La prima proposta per la classe seconda: Tempi e luoghi dell’incontro con Dio

Nei nostri paesi sono ancora vive diverse tradizioni religiose: la festa del patrono, la processione del Venerdì Santo, Presepi viventi e altro ancora. La religiosità della gente della nostra terra è anche espressa dalle tante chiese presenti nel territorio e che oggi, purtroppo, per la maggior parte sono chiuse, quando non crollate, a causa del terremoto dell’anno scorso.
Le persone, anche quando sono lontane dalla pratica religiosa, provano attaccamento per questi luoghi e per queste tradizioni. Fanno parte della cultura in cui sono cresciuti.
Luoghi di culto e tradizioni religiose si trovano in ogni parte del mondo e in ogni epoca storica. Gli esseri umani hanno espresso ed esprimono così il loro legame con il divino.
Questa proposta didattica vuole offrire un contributo alla conoscenza del luoghi di culto e dei riti, in particolar modo delle religioni monoteiste, in un’ottica di rispetto e dialogo. L’ignoranza è la radice di ogni incomprensione e chiusura.

Ogni spazio ha il suo perché

La torre pendente a Pisa. Quella tutta in ferro progettata da Eiffel a Parigi. La Statua della Libertà a New York. Un edificio (per le sue proporzioni anche la scultura alle porte di Manhattan lo è) può diventare il simbolo di una città, al punto che la nostra fantasia identifica quel luogo con quella costruzione. 

A volte però gli edifici sono talmente forti da disegnare attorno a sé la città, preesistente, presente e futura, e gettare la loro luce tutta attorno.
Sono più di un simbolo, di un’immagine. Sono corpo di una storia ancora in corso.
Se su Google Maps osservate la piantina di Milano, noterete che è fatta da una serie di strade come anelli concentrici che si allargano da un punto particolare: il Duomo. Ma non basta dire che la Cattedrale è fisicamente il cuore della metropoli. Questa chiesa, grande, bellissima, incarna come niente altro lo spirito e l’ambizione di questa città.
Noi oggi fatichiamo a immaginarlo, abituati a costruzioni realizzate con materiali di ogni tipo, ma quando incominciò a salire e a prendere forma, questo Duomo doveva apparire come un Ufo atterrato nel mezzo della pianura padana. Osservate bene di cosa è costruito e guardatevi attorno.
Marmo (rosa per la precisione). Ma lì in giro per chilometri e chilometri non c’è una montagna, non una cava. E infatti il materiale per eccellenza dell’architettura di pianura è il “cotto”, ossia il mattone, fabbricato con l’argilla. Di pietra, costosissima, si ricoprivano facciate, non certo edifici interi, e di questa dimensione!
La costruzione del Duomo di Milano è dunque una sfida, la dimostrazione della capacità di una città di superare i propri limiti. Per far questo furono costruite vie d’acqua (i famosi “navigli”) che dal Lago Maggiore consentissero il trasporto del marmo fino al cantiere: canali che per secoli hanno caratterizzato la forma e il funzionamento della città. Non stupisce che ci siano voluti più di cinquecento anni per terminare questa cattedrale. Ancora oggi i milanesi quando una faccenda è tanto lunga che pare non finire mai, dicono che «la par la fàbrica del Dòmm»…
Il Duomo di Milano è stato concepito per suscitare ammirazione e meraviglia. Così alto, aguzzo e bianco, doveva sembrare una montagna spuntata al centro della pianura. I viaggiatori del passato raccontano come dava il meglio di sé nelle notti di luna piena, quando la superficie del marmo diventava d’argento e brillava come un’apparizione da un’altra dimensione.
Oggi l’illuminazione artificiale ci ha tolto la possibilità di rivivere quell’emozione.
Ma la meraviglia e lo stupore restano intatti.

Quell’Ufo nel centro mette in moto Milano, da Popotus del 4 settembre 2014

Basiliche, chiese e cattedrali

In questo periodo la basilica di San Pietro è stata e continua a essere al centro dell’attenzione di tutto il mondo. Da dove viene la parola basilica?
Basilica è una parola latina che deriva dalla parola greca basilikè, che significava reggia. Nell’antica Roma si chiamava basilica l’edificio pubblico di forma rettangolare con grandi sale e corridoi: serviva per riunioni politiche, comizi, letture. Poi il nome è passato a indicare l’edificio dell’antica architettura cristiana derivato dalla basilica romana, diviso all’interno da colonne o pilastri e destinato alle cerimonie religiose. Mentre la parola basilica indica una chiesa di grandi dimensioni e importanza, di forma allungata, che termina con un’abside e alla quale sono riconosciuti particolari privilegi liturgici, la parola chiesa indica un edificio che può anche essere di dimensioni e forma varie: la parola viene dal latino ecclesiam, che derivava dalla parola greca ekklesia, che significava assemblea, riunione, e che è stata usata prima per indicare la riunione, la comunità dei cristiani, e poi anche l’edificio consacrato destinato alla preghiera e alle cerimonie religiose. Dunque possiamo usare la parola chiesa per indicare l’edificio sacro (andare in chiesa; una chiesa barocca) ma anche, in senso più generale, l’insieme dei fedeli o dei sacerdoti o la comunità spirituale formata da tutti i cristiani (Gesù Cristo fondò la Chiesa). Ancora diversa è la storia di cattedrale, che si chiama così perché al suo interno c’è la cattedra, cioè il seggio del vescovo; infatti la cattedrale è la chiesa principale di una diocesi: al suo interno c’è la cattedra vescovile e il vescovo vi presiede le celebrazioni religiose.

