La capacità creativa dello sguardo

Tratto da Alessandro D’Avenia in “Noi. Genitori & Figli“, supplemento di Avvenire del 28 ottobre 2012.

 «(…)Un bambino lasciato senza parole o gesti di affetto muore o impazzisce. Un adolescente privato dello sguardo dei genitori é orfano di quegli occhi che consentono di accettarsi nella sua unicità, fatta di punti forti e punti deboli. L’uomo ha bisogno dell’uomo per diventare tale.(…) C’e una capacità creativa nello sguardo umano, come quello di Michelangelo sul blocco di marmo: lo sguardo puo determinare l’altro. lnfatti per poter amare noi stessi, secondo quanto detto sul cucciolo d’uomo, abbiamo bisogno di riceverci dagli altri. Non possiamo dire “io”, se prima non impariamo a dire ”tu”, e questo vale per il bambino come per l’aduIto. Solo chi si dona ad un altro può dall’altro ricevere se stesso e amare se stesso. Abbiamo bisogno di questo sguardo liberante che ci consente di vedere chi siamo e quale bene sia la nostra vita per la comunità umana. Lo sguardo innamorato ha un potere profetico e trasformante. Chi ci ama ci guarda in un modo che allo stesso tempo ci consente di essere noi stessi e ci spinge ad essere “più di noi stessi“, ci fa percepire la nostra vita per quello che é: dono e compito. (…)La bellezza di una persona è la grazia che una persona emana, e la emana quando la sua unicità volge verso la sua pienezza, quando occupa il suo posto nel mondo, quando realizza il suo dinamismo interiore: Ia sua vocazione. I garanti di questo compimento sono Dio e gli uomini. Agli uomini è affidata una parte, con i rischi che questo comporta. Ma anche Dio si fa garante, con il suo sguardo mai assente, anche quando gli uomini possono venire meno».