Lettera dei bambini a un giovane carcerato

Sabato 6 giugno sul giornale Avvenire è stata pubblicata la lettera aperta scritta dai bambini delle quarte elementari di una scuola di Casoria (Napoli) a un ragazzo affiliato della camorra. Vorrei riportare, perchè ci possiate riflettere, alcuni stralci di questa lettera:

Caro Libero, abbiamo scelto questo nome per te, perchè non sap­piamo come ti chiami. Il nostro maestro ha letto la let­tera che tu hai scritto da un carcere minorile ad un sa­cerdote che conosci. (…). Ecco il testo: «Tutti quelli che conosco o sono morti o sono in galera. Io voglio diventare un boss. Voglio ave­re supermercati, negozi, fabbriche, voglio avere donne. Voglio tre macchine, voglio che quando entro in un ne­gozio mi devono rispettare, voglio avere magazzini in tutto il mondo. E poi voglio morire. Ma come muore u­no vero, uno che comanda veramente. Voglio morire ammazzato».
Noi non vogliamo obbligarti ad accettare quello che pensiamo, ma vogliamo solo aiutarti a capire che quel­lo che pensi e che fai è sbagliato. Dobbiamo porti una domanda: tu hai detto che vuoi essere rispettato, ma il rispetto e l’onore come si conquistano? Non con la vio­lenza, ma con l’onestà e l’amore, rispettando le leggi, avvicinandoti alle persone che hanno bisogno e che so­no malate, con l’amicizia e il bene verso gli altri; se fai del male, sembra che la gente ti rispetti, ma in realtà ti odia. Smettila di pensare a quello che vuoi possedere, prova ad aiutare i tuoi compagni liberandoli dalla dro­ga, così ti sentirai felice e nel tuo cuore entrerà solo lu­ce senza macchia di buio. (…) Caro Libero, spacciare droga è brutto, lo sappiamo che ti danno molti soldi in cambio, ma non sono guadagnati onestamente. Tu e gli altri camorristi uccidete tanti giovani con la droga e vi arricchite. (…) È orrendo diventare boss, perchè, poi, comandi queste azioni e i camorristi le compiono, ma noi vogliamo diventare tutt’altra gente: sincera e buo­na. Diventando un boss, sarai solo un egoista e il tuo cuore, dopo, diventerà di ghiaccio e non vedrai più la luce del sole che brilla, cioè la gioia, l’amore, la felicità, ma vedrai so­lo la violenza e i beni materiali. (…) Sai perchè ti abbiamo chiamato Libero? Perchè speria­mo che un giorno tu sarai libero dalla violenza e da tut­te le azioni brutte e malvagie che si fanno nella Ca­morra. Libera il tuo cuore dalla cattiveria e lascia spa­zio alla solidarietà e all’amore. Vai, allora, amico! Vola verso la libertà e la felicità! Magari, avrai una storia dif­ficile alle spalle, ma ora devi costruirti una nuova vita, pensa alle cose belle: è importante quello che sei, non quello che hai! Segui questo consiglio: «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te». È la regola d’oro per vive­re bene insieme. Perciò, fai del bene agli altri e vedrai che tutti ti vorranno bene. Usa il motorino e il casco non per fare scippi, ma per andare da chi ha bisogno d’amore. Grida che la vita si deve godere, non distrug­gerla!
Ti vogliamo bene, anche se non ti conosciamo. Speria­mo che ti abbiamo fatto cambiare idea.
Ciao, carissimo amico “LIBERO”!

Che bello sapere che esistono ancora persone che sanno sognare il bene, come questi bambini.
Certo che, se fin da quando si è piccoli, ci si fa credere che soltanto “potere, avere, piacere” sono le cose che contano, riempiamo la nostra vita di vuoto. I bambini di questa lettera ci riportano alla realtà: il desiderio di bene, che ognuno di noi si porta dentro, merita ben più che il potere, l’avere e il piacere. I nostri sogni devono essere grandi, ma non possono esserlo se si esauriscono in quelle tre parole!
Bisogna avere il coraggio di dire, come hanno fatto questi bambini di scuola elementare, che ciò che conta veramente richiede impegno, privazioni, sacrifici. E l’impegno più grande è quello di liberarci dalla superficialità, dall’egoismo, da quell’inquinamento del cuore, di cui ci ha parlato il Papa.

Sono sinceramente dispiaciuta

Sono veramente desolata, e mi scuso con gli alunni, ma i lavori salvati nella pennetta sono andati tutti persi. La pennetta non funziona, è rotta, e penso di non poter far nulla per recuperare qualcosa Se qualcuno di voi ha la possibilità di spedirmi il suo contributo lo faccia.
Comunque un grazie di cuore a tutti per la disponibilità e l’impegno!

La prof

Saluti alla 1^A

Come promesso, dopo esserci visti per quest’anno per l’ultima volta, mi sono messa ad assemblare le vostre mappe su Gesù.
Avete lavorato in tanti, in gruppi o da soli, e spero di non dimenticare nessuno (caso mai me lo farete sapere). Un grazie a : Agnese, Eleonora, Marianna, Andrea, Filippo, Edoardo, Chantal, Damiano, Giulia, Francesca, Irene, Leonardo, Vittoria, Mathilde, Selene, Michela, Silvia P, Valeria, Giulia.

