HOLYween: santi contro mostri

Una proposta per ricordare, come Dio comanda, la festa di Ognissanti.
Al di là di ogni provocazione, i giovani di diverse città italiane, si ritroveranno insieme per trascorrere un’insolita vigilia di Halloween, pardon, HOLYween. Le città interessate dall’iniziativa si riempiranno non di mostri ma di bei volti, quelli dei santi, a cui la festa è dedicata.
Per saperne di più e per aderire, per quanto possibile, cliccate sull’immagine.

Ringrazio Monika e il suo blog (Sotto il portico di Salomone) per aver diffuso la notizia e vi invito ad accendere un lumino sul davanzale della vostra finestra con accanto l’immagine di un giovane santo.
Che ne dite, non sarebbe un modo alternativo di ricordare questa festa?
Via libera ai santi, che di mostri ne abbiamo già in giro tanti!

Superare l’odio con l’amore – Una riflessione in occasione della festa di Diwali


Si intitola “Superare l’odio con l’amore” il messaggio che il Pontificio consiglio per il dialogo inter-religioso ha inviato agli indù in occasione della festa di Diwali, conosciuta anche come Deepavali, ossia “fila di lampade ad olio”.
La festa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni, segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l’adorazione a Dio. Quest’anno la celebrazione ha inizio il 17 ottobre e durerà fino al 21.
Diwali è la festa religiosa più antica dell’India e dell’intera umanità.

Come persone alla ricerca dell’Assoluto – si legge nel messaggio, a firma del presidente del Pontificio consiglio, card. Paul Poupard – vi soffermate brevemente nel corso del vostro cammino spirituale per celebrare con gioia il Deepavali, la vostra antica festa religiosa, che significa per voi la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, del bene sul male e della vita sulla morte“.

Alla verità, alla luce, alla bontà ed alla vita è strettamente connessa la realtà dell’amore. Vorrei – prosegue il card. Poupard – riflettere su questo tema dell’amore, attraverso il quale i credenti delle diverse religioni sono chiamati a superare l’odio e la diffidenza, diffusi nell’attuale società. I recenti attacchi terroristici a Mumbai, in India, sono un ulteriore esempio di questi fenomeni che spesso sfociano in brutale violenza. Sono certo che, arricchiti dalla luce delle nostre particolari tradizioni religiose, il nostro proposito di invitare tutti i credenti a superare l’odio con l’amore, sarà a beneficio di tutta la società“.

(…) La povertà morale e spirituale, che è causata dal far crescere l’odio nel proprio cuorepuò essere sradicata dai credenti che sono pieni di amore e compassione. L’amore genera fiducia che, a sua volta, promuove sincere relazioni fra credenti di diverse religioni“.

L’amore, come ho avuto modo di sottolineare più volte, è l’unica risposta all’odio che distrugge.
I credenti delle diverse religioni devono farsi esempio di amore.
Madre Teresa di Calcutta, per esempio, che dell’India fece la sua Patria, ha testimoniato in modo splendido l’amore per il prossimo e il servizio disinteressato al povero. I credenti devono manifestare l’amore di Dio, che ama tutti senza eccezioni, nella concreta custodia verso le creature, specialmente gli esseri umani.

Cercate la felicità, ma attenti ai paradisi artificiali

Così ha detto papa Benedetto XVI ai giovani cecoslovacchi, incontrati durante il viaggio compiuto in questi giorni nella Repubblica Ceca.
Ho pensato allora a voi, ragazzi di terza media, che state affrontando il discorso sulla felicità. Vi riporto alcune delle sue parole:
“Cari amici, non è difficile constatare che in ogni giovane c’è un’aspirazione alla felicità, talvolta mescolata ad un senso di inquietitudine; un’aspirazione che spesso però l’attuale società dei consumi sfrutta in modo falso ed alienante. Occorre invece valutare seriamente l’anelito alla felicità che esige una risposta vera ed esaustiva. Nella vostra età infatti si compiono le prime grandi scelte, capaci di orientare la vita verso il bene o verso il male. Purtroppo non sono pochi i vostri coetanei che si lasciano attrarre da illusori miraggi di paradisi artificiali per trovarsi poi in una triste solitudine, Ci sono però anche tanti ragazzi e ragazze che vogliono trasformare la dottrina nell’azione per dare un senso pieno alla loro vita. Vi invito tutti a guardare all’esperienza di sant’Agostino, il quale diceva che il cuore di ogni persona è inquieto fino a quando non trova ciò che veramente cerca. Ed egli scoprì che solo Gesù Cristo era la risposta soddisfacente al desiderio, suo e di ogni uomo, di una vita felice, piena di significato e di valore.”.

