La prima E si fa una domanda

Tra i saluti che ho ricevuto per la fine della scuola, vi lascio quello della 1^E che ho trovato molto simpatico.
Eccolo qui.

A quanto pare non vi ho annoiato, perchè altrimenti non sareste della stessa opinione!
Grazie ragazzi per aver apprezzato il mio lavoro. Io faccio quello che posso, ma il più spetta a voi: dovete far crescere dentro di voi ciò che avete imparato.
Auguri ragazzi!!!

Perchè scegliere l’insegnamento della religione a scuola

Tra poco più di un mese scadranno i termini per iscrivere i propri figli a scuola. Ovviamente stiamo parlando dei casi in cui l’iscrizione non avviene d’ufficio, come accade nel normale proseguimento degli studi in uno stesso ciclo o istituto comprensivo, ma dell’iscrizione alla prima classe di un corso di ciclo primario o secondario. In questo caso, i genitori e gli alunni più grandi devono effettuare la scelta se avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica.
Quante polemiche su questa materia! Devo però sottolineare anche che molte volte le notizie in merito sono a senso unico e volutamente non complete.
Insegno da molti anni e lo faccio in modo laico, cioè rispettoso della coscienza dei miei alunni, che non sono tutti cattolici. I tanti ex studenti che ancora oggi mi salutano con affetto (musulmani, protestanti, ortodossi, non credenti e anche cattolici) sono la prova tangibile che non ho attentato alla loro libertà di coscienza. Ho cercato di contribuire alla loro crescita umana e culturale, e con un’ora alla settimana ho fatto quello che ho potuto. Mi sono spesa molto con ognuno di loro e continuo a farlo con i ragazzi di oggi, perchè credo che riflettere sul fatto religioso, così come storicamente e culturalmente si è manifestato nel nostro Paese, con tutti i possibili confronti con altri sistemi valoriali e religiosi, non faccia male a nessuno. Ciò che fa male è l’ignoranza, che genera i mostri dell’intolleranza, di qualunque matrice, e del fanatismo religioso.
Girando su Internet ho trovato un opuscolo della Diocesi di Padova che illustra le ragioni di questo insegnamento. Il testo scritto in più lingue, offre la possibilità anche alle famiglie degli alunni stranieri di capire meglio le finalità dell’insegnamento della religione cattolica.
Ve lo propongo.

Religione cattolica a scuola

Tagul: generatore di tagcloud

Segnalato da maestro Alberto, vi propongo Tagul che è un generatore di tag cloud artistiche e interattive che ricorda da vicino Wordle, che già conoscete.

Per usare il servizio è necessario registrarsi gratuitamente.
Le nuvole di etichette possono essere create in vari modi: tramite il link ad una pagina web, o riportando un testo.
Si può scegliere la grafica e il font per le tag, gli effetti del layout, i colori delle scritte e dello sfondo, stabilire gli angoli di rotazione e orientamento. Le tag cloud possono essere salvate (fino a dieci per utente).
Ho provato a realizzare anch’io una tagcloud con questo servizio. Per l’occasione ho scelto il messaggio dei Vescovi italiani, in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2010-201.

Scegliere l’IRC a scuola

Siamo in tempo di iscrizioni alla scuola primaria e secondaria di primo grado. All’atto dell’iscrizione bisogna indicare se ci si avvale o meno dell’insegnamento della religione cattolica. E’ un’opportunità che viene data agli studenti di conoscere la religione che fa parte del patrimonio storico del popolo italiano, a prescindere dal credo religioso di appartenenza. Non catechesi o indottrinamento, ci tengo a sottolinearlo, ma approccio culturale offerto a tutti. Vi rimando al video che preparai a suo tempo. Cliccate qui.
Mi è giunta anche la segnalazione, da parte del Delegato per l’insegnamento della diócesi di Urgell – Andorra – España, di un loro video per promuovere la scelta della religione a scuola.
E’ in spagnolo, ma se vi sforzate un po’ riuscirete a capire che anche per gli spagnoli la scelta della religione a scuola aiuta a conoscere meglio le tradizioni, la cultura, i valori del Paese in cui si vive.

