Collaborare è meglio

Non so se ci avete fatto caso, ma nei cosidetti reality il premio è solo per il vincitore. Arrivare secondi o terzi non conta, perchè bisogna essere i primi.
I reality sono così lo specchio di una società che incoraggia la competizione sfrenata, che fa piazza pulita di valori quali l’onestà, la sincerità, il rispetto dell’avversario. Non conta partecipare, ma solo, ed esclusivamente, vincere.
Non nego il valore della competizione, ma rifiuto l’individualismo che porta a pensare solamente al proprio successo, escludendo ogni forma di collaborazione. La competizione deve essere sana, stimolante ma non opprimente e soprattutto, dovrebbe essere vista come contributo ad un benessere che va oltre quello personale. Il mio successo, insomma, può contribuire ad una crescita della stessa collettività.
Certo che, a pensarla così, la competizione diventa sollecitazione a dare il meglio di me stesso per un bene che appartenga a tutti.
L’umanità potrà salvarsi soltanto se riusciremo non solo a vivere insieme, ma a collaborare insieme, con l’impegno di fare di più e meglio. La collaborazione è più importante della competizione, perchè apparteniamo innanzitutto ad una famiglia (da quella naturale alla classe, al gruppo, a una città, e via via fino ad arrivare all’umanità stessa).
La collaborazione è più importante della competizione perchè, come diceva Martin Luther:
Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti“.

Ebraismo: alcune caratteristiche

Abbiamo avuto modo di parlare più volte dell’importanza delle mappe per lo studio.
Una mappa è qualcosa di dinamico perchè, man mano che andiamo ad acquisire nuove conoscenze, può essere ampliata e precisata ulteriormente.
La mappa che vi propongo richiede di essere completata da voi, con l’aiuto di parole date. Ma può essere anche la base per una mappa che a casa potrete completare con nuove informazioni (ad esempio: il luogo del culto, le figure più significative della storia di Israele, oppure gli oggetti della preghiera, i simboli, e così via).
Ecco la mappa per ripassare alcune delle caratteristiche della religione ebraica.
Se volete ingrandire la mappa cliccate qui.

Papa Benedetto sugli immigrati e i rifugiati

Riprendo il documento che vi avevo invitato a leggere nel post di qualche tempo fa, proponendovi un gioco cloze, che vi aiuterà a ricordarne meglio alcuni passaggi. Vi ricordo che il documento in questione è il Messaggio che Papa Benedetto ha scritto in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno. 
Certo che, visti i tempi, è un testo che vale la pena di conoscere.

Come un’unica famiglia (La Chiesa e l’immigrazione)

Proviamo a pensare come se non esistessero più  le divisioni per etnia, cultura, religione.
Così come in una famiglia ci può essere chi ha gli occhi azzurri e chi scuri (pur figli dello stesso papà e della stessa mamma), così l’umanità si differenzia per caratteristiche fisiche, di cultura, di tradizioni, e così via. Ma, pur nei distinguo, ognuno di noi appartiene alla stessa famiglia umana.
Papa Benedetto, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 2011, ha sottolineato come tutti i popoli costituiscono una sola comunità e non è per caso che viviamo gli uni accanto agli altri.
Vi lascio questa Tagcloud su alcuni punti del documento.

Se volete vedere l’immagine più grande, con le parole che si animano al passaggio del mouse, cliccate qui.
Se, invece, avete voglia di leggervi tutto il documento (non preoccupatevi, non è eccessivamente lungo), vi invito a cliccare qui.

Quando manca l’umanità si aprono le porte al razzismo

Io attraverso le frontiere come qualunque cittadina del mondo, piccoletta, scura come sempre. E la faccia da povera non me la cancellerà nessuno. E tanto meno nessuno riuscirà a cambiarmi la faccia da maya, la faccia da indigena. Allora, io sono sì un premio Nobel per la pace (…) quando sono ricevuta da un re, da un capo di stato (…) quando però attraverso le frontiere, nessun funzionario doganale ha pazienza con me (…)
Spesso sono molto grossolani, molto razzisti. (…) C’è sempre mancanza di umanità, dovunque.
Allora gli dico: “Vedete il mondo dovrebbe essere più giusto, più umano: dovrebbe essere molto meno aggressivo e razzista”. E comincio a parlare. Solo alla fine (…) faccio vedere i mei documenti. “Guardate”, dico “sono solo un umile Premio Nobel e sono anche un’umile presidentessa di una Fondazione che si dedica all’educazione, alla pace, all’educazione civica dei cittadini, alla sensibilizzazione dell’umanità verso i profondi valori delle culture millenarie”. Allora quelle persone restano sorprese. So che per tutta la vita non mi dimenticheranno più (…).
Rigoberta Menchù Tum, dal libro Rigoberta, i maya e il mondo, Giunti 1997

La Chiesa e le altre religioni

Le religioni non devono dividere gli esseri umani. La comune sensibilità, che fa loro riconoscere una Realtà “oltre” questa che appare ai cinque sensi, li deve far sentire più vicini, gli uni agli altri, indipendentemente dal proprio credo.
Vi propongo alcuni testi da completare e sui quali poi riflettere.
Cliccate sul testo.

Dalla Nostra Aetate n.2

Dalla Novo Millennio Ineunte n. 55

Logo dell’Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace.
Organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio
Barcellona, 3 – 5 ottobre 2010

La ricchezza del silenzio

“Prof, a quale religione appartiene questo simbolo?”
Mentre continuavamo il nostro lavoro di ricerca sui segni delle religioni monoteiste, ci siamo imbattutti in questa strana scritta.
Su Wikipedia si legge che è un termine indeclinabile sanscrito che con il significato di solenne affermazione è posto all’inizio di buona parte della letteratura religiosa indiana.

  • Come sillaba sacra viene pronunciata all’inizio o al termine di una lettura dei Veda.
  • Come mantra, il più sacro e rappresentativo della religione induista, è oggetto di riflessioni teologiche e filosofiche, nonché strumento di pratica religiosa e meditativa.

Per pronunciarlo, le labbra devono arrivare a chiudersi, ed è come se questo suono contenesse un richiamo all’importanza del conservare le labbra chiuse, che si toccano l’un l’altro.
Certo che è  piuttosto difficile per voi conservare le labbra chiuse, mantenere il silenzio! Eppure nel silenzio c’è una grande ricchezza.
La lingua del silenzio è una lingua difficile, tipica della fede. Le parole ‘mistica’ e ‘mistero’ hanno una comune radice. Derivano, infatti, dal verbo greco myein che, per essere pronunciato, costringe a chiudere le labbra — come accade per la sillaba sacra indiana om — e che significa appunto «tacere».
Incominciate ad apprezzare il valore del silenzio. Imparate a chiudere un po’ più spesso le labbra, così che possa interrompersi il chiacchiericcio continuo che disperde il pensiero e le emozioni. Imparerete così a scoprire e a salvaguardare la ricchezza che è in voi.
Meditate, ragazzi! Meditate!