e servirà e lo faccio ora perché non abbiamo più tempo». Te lo dice guardandoti negli occhi mentre con le mani tiene lo striscione che apre il corteo.

Lorenzo, 20 anni, studente e lavoratore: «Uso i trasporti pubblici e quando prendo la macchina cerco di farlo in condivisione con gli altri. E non fumo – aggiunge sorridendo –. Dunque niente mozziconi da smaltire». 

Maria Beatrice, 27 anni: «Ho cominciato a pensare a quello che compro per ogni ambiente della casa – spiega –. Sono partita dal bagno: eliminati tutti i prodotti con packaging di plastica». Maria Beatrice non nasconde le difficoltà di abbracciare uno stile di vita green: «La prima volta ho tentato di fare cambiamenti drastici, tutti insieme, ma non sono riuscita a portarli avanti, così mi sono demoralizzata e ho smesso. Non serve essere perfetti, ma iniziare da qualche parte». 

Walter , 24 anni, studente di lingue e culture per la comunicazione internazionale: «Io sono siciliano e arrivare a Milano mi ha aperto gli occhi, ho capito che si doveva e poteva fare di più». Nella sua quotidianità usa «filtri per l’acqua », evita la plastica e compra soprattutto «vestiti di seconda mano». «Salvare l’ambiente costa, però nel nostro piccolo qualcosa dobbiamo fare e quando non ci riusciamo possiamo sensibilizzare gli altri a farlo». 

Anna, 23 anni studentessa di relazioni internazionali, una volta iniziata l’università ha capito che «il problema è reale e vivendo a mie spese e non più dai miei, mi sono resa conto di quanta plastica produco». 

Rachele di anni ne ha 18, studia scienze politiche: «Sono qui perché un futuro io lo voglio. Ho capito che dovevo muovermi quando ho sentito parlare Greta per la prima volta e mi ha illuminata». Nessun dubbio nemmeno sul suo obiettivo per i prossimi anni: «Avere uno stile di vita sempre più green. Ora prendo i mezzi e non uso plastica, ma so che posso fare di più». 

Daniela, 22 anni, laureanda in comunicazione d’impresa: «Io e mia sorella usiamo spazzolini non in plastica ma in bambù, shampoo solido, creme e qualsiasi cosa dentro vasetti di vetro con tappo in alluminio». Cosa fare ancora? «Migliorare l’alimentazione e cercare di comprare sempre meno carne. Io sono una studentessa e ho poco tempo quindi quella già pronta al supermercato è comoda, ma voglio riuscire ad essere più attenta anche in questo ambito. È difficile, lo so, però si può provare». 

Laura, 29 anni, sta facendo un dottorato di ricerca in psicologia e neuroscienze, è vegana da 9 anni per una scelta etica: «Le emissioni e il disboscamento causate dall’industria dei prodotti animali sono più alte di quelle dei mezzi di trasporto», spiega. Compra vestiti usati, d’inverno si veste di più e accende meno il riscaldamento per non inquinare, fa molto attivismo. 

Michela e Elena hanno 13 anni, sono in terza media e nel loro piccolo hanno incominciato ad agire. «Faccio la raccolta differenziata, vado sempre a scuola a piedi e cerco di sprecare poca plastica e bere dal rubinetto», racconta Elena, che ha anche un rimprovero da fare: «Dagli adulti mi aspetto che facciano qualcosa anche se, con tutto il rispetto, non mi sembra lo stiamo facendo». Anche Michela è diretta: «Manifesto perché è un problema che riguarda la nostra generazione, non c’è più tempo, ho tredici anni e mi trovo questo peso, devo pensare a come vivere. Questa può essere una cosa che fa crescere, però è anche un po’ pesante». Sulla plastica ha le idee chiare: «Non compro mai, ma proprio mai, le bottiglie di plastica, uso sempre quelle di vetro o bevo l’acqua del rubinetto». 

