Lo sguardo sulle fedi

Il mondo moderno, l’Europa come il Giappone, sembra avere dimenti­cato la dimensione spirituale, tra fi­nanza e sfrenato consumismo.
Ka­zuyoshi Nomachi, fotografo documentarista, testimonia in una mostra a Roma, dal titolo “Le vie del sacro“, come per mi­liardi di persone la religione sia anco­ra fondamentale.
«L’intensità della fede si sta diluendo. Ma la millenaria storia delle religioni contiene l’essenza dei saperi. E di fron­te ai problemi, l’uomo torna inevitabil­mente a confrontarsi con la dimensio­ne spirituale. Il mondo sta seguendo sempre più la legge della natura, inte­sa come legge della sopravvivenza. Ma come ha detto questo Papa, la miseri­cordia, la solidarietà, l’aiuto alle perso­ne non possono essere messe da parte. Oggi la popolazione mondiale sta au­mentando di giorno in giorno, il pro­blema delle materie prime e dell’ener­gia ci sta portando a un giorno non lon­tano in cui tutta l’umanità vorrà realiz­zare i suoi desideri materiali. La reli­gione può aiutare le persone a riflette­re e raggiungere la pace spirituale».
«Non penso che ci siano differenze profonde tra le religioni. Quando una persona si pone in preghiera di fronte a Dio, in piena comunione, si mette a nudo per incontrarlo. Io in questo ho trovato la più grande somiglianza tra le religioni. Ho catturato il momento in cui le persone si spogliano davanti al divino. La mia conversione è stata frutto di un percorso interiore conflit­tuale. Credo che per salire su una mon­tagna i sentieri possano essere diffe­renti: islam, cristianesimo, induismo. In cima c’è la pace, interiore e frater­na. Quello che non condivido nel mo­do più assoluto è la violenza motiva­ta dalla religione».
Cliccare qui per vedere alcuni scatti dalla mostra “Le vie del sacro”.

La giornata della pace, della fraternità e del dialogo

Dalla circolare del Miur per la Giornata del 4 ottobre:
Come è noto il Parlamento italiano con la Legge 10 febbraio 2005 n. 24 ha riconosciuto il 4 ottobre quale «solennità civile e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, in onore dei Santi Patroni speciali d’Italia San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena». In questo modo s’intende invitare l’intera comunità nazionale a riscoprire l’attualità del messaggio di pace, fraternità e dialogo di Francesco d’Assisi. La riscoperta e riaffermazione di questi valori chiama in causa la scuola che costituisce la sede privilegiata per l’educazione e la formazione delle giovani generazioni. La data del 4 ottobre rappresenta dunque una grande occasione per richiamare l’attenzione sull’importanza dei valori della pace, della fraternità, della solidarietà e del dialogo tra quanti sono portatori di culture e religioni diverse in una società e in un mondo caratterizzato da una crescente complessità e cambiamento. Visto l’alto valore dell’iniziativa, si invitano le SS.LL. a celebrare tale ricorrenza promuovendo apposite attività educative e formative nelle scuole di ogni ordine e grado, in stretta sinergia con Regioni, Province e Comuni, così come richiamato dalla stessa legge 24/2005. Si evidenzia al riguardo il Programma “Pace, fraternità e dialogo. Sui passi di Francesco”, che si allega alla presente, predisposto d’intesa tra la Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione del MIUR e il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani. Il Programma, di concerto con i francescani del Sacro Convento di Assisi, propone a tutte le scuole italiane un percorso biennale teso a favorire la riscoperta del significato autentico e l’attualità dei valori universali della pace, della fraternità e del dialogo.
Oggi nella nostra scuola ci si dedicherà alla riflessione su questo tema.
Vi ricordo anche che papa Francesco proprio in questo giorno è in visita pastorale ad Assisi,  la città del Santo patrono d’Italia.
Per conoscere meglio Francesco d’Assisi come uomo del dialogo e della fraternità vi propongo un webinario realizzato dall’amico Luca di Religione 2.0
In particolare approfondiremo l’episodio legato all’incontro tra Francesco e il sultano.
Cliccate sull’immagine.

Facciamo scoppiare la pace!

Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace!
E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra!
La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.
Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano.
Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso!
Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche!
Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi!
C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza! Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana. Non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini. Agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto.
Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo?
Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr Lett. enc. Pacem in terris [11 aprile 1963]: AAS 55 [1963], 301-302).
Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà!
E’ un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità.
Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace. Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace.
Per questo, fratelli e sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà.
Il 7 settembre in Piazza San Pietro – qui – dalle ore 19.00 alle ore 24.00, ci riuniremo in preghiera e in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per l’amata Nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo.
L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! Chiedo a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione.
A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace; tutti noi siamo i suoi figli! Aiutaci, Maria, a superare questo difficile momento e ad impegnarci a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e della pace.

