San Francesco e il Sultano

Un episodio della vita di san Francesco che può aiutarci a comprendere che il vero dialogo non può esistere senza il coraggio della verità.

IL SULTANO E SAN FRANCESCO D’ASSISI Il Sultano d’Egitto sottopose a Francesco D’Assisi un’altra questione: “II vostro…
Posted by Alla quercia di Mamre on Domenica 27 dicembre 2015

Smettiamo di odiare

Un impegno per questo Natale che si avvicina, suggerito dalle parole di Ernesto Olivero in Avvenire del 6 dicembre 2015.
«All’Arsenale della Pace abbiamo uno slogan: la parola Odio con la “o” cancellata si trasforma nella parola Dio. Ce l’ha regalato un amico molto creativo che respira con noi. E noi continuiamo a offrirlo a tutti.
Oggi in nome di Dio l’odio acceca. Il nostro slogan è diventato una triste profezia: ci si odia in nome di Dio. Sappiamo bene che dietro apparenti contrapposizioni religiose si nascondono motivi puramente economici.
Probabilmente, così come otto secoli fa i grandi imperi si sono dissolti per diventare nazioni, stiamo vivendo una spinta tellurica, inarrestabile, che ribalterà il modo di intendere gli Stati. Stiamo vivendo un grande passaggio storico.

In tutto questo, forse pilotato, strumentalizzato, ecco rispunta l’odio religioso.

L’odio in nome di Dio è una bestemmia, un controsenso. Siamo tutti figli, e dunque tutti fratelli, senza divisioni di razze, etnie, religioni, nazionalità, culture. Siamo il corpo dell’umanità, uomini e donne. Non ci sono altre definizioni, se non questa.
Invece purtroppo c’è chi cade nella trappola. C’è chi si è messo ad odiare in nome di Dio, dunque negando il Dio cui pensa di credere.
Si odia perché si è insicuri, impauriti di essere insignificanti. Per questo si cerca sempre un nemico da abbattere. Un nemico mi fa sentire che esisto, che conto qualcosa. Per molti, odiare è esistere.

Almeno per i vostri figli, non fatelo. Riflettete. Ogni vostro sentimento negativo, assorbito dai vostri bambini, può contribuire, fra non molto, a una catastrofe dell’umanità.
Noi ci impastiamo ogni giorno con i bambini, i ragazzini, i giovani. Lavoriamo con loro da anni. I bambini ci raccontano i discorsi che sentono a casa, e sono discorsi che fanno paura. Sono parole di odio. Equivalgono a pallottole, a droni, a kalashnikov e, Dio non voglia, a bombe atomiche pronte ad esplodere.
Non ci vuole solo un’ecologia della natura; ci vuole un’ecologia del linguaggio, anzi, un’ecologia del cuore e della mente.

Non fatevi accecare dall’odio, dal sentimento più facile, più a portata di mano. Pensate al futuro dei vostri figli. Se continuerete ad alimentare il vostro odio, se non farete nulla per trasformarlo in rispetto, attenzione, considerazione dell’altro, non ci sarà futuro per i vostri figli. Il vostro odio sta tagliando le ali ai sogni dei vostri figli.
 Mi ricordo di una volta che abbiamo invitato giovani rappresentanti di alcune religioni in tensione tra loro. Sono arrivati bollenti, pronti ad azzuffarsi, ad aggredire. Vivendo insieme qui con noi, conoscendosi, lavorando insieme le tensioni sono sparite, hanno collaborato e quando si sono salutati alla fine erano amici. Si erano scoperti uguali, nell’umanità, nelle aspirazioni, nei sogni.

Quell’esperienza insegna che si può, si può riconoscersi fratelli, uomini e donne con la stessa origine e la stessa meta. Si può collaborare per costruire insieme un mondo dove le divisioni non hanno senso di esistere, dove la terra, l’acqua e il cibo bastano per tutti, dove il denaro è diviso equamente e non è, come adesso, nelle mani di pochi che hanno tutto l’interesse ad alimentare l’odio in nome di Dio. Che in sé è una contraddizione in termini.
Perché l’odio contraddice Dio, e Dio annulla ogni odio.
Smettete di odiare. Abbattete in voi la parola odio. Trasformatela, non dico in amore, perlomeno in rispetto e umanità. Fatelo, almeno per i vostri figli».