L’ora di religione: cos’è e cosa si propone


Nel sito del collega Antonio Ariberti, si trova una sintesi esaustiva sull’ora di religione e su quello che si propone. Non si tratta di catechismo o educazione alla fede, ma di CULTURA RELIGIOSA, per
conoscere la religione cristiana, nella espressione del cattolicesimo, che ha contribuito in modo significativo alla storia, alla tradizione, alla cultura del nostro paese, l’Italia;
capire i segni, gli avvenimenti e le manifestazioni religiose;
dialogare e confrontarsi con persone di altre religioni e con persone che non credono, imparando a vivere atteggiamenti di sincero rispetto.
Come spiegare questo alle famiglie degli alunni stranieri?
Antonio ha preparato una presentazione dell’irc in diverse lingue.
Cliccando sull’immagine verrete indirizzati alla pagina da cui è possibile scaricare il documento nella lingua che si vuole (c’è anche il rumeno).

L’insegnamento della religione in Germania

Durante l’estate ho avuto modo di ospitare nuovamente un’amica tedesca di mia figlia. Vive nel nord – ovest della Germania, a circa tre ore di autostrada da Berlino e a poco più di un’ora da Colonia. Anche per lei, come per mia figlia, questo è l’ultimo anno di scuola superiore e mi diceva che doveva preparare per l’esame una relazione di religione da discutere oralmente. A settembre, la prima volta che è venuta in Italia, mi parlava di una tesina, sempre di religione, su cui stava lavorando e che avrebbe dovuto concludere, una volta rientrata in Germania, per avere il voto. Curiosa come sono, figuratevi se non le ho chiesto come è organizzato l’insegnamento della religione da lei.
Come cattolica lei segue l’insegnamento della religione cattolica; in alternativa c’è lo studio della religione protestante e per chi non si riconosce in nessuna di queste due confessioni, c’ è uno studio di etica. Vedete che tipo di soluzione è stata adottata dalla Germania? Ci sono ore curricolari (mi sembra che mi parlasse di circa tre ore la settimana) in cui si affrontano le questioni fondamentali della vita. Lo studente può scegliere in che modo affrontarle e con chi. E il tutto con voti ed esami, come per qualsiasi altra materia.
Si potrà arrivare ad una soluzione del genere anche in Italia? Riusciremo, finalmente, a parlare di religione con animo sereno, senza polemiche, pensando soltanto a ciò che può aiutare i nostri giovani a crescere culturalmente e umanamente?
Ci stiamo avviando a celebrare il 150esimo dell’unità d’Italia. Ce la faremo, anche attraverso una discussione serena e costruttiva sull’insegnamento della religione, ad arrivare alla composizione di una frattura che, mai come da noi, dopo la presa di Porta Pia (vi ricordate, ragazzi, la questione romana?), continua a persistere tra laici e cattolici? Verrà costruita una valida alternativa alla religione cattolica? Il collega Luca nel suo sito, denuncia le difficoltà che invece stanno nascendo per organizzare proprio l’attività alternativa. E a noi, insegnanti di religione, sta a cuore che la scuola faccia proposte formative, piuttosto che incentivare il disimpegno attraverso l’ora del nulla (che comunque, allo stato attuale, resta un diritto).
Ciò che come adulti ed educatori ci deve interessare è solo il bene dei ragazzi.
Su questo abbiamo il dovere di confrontarci.

