L’antidoto contro la violenza

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L’antidoto contro la violenza è «l’alleanza tra persone religiose e persone che non si sentono appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, ma sono in sincera ricerca della verità. Il comune pellegrinaggio verso la verità potrà tradursi anche nel comune pellegrinaggio verso la pace. La pace ha bisogno di essere sostenuta da cuori e menti che cercano la verità e si aprono all’azione di Dio» BENEDETTO XVI

La morte non avrà dominio

Offro a due persone che amo questo riflessione piena di speranza:

«E la morte non avrà dominio». È il verso finale di una poesia memorabile del grande Dylan Thomas. Un verso che risponde alla domanda fondamentale dell’uomo, se tutto cessa con la morte, o se esiste una vita ulteriore. La domanda primigenia, a cui cercano risposte le religioni, i filosofi, i poeti. La risposta di questi ultimi è piuttosto una scoperta: a differenza del filosofo, che ricerca attraverso la ragione, il poeta, più similmente al mistico, viaggia spiritualmente e incontra delle visioni. Come risponde Dylan Thomas? Nel modo drammatico e complesso, che la poesia esige. Affermare che la morte non esiste, a chi sta perdendo una persona amata, o sta sentendo spegnersi la propria vita, è inefficace. E sarebbe anche una scappatoia, per un poeta, che deve guardare il mondo con gli occhi degli uomini, non dei profeti, e parlare con la lingua dei profeti, umanata. La risposta, il verso finale, ha qualcosa dell’esperienza del mistico ma una tremenda forza di fango umano. Un poeta non sopporta la sofferenza dei suoi simili, spesso sta male anche per quella di un uccellino o di una pianta. Non può rivolgersi a un malato terminale tranquillizzandolo con l’affermazione che la morte non esiste. Non è nella sua natura e nel suo compito. No, ma può cantargli a piena voce che la morte esiste, e non avrà, non avrà dominio.
FONTE: Roberto Mussapi su Avvenire del 22 settembre 2012

Appello per la Pace

I rappresentanti delle religioni si sono incontrati a Sarajevo, su invito della Comunità di Sat’Egidio. Ecco il testo dell’appello per la pace che ha concluso l’incontro.

«Uomini e donne di religioni diverse ci siamo riuniti su invito della Comunità di Sant’Egidio, delle Chiese ortodossa e cattolica e delle comunità islamica e ebraica in questa terra, bella ma ferita dall’ultima guerra combattuta in Europa.Tanti a Sarajevo ricordano quel doloroso conflitto.Tutti a Sarajevo, e tutte le comunità religiose e nazionali ricordano a noi tutti come la guerra è un grande male e lascia un’eredità avvelenata. Bisogna evitare con tutte le forze di scivolare nella spirale terribile dell’odio, della violenza e della guerra. Il vicino non deve trovarsi a lottare con il vicino perché appartiene a un’altra religione o a un’altra etnia. Mai più in questa terra! Mai più in nessuna parte del mondo! Ci siamo chiesti: la convivenza tra gente di religione o di etnia diversa porta in sé i germi dell’odio e della violenza? No. Così non deve essere. Anche se, purtroppo, troppi Paesi soffrono per la violenza, la guerra, l’insicurezza. Siamo in un tempo in cui sempre più gente diversa si avvicina geograficamente. Ma non basta. Occorre avvicinarsi nel profondo. Bisogna farlo spiritualmente pur nella differenza delle religioni. Siamo diversi. Ma la nostra unanime convinzione è questa: vivere insieme tra gente diversa è possibile in ogni parte del mondo, è molto fecondo. È possibile a Sarajevo e ovunque. Bisogna preparare con responsabilità il futuro. Grande è la responsabilità delle religioni in questo. In questi giorni a Sarajevo abbiamo vissuto la grazia del dialogo e visto come costruire il futuro. Invece oggi, in un tempo di crisi economica, è forte la tentazione di ripiegarsi, anzi di incolpare gli altri popoli dei propri problemi, quelli del passato o del presente. Così un popolo diventa per l’altro straniero o nemico. Si sviluppano pericolose culture del risentimento, dell’odio, della paura. Ma nessun popolo è nemico: tutti hanno sofferto, tutti hanno un’anima buona! Tutti possono vivere insieme! Le religioni hanno un grande compito: parlano di Dio al cuore dell’uomo e lo liberano dall’odio, dai pregiudizi, dalla paura, e lo aprono all’amore. Cambiano l’uomo e la donna dal di dentro. Le religioni possono insegnare a ogni uomo e ogni donna e ai popoli l’arte di vivere insieme attraverso il dialogo, la stima reciproca, il rispetto della libertà e della differenza. Possono, così, creare un mondo più umano. Perché siamo tutti uguali e tutti diversi. Bisogna avere un nuovo coraggio di fronte alle difficoltà. Guardando lontano, si deve creare nel dialogo una lingua fatta di simpatia, di amicizia, di compassione. Questa lingua comune ci consente di parlarci, vedendo la bellezza delle differenze e il valore dell’uguaglianza.Vivere insieme in pace è volontà di Dio. L’odio, la divisione, la violenza, le stragi e i genocidi, non vengono da Dio.
Chiediamo a Dio nella preghiera il dono della pace. Sì, Dio conceda al mondo e a noi tutti il grande dono della pace!».

