Ma è proprio vero che le regole non servono?

Che disastro! Ho letto in questi giorni che ancora una volta noi italiani ci distinguiamo per la cattiva educazione. Un sondaggio di Expedia, un’agenzia che si occupa di viaggi on line, che ha coinvolto più di 4.500 albergatori di tutto il mondo, non ci fa fare bella figura. Gli albergatori ci accusano di cattiva educazione, di poca disponibilità ad imparare la lingua del posto, di taccagneria e di parlare sempre a voce troppo alta. In compenso ci giudicano i meglio vestiti. Magra consolazione!
Questa notizia, che non fa che confermare i dati dell’anno scorso, mi ha fatto venire in mente che, qualche tempo fa, si scriveva dei bambini italiani come i più maleducati d’Europa. A quanto pare la colpa va attribuita a noi genitori: più di sette italiani su dieci non insegnano ai figli a cedere il posto; il 38 per cento dei papà e il 32 per cento delle mamme dicono parolacce; quasi quattro genitori su dieci non sono civili con un extracomunitario; il 12 per cento tratta male gli animali; il 15 per cento non rispetta i luoghi di culto altrui.
Poveri noi! Così facendo si allevano dei piccoli “mostri”.

Le regole servono ed è importante che i bambini siano abituati a rispettarle. Non darle è una furbata che si paga cara, perchè il messaggio che poi rimane è quello dell’indifferenza che porterà il nostro pargoletto a non aver rispetto per la persona propria e altrui.
Mi direte: che cosa c’entriamo noi ragazzi se i nostri genitori sono poco attenti?
Non trinceratevi dietro le responsabilità degli altri, anche se ce ne fossero! Ormai avete un’età in cui riuscite a capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa vi fa bene e cosa no. Certo che è più semplice andare a ruota libera, lasciare che sia l’istinto a guidarvi e non la riflessione e il rispetto per se stessi e gli altri, ma la posta in gioco è alta: una vita piena, vera, bella o … la noia, la superficialità, la “sopravvivenza”.
Come ha detto Roul Follerau “la più grande disgrazia che possa capitarvi è di non essere utili a nessuno, e che la vostra vita non serva a nulla“.

L’Amore è l’unica alternativa all’odio che distrugge

Quanto è lontana l’umanità dalla vera pace!!!
Le notizie di ogni giorno, tra lanci di missili, democrazia negata,uccisioni di mafia e di camorra (e non continuo per non intristirci!) non ci fanno ben sperare.
Vi riporto alcune parole pronunciate dal Papa durante l’Angelus di domenica 5 luglio:

“Cari fratelli, sta scritto nella Genesi che il sangue di Abele, ucciso dal fratello Caino, grida a Dio dalla terra (cfr 4,10). E purtroppo, oggi come ieri, questo grido non cessa, perché continua a scorrere sangue umano a causa della violenza, dell’ingiustizia e dell’odio. Quando impareranno gli uomini che la vita è sacra e appartiene a Dio solo? Quando comprenderanno che siamo tutti fratelli? Al grido per il sangue versato, che si eleva da tante parti della terra, Dio risponde con il sangue del suo Figlio, che ha donato la vita per noi. Cristo non ha risposto al male con il male, ma con il bene, con il suo amore infinito”.
“Se Dio ci ha amati così – dice l’evangelista Giovanni – anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1Gv 4,11).
Per chi è cristiano non c’è alternativa all’amore verso Dio e i fratelli, a qualunque popolo, religione o cultura essi appartengano.
Soltanto l’Amore ci salverà.
Come dice anche Roul Follereau:
“(…) amare, amare…Allora una grande primavera sconvolgerà la terra e tutto in noi fiorirà”.

