Il dono vero del Natale

Dall’Omelia di Papa Francesco nella notte di questo Natale 2019.

Ecco il dono che troviamo a Natale: scopriamo con stupore che il Signore è tutta la gratuità possibile, tutta la tenerezza possibile.
La sua gloria non ci abbaglia, la sua presenza non ci spaventa.
Nasce povero di tutto, per conquistarci con la ricchezza del suo amore.
E’ apparsa la grazia di Dio.
Grazia è sinonimo di bellezza.
Stanotte, nella bellezza dell’amore di Dio, riscopriamo pure la nostra bellezza, perché siamo gli amati da Dio.
Nel bene e nel male, nella salute e nella malattia, felici o tristi, ai suoi occhi appariamo belli: non per quel che facciamo, ma per quello che siamo. c’è in noi una bellezza indelebile, intangibile, una bellezza insopprimibile che è il nucleo del nostro essere.
Oggi Dio ce lo ricorda, prendendo con amore la nostra umanità e facendola sua, “sposandola” per sempre.

Per una quaresima ecologica

Per i 40 giorni che precedono la Pasqua, il Papa propone quest’anno di «entrare nel deserto del creato» perché torni ad essere «quel giardino della comunione con Dio» per portare «la speranza di Cristo anche alla creazione» e liberarla dalla schiavitù della corruzione.
Come ci si può riuscire?
Nel suo Messaggio per la Quaresima 2019 Francesco torna a proporre i 3 strumenti dei periodi di crescita spirituale: il digiuno, la preghiera e l’elemosina.
– Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di ‘divorare’ tutto per saziare la nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore;
– Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia;
– Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene.
E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità, si legge nel Messaggio per la Quaresima 2019, che usa il linguaggio dell’ecologia e mostra una grande speranza. La ‘quaresima’ del Figlio di Dio è stata un entrare nel deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini, scrive il Papa.
La nostra Quaresima sia un ripercorrere lo stesso cammino, per portare la speranza di Cristo anche alla creazione, che sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Francesco unisce essere umano e creato sottolineando che se l’uomo vive da figlio di Dio, se vive da persona redenta, che si lascia guidare dallo Spirito Santo e sa riconoscere e mettere in pratica la legge di Dio, cominciando da quella inscritta nel suo cuore e nella natura, egli fa del bene anche al creato, cooperando alla sua redenzione.
Da it.aleteia.org


Favola di Natale 2018

In quel tempo l’Angelo di Dio portò l’annuncio ai pastori di andare a Betlemme: avrebbero trovato un bambino deposto in una mangiatoia.

Come i pastori giunsero davanti alla capanna, la trovarono chiusa. C’era un cartello con su scritto: «Comune di Betlemme. A seguito di verifiche strutturali e della relativa documentazione edilizia, questa abitazione viene dichiarata inagibile, per violazione delle norme urbanistiche».
I pastori allora chiesero in giro e venne detto loro che erano venuti anche gli ispettori del Dipartimento di Igiene ed avevano fatto uscire tutti, perché partorendo in una stalla avevano violato le norme igieniche.

Poi la Protezione Animali aveva portato via l’asino ed il bue perché: l’asino non risultava vaccinato nel registro degli animali da trasporto, mentre il bue andava abbattuto avendo superato l’età prevista per gli animali da macello.
Quando chiesero dove fosse san Giuseppe, risposero che era in carcerazione preventiva in attesa di giudizio, dopo aver perso la patria potestà, perché non si era rivolto al reparto di ostetricia, ma aveva favorito una nascita a rischio.

Poi era passibile del reato di: abuso della professione infermieristica, per avere prestato assistenza ad una partoriente, privo di adeguati titoli professionali.
La Madre invece era stata portata con ricovero coatto in una comunità di assistenza e cura psichiatrica.

Perché non aveva voluto seguire la procedura di aborto terapeutico per motivi di disturbo mentale consigliatale a Nazareth dal Consultorio locale, quando aveva dichiarato di essere incinta, ancora vergine, per opera dello Spirito Santo.
Il Bambino infine era stato portato al reparto di neonatologia dell’ospedale di Gerusalemme, ma era misteriosamente sparito.

Al suo posto era stato trovato un biglietto con questo scritto:

«Cari signori, ritorno in cielo, perché anche se sono onnipotente, temo di non riuscire a svolgere la mia opera di salvezza, finché non avrete trovato il modo di liberarvi da questa massa di leggi e decreti, che voi avete scritto, credendo di salvare il mondo a forza di leggi fatte per obbligare gli altri, ma senza impegnarvi davvero a diventare tutti, almeno un po’ di più, uomini di buona volontà».

