L’Amore è l’unica alternativa all’odio che distrugge

Quanto è lontana l’umanità dalla vera pace!!!
Le notizie di ogni giorno, tra lanci di missili, democrazia negata,uccisioni di mafia e di camorra (e non continuo per non intristirci!) non ci fanno ben sperare.
Vi riporto alcune parole pronunciate dal Papa durante l’Angelus di domenica 5 luglio:

“Cari fratelli, sta scritto nella Genesi che il sangue di Abele, ucciso dal fratello Caino, grida a Dio dalla terra (cfr 4,10). E purtroppo, oggi come ieri, questo grido non cessa, perché continua a scorrere sangue umano a causa della violenza, dell’ingiustizia e dell’odio. Quando impareranno gli uomini che la vita è sacra e appartiene a Dio solo? Quando comprenderanno che siamo tutti fratelli? Al grido per il sangue versato, che si eleva da tante parti della terra, Dio risponde con il sangue del suo Figlio, che ha donato la vita per noi. Cristo non ha risposto al male con il male, ma con il bene, con il suo amore infinito”.
“Se Dio ci ha amati così – dice l’evangelista Giovanni – anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1Gv 4,11).
Per chi è cristiano non c’è alternativa all’amore verso Dio e i fratelli, a qualunque popolo, religione o cultura essi appartengano.
Soltanto l’Amore ci salverà.
Come dice anche Roul Follereau:
“(…) amare, amare…Allora una grande primavera sconvolgerà la terra e tutto in noi fiorirà”.

La prima enciclica sociale di Benedetto XVI

Si chiama “Caritas in veritate” la prima enciclica sociale di papa Benedetto. E’ stata pubblicata martedì 7 luglio, alla vigilia del G8, quasi ad incoraggiare i potenti della terra riuniti all’Aquila, affinchè si adoperino per ricercare il bene comune, da cui solo può scaturire un autentico sviluppo per i popoli.
L’enciclica è indirizzata non solo al mondo cattolico, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà.
Cosa dice il papa in questa enciclica?
Innanzitutto il Pontefice ricorda che “la Carità nella verità, di cui Gesù s’è fatto testimone” è “la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera“. Lo sviluppo è davvero “integrale” quando è “volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo“. Le cause del sottosviluppo non sono solo di ordine materiale, ma sono conseguenza della mancanza di fraternità tra gli uomini e i popoli. “La società sempre più globalizzata – dice il Papa – ci rende vicini, ma non ci rende fratelli“.
L’obiettivo del profitto “senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà“. Per il Papa è necessaria una “riprogettazione globale dello sviluppo“.
L’economia senza solidarietà non funziona; l’etica è necessaria per il suo corretto funzionamento. Non un’etica qualsiasi, però, ma un’etica amica della persona. La centralità della persona deve essere il principio guida negli interventi per lo sviluppo.
Per quanto riguarda l’ambiente, i credenti sanno che la natura è un dono di Dio da usare responsabilmente, mentre l’accaparramento delle risorse da parte di Stati e gruppi di potere è “un grave impedimento per lo sviluppo dei Paesi poveri“.
Lo sviluppo dei popoli “dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia “.
Con la negazione “del diritto a professare pubblicamente la propria religione“, la politica “assume un volto opprimente e aggressivo” e “nel laicismo e nel fondamentalismo si perde la possibilità di un dialogo fecondo” tra la ragione e la fede.
Il Papa ci ricorda anche che ogni migrante “è una persona umana” che “possiede diritti che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione“.
Per quanto riguarda lo sviluppo e la tecnica, nell’enciclica viene sottolineato il rischio di una tecnologia che pretenda di avere una libertà assoluta. Il Papa afferma che “la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza“.
L’enciclica si conclude dicendo che lo sviluppo “ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera“, di “amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace“.

L’inquinamento del cuore

Ciminiere Ieri il Papa, nell’omelia di Pentecoste ha sottolineato come, oltre all’inquinamento atmosferico, esiste un altro inquinamento, altrettanto pericoloso, che è quello del cuore e dello spirito. Vi riporto le sue parole:
“(
…) e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale. Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria – e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità -, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito. Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società – ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna – a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionare la stessa libertà.
La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l’aria salubre dello spirito che è amore!
L’altra immagine dello Spirito Santo che troviamo negli Atti degli Apostoli è il fuoco.
Accennavo all’inizio al confronto tra Gesù e la figura mitologica di Prometeo, che richiama un aspetto caratteristico dell’uomo moderno. Impossessatosi delle energie del cosmo – il “fuoco” – l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo. L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto. Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre. Nelle mani di un uomo così, il “fuoco” e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite”(…).