Stringimi come il fiume Giordano

Riferimenti biblici e religiosi nelle canzoni?
Questa è la volta di un altro dei miti della canzone internazionale, Michael Jackson. Vi riporto alcuni versi di una sua famossissima canzone, che poi vi lascio all’ascolto. Si tratta di Will you be there.

Stringimi come il fiume Giordano; portami come se tu fossi mio fratello; amami come farebbe una madre (…). 
Salvami, guariscimi e lavami, amami e nutrimi, dimmi dolcemente che tu ci sarai (…). Nella paura, nell’ansia e nel dolore… nella promessa di un altro giorno…. tu ci sarai! Non ti permetterò mai di andartene, perchè sei sempre nel mio cuore.

Se non leggi non vivi

Da Avvenire del 5 maggio 2010
“(…) Sono i libri che ti raccontano e ti spiegano la vita degli altri, tuoi contemporanei o tuoi progenitori. Leggendo, con-vivi con la vita di tutti. Non-leggendo, ti separi da tutti, non li raggiungi più, ti perdi. C’è un numero altissimo di italiani che non leggono nemmeno un libro all’anno: non sono italiani, non sono europei, non sono in collegamento con l’Italia o con l’Europa, non sono in collegamento nemmeno con l’umanità. L’umanità è un intreccio di miliardi di vite, che toccandosi si scambiano informazioni, domande, risposte, scoperte, dubbi. Lo fanno per mezzo della lettura. Chi non legge, non partecipa a questo scambio, ne resta fuori, si esclude dall’umanità. L’umanità parla a tutti, tranne a coloro che non leggono.
Se i libri raccontano le vite degli altri, i giornali raccontano le civiltà degli altri. Se non leggendo libri non puoi confrontare la tua vita e dunque non puoi capirla e dunque non la vivi ma la perdi, così non leggendo giornali non puoi confrontare la tua civiltà e dunque non puoi capirla, ci sei dentro ma non ne fai parte. I giornali riassumono e comunicano il lavoro che il mondo fa, tutto il mondo, giorno dopo giorno. Leggendo i giornali, tu ogni mattina introietti questo lavoro, ne erediti i risultati, te ne sostanzi, con essi nutri cervello cuore e nervi. Dopo questo nutrimento, sei diverso da com’eri prima.
Il mondo lavora per te. Ma se non leggi i giornali, non erediti questo lavoro, tutto ciò che il mondo fa, lo fa per tutti ma non per te: se non leggi i giornali, tu non fai niente per il mondo e il mondo non fa niente per te.

La lettura è una vaccinazione, chi non legge non si vaccina. Le malattie contro le quali agisce questa vaccinazione sono l’ignoranza, la disinformazione, il disinteresse per la vita politica, l’asocialità. Sono malattie gravi. Le conseguenze di queste malattie gravano sulla società. La società ha interesse a sconfiggere queste malattie, come ha interesse a sconfiggere il vaiolo o le altre malattie endemiche. Non è tollerabile che in una società ci siano individui non vaccinati contro il vaiolo o altre malattie endemiche, perché questi individui contraggono il virus e ne mantengono viva la minaccia. Colui che non legge non può essere un buon figlio, o buon padre, o marito, o cittadino, o buon elettore. Vota male perché è ingannabile, decide male per sé e per i figli, esprime giudizi disinformati, è un danno per la democrazia.
Si pensa che la scrittura sia stata inventata per ‘fissare il debito’: prima della scrittura, il debito era soltanto orale, e il creditore lo alzava come voleva, con la conseguenza che il debitore non finiva mai di sdebitarsi: era uno schiavo che generava schiavi. Bisogna controllare ogni giorno il proprio dare-avere con il mondo. Leggere non dovrebb’essere un diritto, ma un dovere”.
(Ferdinando Camon)

Presentare una frase attraverso un cartone animato

GoAnimate permette di creare brevi cartoni animati online. Registrandovi gratuitamente, avrete a disposizione una vasta libreria di oggetti, paesaggi e personaggi da cui attingere. Il funzionamento è semplicissimo, in quanto basta trascinare gli elementi sul piano di lavoro e decidere la loro posizione nella timeline. E’ anche possibile aggiungere delle nuvolette con dei fumetti e far parlare i personaggi usando i campioni sonori già presenti, oppure registrandone di nuovi.
I video creati possono essere condivisi con gli amici oppure pubblicati su YouTube, siti, forum e blog.
Credo che le nuove tecnologie possano offrire molte opportunità agli insegnanti, consentendo loro di veicolare i messaggi in modalità  più “intriganti” per i ragazzi. Così gli alunni, una volta imparato l’utilizzo degli strumenti che andiamo a proporre, hanno un approccio diverso di fronte all’apprendimento. C’è sempre, purtroppo, chi se ne approfitta, facendo altro, ma la maggior parte dei ragazzi prende seriamente il lavoro proposto.
Guardate cosa ho realizzato, partendo da una frase di Natalia Ginzburg sulla presenza del crocifisso nella scuola.