Eliana, 29 anni fa l’insegnante, crede che i bambini siano i primi a dover essere sensibilizzati, e racconta nelle scuole cos’è il cambiamento climatico: «Siamo persone qualunque, ma ci impegniamo». Non crede nel “noi” e nel “loro”: «I problemi sono grandi e bisogna fare comunità, ascoltare tutti gli attori, cittadini e aziende – dice –. Non ci deve essere divisione, non ha senso, perché così non si costruisce nulla e invece noi abbiamo bisogno di costruire insieme qualcosa di buono».

 

L’opera d’arte che io sono

Uno scultore stava lavorando col suo martello e il suo scalpello su un grande blocco di marmo. 
Un ragazzino, che passeggiava leccando il gelato, si fermò davanti alla porta spalancata del laboratorio. 
Il ragazzino fissò affascinato la pioggia di polvere bianca, di schegge di pietra piccole e grandi che ricadevano a destra e a sinistra. 
Non aveva idea di ciò che stava accadendo: quell’uomo che picchiava come un forsennato la grande pietra gli sembrava un po’ strano. 
Qualche settimana dopo, il ragazzino ripassò davanti allo studio e con sua grande sorpresa vide un grande e possente leone nel posto dove prima c’era il blocco di marmo. 
Tutto entusiasta, il bambino corse dallo scultore e gli disse: “Signore, dimmi, come hai fatto a sapere che c’era un leone nella pietra?”. 
Da Bruno Ferrero, La vita è tutto quello che abbiamo, Elledici 2002 

Lo scultore già vede in quel blocco di marmo il leone, che ha bisogno del suo lavoro di scalpello per venire fuori. Anche noi siamo come blocchi di marmo in cui a volte rimane imprigionato il capolavoro che dovremmo essere. 
C’è bisogno di qualcuno che ci immagini/sogni come un capolavoro. A volte invece capita di venire denigrati, di percepire che per gli altri non valiamo niente, che da noi non potrà venire nulla di buono. 
Che brutta cosa!!! 
Se si viene pensati male, si finisce per comportarsi male. Se invece qualcuno riesce a vedere oltre e ci restituisce un’immagine di noi positiva, le cose cambiamo. Eccome se cambiano!!!
Chi sono io, allora? Solo il blocco di marmo o il leone che potrei diventare? 
Cosa dice la sapienza della religione? sono marmo e niente più o custodisco una bellezza che è stata pensata da Dio ed ha bisogno di essere espressa?




Un gioco per rilassarvi preview

Non c’è più tempo

Dovremmo svegliarci un po’ tutti. Non credo che la Terra possa aspettare ancora molto. 

A scuola, parlando dell’equilibrio a cui tendono tutti i sistemi, vi ho fatto notare che tanto più elevato è il disequilibrio, tanto più è potente è la reazione. La Terra sta gridando il suo disagio, ma anche i popoli lo stanno facendo, perché lo squilibrio ambientale è causa o conseguenza di uno squilibrio sociale che si sta facendo sempre più grave. I ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e numerosi, perché stiamo assistendo allo scivolamento di tante persone, che fino a poco tempo fa vivevano una vita decorosa, verso la soglia della povertà. 
Dobbiamo svegliarci tutti, imparando ad essere, noi occidentali, più sobri nelle richieste che facciamo. Qualcuno, nel web, scriveva che i giovani che stanno manifestando per il clima sono la generazione cresciuta nelle comodità (aria condizionata, cellulari, motorini, consolle per i videogiochi, ecc…), per cui le loro proteste sono un po’ stucchevoli e contradditorie. Se così fosse, la colpa è di noi adulti che non abbiamo saputo educarli, tanto da non renderci conto che stavamo tirando su persone egoiste. 
Io non vorrei pensare così, anche perché le ragioni che stanno presentando questi ragazzi, pur nelle loro eventuali contraddizioni, sono vere. 
Dobbiamo rimboccarci le maniche tutti, perché l’inerzia sta facendo pagare un prezzo troppo alto a chi vive nella “parte sbagliata” del Mondo. 
Ascoltate con attenzione l’appello di Vanessa Nakate, ugandese, giovane attivista per il clima.