Cambia le parole. Cambia il mondo.

Le parole a volte sono pietre, ma possono essere anche trampolini. Intendo dire che con le parole puoi distruggere una persona, come puoi anche offrire nuove possibilità.
Usiamole bene le parole. Specialmente verso le persone più fragili e indifese.
Le nostre parole possono dare speranza a chi non ha più la forza e il coraggio di pensarsi in modo diverso.
Le parole costruiscono il mondo che abitiamo, come la parola di Dio diede inizio al Creato.
Potenti, le parole.
Guardate questo video.

No ad una libertà vuota

Giacomo Samek Lodovici in Avvenire del 10 maggio 2013, scrive:
«Come ha detto il Papa, la libertà «non è certo fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra», bensì è ciò che ci rende «capaci di fare scelte definitive», è «avere il coraggio di prendere queste decisioni con grandezza».
Come già ragionavano Socrate, Platone e Aristotele, se diamo soddisfazione a tutti i nostri desideri e a tutti i nostri impulsi, essi spadroneggeranno sempre più, togliendoci la libertà.
Certamente è giusto assecondare diversi nostri desideri; se però non cerchiamo di governarli e gestirli (gli stessi antichi greci vedevano qui il ruolo decisivo della virtù), ne diventiamo sempre più sottomessi.
In particolare, la scelta del male è libera all’inizio, ma poi ci depriva gradualmente della libertà: compiendo atti di avarizia, pigrizia, intemperanza, ecc. diveniamo sempre meno liberi di essere generosi, laboriosi, temperanti, ecc. Non solo, una vita concentrata sulla sola massimizzazione emozionale porta, progressivamente, nel corso degli anni, a una decrescita della gratificazione, anche quando il soggetto raggiunge ciò che desidera.
Sul piano specifico delle relazioni interpersonali, la felicità, ricercata rifuggendo gli impegni e tenendo sempre le porte aperte, alla fine e decisamente sfugge. Ci precludiamo la contentezza/felicità se viviamo ‘consumando’ le persone come combustibile emozionale, perché è la costruzione di rapporti profondi e solidi, infine irrorati dall’amore, che nutre davvero l’essere umano».

Sembra complicato -vero ragazzi?- il cammino verso la libertà? perché, vedete, chiamiamo libertà il disimpegno, il correre dietro ad impulsi ed emozioni.
Dovremmo imparare a distinguere tra una libertà “vuota” ed una piena. La libertà della “massimizzazione emozionale” (come la chiama Lodovici) è la libertà “vuota” che non riempe la vita ma te la svuota e ti consuma.
Ho trovato un video interessante che vi propongo. Penso che possa aiutarvi a capire che tipo di libertà sia quella che ti riempe la vita, che ti rende felice, che ti aiuta a crescere per essere una persona migliore.

La crisi: un’opportunità?

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce all’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. 
L’ inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.
Albert Einstein, 1931
 

 «In questo tempo di crisi, oggi, è importante non chiudersi in se stessi, sotterrando il proprio talento, le proprie ricchezze spirituali, intellettuali, materiali, tutto quello che il Signore ci ha dato, ma aprirsi, essere solidali, essere attenti all’altro»
Papa Francesco, aprile 2013

La mancanza genera creatività

Si sa che il bambino privato di qualcosa è costretto a mettere in atto la sua immaginazione per risolvere il dolore. Se un bambino chiede un secondo gelato e i genitori pur di non sentirne i capricci glielo comprano non solo lo viziano, ma gli tarpano le ali.
Chi ha tutto non comincia mai la ricerca, perché non mette in moto l’immaginazione, la creatività, la sua relazione con il mondo a partire dalle proprie risorse interiori. Se i genitori resistono il bambino dovrà trovare altro per occupare il suo “bisogno” e lenire il dolore, magari sarà un gioco inventato sul momento: un mazzo di chiavi che diventa un amuleto, un bastone che diventa una spada. I bambini che hanno tutto e hanno tutto il tempo pieno, che non si annoiano mai, sono atrofizzati nella loro creatività, riempita dall’esterno e mai sgorgante dall’interno.
 “Lasciate che i bambini vengano a me”, indica la necessità di essere bambini per accedere a Dio. Solo il bambino che è in noi può accedere, perché suo è il regno dei cieli, cioè il luogo in cui la chiamata di Dio, con i talenti ricevuti, è evidente.
Purtroppo poi gli uomini a cui è affidato il talento di altri possono rovinarlo, schiacciarlo, distruggerlo, standardizzarlo.
Il talento è cristallino nei bambini: basterebbe guardare un bambino per intercettarne a livello seminale e potenziale il talento che lo porterà ad occupare il suo posto nel mondo. Per questo chiedo ai miei ragazzi in crisi di futuro di stilare una lista di “10 cose che amano fare” e di “10 cose che sanno fare”. Se qualcosa tra le due liste coincide ecco emergere il talento. Si può amare ballare ma essere scoordinati: non si ha talento. Si può saper ballare ma non amare farlo: non si ha talento.
La scrittrice Flannery O’Connor a chi le chiedeva perché scriveva racconti rispondeva: “Perché mi riesce bene”. E amava farlo più di ogni altra cosa. I risultati sono capolavori.
Una volta trovato il talento si tratta di chiedersi: chi può aiutarmi a coltivarlo? Qual è il posto migliore per coltivarlo? Maestri e luoghi: andare a bottega.
A quel punto il futuro è solo questione di fortuna, che come dice Seneca “non esiste, esiste il momento il cui il talento incontra l’occasione”.

Alessandro d’Avenia (da Noi,Genitori & Figli,supplemento di Avvenire del 28 aprile 2013)

Non abbiate paura di sognare cose grandi!

«A voi, che siete all’inizio del cammino della vita, chiedo: Avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato? Avete pensato a come po­tete metterli a servizio degli altri? Non sot­terrate i talenti! Scommettete su ideali gran­di, quegli ideali che allargano il cuore, que­gli ideali di servizio che renderanno fecon­di i vostri talenti. La vita non ci è data per­ché la conserviamo gelosamente per noi stessi, ma ci è data perché la donia­mo. Cari giovani, abbiate un animo grande! Non ab­biate paura di so­gnare cose grandi!»
 (Papa Francesco ai giovani, udienza di mercoledì 24 aprile 2013)