Il bullismo non ci piace

Dal Quadernone blu

Il fenomeno del bullismo e della devianza giovanile nelle scuole è balzato spesso agli onori (si fa per dire) della cronaca negli ultimi anni e non sempre le risposte approntate a livello di singola istituzione scolastica sono apparse incisive ed efficaci nel contenere il fenomeno stesso, men che meno nel prevenirlo. Ecco perchè mi pare importante l’approccio collaborativo e di sistema posto in essere a livello territoriale già da un paio d’anni nella Provincia di Ferrara, dove la Questura, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Prefettura, il Comune e l’AUSL (con i Servizi SERT e PROMECO), la Provincia, l’Ufficio Scolastico Provinciale e le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado lavorano insieme per affrontare e prevenire in modo concreto il fenomeno in questione. Primi frutti del Protocollo d’intesa firmato nel giugno 2008, un piano per l’offerta formativa alle scuole, linee guida per i docenti e, secondo me particolamente significativa, una pagina web per gli alunni attraverso la quale è possibile inviare via mail particolari segnalazioni e richieste di aiuto.

Sant’Alberto Magno, testimone dell’amicizia tra fede e scienza

 Il Papa ha affrontato più di una volta il tema del rapporto tra fede e scienza. Ho avuto modo di rileggermi il testo di una delle catechesi del mercoledì, quella del 24 marzo

In quell’occasione, il Santo Padre ha parlato di un grande maestro della teologia medievale, Sant’Alberto Magno, che con rigore scientifico studiò le opere di Aristotele, convinto che tutto ciò che è realmente razionale è compatibile con la fede rivelata nelle Sacre Scritture. In altre parole, sant’Alberto Magno, ha contribuito alla formazione di una filosofia autonoma, distinta dalla teologia e unita con essa solo dall’unità della verità. Così è nata nel XIII secolo una chiara distinzione tra questi due saperi, filosofia e teologia.
Anche se la scienza. come la intendiamo noi ha ancora da venire (dovremo aspettare Galileo per la nascita del metodo delle “sensate esperienze”), sant’Alberto mostra che tra fede e scienza non vi è opposizione, nonostante alcuni episodi di incomprensione che si sono registrati nella storia. Il suo metodo consisteva semplicemente nell’osservazione, nella descrizione e nella classificazione dei fenomeni studiati, ma così ha aperto la porta per i lavori futuri.
Un uomo di fede e di preghiera, quale egli fu, può coltivare serenamente lo studio delle scienze naturali e progredire nella conoscenza del micro e del macrocosmo, scoprendo le leggi proprie della materia, poiché tutto questo concorre ad alimentare la sete e l’amore di Dio. La Bibbia ci parla della creazione come del primo linguaggio attraverso il quale Dio – che è somma intelligenza, che è Logos – ci rivela qualcosa di sé. Il libro della Sapienza, per esempio, afferma che i fenomeni della natura, dotati di grandezza e bellezza, sono come le opere di un artista, attraverso le quali, per analogia, noi possiamo conoscere l’Autore del creato (cfr Sap. 13,5). Con una similitudine classica nel Medioevo e nel Rinascimento si può paragonare il mondo naturale a un libro scritto da Dio, che noi leggiamo in base ai diversi approcci delle scienze (cfr Discorso ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 31 Ottobre 2008).
Sono tanti gli scienziati che, sulla scia di sant’Alberto Magno, hanno portato avanti le loro ricerche ispirati da stupore e gratitudine di fronte al mondo che, ai loro occhi di studiosi e di credenti, appariva e appare come l’opera buona di un Creatore sapiente e amorevole! Lo studio scientifico si trasforma allora in un inno di lode. Lo aveva ben compreso un grande astrofisico dei nostri tempi, di cui è stata introdotta la causa di beatificazione, Enrico Medi, il quale scrisse: “Oh, voi misteriose galassie …, io vi vedo, vi calcolo, vi intendo, vi studio e vi scopro, vi penetro e vi raccolgo. Da voi io prendo la luce e ne faccio scienza, prendo il moto e ne fo sapienza, prendo lo sfavillio dei colori e ne fo poesia; io prendo voi stelle nelle mie mani, e tremando nell’unità dell’essere mio vi alzo al di sopra di voi stesse, e in preghiera vi porgo al Creatore, che solo per mezzo mio voi stelle potete adorare” (Le opere. Inno alla creazione).