Per orientarsi nella scelta della scuola superiore

Lentamente, ma inesorabilmente, ci stiamo avvicinando alla scelta della scuola superiore.
Abbiamo riflettuto, all’interno dell’irc, su come arrivare a scelte il più possibile mature e consapevoli, e adesso, come referente per l’orientamento, vi suggerisco alcune dritte più immediate.
Per prima cosa vi invito a dare un’occhiata su quanto è stato postato negli anni passati e di materiale ne troverete parecchio.
Con questo post aggiungo ulteriori risorse.
In particolare vi suggerisco di andare a dare un’occhiata ad un sito che vi aiuterà a scoprire diverse professioni. Certamente il mondo del lavoro è ancora lontano per voi, ma credo sia molto utile avere un’idea sulle diverse attività lavorative. Per questo vi invito a cliccare qui. Verrete indirizzati al sito “orienta online” dell’Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori).
Un altro riferimento utile è la piccola guida per orientarsi e scegliere al meglio, che ho trovato in Focus Junior. Cliccate qui.
Vi lascio anche un’immagine che riassume i diversi indirizzi della scuola superiore e una vignetta per sorridere un po’, ma anche per pensare.

Facciamo parlare il presepe

Di fronte alle polemiche sul “presepe sì, presepe no” nelle scuole, mi sembra molto appropriato il commento che ho trovato su Popotus di Avvenire.
«Non è bello fare la guerra nel presepio. Se c’è un posto e un giorno – siete d’accordo? – in cui la fraternità e l’amicizia tra i popoli dovrebbero regnare assolute, questo è il Natale di Betlemme.
E invece non c’è pace vicino alla grotta, persino quando è costruita di semplice cartapesta: qualcuno la vorrebbe nascondere, perché sostiene che le persone di altre religioni non possono sopportare nemmeno di vederla; a qualcun altro invece piacerebbe imporla per forza, come il segnaposto di uno spazio riservato soltanto ai cristiani.
Non è giusto né un modo di fare né l’altro: cancellare il presepe (oppure negare le canzoni natalizie della tradizione solo perché citano Gesù Bambino) vuol dire infatti dimenticarsi un pezzo importante della storia in cui ci siamo trovati per nascita, prima ancora che per religione; sarebbe come – per fare un esempio – eliminare la bandiera italiana dalla vostra scuola perché ci vengono anche tanti bambini di diverse nazionalità…
Però è profondamente sbagliato pure «usare» un simbolo mite come il Bambinello adagiato sulla paglia tra il bue e l’asino per dividerci tra uomini o addirittura combattere coloro che hanno un altro Dio (riprendendo l’esempio: sarebbe come obbligare chi ha un passaporto estero a tifare la nostra Nazionale di calcio solo perché vive in Italia…).
Anche nel presepio «originale», quello di 2015 anni fa in Palestina, oltre a Giuseppe e Maria c’erano tanti ebrei (i pastori), magari lì vicino passò qualche viaggiatore proveniente da nazioni lontane o un paio di romani, di sicuro vi si recarono i misteriosi Magi, che forse erano persiani e certamente di religione straniera.
Nessuno tuttavia si offese perché c’era chi si inginocchiava ad adorare quel Bambino, e nessuno nemmeno cacciò via quelli che gli sembravano fuori posto in quanto di altra fede.
Perché dunque non dovrebbe essere lo stesso anche oggi? Nel cielo della grotta gli angeli reggono da sempre la scritta: «Pace in terra agli uomini di buona volontà», anzi (con una traduzione migliore) «agli uomini che Dio ama»: proprio tutti, cioè, a qualunque religione credano.
Fuori dal presepio le battaglie a colpi di muschio».
Facciamo allora parlare il presepio, che ha da dire tante cose a tutti:
a chi non è accolto, come accadde per Gesù e la sua famiglia e a chi non accoglie, come molte volte facciamo noi, gelosi del nostro benessere o pieni di paure;
a chi è costretto a vivere il lavoro quasi come una nuova schiavitù, tanto da non poter fermarsi mai, come le statuine di quei presepi meccanici che, ininterrottamente, compiono gli stessi gesti;
a chi, come altre statuine, si dà alle gozzoviglie e si lascia sfuggire l’evento che può dare veramente senso alla sua vita;
e infine, a chi, quel senso lo va cercando e lo contempla, come i figuranti del presepio che mettiamo vicini a Gesù, compresi i Re Magi che rappresentano i cercatori di verità di ogni parte del mondo.
Pace a tutti!!!