Tivù diseducativa

Non c’è dubbio che paghiamo la diseducazione degli strumenti televisivi. Oggi vediamo balletti, fanciulle che volteggiano. Non voglio fare il moralista, ma di cervello se ne vede poco in giro“.

Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica

Contro ogni discriminazione

Quante donne vittime di violenza, pregiudizi, intolleranza!!!
I loro nomi appaiono nelle pagine dei giornali. Per la sorte di qualcuna di loro si prova pietà, ci si indigna, si ha la mobilitazione della gente comune e anche dei Governi.
Ricordate Sakineh? Non è che la più recente di una lunga lista a cui dobbiamo aggiungere il nome di Asia Bibi, pakistana, condannata a morte  per blasfemia (sarebbe la prima donna a subire una pena del genere).
Secondo le notizie che ho letto nei giornali, la colpa di Asia sarebbe stata quella di aver difeso la propria fede in Gesù Cristo, in un paese dove la maggioranza della popolazione è musulmana.
Sempre dai giornali ho appreso che la difesa di questa donna è stata assunta dall’ avvocato musulmano Aslam Khaki che propone un duplice appello: uno presso l’Alta Corte di Lahore, dove si potrà chiedere all’accusa di presentare prove concrete; uno presso la Corte federale della Sharia (ovvero della legge coranica), dato che «la stessa legge islamica vieta la pena capitale per le donne e per i non-musulmani».
Tv2000 ha promosso una campagna di mobilitazione per salvare Asia e speriamo che a questo gesto si accompagni anche l’attenzione della gente comune.
La libertà religiosa deve essere alla base di ogni vivere civile. Le differenze, come più volte abbiamo detto a scuola, non devono fare paura. La maturità di ogni persona si vede dalla capacità che ha di confrontarsi con la diversità. D’altra parte, anche l’esperienza della crescita umana parte dalla consapevolezza di un diverso dal mio io, dall’incontro cioè tra un io e un tu, che è un altro io, pur se diverso da me. Solo da questo incontro si ha la possibilità di costruire un noi. Se impareremo a rispettare le diversità che ci appartengono (per colore della pelle, per sesso, per religione, ….) riusciremo a costruire una comunità umana più ricca, più solida, più aperta, per dirla con parole più semplici, una società migliore.

Comunità: la ricchezza del dono di sé

Ho letto su Avvenire di domenica 7 novembre, un’interessante riflessione del priore di Bose, Enzo Bianchi, sulla comunità. Mi piace poter condividere con voi alcune idee che ne ho tratto.
In primo luogo, possiamo far risalire la parola “comunità”, che in latino si dice communitas, da cum-munus, nel doppio significato di “dono” e, nel contempo, di “dovere” comune. La comunità, quindi, va intesa come condivisione del dono, del dovere, della responsabilità. Entrare nella communitas vuol dire proprio condividere con gli altri, esporsi all’altro. La comunità nasce nel momento in cui mi sento responsabile dell’altro.
L’altro è altro e tale deve rimanere, l’altro è unico, tra io e tu c’è un’irrimediabile distanza; nel contempo, però, io e l’altro, io e tu siamo chiamati alla relazione, al dialogo, all’accoglienza reciproca, e questo richiede una grande responsabilità dell’uno verso l’altro. Da questa responsabilità, da questo deporre la sovranità del mio io, nasce l’incontro con l’altro, tanto che che dall’io e dal tu si può arrivare al noi.
Certo che in una cultura come la nostra, dove prevale l’io con i suoi desideri che diventano bisogni da soddisfare immediatamente, c’è da riscoprire la responsabilità e l’apertura verso l’altro, che diventano fraternità, comunione.
Solo la comunione, la fraternità, la relazione, l’amore, possono dare senso a ciascuno di noi; sono la vera via dell’umanizzazione.

I have a dream

Io ho un sogno, diceva Martin Luther King. Il suo sogno è anche il mio e, credo, anche di tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Uomini e donne che, nella quotidianità, si impegnano a vivere a “immagine di Dio”.
Abbiamo già riflettuto sul significato di questa espressione e penso che ormai possa essere chiara a tutti voi.
Vi lascio il suo discorso, ormai storico, pronunciato il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington al termine di una marcia di protesta per i diritti civili. Se volete, cliccando qui, potrete leggerlo tradotto in italiano.

I cristiani, anima del mondo

Il mondo senza i cristiani è un guscio ine­spressivo,un corpo senza vita.I cristiani sono l’anima del mondo. Dovremmo ripetercelo più spesso e chiederci se dove ci muoviamo, lavoriamo, riposiamo, siamo capaci di da­re vita (cioè tempo e attenzione) a ciò e a chi ci sta attorno. Il cristiano è come re Mida, trasforma tutto ciò che tocca. Non in oro, ma in vita. Ma può farlo solo se ha dentro di sé l’esuberanza della vita. I cristiani posso­no tornare a sedurre la vita e restituirle la verità di cui ha sete, di cui ha di­sperato bisogno in tempi di povertà spirituali, oltre che materiali, di di­pendenze asfissianti, di là da apparenti libertà assolute“.