Sant’Alberto nacque in Germania all’inizio del XIII secolo, e ancora molto giovane si recò in Italia, a Padova, sede di una delle più famose università del Medioevo. Si dedicò allo studio delle cosiddette “arti liberali”: grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia e musica, cioè della cultura generale, manifestando quel tipico interesse per le scienze naturali, che sarebbe diventato ben presto il campo prediletto della sua specializzazione. Durante il soggiorno a Padova, frequentò la chiesa dei Domenicani, ai quali poi si unì con la professione dei voti religiosi. Le fonti agiografiche lasciano capire che Alberto maturò gradualmente questa decisione. Il rapporto intenso con Dio, l’esempio di santità dei Frati domenicani, l’ascolto dei sermoni del Beato Giordano di Sassonia, successore di san Domenico nella guida dell’Ordine dei Predicatori, furono i fattori decisivi che lo aiutarono a superare ogni dubbio, vincendo anche resistenze familiari. Spesso, negli anni della giovinezza, Dio ci parla e ci indica il progetto della nostra vita. Come per Alberto, anche per tutti noi la preghiera personale nutrita dalla Parola del Signore, la frequenza ai Sacramenti e la guida spirituale di uomini illuminati sono i mezzi per scoprire e seguire la voce di Dio. Ricevette l’abito religioso dal beato Giordano di Sassonia.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, i Superiori lo destinarono all’insegnamento in vari centri di studi teologici annessi ai conventi dei Padri domenicani. Le brillanti qualità intellettuali gli permisero di perfezionare lo studio della teologia nell’università più celebre dell’epoca, quella di Parigi. Fin da allora sant’Alberto intraprese quella straordinaria attività di scrittore, che avrebbe poi proseguito per tutta la vita.

Gli furono assegnati compiti prestigiosi. Nel 1248 fu incaricato di aprire uno studio teologico a Colonia, uno dei capoluoghi più importanti della Germania, dove egli visse a più riprese, e che divenne la sua città di adozione. Da Parigi portò con sé a Colonia un allievo eccezionale, Tommaso d’Aquino. Basterebbe solo il merito di essere stato maestro di san Tommaso, per nutrire profonda ammirazione verso sant’Alberto. Tra questi due grandi teologi si instaurò un rapporto di reciproca stima e amicizia, attitudini umane che aiutano molto lo sviluppo della scienza. Nel 1254 Alberto fu eletto Provinciale della “Provincia Teutoniae” – teutonica – dei Padri domenicani, che comprendeva comunità diffuse in un vasto territorio del Centro e del Nord-Europa. Egli si distinse per lo zelo con cui esercitò tale ministero, visitando le comunità e richiamando costantemente i confratelli alla fedeltà, agli insegnamenti e agli esempi di san Domenico.

Le sue doti non sfuggirono al Papa di quell’epoca, Alessandro IV, che volle Alberto per un certo tempo accanto a sé ad Anagni – dove i Papi si recavano di frequente – a Roma stessa e a Viterbo, per avvalersi della sua consulenza teologica. Lo stesso Sommo Pontefice lo nominò Vescovo di Ratisbona, una grande e famosa diocesi, che si trovava, però, in un momento difficile. Dal 1260 al 1262 Alberto svolse questo ministero con infaticabile dedizione, riuscendo a portare pace e concordia nella città, a riorganizzare parrocchie e conventi, e a dare nuovo impulso alle attività caritative.

Negli anni 1263-1264 Alberto predicava in Germania ed in Boemia, incaricato dal Papa Urbano IV, per ritornare poi a Colonia e riprendere la sua missione di docente, di studioso e di scrittore. Essendo un uomo di preghiera, di scienza e di carità, godeva di grande autorevolezza nei suoi interventi, in varie vicende della Chiesa e della società del tempo: fu soprattutto uomo di riconciliazione e di pace a Colonia, dove l’Arcivescovo era entrato in duro contrasto con le istituzioni cittadine; si prodigò durante lo svolgimento del II Concilio di Lione, nel 1274, convocato dal Papa Gregorio X per favorire l’unione tra la Chiesa latina e quella greca, dopo la separazione del grande scisma d’Oriente del 1054; egli chiarì il pensiero di Tommaso d’Aquino, che era stato oggetto di obiezioni e persino di condanne del tutto ingiustificate.

Morì nella cella del suo convento della Santa Croce a Colonia nel 1280, e ben presto fu venerato dai confratelli. La Chiesa lo propose al culto dei fedeli con la beatificazione, nel 1622, e con la canonizzazione, nel 1931, quando il Papa Pio XI lo proclamò Dottore della Chiesa. Si trattava di un riconoscimento indubbiamente appropriato a questo grande uomo di Dio e insigne studioso non solo delle verità della fede, ma di moltissimi altri settori del sapere; infatti, dando uno sguardo ai titoli delle numerosissime opere, ci si rende conto che la sua cultura ha qualcosa di prodigioso, e che i suoi interessi enciclopedici lo portarono a occuparsi non solamente di filosofia e di teologia, come altri contemporanei, ma anche di ogni altra disciplina allora conosciuta, dalla fisica alla chimica, dall’astronomia alla mineralogia, dalla botanica alla zoologia. Per questo motivo il Papa Pio XII lo nominò patrono dei cultori delle scienze naturali ed è chiamato anche “Doctor universalis” proprio per la vastità dei suoi interessi e del suo sapere.
Fonte: RomaSette.it