La dignità dell’uomo

da “La Settimana Enigmistica” del 21 luglio 2012

La Bibbia ci dice che ogni essere umano è creato a immagine di Dio. Come l’Adamo della vignetta proposta, ognuno di noi “viene” da Dio e togliendo Dio dal proprio “albero genealogico” non ci guadagniamo nulla. Anzi. Dice Benedetto XVI che «…dove scompare Dio, l’uomo non diventa più grande; perde anzi la dignità umana, perde lo splendore di Dio sul suo volto» (omelia del 15 agosto 2005).
Leggo nel Catechismo dei Giovani “YouCat“:
«Se la dignità umana derivasse dai successi e dalle prestazioni dei singoli uomini, i deboli, i malati e coloro che sono privi di forze non avrebbero alcuna dignità. I cristiani credono al contrario che la dignità umana derivi in primo luogo dalla dignità di Dio; egli guarda ogni singolo uomo e lo ama come se si trattasse dell’unica creatura del mondo. Poiché Dio ha gettato il suo sguardo anche sulla più  piccola delle sue creature, essa possiede una dignità infinita che non può in alcun modo essere distrutta da parte degli uomini» (n.280).
Se ne fosse ricordato Adamo prima di cadere nella trappola del serpente! Purtroppo Dio lo mettiamo di mezzo solo quando ci fa comodo, per dimenticarcene, se non eliminarlo, quando la sua presenza si fa ingombrante, perché ci richiama alla Responsabilità, al Bene, alla Verità.Quant’è più comodo, invece, scegliere la via meno impegnativa.
Dice ancora Benedetto XVI:
«L’uomo che si volge verso Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e insieme con Lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente se stesso» (omelia dell’8 dicembre 2005).

Creare giochi educativi con Dibujosparapintar

Girando su internet, alla ricerca di strumenti per costruire giochi didattici mi sono imbattuta in  “dibujosparapintar.com” e ho scoperto che offre la possibilità di costruire alcuni tipologie di giochi da eseguire on line.

Costruire i vostri giochi non è difficile; provate a seguire le indicazioni.
GIOCO di COLLEGAMENTO

La freccia indica dove cliccare per costruire il vostro gioco, una volta che siete entrati nel sito www.dibujosparapintar.com
   La freccia vi dice dove cliccare per costruire il vostro gioco.                
Date un titolo al gioco, descrivete l’attività e indicate il vostro nome.  
Questa immagine vi indica dove cliccare per inserire gli elementi del gioco.
Non potete creare il gioco se non avete aggiunto almeno 5 coppie di elementi. Dopo averlo fatto cliccate dove è indicato dalla freccia.
Al gioco creato viene assegnato un indirizzo a cui potete accedere per avviare l’attività.
Gli altri giochi che potete creare, con un procedimento simile, sono quelli indicati dalle immagini.
Cliccando sull’immmagine verrete indirizzati alla pagina per la costruzione del vostro gioco. Questo gioco non viene salvato, ma vi consente di costruire sfide a due.
Cliccando sull’immagine verrete indirizzati alla pagina per la costruzione del vostro gioco, a cui potrete accedere successivamente salvando l’indirizzo assegnato.
Cliccando sui numeri che seguono potete giocare con alcuni dei giochi che ho creato.