Da Popotus del 19 marzo 2013

The Gospel Trail

Un itinerario lungo i luoghi della vita di Gesù: questo è il Gospel Trail (il sentiero del Vangelo). L’itinerario si snoda attraverso il nord di Israele e segue letteralmente i luoghi più importanti del Nuovo Testamento. Sono circa 62 km di lunghezza con un percorso che si dirige a sud di Nazareth attraverso diverse città ebraiche e arabe fino a Cafarnao, il villaggio di pescatori dove fece base più volte Gesù.
Il pittoresco inizio del sentiero, con il Monte del Precipizio ricorda ai visitatori l’episodio Gesù che rischiò di essere quasi buttato giù da una rupe dopo una predica tenuta in una vicina sinagoga. Il percorso poi si snoda attraverso la valle di Jezreel e con deviazione sul Monte Tabor, il luogo della Trasfigurazione. C’è anche un sentiero laterale che porta a Kfar Kana, il luogo delle famose Nozze di Cana, in cui Gesù trasformò l’acqua in vino, secondo il Nuovo Testamento. Da non perdere anche la salita al Monte delle Beatitudini.

La madonna di Guadalupe

Alcune sere fa, ho accolto l’invito rivolto da un sacerdote, amico di famiglia, di assistere nella sua parrocchia ad un video-documentario sulla Madonna di Guadalupe, per vivere al meglio questo mese mariano.
Maria appare alle persone più umili e nei momenti di maggior bisogno, come nel Messico del 1531,ma soprattutto, come testimonia quell’apparizione, invita gli uomini a riscoprire la comune origine, pur nelle differenze legate alla cultura e alle tradizioni. L’immagine impressa, in modo ancora inspiegabile, nel mantello dell’indio a cui Maria apparve, è ricca infatti di simbologie che potevano essere ben comprese dalle popolazioni indie, ma anche dagli stessi spagnoli. E’ come se Maria avesse usato registri linguistici diversi, come accadde a Pentecoste (ricordate il miracolo delle lingue?) per portare un messaggio di pace e speranza comprensibile a tutti.
Siamo nel dicembre del 1531 in Messico. La Madonna appare a un umile indio, ma nessuno gli crede. Su richiesta della Vergine l’indio avvolge nella sua tilma (un mantello di ayate, un ruvido tessuto di fibre d’agave, usato dagli indios poveri per coprirsi) delle rose di Castiglia, inspiegabilmente fiorite su una desolata pietraia. Davanti al vescovo apre il telo e si scopre il miracolo: vi è impressa l’immagine della Madonna.
L’immagine è straordinariamente reale. I risultati delle analisi, a cui il telo è stato sottoposte, sconvolgenti. Negli occhi della Vergine sono impresse le 13 figure presenti nel momento del miracolo. Le stelle del manto riproducono la posizione esatta degli astri nel giorno del miracolo (12.12.1531). La tecnica pittorica usata è sconosciuta. I colori si conservano intatti, la tela è incorrotta, nonostante quel tipo di tessuto sia piuttosto fragile e inadatto a durare nel tempo.
Ma non è tutto: una straordinaria connessione rivela che il nome di Guadalupe è nato in realtà nella regione dell’Estremadura in Spagna, e le sue radici risalgono addirittura all’Evangelista San Luca.
Vi lascio il trailer del documentario che ho avuto modo di vedere per intero.

Quest’altro video vi aiuterà a saperne di più.

Vi lascio anche alcuni link, per approfondire il mistero del telo.
Cliccate qui e qui.