Papa Francesco, Angelus di domenica 1 settembre 2013

Il Concilio Vaticano II

L’11 ottobre del 1962 Giovanni XXIII apriva ufficialmente  il Concilio Vaticano II.
Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI si è proposto “l’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II”, che ha avuto modo di definire “la bussola con cui orientarci nel vasto oceano del terzo millennio”.
Ma cos’è un concilio? e come avviene?
Per rispondere a queste e altre domande, vi rimando a quanto pubblicava, nell’ottobre del 1962, il mitico (almeno per me) giornalino che si chiamava il Corriere dei Piccoli. Ci sono immagini da ritagliare, luoghi da ricostruire, informazioni a fumetti. Vale la pena dare un’occhiata. Cliccate qui.

Il fumetto che segue e che racconta Il Concilio Vaticano II è in spagnolo, ma ce la farete senz’altro a capirlo.

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Altre informazioni le trovate nel Giornalino online. Cliccate qui.

Dall’umile lavoratore nella vigna del Signore

Homepage di Avvenire di ieri

Semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Così si era definito il cardinale Ratzinger nel primo discorso da papa.
«Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i Signori Cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere, nella gioia del Signore risorto, fiduciosi del Suo aiuto permanente. Andiamo avanti, il Signore ci aiuterà, e Maria, Sua Santissima Madre, sta dalla nostra parte».
Era il 19 aprile 2005.

A sette anni da allora, un annuncio che ci ha lasciati “storditi” un po’ tutti: le dimissioni.
E’ un papa più vecchio e stanco quello che ha pronunciato il discorso di ieri, ma lo stile è lo stesso. Il semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore, preso atto del vigore venuto meno, “con piena libertà”, ha dichiarato “di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro”.
Un gesto che esprime grande forza, lucidità, umiltà e amore appassionato per la Chiesa. Ecco le sue parole:
«Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti».

Grazie Benedetto per la testimonianza che ci hai lasciato.

Evento Facebook: Stand up for downs!

Vi invito a leggere il commento al post L’umanitarismo di Erode del 9 marzo per eventualmente aderire all’iniziativa Stand up for downs! che prevede, per sabato 17 marzo (possibilmente intorno alle 15 del pomeriggio), di SOSTITUIRE la foto del proprio profilo facebook con quella di Cristina Acquistapace (una ragazza Down della Valtellina, consacrata nell’Ordo Virginum, apparsa più volte in televisione, che ha dato il proprio consenso), e di MANTENERE la nuova foto per una settimana (fino a sabato 24 marzo).
Nel commento troverete tutti i dettagli.

La neve e la nostra fragilità

La settimana si è conclusa senza ritornare a scuola. Evviva! direte voi, ma pensate ai disagi creati da questa ondata polare.

Vi lascio una parte della riflessione di Mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro (cliccando qui potete leggere il testo integrale) e alcune immagini di questi giorni.

«Questa società piena di volontà di benessere, piena di volontà di possesso – con l’inevitabile conseguenza di tanta, di troppa violenza – questa società in cui tutto è così prevedibile e previsto, ricondotto a criteri di carattere scientifico e a manipolazioni di carattere tecnologico, questa società è stata schiaffeggiata da un evento che non sa dominare, che non può dominare. Che l’ha messa in ginocchio, come dice la stampa. L’Italia è stata messa in ginocchio.
C’è uno spazio di imponderabilità, di impossibilità di ridurre gli eventi che accadono alla propria capacità di comprensione e alla capacità di manipolazione. E questo è un primo dato su cui occorre riflettere.
Ma su questo primo dato, mi chiedo: è così irragionevole pensare che aldilà di questi eventi venga fatto a ciascuno di noi un singolare appello? Cioè, è così irragionevole che questa – nella sua terribilità – sia la voce di un dialogo che il Mistero di Dio intende riaprire con il cuore di ciascuno di noi? Perché aldilà di questo evento c’è evidentemente la presenza di un soggetto, di una realtà che è irriducibile a noi, ed è non manipolabile da noi. La vita, la storia, la società, il cosmo non sono assolutamente e totalmente a disposizione dell’uomo. Dentro gli eventi che dominano, noi possiamo sentire come una Presenza, una Presenza grazie alla quale è disponibile la vita la storia, la natura, il cosmo. E’ come se il Mistero di Dio – perché bisogna chiamare le cose con il loro nome – ci chiedesse di misurarci con questa sua presenza misteriosa, eccedente le nostre misure ma inesorabile.
E’ necessario che di fronte a questi eventi ci chiediamo con tanta umiltà ma con tanto realismo: chi siamo? Qual è il senso della nostra vita? Qual è l’origine, il fine del nostro cammino? Qual è il senso di tanta fatica e di tante difficoltà che investono la nostra esistenza e la segnano profondamente come la stanno segnando per migliaia e migliaia di persone in questi tempi?
Occorre riprendere la coscienza del proprio essere, strutturalmente in dialogo con l’Altro. Riprendere coscienza che tutto non si chiude nel breve spazio del nostro cuore, o della nostra intelligenza o della nostra volontà. Ma che il nostro io è aperto verso un Mistero che qualche volta si fa presente in modo così radicalmente imprevedibile».