Creare test interattivi con Textivate

Textivate è un’applicazione del web che consente di creare esercizi interattivi su testi, come completamento, riordino di sequenze, … Come si utilizza?
Entrate nel sito cliccando qui.
Inserite il testo nella finestra che compare.

Scegliete il tipo di attività che volete proporre, tra quelle che vi vengono offerte.

Io ho scelto un esercizio di completamento testo con le parole che vengono fornite, ma, come vi dicevo le possibilità sono diverse.
Se vi “loggate” potete salvare il vostro lavoro e inserirlo nel vostro blog come ho fatto io.
Provate a vedere come funziona completando il testo che ho scelto, tratto dagli Atti degli Apostoli.

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Non arrendersi mai

Andrea (nome di fantasia) non ha superato il test di ammissione alla facoltà di medicina. Parlavo alcuni giorni fa con la sua mamma che mi confidava la preoccupazione per quel figlio che si sentiva amareggiato e depresso. Comprensibile, specialmente quando ti sembra che i tuoi sforzi e il tuo impegno non siano serviti a nulla.
Sono tante le volte che la vita ci presenta un conto che sembra troppo salato. Ma dobbiamo avere la capacità di andare avanti, di non permettere alla malinconia o alla sfiducia di averla vinta. Non importa se siamo caduti, l’importante è rialzarsi. Sempre.
Ve l’ho detto molte volte, lo ripeto ogni giorno anche a me stessa.
Mentre guardavo le Paraolimpiadi alla televisione ho provato una profonda ammirazione per quegli uomini e quelle donne che hanno saputo affrontare le difficoltà che la vita non ha certo loro risparmiato. Pensate a quanto possa essere complicato per loro compiere azioni per noi banali, come correre, nuotare, andare in bicicletta, ecc. Eppure li abbiamo visti correre, nuotare, andare in bicicletta, ecc. ad alti livelli. Campioni nello sport ma anche nella vita, perchè capaci di non arrendersi all’evidenza della loro disabilità.
Vi riporto un’intervista alla simpatica Cecilia Camellini (tratta da Popotus del 6 settembre 2012), che ci ha regalato delle bellissime medaglie:

Cecilia ha vent’anni, è non vedente dalla nascita, ma le basta ascoltare il rumore dell’acqua di una piscina perché le sue braccia comincino a girare come mulinelli. Con la spinta delle gambe il suo corpo diventa leggero e prende quella velocità che la porta, spesso, a toccare per prima il bordo della vasca. Così nessuna meraviglia se la prima medaglia d’oro del nuoto alle Paralimpiadi (i Giochi per atleti disabili) di Londra 2012 è arrivata da Cecilia Camellini. Che ci ha preso gusto e ha calato il tris: un altro oro e un bronzo, dopo i due argenti vinti alle precedenti Paralimpiadi di Pechino, quando aveva solo sedici anni. Cecilia vive al buio come tutte le persone cieche, ma si illumina ogni giorno perché è un vulcano di idee. Oltre alla passione per il nuoto coltiva anche quella per i cavalli; nel frattempo fa atletica, scia, ama leggere e suonare il pianoforte. Lo sport è in cima ai suoi pensieri, ma Cecilia si dedica seriamente anche allo studio. Al liceo classico si è diplomata con il massimo dei voti e ora è iscritta alla facoltà di Psicologia. Un genio? «No, sono una ragazza normale», dice Cecilia che nonostante i suoi successi nel nuoto non vuole essere paragonata al “fenomeno” Federica Pellegrini: «Siamo diverse. Io e Federica siamo solo due colleghe». È un collega, un atleta tetraplegico, anche il suo fidanzato Francesco Bettella, in gara pure lui a Londra 2012. «Con Francesco stiamo bene insieme, siamo l’uno il sostegno dell’altro», racconta tenera Cecilia. Realizzati tutti i suoi desideri di vittoria alle Paralimpiadi, ci racconta dell’ultimo sogno che sta per concretizzarsi: «Sto aspettando un cane guida». Un nuovo amico a quattro zampe che l’aiuti a muoversi per la città e l’accompagni tutti i giorni in piscina a nuotare.

Che ne dite? Non è un bell’esempio di costanza e fiducia nella vita?