E’ in gioco la nostra umanità

da Avvenire del 7/09/2013

[…] Ci vengono alla mente alcune parole di Isacco di Ninive da poco ascoltate: «L’assenza di misericordia e la brutalità vengono dalla grande abbondanza di passioni. Infatti il cuore è indurito dalle passioni, e queste non lasciano che si muova a compassione, ed esso non sa avere pietà per nessuno, né dolersi per l’afflizione, né soffrire, pur vedendo­la, per la rovina del suo prossimo, né rattristarsi per coloro che cadono nei peccati; ma a causa delle passioni di cui si è detto, l’ira e la gelosia si fanno potenti e si accrescono in costoro; e accade che uno sia mosso da stupido zelo, come se volesse far vendetta al posto di Dio, e nella sua anima non c’è spazio per la compassione.
Sii un persegui­tato, ma non uno che perseguita. Sii un crocifisso, ma non uno che crocifigge. Sii pacifico e non zelante… Non sei un servo della pace? Almeno non essere un agitatore! Sappi che se da te uscirà un fuoco che brucerà gli altri, alle tue mani sarà chiesto conto delle anime di tutti coloro che quel fuoco avrà toccato. E se non sei tu a soffiare su quel fuo­co, ma sei d’accordo con colui che vi soffia sopra e ti compiaci della sua azione, sarai suo compagno nel giudizio».
Non lasciamoci ingannare: l’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui. È la lotta contro il nostro or­goglio, la sete del dominio, l’uso della violenza per sentirci gran­di. Per questo il Papa ci ha invitati tutti, credenti e non creden­ti: è una lotta contro il Male, è in gioco la nostra umanità. E le nostre’armi bianche’ sono il digiuno e la preghiera.
Perché il digiuno? Per solidarietà con chi è nel bisogno. Per pe­nitenza, cioè per chiedere a Dio il dono della pace, con umiltà e con la coscienza del nostro peccato. Ma soprattutto, in que­sto momento, per ritrovare la lucidità del pensiero, liberi anche da noi stessi. Siamo sempre, per istinto, egocentrici. E questo ci rende sottilmente o palesemente aggressivi. Il nutrirsi è una spinta naturale, vitale. Siamo stati creati così. Assorbiamo e­nergia, per realizzare tutte le nostre potenzialità. Mangiamo, con voracità. Ci sentiamo forti, ci poniamo al centro.
Se digiu­niamo, se accettiamo cioè di sperimentare la debolezza, di per­dere il dominio completo, di metterci in condizione di bisogno, ci distogliamo almeno per qualche tempo da noi stessi, ci è da­ta la sapienza, la visione delle cose in Dio.
Un cuore puro, mi­sericordioso, unica condizione per la pace. Alla ‘visione’ siamo chiamati tutti… Se non vogliamo fare in prima persona questo cam­mino, se non cerchia­mo il vero, il giusto, sia­mo almeno onesti: non predichiamo la pace! Ma non predichiamo neppure la guerra, in nome della giustizia! E il digiuno non basta, se non diventa pre­ghiera, cioè se non ci pone davanti a Dio, il nostro Dio mite e umi­le di cuore, il misericordioso.
[…] «Il mondo ha bi­sogno di vedere gesti di pace e di speranza!» Ognuno attinga la speranza là dove può, secondo il suo pensiero. Come cristiani, noi attingiamo la nostra speranza non dai nostri sforzi, ma dal­l’amore redentore di Cristo, che ha offerto la sua vita per noi. ‘Redimere’ significa ‘riscattare’. Riscattarci dalle nostre schia­vitù. Cristo ha liberato e sempre libera il nostro desiderio profon­do, che ci orienta verso il Bene, ma che spesso si smarrisce per strade sbagliate, imprigionato in logiche di morte. E questa spe­ranza è per ogni uomo: Dio è morto per tutti.

Le sorelle Trappiste in Siria da Avvenire del 7 settembre 2013

Facciamo scoppiare la pace!

Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace!
E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra!
La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.
Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano.
Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso!
Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche!
Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi!
C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza! Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana. Non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini. Agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto.
Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo?
Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr Lett. enc. Pacem in terris [11 aprile 1963]: AAS 55 [1963], 301-302).
Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà!
E’ un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità.
Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace. Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace.
Per questo, fratelli e sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà.
Il 7 settembre in Piazza San Pietro – qui – dalle ore 19.00 alle ore 24.00, ci riuniremo in preghiera e in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per l’amata Nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo.
L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! Chiedo a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione.
A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace; tutti noi siamo i suoi figli! Aiutaci, Maria, a superare questo difficile momento e ad impegnarci a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e della pace.

Papa Francesco, Angelus di domenica 1 settembre 2013

Rimuovere lo sfondo dalle immagini

Come rimuovere lo sfondo dalle immagini senza utilizzare Photoshop?
Ho trovato un servizio online gratuito che permette di eseguire questi interventi di “pulitura”.
Si chiama Clipping Magic e per il momento è utilizzabile gratuitamente. E’ sufficiente aprire il sito di Clipping Magic e caricare un’immagine scegliendo “Choose File” oppure trascinandola nell’area apposita:

Una volta caricata l’immagine sarà necessario indicare al programma quali aree lasciare inalterate e quali rimuovere. Per fare ciò bisogna utilizzare due strumenti: quello rosso permette di indicare le zone da eliminare, mentre quello verde quelle da mantenere.
Clipping Magic permette di visualizzare un’anteprima in tempo reale che consente di valutare immediatamente la bontà del proprio lavoro.

Con Clipping Magic è possibile impostare le dimensioni dei pennini, in modo da poter lavorare anche con un buon livello di precisione.
Una volta terminato basta cliccare sul pulsante “Download” per scaricare l’immagine modificata e quindi priva dello sfondo.

Mi costruisco da me!?

«Ho scelto di fare questo lavoro perché mi colpiva il fatto che i nostri ragazzi tossicodipendenti dicono di sé: “Mi faccio”. Quanto è drammatica un’espressione così! È come se intendesse dire: “Mi costruisco da me. Siccome non ho avuto, non ho ricevuto da altri, allora ci penso io, mi faccio io con le mie mani”. E invece no: la salvezza non viene da te, è un Imprevisto che ti viene incontro e ti cambia la vita».





Silvio Cattarina, psicologo e sociologo, fondatore della cooperativa sociale L’Imprevisto di Pesaro, che accoglie minorenni provenienti in larga parte dal mondo della droga, in Credere n. 20/2013.