Voglio lasciarvi una riflessione su Gesù fatta da Ignazio Silone, scrittore italiano del 900:
“Cristo che cosa ci ha portato in più? Alcune apparenti assurdità. Ci ha detto: amate la povertà, amate i vostri nemici, non preoccuparti del potere, della carriera, degli onori”.

Saluti alla 3^A


In attesa di pubblicare gli ultimi lavori che mi avete mandato, vi saluto, come promesso, con una storia di Antony de Mello, scrittore di origine indiana:
“La vita è come una partita in cui ciascun giocatore sfrutta come meglio può le carte che gli sono toccate. Chi insiste a giocare non con le carte che ha ricevuto ma con quelle a cui ritiene di avere diritto, è destinato a fallire nella vita. Non ci viene chiesto se vogliamo giocare. Su questo non c’è scelta, tutti devono partecipare. Sta a noi decidere come”.
Beh, ragazzi, a me sembra che in questi tre anni la maggior parte di voi ci abbia provato a giocare la partita con le carte ricevute. Certo, alcuni avrebbero potuto far meglio; qualcun altro si è invece più concentrato nel protestare. facendo fatica a giocare con le proprie carte. Coraggio!
Che nessuno di voi si tiri indietro di fronte alla fatica e all’impegno, che non trovi mille e mille scuse per non fare ciò che è bene. Siamo noi a scegliere come giocarci la vita.
Vi auguro ogni bene!
La prof

Saluti alla 3^B dell’IC "Strampelli"


Oggi abbiamo l’ultima lezione e come promesso vi mando il mio messaggio, così avremo modo di commentarlo insieme tra poco, quando ci vedremo.
Ho trovato questo brano di Paulo Coelho in un libro che si chiama “La forza della vita”.

“Ogni guerriero della luce ha avuto paura di affrontare un combattimento.
Ogni guerriero della luce ha imboccato un cammino che non era il suo.

Ogni guerriero della luce ha sofferto per cose prive di importanza.
Ogni guerriero della luce ha pensato di non essere un guerriero della luce.

Ogni guerriero della luce ha detto “sì” quando avrebbe dovuto dire “no”.

Ogni guerriero della luce ha ferito qualcuno che amava.

Perciò è un guerriero della luce: perchè ha passato queste esperienze, e non ha perduto la speranza di essere migliore”.

Tutta la grandezza dell’uomo sta nelle decisioni che prende, e la decisione più grande è quella di impegnarsi contro il male e di sviluppare il bene. Ci si deve provare, perchè è triste intrupparsi, seguire il gregge, andare al minimo.
Ve la sentite di essere guerrieri della luce?
Buona fortuna
La prof

Un saluto alla 3^E

Lo so, domani non è l’ultima lezione, ma volevo ugualmente lasciarvi il mio saluto (così avremo modo di leggerlo insieme).
Si tratta di una piccola storia di Carlos G. Valles che ho trovato in un libro che si chiama “La forza della vita”. Eccola per voi:

“Un discepolo ricevette dal suo maestro un talismano con il quale poteva ottenere tutto ciò che desiderava. Doveva solo rispettare tre condizioni: usarlo solo per qualcosa di veramente importante; qualcosa che non facesse male a nessuno; qualcosa che non potesse ottenere con le sue forze.
Il giovane guardò quel tesoro e aspettò l’occasione giusta per usarlo. Pensò al denaro, ma avrebbe potuto ottenerlo a poco a poco con il suo lavoro. Pensò all’amore di una ragazza, ma capì che sarebbe stato più nobile conquistarla.
Finalmente … comprese il vero messaggio del talismano. Doveva renderlo consapevole di ciò che veramente desiderava e stimolarlo a impegnarsi di più perchè, in fin dei conti, sarebbe riuscito a ottenere ciò che voleva. La forza del talismano stava nel non usarlo, nel far riflettere dinanzi a ogni crisi, nel portare a galla le forze nascoste che sono sempre maggiori di quanto si crede… Nell’aiutarlo a scoprire se stesso.
Così il discepolo imparò a usare il talismano… senza usarlo”.

L’inquinamento del cuore

Ciminiere Ieri il Papa, nell’omelia di Pentecoste ha sottolineato come, oltre all’inquinamento atmosferico, esiste un altro inquinamento, altrettanto pericoloso, che è quello del cuore e dello spirito. Vi riporto le sue parole:
“(
…) e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale. Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria – e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità -, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito. Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società – ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna – a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionare la stessa libertà.
La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l’aria salubre dello spirito che è amore!
L’altra immagine dello Spirito Santo che troviamo negli Atti degli Apostoli è il fuoco.
Accennavo all’inizio al confronto tra Gesù e la figura mitologica di Prometeo, che richiama un aspetto caratteristico dell’uomo moderno. Impossessatosi delle energie del cosmo – il “fuoco” – l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo. L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto. Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre. Nelle mani di un uomo così, il “fuoco” e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite”(…).