La lettera a Diogneto

Il post di ieri mi ha fatto venire in mente un documento molto antico; la lettera a Diogneto. Si tratta di un breve scritto in greco, che un ignoto cristiano della prima metà del II secolo rivolge ad un amico, per spiegare e difendere la nuova fede cristiana (siamo nel periodo in cui non era consentito essere cristiani, “non licet esse vos“). Si tratta di uno dei più suggestivi documenti dell’antica letteratura cristiana che appartiene ai cosiddetti padri apostolici.
Eccovi una parte di questo documento:

I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini, né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano un qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale genere
di vita. La loro dottrina non fu inventata per riflessione e indagine di uomini amanti delle novità, né essi si appoggiano, come taluni, sopra un sistema filosofico umano. La dottrina di un Dio è la loro filosofia.

Dimorano in città sia civili che barbare, come capita. E, pur seguendo nel vestito, nel vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e per ammissione di tutti incredibile. Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri. Partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera. Come tutti gli altri si sposano e hanno figli, ma non mettono in pericolo i loro bambini. Amano fare comunione fra loro e sono fedeli al matrimonio. Vivono nel corpo, ma non secondo il corpo. Trascorrono la loro vita sulla terra, ma la loro cittadinanza è quella del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere sono superiori alle leggi. Amano tutti e da tutti sono perseguitati. Sono sconosciuti eppure condannati. Sono mandati a morte, ma con questo ricevono la vita. Sono poveri, ma arricchiscono molti. Mancano di ogni cosa, ma trovano tutto in sovrabbondanza. Sono disprezzati, ma nel disprezzo trovano la loro gloria. Sono colpiti nella fama e intanto si rende testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati e benedicono, sono trattati con disprezzo e ricambiano con l’onore.

Pur facendo il bene sono puniti come malfattori e quando sono puniti si rallegrano, quasi si desse loro la vita. Gli eretici fanno loro guerra come a gente straniera e i pagani li perseguitano, ma quanti li odiano non sanno dire il motivo della loro inimicizia.

In una parola, i cristiani sono nel mondo quello che è l’anima nel corpo. L’anima si trova in tutte le membra del corpo; anche i cristiani sono sparsi nelle città del mondo. L’anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo; anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. Il corpo, pur non avendo ricevuto ingiustizia alcuna, si accanisce con odio e muove guerra all’anima perché gli impedisce di godere dei piaceri sensuali; così anche il mondo odia i cristiani, pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria da loro, solo perché si oppongono al male.

Scoperto il sarcofago di San Paolo e la più antica icona che lo raffigura

A chiusura dell’Anno Paolino, Papa Benedetto ha annunciato che i frammenti di ossa, contenuti nel sarcofago di San Paolo, sotto l’altare papale della Basilica dedicata all’Apostolo delle Genti a Roma, appartengono al I secolo. La tradizione quindi, che ha sempre ritenuto che lì fosse conservato il corpo di questa grande figura della Chiesa primitiva, trova una conferma scientifica, grazie all’esame del carbonio 14 a cui quei piccoli frammenti di ossa sono stati sottoposti. Nel sarcofago, che non è stato aperto, ma in cui è stata introdotta, attraverso un piccolo foro, una sonda, sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino color porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino.


Un’altra scoperta legata sempre alla figura di San Paolo è quella relativa alla più antica icona che lo raffigura. L’icona in questione, che è un’immagine legata al culto e non alla semplice rappresentazione, è stata scoperta il 19 giugno nelle catacombe di Santa Tecla sulla via Ostiense a Roma.

La grande sfida del futuro: costruire la civiltà dell’amore

Mentre davo una sistemata alla libreria dello studio, ho rivisto un libro che raccoglie e ordina i passi più significativi dei discorsi e delle omelie che Giovanni Paolo II ha rivolto ai giovani. La giovinezza è un dono, leggo nella copertina del volume, “un tempo dato dalla Provvidenza a ogni uomo”, “un bene dell’umanità stessa”, ma è anche un’età delicata in cui ognuno di noi deve rispondere degli interrogativi sul senso dell’esistenza e concepire un progetto concreto per il proprio futuro.
Affiderò a questo blog alcuni passi su cui vi invito a riflettere.
Oggi è la volta di quello che il Papa disse ai giovani riuniti a Buenos Aires, l’11 aprile del 1987.



Cari giovani, oggi desidero che diventiate “operatori di pace”, sui cammini della giustizia, della libertà e dell’amore. Ci avviciniamo al terzo millennio: voi sarete i principali artefici della società, e i primi e immediati responsabili della pace. Ma la concordia sociale non si improvvisa nè si può imporre dall’esterno: essa nasce dal cuore giusto, libero, fraterno, pacificato dall’amore. Siate quindi, fin da ora, insieme a tutti gli uomini, artefici della pace; unite i vostri cuori e i vostri sforzi per edificare la pace. Soltanto così, vivendo l’esperienza dell’amore di Dio e sforzandovi di realizzare la fraternità evangelica, potete essere i veri e felici costruttori della civiltà dell’amore.