Qual è il tuo progetto di vita?

vignetta tratta da “Dossier catechista” (marzo 2012)

Siamo in dirittura d’arrivo; a febbraio i ragazzi di terza media dovranno scegliere la scuola superiore. La prima scelta veramente importante a cui sono chiamati.
Mi rivolgo a voi, ragazzi, perché credo che valga la pena che riflettiate su quali siano i modelli che orientano la vostra vita (e mi auguro che non siano quelli del personaggio della vignetta!).
Per orientarsi in modo serio non basta guardarsi intorno, andando a vedere le scuole o interrogandosi sui bisogni del mercato, ma bisogna soprattutto guardarsi dentro, per scoprire in sé qualità, propensioni, aspirazioni, valori. In fondo si tratta di interrogarsi sulla propria vocazione, che non è il solo farsi prete o suora, come a volte erroneamente si intende, ma cogliere, attraverso i segnali che la vita ci dà, qual è il nostro compito nel mondo, per renderlo più vero e più bello.
Tutti insieme, docenti, alunni, genitori, ci troveremo sabato prossimo a scuola per parlare di orientamento. In qualità di funzione strumentale ho chiesto agli ospiti  che interverranno di aiutarvi a riflettere sull’importanza di saper guardare dentro e fuori di voi, e di quanto sia fondamentale che non troviate scuse per non impegnarvi seriamente nella costruzione del vostro futuro. Dovete investire i vostri talenti in un progetto di vita che metta al primo posto la realizzazione di voi stessi attraverso il contributo che potete dare alla costruzione di un mondo migliore: non saranno i soldi, per quanto necessari, a fare di voi delle persone riuscite, ma l’amore e la passione che saprete mettere in ciò che fate.
Vi lascio la locandina della giornata.

Ma il mondo non esploderà

Così ha intitolato il suo commento Cesare De Carlo sul Quotidiano Nazionale del 31 ottobre 2011. A cosa si riferiva? Alla notizia, di cui vi parlavo anch’io qualche giorno fa, della nascita del 7 miliardesimo abitante della Terra.
Sette miliardi di esseri umani abitano questo pianeta e c’è chi vede nero: scarsità di spazi, cibo, acqua, petrolio, carbone e altre fonti energetiche. Ma vediamo cosa dice l’autore del commento di cui vi parlavo:
“Insomma una catastrofe, anche perché la popolazione secondo le più pessimistiche proiezioni potrebbe più che raddoppiare da qui alla fine del ventunesimo secolo: dagli attuale 7 a 15 miliardi.
Andrà così? Non necessariamente. Perché se è vero che negli ultimi sessant’anni gli abitanti della Terra sono passati da 2,5 a 7 miliardi, è altrettanto vero che in Europa, nelle Americhe, in Asia cala il tasso di natalità. E di molto. In Cina, la politica di un figlio per famiglia sta determinando due fenomeni: mancano all’appello 100 milioni di donne e aumenta rapidamente l’età media. In Giappone, un cittadino su quattro ha più di 65 anni, mentre il tasso di natalità è a 1,2 bambini per donna. Ancora più basso (0,9) in Italia, che con il Sol Levante si rivela il Paese più vecchio del mondo, e nel resto della (appunto) vecchia Europa. La Russia è a 1. Gli Stati Uniti a 1,3.
Scrive Fred Pearce in un recente saggio: oggi la media della natalità mondiale è la metà rispetto alle madri e alle nonne delle attuali mamme: 2,5 contro 5. E questo nonostante la spaventosa bomba demografica del continente più povero del mondo: ai primi quattordici posti della classifica di numero di bambini per donna ci sono altrettanti stati africani, con in testa Niger (4) e Uganda (5).
Secondo le proiezioni dello studioso, la popolazione continuerà a crescere moderatamente sino alla metà del secolo per declinare rapidamente. Il mondo dunque non esploderà. Basterà a calmare i pessimisti a oltranza?

Non credo. Il catastrofismo fa parte di un ecototalitarismo che in nome delle risorse da salvaguardare tende a limitare le nostre libertà. Precursore alla fine del Settecento ne fu Thomas Robert Malthus. Aveva previsto una carestia globale come conseguenza della crescente pressione demografica. La storia lo sconfessò”.
Sottoscrivo. Il danno più grave per il pianeta Terra non è essere qualche miliardo in più o in meno, ma il vivere senza riguardo gli uni per gli altri, cavallette impazzite (chi può) a distruggere un bene che è di tutti.
Meditiamo gente, meditiamo!

La festa delle zucche

Ieri sera, vigilia di Ognissanti, sembrava di essere a Capodanno o a Carnevale. In ogni angolo del paese frotte di ragazzini andavano sparando diavolerie varie, con botti più o meno rumorosi (minimo 10 euro a ragazzino andati in fumo; alla faccia della crisi!). Passino i gruppetti che girano per le case per il “dolcetto scherzetto”, ma cosa c’entrano i botti? Halloween vuol dire Tutti i Santi, come ho avuto già modo di raccontare, e i santi non vanno certo cacciati a suon di botti!!!
E’ proprio vero. Halloween sta sempre più diventando la Festa delle Zucche. Vuote!