Pluralismo e relativismo

Il pluralismo, espressione dell’incontro tra culture diverse, è un dato da accogliere e da valorizzare, dal momento che aspira alla convivenza il più possibile armoniosa di istanze e aspirazioni diverse e che non teme di proporsi e di legittimarsi sul terreno della politica, e che richiede certamente l’arte difficile dello scontro dialogico. Lo scontro fra opinioni diverse è l’anima della democrazia, quando non degeneri in conflitto sociale e serva alla causa comune: quella di riproporre nella sfera pubblica la molteplicità dei punti di vista, in ordine alla loro possibile convivenza. Il dialogo, in questo caso, perde il suo carattere retorico e utopista, per rivestire i panni di una pratica difficile e necessaria, rispettosa di tutte le differenti identità culturali e religiose.
Il relativismo, al contrario, punta a un obiettivo più ambizioso: affermando che i valori sono validi all’interno del proprio orizzonte di riferimento, non cerca il confronto o il riconoscimento, quanto piuttosto la battaglia per pretendere legittimità normativa e politica alle proprie istanze. Al relativista non interessa misurarsi con un criterio oggettivo e di natura; l’essenziale per lui è la difesa della propria soggettiva identità e visione. […] Più lontano dalle autentiche basi comunitarie della democrazia, il relativismo finisce in tal modo per mortificare un sano pluralismo, rifiutando il dialogo, perché questo significherebbe accogliere le altrui verità, sottoponendo le proprie convinzioni a un equilibrato argomentare razionale.

(Tratto da Così il relativismo nega il vero pluralismo, di Paola Ricci Sindoni,  Presidente di Scienza&Vita  in Avvenire del 25 luglio 2013)

Maria nel Corano

Milioni di musulmani si recano ogni anno in pellegrinaggio ai santuari mariani cattolici. Non solo ai grandi santuari come Fatima in Portogallo o Harissa in Libano, ma anche in Egitto, in Siria, in Iran. Musulmani – e soprattutto donne musulmane – vanno a chiedere grazie alla Madonna o a grandi santi cristiani, come san Charbel o san Giorgio. […]
In Egitto, ci sono almeno una decina di luoghi di pellegrinaggi alla Vergine, che commemorano il viaggio della Sacra Famiglia in Egitto. La tradizione è ricchissima nei testi apocrifi del IV-V secolo. Si può leggere alcuni brani nell’articolo di mons. Ravasi (oggi cardinale) del 28 dicembre 2007, per la festa dei Santi Innocenti, uscito sull’Osservatore Romano. Ogni anno, in agosto, in occasione della Festa della Dormizione (Assunzione di Maria) almeno un milione di pellegrini vanno in pellegrinaggio nei vari santuari della Madonna. I più famosi sono in Alto Egitto (nel Sud), quello di Giabal al-Tair, vicino a Samalut, a circa 200 chilometri dal Cairo. La festa dura 15 giorni, la gente prega, battezza i bambini (per i Musulmani il parrocco ha fatto anche una specie di battistero, visto la richiesta di battesimi anche da loro) e festeggia. Più al Sud, a circa 380 km dal Cairo e a 7 km di Assiut, a Deir Dronka dove si dice che la Sacra Famiglia sia stata e dove la Vergine si è riposata in una grotta, c’è un altro simile luogo di pellegrinaggio. […]
I musulmani si mettono in cammino verso questi santuari mariani, sapendo che Maria è la donna più elogiata nel Corano, l’unica donna nominata per nome, definita “Siddīqah” (verace, credente, santa), titolo riservato agli uomini (siddīq). Solo di essa è detto nel Corano che Dio l’ha “eletta” (inna Allāh istafāqī), e per due volte; e che Dio l’ha preferita su tutte le donne della terra (wa-faddalaki ‘ala nisā’ al-‘ālamīn); anzi, era consacrata (innī nadhartu mā fī batnī muharraran) nel seno della sua mamma, prima della nascita. Più ancora, un detto sacro (attribuito a Muhammad e considerato come detto sicurissimo) dice che ogni bambino, quando nasce, è “toccato” da Satana, all’eccezione di Maria e suo figlio; detto che somiglia al concetto dell’Immacolata Concezione. Maria è, nel Corano, “la purissima”, perché Dio stesso l’ha resa pura. Nell’annunciazione, Maria dice all’Angelo, in due capitoli diversi : “Come avrò un bambino, allorché nessun esser umano mi ha mai toccato?”. Percio’, Gesù viene chiamato nel Corano: “Il Cristo Gesù, figlio di Maria” (al-Masīh ‘Īsā Ibn Mariam): mai qualcuno è chiamato in arabo “figlio di … (una donna)”, ma sempre di … un uomo; e però Gesù essendo nato da una donna che non ha conosciuto uomo, non poteva essere chiamato “figlio di Giuseppe”! Perciò il Corano, nell’ultimo versetto (12) del capitolo 66 (al-Tahrīm), recita: “E Maria, figlia di ‘Imran, che conservò la sua verginità; insufflammo in lei il Nostro Spirito. Attestò la veridicità delle parole del Suo Signore e delle Sue Scritture, e fu una delle devote”. Quando nell’islam si nomina Maria, si aggiunge: “‘Alayhā l-salām” (su di essa sia la pace), un titolo che non è dato a nessun santo. Questo titolo viene dato anche dai cristiani a Maria. Vi è tutta una letteratura su Maria nel Corano, scritta da musulmani e da cristiani. […]
La cosa più simbolica è stata la decisione del parlamento libanese di creare, tre anni fa, una festa nazionale per tutti, scegliendo la festa dell’Annunciazione di Maria. È stata una decisione voluta da cristiani e musulmani. Nel Corano ricorre due volte il racconto dell’annunciazione (nei capitoli 3 e 19), quasi negli stessi termini del Vangelo, e con uno stile molto più elegante e solenne. In questi testi si attribuisce alla Madonna un carattere di forte sottomissione a Dio e di stupore per quanto le succede, così che Dio stesso la conforta. Queste esperienze spingono ad una collaborazione, ad una sintonia spirituale con molti musulmani.