(Alessandro D’Avenia, in Avvenire del 4 novembre 2010)

La pace e gli uomini di buona volontà

Pace, tolleranza, comprensione, accoglienza. Sono le parole su cui si gioca il futuro della famiglia umana. Perchè tutti, uomini e donne, bianchi e neri, religiosi o meno, cristiani oppure no, siamo in questo pianeta e apparteniamo all’unica famiglia umana.
Soltanto ci guardassimo un po’ più negli occhi, scopriremmo la comune umanità, sogni e preoccupazioni che ci accomunano, lacrime che hanno lo stesso sapore, sorrisi che illuminano il viso nello stesso modo .
L’odio ci distrugge, è come un acido – lessi una volta in un libro – che corrode il contenitore.
Uomini e donne di buona volontà, coraggio! Non rassegnamoci all’odio. Non permettiamo che l’ indifferenza ci  abitui alla violenza. Preghiamo per la pace e sforziamoci, nella vita quotidiana, di continuare ad essere testimoni di umanità.
Concludo con le parole del Papa, pronunciate il 1 novembre, nel ricordare le vittime all’attacco terroristico in una chiesa di Bagdad:
vorrei infine rinnovare il mio accorato appello per la pace: essa è dono di Dio, ma è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali e internazionali. Tutti uniscano le loro forze affinché termini ogni violenza!”.(Benedetto XVI)

L’amore non può essere merce di scambio

Non dovete adattarvi ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Molto amore proposto dai media e da internet non è amore, ma egoismo e chiusura“: 
(Benedetto XVI ai ragazzi e ai giovanissimi dell’Azione Cattolica Italiana, 30 ottobre 2010)

Riprendersi la notte? Ci proviamo

di Stefania Careddu, in Avvenire del 26 ottobre 2010


La Chiesa ha deciso di «riprendersi la notte» e di farne un momento educativo. Con linguaggi e modalità giovani. Sono diverse ormai le diocesi italiane che offrono ai ragazzi la possibilità di trascorrere serate di sano divertimento in discoteche e pub alternativi alle solite proposte commerciali. L’ultimo nato in ordine di tempo è sicuramente quello di Roma, inaugurato il 1° ottobre scorso. La porta affaccia su Vicolo del Grottino, una traversa di via del Corso. Una scala piuttosto ripida, illuminata da alcune lanterne, conduce in un seminterrato diviso in varie zone. L’atmosfera è quella del tipico locale notturno, eppure il «Centro giovanile Gp2» è molto di più. Un vero e proprio pub, con tanto di barman professionista, ma anche uno spazio multimediale dove ascoltare musica dal vivo, vedere un film o una mostra, navigare su Internet, assistere alla presentazione di un libro, chiacchierare o giocare alla play station.Voluto dal Servizio diocesano di pastorale giovanile e dalle Acli di Roma, alle quali è affidata la gestione, il «Gp2» (o come qualcuno lo ha già soprannominato «il pub del Papa») sarà aperto dal giovedì alla domenica dalle 19 alle 24, mentre nelle altre giornate sarà un centro ricreativo e d’ascolto e vedrà la presenza di esperti, psicologi, educatori e sacerdoti. Sebbene si trovi al di sotto della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo non è una sala parrocchiale. Per dirla con le parole del direttore del Servizio diocesano di pastorale giovanile, don Maurizio Mirilli, è un «luogo in cui si può bere una birra, pensare, relazionarsi in modo sano»: È ormai un punto di riferimento per i giovani del quartiere della Barona, vicino ai navigli, a Milano, il «Barrio’s», centro sociale nato dall’esperienza di Comunità Nuova onlus di don Gino Rigoldi che coinvolge anche i giovani che vengono da fuori zona. Non solo bar-birreria, dunque, ma un locale polifunzionale con auditorium, aule multimediali, studio e riunioni, sale prove per attività di teatro e danza per realizzare attività culturali e musicali, educative e di integrazione sociale. Uno spazio che riempie il vuoto di una periferia milanese «povera» di offerte per i giovani. Un luogo dove accogliere anche chi ha solo la strada, prima di raccogliere i cocci; don Rigoldi questo lo sa bene dopo anni di impegno come cappellano al cercere minorile Beccaria.
Serate a tema, ballo liscio e latinoamericano, concerti live sono invece l’offerta della discoteca «M’Interessi» di Quartiano di Mulazzano, in provincia di Lodi. Ideato da don Emanuele Brusati, l’«oratorio notturno» è da undici anni un polo di aggregazione dei giovani che qui hanno la possibiltà di divertirsi, scatenandosi in pista, guardando le partite di calcio sul maxi-schermo o giocando sui due campi regolamentari situati all’esterno della struttura. Come negli altri casi, nella programmazione non mancano seminari e corsi di formazione professionale.
Nei suoi cinque anni di vita, ha attirato centinaia di ragazzi l’«Orish pub» di Regoledo di Cosio, in provincia di Sondrio.
Una volta al mese l’oratorio si trasforma infatti in vero disco-pub. Chi non ama ballare può tuttavia trattenersi con i giochi di società o con il karaoke. «Notti autenticamente alternative» sono state proposte infine dal «C’entro» della parrocchia di San Bartolomeo, a Ponte San Giovanni in provincia di Perugia, al cui interno si trova «B-dumpa», un pub-panineria dove ascoltare musica e stare con gli amici. Ritmo e cibo sono pure gli elementi tipici delle serate promosse da «Mondunitopub», un gruppo di giovani legati al Movimento dei Focolari che ha messo su un «pub itinerante». Con uno sguardo attento all’incontro tra culture, organizzano a Pistoia e dintorni, feste a tema, pizza-party e concerti i cui ricavati servono a finanziare progetti di solidarietà in Africa.

Essere prossimo

Il versetto di Genesi, quello in cui si parla della creazione dell’uomo, e su cui abbiamo lavorato in queste settimane, ci ha aiutato a riflettere su cosa vuol dire essere a “immagine di Dio” e a comprendere che tanto più viviamo nell’egoismo, nell’incapacità di donarci agli altri, di rispettare la dignità di ognuno, tanto meno viviamo la nostra umanità.
Il cartone animato che vi propongo è una attualizzazione di una parabola famosa, quella del “buon samaritano”. Un ulteriore spunto per riflettere sui comportamenti che ci rendono veramente umani e, quindi, più vicini all’immagine che Dio ha voluto darci.