Proteggi il sogno

Quel che fatto, è fatto. La data ultima per iscriversi alle scuole superiori è passata. Come Funzione Strumentale per l’Orientamento, incontrando le classi ho visto ragazzi abbastanza convinti, altri pieni di dubbi e timori. E’ sicuramente la prima scelta importante che vi viene chiesta, e alcuni  di voi non si sentono ancora preparati, per quanto la scuola faccia e vi proponga per l’orientamento.
“Abbiamo fatto la scelta giusta?” Chi lo sa!
Ma ricordatevi, come ho avuto più volte modo di dirvi, che una scelta che nasca solo dalla paura non è una buona scelta. Bisogna senz’altro essere realisti, tenere conto della propria preparazione, delle materie in cui si riesce meglio e di quelle in cui si è carenti, ma…non rinunciate subito ai nostri sogni e, soprattutto, non prendetevi il lusso di non impegnarvi per ciò che sentite essere giusto e buono!
Vi lascio le parole di un bel film, che, sono sicura, vi rimarranno nella mente (e nel cuore) più delle mie.

Come leggere la Bibbia

Arrivati a questo punto, dopo aver cercato di capire i confini della scienza e quelli della fede, cerchiamo di togliere ogni dubbio anche alla questione relativa alla Bibbia e alla scienza.
Sull’origine del mondo, ha ragione la Bibbia o la scienza?
Guardate cosa diceva Galileo:

Galileo e la Bibbia
Aveva proprio ragione, perchè la Bibbia non è un libro di scienza, ma di fede. 
Ma allora, la Bibbia va interpretata? Direi proprio di sì, perchè se la leggiamo alla “lettera” finiamo per prendere dei grossi abbagli.
Vi riporto cosa dice in proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica:
109. Nella Sacra Scrittura, Dio parla all’uomo alla maniera umana. Per una retta interpretazione della Scrittura, bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 12].
110. Per comprendere l’intenzione degli autori sacri, si deve tener conto delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei “generi letterari” allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca. […].  
Vi propongo una scheda per analizzare il racconto della Creazione.

La Pasqua Ortodossa

I ragazzi, a scuola, mi hanno chiesto se anche la Pasqua ortodossa aveva una data diversa da qualla cattolica, così come accade per il Natale.
Effettivamente le due date non coincidono, dato che la chiesa ortodossa segue il calendario giuliano e non quello gregoriano. Ma quest’anno cattolici e ortodossi la festeggeranno lo stesso giorno, cioè  il 4 aprile. Quest’anno  allora avremo un motivo in più di grande gioia! Auguri a TUTTI.

Dio, un amore appeso ad una croce per tutti

Da un’ intervista a don Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente generale dell’Azione cattolica italiana:

Mi ha sempre meravigliato come tante persone credano che Dio sia vendicativo, lontano dai nostri veri bisogni, uno da cui difendersi. E sì che è da un bel po’ di tempo che la gente non sente tuonare dai pulpiti i castighi di Dio! Significa forse che ancora non c’è fede in Dio, non si ha il coraggio di affidarsi, si crede di tenere in mano la vita e di essere autosufficienti e di avere Dio come concorrente della nostra libertà e autonomia. Invece ha due braccia che sono la fine del mondo, al di fuori di esse non puoi mai cadere. E’ il perdono fatto persona, un amore appeso ad una croce per tutti“.
FONTE: Segno, marzo 2010

Dio e il male

Si può considerare il male una punizione divina?
E’ una tentazione che ci coglie frequentemente, quella cioè di addebitare a Dio la responsabilità delle cose che non vanno bene; ma è proprio così?
Il male sicuramente ci interroga e ci lascia dubbiosi, ma il  Vange­lo proclama l’innocenza di Dio, che è buono e non può volere il male, mettendo ciascuno in guardia dal pensare che le sventure siano l’ef­fetto immediato delle colpe personali di chi le su­bisce. Dobbiamo imparare, così ha detto  Benedetto XVI in una delle sue riflessioni in questo periodo di Quaresima «a leggere i fat­ti della vita nella prospettiva della fede, animati cioè dal santo timore di Dio». «In presenza di sofferenze e lutti – ha sottolineato ancora papa Ratzinger – vera saggezza è lasciarsi inter­pellare dalla precarietà dell’esistenza e leggere la storia umana con gli occhi di Dio, il quale, vo­lendo sempre e solo il bene dei suoi figli, per un disegno imperscrutabile del suo amore, talora permette che siano provati dal dolore per con­durli a un bene più grande». E così, ha insistito Benedetto XVI, «le sventure, gli eventi luttuosi, non devono suscitare in noi curiosità o ricerca di presunti colpevoli, ma de­vono rappresentare occasioni per riflettere, per vincere l’illusione di poter vivere senza Dio, e per rafforzare, con l’aiuto del Signore, l’impegno di cambiare vita». Inoltre «di fronte al peccato, Dio si rivela pieno di misericordia e non manca di ri­chiamare i peccatori ad evitare il male, a cresce­re nel suo amore e ad aiutare concretamente il prossimo in necessità, per vivere la gioia della grazia e non andare incontro alla morte eterna».



Il digiuno

Da Avvenire del 31 marzo 2010, l’intervista ad un esperto di cibo e religioni.