Tratto da Samir Khalil Samir in AsiaNews.it (26 luglio 2013)

Papa Francesco ai musulmani: formare i giovani al rispetto per l’altro


In occasione della fine del Ramadan (oggi è la festa solenne della rottura del digiuno), il Papa ha personalmente inviato un messaggio a tutti i musulmani.
Ecco il testo:
«Ai musulmani nel mondo intero. È per me un grande piacere rivol­gervi il mio saluto in occasione del­la celebrazione di «Id al-Fitr» che conclu­de il mese di Ramadan, dedicato princi­palmente al digiuno, alla preghiera e all’e­lemosina.
È ormai tradizione che, in questa occasio­ne, il Pontificio Consiglio per il dialo­go interreligioso vi mandi un messag­gio augurale, accompagnato da un te­ma offerto per la riflessione comune. Quest’anno, il primo del mio pontifi­cato, ho deciso di firmare io stesso que­sto tradizionale messaggio e di inviar­velo, cari amici, come espressione di stima e amicizia per tutti i musulma­ni, specialmente coloro che sono capi religiosi.
Come tutti sapete, quando i cardina­li mi hanno eletto come vescovo di Roma e pastore universale della Chiesa cattolica, ho scelto il nome di «Fran­cesco», un santo molto famoso, che ha a­mato profondamente Dio e ogni essere u­mano, al punto da essere chiamato «fra­tello universale». Egli ha amato, aiutato e servito i bisognosi, i malati e i poveri; si è pure preso grande cura della creazione. Sono consapevole che, in questo periodo, le dimensioni familiare e sociale sono par­ticolarmente importanti per i musulmani e vale la pena di notare che vi sono certi pa­ralleli in ciascuna di queste aree con la fe­de e la pratica cristiane.
Quest’anno, il tema su cui vorrei ri­flettere con voi e con tutti coloro che leggeranno questo messaggio, e che riguarda sia i musulmani sia i cristiani, è la promozione del mutuo ri­spetto attraverso l’educazione.
Il tema di quest’anno intende sottolinea­re l’importanza dell’educazione nel modo in cui ci compren­diamo gli uni gli altri, sulla base del mutuo rispetto. «Rispetto» signifi­ca un atteggia­mento di genti­lezza verso le per­sone per cui nu­triamo considera­zione e stima. «Mutuo» significa che questo non è un processo a senso unico, ma qualcosa che si condivide da en­trambe le parti.
Ciò che siamo chiamati a rispet­tare in ciascuna persona è innan­zitutto la sua vita, la sua integrità fisica, la sua dignità e i di­ritti che ne scaturiscono, la sua reputazio­ne, la sua proprietà, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte poli­tiche. Siamo perciò chiamati a pensare, parlare e scrivere dell’altro in modo ri­spettoso, non solo in sua presenza, ma sempre e dovunque, evitando ingiuste critiche o diffamazione. Per ottenere questo scopo, hanno un ruolo da svol­gere le famiglie, le scuole, l’insegna­mento religioso e ogni genere di mezzi di comunicazione sociale. Venendo ora al mutuo rispetto nei rapporti interreligiosi, special­mente tra cristiani e musulmani, siamo chiamati a rispettare la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli e valori. Uno speciale rispetto è dovuto ai capi religiosi e ai luoghi di culto. Quan­to dolore arrecano gli attacchi all’uno o all’altro di questi! Chiaramente, nel manifestare rispetto per la religione degli altri o nel porgere loro gli auguri in occasione di una cele­brazione religiosa, cerchiamo sempli­cemente di condividerne la gioia, senza fare riferimento al contenuto delle loro convinzioni religiose. Riguardo all’educazione della gioventù musulmana e cristiana, dobbiamo for­mare i nostri giovani a pensare e parla­re in modo rispettoso delle altre religio­ni e dei loro seguaci, evitando di mette­re in ridicolo o denigrare le loro convin­zioni e pratiche. Sappiamo tutti che il mutuo rispet­to è fondamentale in ogni relazio­ne umana, specialmente tra perso­ne che professano una credenza reli­giosa. È così che può crescere un’amici­zia sincera e duratura.
Nel ricevere il corpo diplomatico ac­creditato presso la Santa Sede, il 22 marzo 2013, ho detto: «Non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. Per questo è importante inten­sificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’islam, e ho molto apprezzato la presenza, du­rante la Messa d’inizio del mio mini­stero, di tante autorità civili e religiose del mondo islamico». Con queste paro­le, ho voluto ribadire ancora una volta la grande importanza del dialogo e del­la cooperazione tra credenti, in parti­colare tra cristiani e musulmani, e la ne­cessità di rafforzarla.
Con tali sentimenti, rinnovo la mia speranza che tutti i cristiani e mu­sulmani possano essere veri pro­motori di mutuo rispetto e amicizia, in particolare attraverso l’educazione.
Vi porgo, infine, i miei migliori auguri e preghiere affinché le vostre vite possa­no glorificare l’Altissimo e arrecare gioia a coloro che vi circondano. Buona festa a tutti voi!»
Francesco

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