Mons. Nazareno Marconi, Vescovo di Macerata, omelia della notte di Natale

Il presepe: mai per separare

Da Popotus del 13 dicembre 2018

Piccolo o grandissimo, artistico o casalingo, il presepe riassume lo spirito del Natale. Ed è bellissimo prepararlo insieme, lavorare la carta stagnola per il cielo e il laghetto, decidere in che ordine mettere le pecore, trovare il posto giusto, magari un po’ nascosto, per il pastore addormentato. Di fronte alla grotta di Gesù Bambino anche chi non è lo più torna piccolo. Riscopre l’importanza della famiglia, prepara il cuore alla festa, sente il desiderio di dividere quel che possiede con chi ha meno. Perché il presepe ci dice proprio questo: che abbassarsi rende grandi, che tutti sono invitati alla festa del Signore, che gli ultimi, i più soli, sono i primi agli occhi del Padre.
La Natività ci rivela l’amore folle di un Dio che si fa bambino, che pur di starci accanto accetta il freddo e la povertà, che agli applausi dei vip, degli uomini importanti, preferisce l’allegria semplice, un po’ grossolana, di chi ha le mani sporche di fatica.
Per questo stupisce e fa male vedere il presepe impugnato come un bastone, diventare “segno” che divide, sentir dire che è un obbligo farlo, che chi non lo accetta va considerato straniero e non ha posto tra noi. Ma sbagliato sarebbe anche modificare la realtà delle cose, presentare Giuseppe e Maria come naufraghi, cosa non vera, in nome di una battaglia politica contro misure, ingiuste, a danno dei poveri. Non serve, non ce n’è bisogno.
Il messaggio del presepe è semplice, per capirlo basta avvicinarsi. Guardando la povertà della mangiatoia, la grotta fredda dove nasce il Dio Bambino, diventa facile volere bene ai piccoli, si sente il bisogno di essere più accoglienti, viene spontaneo ringraziare. No, il presepe non è un muro di separazione ma una lezione di ospitalità, il coraggio dei miti opposto all’arroganza dei forti, l’abbraccio che si stringe al petto chi non ha voce. I poveri, gli stranieri, gli ultimi, gli scartati.

L’anno liturgico

L’Anno Liturgico è l’articolazione del calendario annuale della liturgia della Chiesa cattolica. Nel Rito Romano inizia con la prima domenica di Avvento, a fine novembre – inizio dicembre (nel Rito Ambrosiano è anticipato di due settimane a causa della diversa durata dell’Avvento) e termina con l’ultima settimana del Tempo ordinario (con l’ultima settimana del Tempo Dopo Pentecoste nel Rito Ambrosiano).
Esso è costituito da:
un calendario di celebrazioni articolate attorno al mistero pasquale di Cristo, con il ciclo maggiore della Pasqua e il ciclo minore del Natale;
un ciclo di letture bibliche per la celebrazione dell’Eucarestia di tutti i giorni dell’anno;
un ciclo di letture bibliche e patristiche, nonché di altri testi, per la Liturgia delle Ore. [Fonte: Cathopedia]

Per capire come funziona l’anno liturgico vi lascio una presentazione che ho trovato nel sito www.qumran2.net il cui autore è don Boguslaw Kadela.


La prima proposta per la classe seconda: Tempi e luoghi dell’incontro con Dio

Nei nostri paesi sono ancora vive diverse tradizioni religiose: la festa del patrono, la processione del Venerdì Santo, Presepi viventi e altro ancora. La religiosità della gente della nostra terra è anche espressa dalle tante chiese presenti nel territorio e che oggi, purtroppo, per la maggior parte sono chiuse, quando non crollate, a causa del terremoto dell’anno scorso.
Le persone, anche quando sono lontane dalla pratica religiosa, provano attaccamento per questi luoghi e per queste tradizioni. Fanno parte della cultura in cui sono cresciuti.
Luoghi di culto e tradizioni religiose si trovano in ogni parte del mondo e in ogni epoca storica. Gli esseri umani hanno espresso ed esprimono così il loro legame con il divino.
Questa proposta didattica vuole offrire un contributo alla conoscenza del luoghi di culto e dei riti, in particolar modo delle religioni monoteiste, in un’ottica di rispetto e dialogo. L’ignoranza è la radice di ogni incomprensione e chiusura.