« I nostri antenati? Digiunavano o si astenevano dalle carni fi­no a centocinquanta giorni al­l’anno: in Avvento e in Quaresima, pri­ma della Pentecoste e di ogni festa ma­riana. Oggi è persino raro trovare chi os­serva il digiuno almeno il Mercoledì del­le ceneri ed il Venerdì Santo». Scuote la testa Massimo Salani, 51 anni, sposato e padre di una figlia, mantovano di ori­gine e pisano di adozione, docente di patrologia e storia delle religioni all’I­stituto teologico interdiocesano Mon­signor Enrico Bartoletti a Camaiore e in­segnante di religione e vicepreside all’i­stituto alberghiero Matteotti a Pisa. Sa­lani ha studiato e scritto molto del rap­porto tra credenti e cibo. Portano la sua firma A tavola con le religioni (Edb), con il quale ha vinto il premio nazionale di storia e saggistica nel 2001 a Novara; Il maestro di tavola (sempre Edb), molto utilizzato in tutti gli istituti alberghieri e turistici d’Italia, e diverse altre pubbli­cazioni. E numerosi contributi ad altre pubblicazioni a tema: l’ultimo, Invitati al banchetto di Dio( Edizioni Plus), in u­scita nelle prossime settimane.
 Professor Salani, quale significato at­tribuiscono i cattolici al digiuno eccle­siastico?

 «Il digiuno prepara il nostro corpo al­l’incontro con il Signore. Chi ha inten­zione di ricevere l’Eucarestia è sempre tenuto a un digiuno da cibi e bevande per almeno un’ora».

 Il digiuno è una prassi consolidata an­che
in altre religioni…
 «I musulmani si astengono dal cibo e dalle bevande dal sole al tramonto nel mese lunare di Ramadan; molti indui­sti digiunano nei giorni di festa, al con­trario dei cristiani che santificano la do­menica anche a tavola: è stato lo stesso Gesù a ricordarci di non digiunare quan­do c’era lui (Mt 9,15). Gli ebrei digiuna­no per il giorno del Yom Kippur (è il no­no giorno del mese di Av), anche se quel­li ortodossi osservano il digiuno tutti i lu­nedì ed i giovedì. Tra i cristiani, i più at­tenti alla prassi del digiuno sono gli or­todossi. I cattolici hanno perso, nei se­coli, il senso del digiuno: nel Medioevo lo osservavano per prepararsi a tutte le maggiori festività, oggi faticano a ri­spettarlo
due gior­ni l’anno».
 Quale rapporto hanno i credenti con la carne?

 «Induisti e buddi­sti non mangiano nessun tipo di car­ne: a loro è impe­dito di uccidere o­gni essere ‘sen­ziente’. Infatti so­no vegetariani. Ai cattolici è raccomandata l’astinenza dal­le carni tutti i venerdì dell’anno – ecce­zion fatta per quelli che coincidono con
una solennità».
 Da quali carni astenersi?

 «Le carni degli animali terrestri. È inve­ce possibile consumare del pesce, pur­ché non sia grasso, come nel caso del­l’anguilla o della capitona. Bene invece il pesce azzurro, molto conosciuto in Toscana: come ha ‘certificato’ il pa­leontologo pisano Francesco Mallegni, anche Santa Bona ne faceva uso».

La scelta si fa difficile. C’è un criterio semplice semplice per capire quali so-

 no i cibi che possono essere consuma­ti
e quali, invece, no?
 «I cuochi, per mettersi d’accordo su quali sono i cibi sì nei giorni in cui è pre­scritta l’astinenza, usano un termine tecnico: ‘bianco mangiare’. Che è cosa ben diversa da ‘mangiare in bianco’; e ci dice che a tavola deve essere servito un piatto più povero. quindi sì al riso (ma senza ricchi condimenti) e al latte: sono bianchi, e il bianco, colore della purezza, è un naturale richiamo alla Quaresima; sì dunque anche al pesce ‘povero’. Nel Medioevo, a
Pisa, il piatto classico della Quaresima e di tutti i giorni in cui era prescritta l’a­stinenza, era la ribollita, molto apprez­zata anche dai signori locali. Ma tutta la penisola conosceva piatti quaresimali: il brodo di pesce (preparato in Liguria), le lagane e ceci (ricetta della Basilicata), o le orecchiette con le cime di rapa (ti­piche della Puglia): ieri come oggi aiu­tano la celebrazione del tempo quare­simale anche a tavola».  
È pur vero che alcuni cibi che un tem­po erano considerati poveri, oggi co­stano un occhio della testa.
 «È così. La nostra selezione dovrebbe
tener conto non solo delle qualità orga­nolettiche di un alimento, ma anche del prezzo indicato in etichetta. Quello del valore del cibo era un problema che si ponevano anche i nostri antenati. Il ca­so forse più eclatante è quello del for­maggio: alimento sì bianco, ma che molti consideravano ‘ricco’. Di lì il pro­verbio: ‘Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pe­re’ ».
 Riepilogando.

 «La Chiesa ci indica un obiettivo: la pu­rificazione, necessaria a prepararsi alla festa. Ciascuno, in coscienza, sa come raggiungerla. Insomma, secondo la leg­ge dell’amore, e non la legge per la legge, an­che la penitenza è creativa. E sempre de­ve essere accompa­gnata dalla preghiera e da un gesto di carità. Ovvero: rinunciare a qualcosa per donarlo a chi è meno fortunato di noi».

 Oggi alcuni cristiani non mangiano carne pregustando l’habitat che po­trebbero trovare in Paradiso. Fanno be­ne?

 «La loro scelta è rispettabilissima. In Ge­nesi si legge che Adamo ed Eva segui­vano una dieta vegetariana. E però la stessa Bibbia ci dice che, concluso il di­luvio universale, Dio stipulò una nuova alleanza con l’uomo, concedendogli di bere del vino e di mangiare carne, pur depurata dal sangue. Gesù stesso, da buon ebreo, ha sicuramente mangiato della carne, almeno del cosciotto di a­gnello, nel giorno della Pasqua».

Autore: Andrea Bernardini