L’Islam e i luoghi di Maria

Già sapevo che nel mondo musulmano la figura di Maria viene venerata e mi ha suscitato interesse un articolo di Avvenire di qualche giorno fa.
Ho letto che molti musul­mani, soprattutto donne, si soffermano davanti alle grotte innalzate nel mondo per onorare Maria oppure, passan­dovi accanto, volgono a lei il pen­siero e la invocano. E questo è un fatto comune ad esempio in Pakistan, dove la statua della Ver­gine Maria è completamente ve­lata secondo la cultura locale, mentre il grande pellegrinaggio nazionale di settembre a Marya­mabad («villaggio di Maria»), arriva a riunire centomila e talvolta oltre duecentomila pellegrini, tra cui moltissimi sono proprio i musulmani.
La devozione islamica verso la Ma­donna si riscontra in modo evi­dente a chi visiti il Santuario di Nostra Signora del Libano sopra Beirut, ed è proprio in Libano che cristiani e musulmani hanno proposto di proclamare il 25 marzo, festa dell’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria, festa nazionale. L’idea è stata uf­ficialmente accolta dal primo mi­nistro Saad Hariri, sunnita mu­sulmano, e dichiarata, a partire dal 2010, ricorrenza festiva «na­zionale islamo-cristiana».
Altro luogo mariano visitato dai fedeli musulmani è il santuario di Sednay, a 30 km a sud di Damasco. Di tutto il Medio Oriente è la località più visitata da pellegrini, dopo Gerusalemme. Vi si ve­nera un’immagine della Madon­na, dipinta – si afferma – dallo stesso evangelista san Luca, at­torno alla quale nel 594 fu co­struito un santuario per volere dell’imperatore Giustiniano, do­po che ebbe una visione della Vergine mentre egli era a caccia.
Sempre in Siria, nel villaggio di Maaloula, dove la gente parla ancora ara­maico e tra le rocce di Kalamum sgorga un’acqua che si dice tau­maturgica, luogo di pellegrinag­gio di cristiani e musulmani. An­che al monastero di Deir-Mar-Musa giungono molti musulmani, soprattutto donne, che si rivolgo­no all’icona della Santa Vergine con profonda devozione.
Dal 18 al 25 maggio di ogni anno musulmani e cri­stiani celebrano in Egitto la na­scita di Maria e si recano a centi­naia di migliaia (raggiungendo anche i due milioni) al santuario mariano sul monte Al-Tir (Sa­mallut, provincia di Minya). Qui la «Sacra Famiglia» avrebbe sog­giornato per tre notti durante l’e­sodo in Egitto che, secondo la tradizione musulmana, sarebbe durato 12 anni.
Altro importante luogo di pellegrinaggio di ortodossi, cattolici e musulmani è, in Tur­chia, la casetta dove, secondo la tradizione, avrebbe passato gli ultimi anni di vita terrena la Ma­donna: nella montagna sopra E­feso, chiamata Meriem Ana. Là si recano continuamente anche musulmani (dicono che siano anche un milione in un anno), non tutti forse per pregare, ma certamente in ricordo e in omag­gio a Maria, madre di Gesù. 
Se volete leggere tutto l’articolo potete cliccare qui.

La Sagrada Familia

Domenica 7 novembre, grazie alla diretta televisiva, milioni di persone hanno potuto vedere l’interno della Sagrada Familia, la basilica progettata da Antoni Gaudì e non ancora ultimata, una cattedrale grandiosa che Benedetto XVI ha consacrato proprio quel giorno.
Gaudì è stato impegnato nella costruzione della Sagrada Familia per oltre quaranta anni, fino alla morte, avvenuta per un incidente (fu travolto da un tram) nel 1926.
Gaudì aveva progettato un colossale complesso con cinque navate longitudinali e tre trasversali, un’abside semicircolare, nove cappelle e due scale a chiocciola. Prevedeva inoltre tre facciate, Natività, Passione e Morte, Gloria di Cristo, dodici torri sulla facciata a rappresentare gli apostoli, torrione centrale con quattro torri (Cristo e gli Evangelisti) e la torre absidale (la Vergine). Alla sua morte le uniche parti realizzate erano l’abside, la cripta, la facciata della Natività e una torre. Tutt’ora continuano i lavori per portare a termine l’opera seguendo l’impostazione di Gaudì.
In questo video è possibile vedere come dovrà essere la basilica, una volta terminata.

Medjugorje, il mistero

Questa estate ero tra i tanti pellegrini che si recano a Medjugorje, questa piccola località della Bosnia Erzegovina dove da quasi trent’anni apparirebbe la Madonna a sei veggenti. Ho usato il condizionale perchè la Chiesa non si è ancora pronunciata ufficialmente su quegli eventi. Vi confesso che questa esperienza mi ha molto colpito e lasciato qualcosa nel profondo del mio animo. Chi mi conosce sa che non sono facile agli entusiasmi e che sono piuttosto razionale, però sento che qualcosa in me è accaduto.
Vi lascio questo filmato che parla delle apparizioni di Medjugorje.

Il viaggio della 2^E nei luoghi della fede

Per scoprire alcuni dei luoghi cari ai credenti delle varie religioni, gli alunni della 2^E si sono recati, virtualmente, alcuni a Santiago de Compostela, altri a La Mecca, altri ancora al fiume Gange. Tra i luoghi “visitati”, anche una piccola chiesa del nostro territorio, su cui Sara, Carolina e Giordano hanno preparato una presentazione in powerpoint.

Ve la propongo. Cliccate qui se non dovesse aprirsi la pagina.