Ancora sull’ora di religione

Il collega Luca Paolini nel suo sito (www.religione20.net) segnala un intervento della parlamentare Souad Sbai in merito alla famosa sentenza del TAR, di cui ho avuto già modo di parlarvi.
Lo condivido con voi, come ulteriore contributo che fa chiarezza sulle finalità di questo insegnamento, e perchè si tratta della testimonianza di una persona musulmana.
“Caro Direttore,
come donna
italiana di origine araba e come deputato del Parlamento italiano voglio dire che ritengo assurda la sentenza numero 7076/2009 del 17 luglio del Tar del Lazio.
L’insegnamento della religione ha la dignità delle altre materie e, come tale, ritengo doveroso che debba prevedere la valutazione. Vorrei ricordare a chi parla di discriminazione che, tra le altre cose, non è obbligatoria e la decisione di farla frequentare o meno da uno studente spetta al genitore. Non si tratta, come si potrebbe erroneamente pensare, di una questione secondaria: in gioco ci sono le radici e la storia di un Paese come l’Italia.
Come purtroppo accade da qualche tempo, con il pretesto di tutelare una minoranza, si opera contro la maggioranza, ma questo avviene anche in altre parti dell’Occidente, penso ad esempio all’Inghilterra, dove sono presenti addirittura tribunali sharitici. E allora mi chiedo: perché su argomenti così delicati non viene chiesto un parere agli italiani? Può una sentenza stravolgere la vita di un Paese? Qual è il motivo di questo accanimento contro le radici cristiane?
Non capisco come si possa trattare in questo modo la religione, che rappresenta il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.
Chiunque è consapevole che recandosi in un paese arabo troverà le radici dell’Islam, mentre in Israele incontrerà quelle dell’Ebraismo. In Occidente le radici rischiano di scomparire in nome di un’idea sbagliata di laicità. Perché la laicità è un’altra cosa, è la difesa di tutte le identità, il laicismo invece è altrettanto pericoloso dell’integralismo.
Vorrei altresì chiarire che la minoranza araba non ha chiesto nulla. Purtroppo in questi casi si rischia di generare confusione e alimentare le contrapposizioni. Non provino a metterci in mezzo, perché nessuno lo ha chiesto. Già in passato ho dovuto intervenire per evitare che la comunità araba venisse strumentalizzata: alcuni insegnanti, appartenenti alla sinistra radicale, impedirono infatti i festeggiamenti natalizi in una scuola, con il pretesto di accogliere un sentimento di disagio degli alunni e delle famiglie appartenenti ad altre religioni.
La cultura araba non integralista è aperta a tutti. Chi vuole eliminare la religione dalla scuola abbia il coraggio delle proprie responsabilità, senza strumentalizzare gli altri.
I miei figli e quelli di molti amici hanno frequentato le ore di religione a scuola. È stata per tutti loro un’occasione di arricchimento, da cui attingere l’amore per gli altri, l’impegno sociale e l’educazione civica.
Ringrazio il Ministro Gelmini per aver presentato ricorso. A settembre presenterò una mozione contro questa sentenza, confidando in un’alleanza trasversale di consensi.
Raccoglieremo altresì le firme all’interno della Confederazione della Comunità Marocchina per dire a voce alta che non ci sentiamo discriminati dall’insegnamento della religione nelle scuole e non condividiamo i contenuti di questa sentenza”.

Che amarezza!

Rubo la battuta ad uno dei personaggi dei “Cesaroni” per dirvi come mi sento. C’ho pensato molto, non volevo approfittare del mio ruolo, ma ormai… la decisione del TAR del Lazio è diventata una notizia di cui si è molto parlato e scritto.
Beh, io non ci sto a fare l’insegnante di serie B, soprattutto per voi, ragazzi e ragazze che frequentate l’ora di religione a scuola, e che avete il sacrosanto diritto che vi vengano riconosciuti l’impegno e la partecipazione con cui seguite questa materia!
I miei alunni, tra cui molti cattolici, diversi musulmani e di altre confessioni cristiane, e alcuni neanche battezzati (queste notizie sono i genitori a darmele, non le vado certo a chiedere io), sanno che fare religione a scuola non è aderire ad una fede, ma conoscere una religione che, ci piaccia o meno, è legata alla storia e alla cultura di questo paese, che è l’Italia. Il motivo per cui l’irc (così noi lo chiamiamo) è presente nella scuola pubblica è solo questo: dare agli alunni gli strumenti per comprendere la realtà in cui vivono.
Non si fa proselitismo, non si mette a disagio nessuno. Anzi… ci si apre al confronto con diversi sistemi di significato, si cerca di comprendere le ragioni altrui, ci si educa al rispetto della diversità.
Ogni scelta comporta delle rinunce, e non si vede perchè nella scuola, che deve essere un luogo educativo, per non creare eventuali discriminazioni per una minoranza, si finisce per discriminare non solo il 90% degli alunni che si avvalgono dell’irc, ma anche quelli che hanno scelto di rimanere a scuola per frequentare un’attività alternativa, piuttosto che andarsene a spasso per un’ora, o uscire prima o entrare più tardi, quando è possibile.
C’è qualcosa che non mi torna!
Il ministro Gelmini ricorrerà al Consiglio di Stato, perchè questa sentenza contraddice altri pronunciamenti e perchè, visto che esiste piena libertà di frequentare o meno le ore di religione, si arrecherebbe un ingiusto danno a chi sceglie di farla.
Permettetemi di dire che è l’ignoranza il vero nemico. In una società come la nostra, sempre più multietnica e multireligiosa, c’è bisogno, come dice il filosofo Cacciari, laico e di sinistra, di insegnare obbligatoriamente a scuola la nostra tradizione religiosa.
In attesa di ulteriori pronunciamenti, vi aspetto a settembre più motivati che mai, e ancora più numerosi.