La prima enciclica sociale di Benedetto XVI

Si chiama “Caritas in veritate” la prima enciclica sociale di papa Benedetto. E’ stata pubblicata martedì 7 luglio, alla vigilia del G8, quasi ad incoraggiare i potenti della terra riuniti all’Aquila, affinchè si adoperino per ricercare il bene comune, da cui solo può scaturire un autentico sviluppo per i popoli.
L’enciclica è indirizzata non solo al mondo cattolico, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà.
Cosa dice il papa in questa enciclica?
Innanzitutto il Pontefice ricorda che “la Carità nella verità, di cui Gesù s’è fatto testimone” è “la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera“. Lo sviluppo è davvero “integrale” quando è “volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo“. Le cause del sottosviluppo non sono solo di ordine materiale, ma sono conseguenza della mancanza di fraternità tra gli uomini e i popoli. “La società sempre più globalizzata – dice il Papa – ci rende vicini, ma non ci rende fratelli“.
L’obiettivo del profitto “senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà“. Per il Papa è necessaria una “riprogettazione globale dello sviluppo“.
L’economia senza solidarietà non funziona; l’etica è necessaria per il suo corretto funzionamento. Non un’etica qualsiasi, però, ma un’etica amica della persona. La centralità della persona deve essere il principio guida negli interventi per lo sviluppo.
Per quanto riguarda l’ambiente, i credenti sanno che la natura è un dono di Dio da usare responsabilmente, mentre l’accaparramento delle risorse da parte di Stati e gruppi di potere è “un grave impedimento per lo sviluppo dei Paesi poveri“.
Lo sviluppo dei popoli “dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia “.
Con la negazione “del diritto a professare pubblicamente la propria religione“, la politica “assume un volto opprimente e aggressivo” e “nel laicismo e nel fondamentalismo si perde la possibilità di un dialogo fecondo” tra la ragione e la fede.
Il Papa ci ricorda anche che ogni migrante “è una persona umana” che “possiede diritti che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione“.
Per quanto riguarda lo sviluppo e la tecnica, nell’enciclica viene sottolineato il rischio di una tecnologia che pretenda di avere una libertà assoluta. Il Papa afferma che “la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza“.
L’enciclica si conclude dicendo che lo sviluppo “ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera“, di “amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace“.

La Bibbia più antica del mondo è online

Ottocento pagine del Codex Sinaiticus, il manoscritto considerato la Bibbia più antica esistente, sono state ricostruite e messe online. Sono consultabili dal sito www.codexsinaiticus.org .
Il Codice è una Bibbia manoscritta del 350 d.C. che contiene la prima versione del Nuovo Testamento e l’Antico Testamento in greco. E’ largo 33,5 centimetri e alto 37,5.
Per vari secoli il Codex è rimasto nel Monastero di Santa Caterina, sul Monte Sinai.
Questo testo, scritto in greco, nel XIX secolo venne diviso, per cui oggi i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento sono ripartiti tra quel monastero, la Biblioteca Britannica, dove si trova la parte più consistente, la Biblioteca dell’Università di Lipsia e la Biblioteca Nazionale di Russia a San Pietroburgo.
Fino a poco tempo fa la consultazione di documenti antichi era impensabile, se non impossibile, quando si trattava di manoscritti di grande valore artistico e letterario. Il web rende invece possibile tutto ciò. Ben venga allora la rete, quando permette la condivisione di conoscenza.
Attenti invece quando manipola le coscienze, diffonde cattive informazioni, pesca nel torbido.

La religione è un fatto scomodo?


Confesso, e non me ne vogliate, di non amare molto il calcio. Non ho seguito quindi la finale della Confederation Cup tra Brasile e Usa, ma ho visto al telegiornale le immagini dei calciatori brasiliani in preghiera, dopo la vittoria. Mi sono persa invece le canottiere di Kakà e Lucio, che a vittoria ottenuta sono state fatte vedere sollevando la maglia gialla della tenuta ufficiale. Cosa c’era scritto in quelle canottiere? non parolacce o bestemmie, ma “I belong to Jesus” (“io appartengo a Gesù”) in quella di Kakà e “I love (dove il love era un cuore rosso) Jesus” in quella di Lucio.
Ho letto che la Federcalcio danese ha chiesto alla Fifa di comminare punizioni esemplari perchè il fatto non torni a ripetersi, che cioè non sia più permesso nei campi di calcio, anche a partita terminata, di dare spazio a manifestazioni religiose.
Ma la religione deve essere solo un fatto da relegare alla sfera privata?
La questione è complessa, e a quanto pare, come vedrete nella vignetta che allego, con Linus e Lucy protagonisti, noi, poveri mortali, non riusciamo a parlare di religione con animo sereno e troppe volte siamo prevenuti di fronte al fatto religioso.
Varrà la pena ragionarci su?!!!

Fai gol nella vita, non usare le droghe

L’Assemblea Generale della Nazioni Unite nel 1987 ha stabilito che ogni 26 giugno si celebri la giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga. “Fai gol nella vita, non usare le droghe” è il titolo della campagna informativa di quest’anno, che vede come testimonial campioni del calcio internazionale. Il messaggio che Maldini, Gattuso, Del Piero, Kakà ed altri affidano agli spot, è che nella vita si può vincere senza far uso di sostanze.
Vi propongo uno degli spot.