Per confermare che ci sono giovani che stanno modificando i loro stili di vita, affinché siano più compatibili con la difesa dell’ambiente, vi riporto alcuni stralci, adattati, da un articolo pubblicato su Avvenire del 2 ottobre 2021.
Emma studia biologia alla Bicocca e a chi le dice che i giovani non vogliono fare sacrifici risponde: «Sono disposta a rinunciare a tutto quello che serve e servirà e lo faccio ora perché non abbiamo più tempo». Te lo dice guardandoti negli occhi mentre con le mani tiene lo striscione che apre il corteo.
Lorenzo, 20 anni, studente e lavoratore: «Uso i trasporti pubblici e quando prendo la macchina cerco di farlo in condivisione con gli altri. E non fumo – aggiunge sorridendo –. Dunque niente mozziconi da smaltire».
Maria Beatrice, 27 anni: «Ho cominciato a pensare a quello che compro per ogni ambiente della casa – spiega –. Sono partita dal bagno: eliminati tutti i prodotti con packaging di plastica». Maria Beatrice non nasconde le difficoltà di abbracciare uno stile di vita green: «La prima volta ho tentato di fare cambiamenti drastici, tutti insieme, ma non sono riuscita a portarli avanti, così mi sono demoralizzata e ho smesso. Non serve essere perfetti, ma iniziare da qualche parte».
Walter , 24 anni, studente di lingue e culture per la comunicazione internazionale: «Io sono siciliano e arrivare a Milano mi ha aperto gli occhi, ho capito che si doveva e poteva fare di più». Nella sua quotidianità usa «filtri per l’acqua », evita la plastica e compra soprattutto «vestiti di seconda mano». «Salvare l’ambiente costa, però nel nostro piccolo qualcosa dobbiamo fare e quando non ci riusciamo possiamo sensibilizzare gli altri a farlo».
Anna, 23 anni studentessa di relazioni internazionali, una volta iniziata l’università ha capito che «il problema è reale e vivendo a mie spese e non più dai miei, mi sono resa conto di quanta plastica produco».
Rachele di anni ne ha 18, studia scienze politiche: «Sono qui perché un futuro io lo voglio. Ho capito che dovevo muovermi quando ho sentito parlare Greta per la prima volta e mi ha illuminata». Nessun dubbio nemmeno sul suo obiettivo per i prossimi anni: «Avere uno stile di vita sempre più green. Ora prendo i mezzi e non uso plastica, ma so che posso fare di più».
Daniela, 22 anni, laureanda in comunicazione d’impresa: «Io e mia sorella usiamo spazzolini non in plastica ma in bambù, shampoo solido, creme e qualsiasi cosa dentro vasetti di vetro con tappo in alluminio». Cosa fare ancora? «Migliorare l’alimentazione e cercare di comprare sempre meno carne. Io sono una studentessa e ho poco tempo quindi quella già pronta al supermercato è comoda, ma voglio riuscire ad essere più attenta anche in questo ambito. È difficile, lo so, però si può provare».
Laura, 29 anni, sta facendo un dottorato di ricerca in psicologia e neuroscienze, è vegana da 9 anni per una scelta etica: «Le emissioni e il disboscamento causate dall’industria dei prodotti animali sono più alte di quelle dei mezzi di trasporto», spiega. Compra vestiti usati, d’inverno si veste di più e accende meno il riscaldamento per non inquinare, fa molto attivismo.
Michela e Elena hanno 13 anni, sono in terza media e nel loro piccolo hanno incominciato ad agire. «Faccio la raccolta differenziata, vado sempre a scuola a piedi e cerco di sprecare poca plastica e bere dal rubinetto», racconta Elena, che ha anche un rimprovero da fare: «Dagli adulti mi aspetto che facciano qualcosa anche se, con tutto il rispetto, non mi sembra lo stiamo facendo». Anche Michela è diretta: «Manifesto perché è un problema che riguarda la nostra generazione, non c’è più tempo, ho tredici anni e mi trovo questo peso, devo pensare a come vivere. Questa può essere una cosa che fa crescere, però è anche un po’ pesante». Sulla plastica ha le idee chiare: «Non compro mai, ma proprio mai, le bottiglie di plastica, uso sempre quelle di vetro o bevo l’acqua del rubinetto».
Eliana, 29 anni fa l’insegnante, crede che i bambini siano i primi a dover essere sensibilizzati, e racconta nelle scuole cos’è il cambiamento climatico: «Siamo persone qualunque, ma ci impegniamo». Non crede nel “noi” e nel “loro”: «I problemi sono grandi e bisogna fare comunità, ascoltare tutti gli attori, cittadini e aziende – dice –. Non ci deve essere divisione, non ha senso, perché così non si costruisce nulla e invece noi abbiamo bisogno di costruire insieme qualcosa di buono».
Dovremmo svegliarci un po’ tutti. Non credo che la Terra possa aspettare ancora molto.
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