Rethink, un software anti-bullismo

Rethink riconosce le parole offensive e mostra una finestra che chiede a chi sta scrivendo di “ripensarci”.

Può sembrare troppo semplice, eppure funziona. Secondo alcuni studi è sufficiente una semplice domanda come “sei proprio sicuro che vuoi farlo?” per indurre i ragazzi a fermarsi a riflettere.

Stando alle ricerche di Trisha, la giovane (15 anni) programmatrice di Rethink,sarebbe addirittura il 90% a fermarsi e riformulare il proprio messaggio. Un successo enorme.

“Steve Jobs una volta ha detto che una cosa semplice può essere più difficile di una cosa complessa. Ma quanto ci riesci muovi le montagne” ha ricordato Trisha presentando il suo software in un coinvolgente TEDxTeen a Londra lo scorso anno.

Tutto è cominciato nel 2013. Trisha ha 14 anni e vive nello stato dell’Illinois. Legge sul giornale la storia di Rebecca, una ragazzina di 12 anni che in Florida si è suicidata dopo essere stata vittima di cyberbullismo. La notizia la impressiona: “Avevo il cuore spezzato – ha detto Trisha al TEDxTeen – come poteva una ragazza più piccola di me essere spinta a togliersi la vita?”.

Trisha va a vedere i dati: Rebecca è solo una dei tanti giovanissimi vittime del bullismo in rete. Megan, ha ricevuto tanti messaggi come “il mondo sarebbe un posto migliore senza di te” e si è impiccata nel suo bagno.

Tyler aveva 18 quando dei compagni di stanza hanno deciso di filmarlo quando era in intimità con il suo fidanzato e inviare il video in streaming sui social media. Tyler si è buttato da un ponte.
“In queste storie, il danno è fatto. Vorrei riscriverle, ma non posso. Vorrei poter andare indietro nel tempo e chiedere alle persone che hanno spinto questi adolescenti a uccidersi di ripensarci prima di compiere le loro azioni. Non posso farlo: quello che posso fare, però, è prevenire i prossimi danni. Per questo ho creato Rethink”.
Trisha è appassionata di codici e programmazione, così inizia a pensare a quale potrebbe essere un rimedio contro il bullismo in rete. Crea il software Rethink che riconosce le parole offensive e le tipiche espressioni da bulli nelle conversazioni tra gli utenti. Il software invia dei messaggi a chi scrive per invitarlo a ripensarci, a riformulare, ad essere più attento. “E’ come se io tutte le volte gli dicessi: ‘Ehi, aspetta, guarda che stai per offendere qualcuno, vuoi veramente farlo?’ Ripensaci prima che il danno sia fatto”.
Trisha fa delle ricerche che dimostrano come un’altissima percentuale di adolescenti, se viene messa di fronte a un messaggio che li invita a “ripensare” ciò che hanno scritto, di fatto cancella e riscrive.
Il motivo è che nell’adolescenza la capacità di riflettere prima di scrivere e di prendere delle decisioni che potrebbero avere delle conseguenze è molto meno sviluppata rispetto all’età adulta. In parole semplici: i ragazzi sono meno propensi a riflettere, ma se qualcuno instilla loro il dubbio sono pronti a tornare sui loro passi.
“In questo mondo sempre connesso – ha detto Trisha – certe volte abbiamo bisogno di rallentare, prenderci una pausa e pensare a quello che stiamo facendo. Noi lanciamo un messaggio, ed ha un significato”. La sua idea funziona, tant’è che nel 2014 Trisha Prabhu partecipa anche alla Google Science Fair, la competizione di Google per adolescenti che hanno inventato qualcosa di utile alla società e arriva tra i 20 finalisti mondiali.
Trisha sta portando il suo programma anti-bullismo in tante parti del mondo, intervenendo anche alla Casa Bianca in un recente evento lo scorso luglio.

Per scaricare l’app cliccare qui.

Migliori si può

Migliori si può. Anche le parole possono uccidere” è una campagna sociale promossa da Avvenire, Famiglia Cristiana, la Federazione italiana settimanali cattolici e dall’agenzia pubblicitaria Armando Testa, per dire no alla discriminazione.
I volti che compaiono, trafitti da parole denigratorie che assumono la forma di proiettili, ci fanno ben capire quanto i pregiudizi facciano male.
Dire “no” alla discriminazione, è dire un “sì” a una società più sensibile, attenta, accogliente. Carissimi alunni, quante volte anche la nostra scuola è ambiente poco accogliente? Quante volte le parole hanno ferito e feriscono?
PS: ricordo agli adulti che è possibile aderire a questa campagna sottoscrivendola qui da dove è anche possibile scaricare tutti i “volti trafitti”.

Basta così poco!

A volte basta poco per far sentire agli altri la nostra vicinanza e il nostro sostegno.
Così gli infermieri di un reparto di un ospedale, per incoraggiare una paziente che sta per sottoporsi ad una operazione di mastectomia per tumore al seno, ballano con lei tra le corsie dell’ospedale.

La scuola che vorrei sta in Finlandia

Siamo all’ingresso dell’istituto superiore Lauttakylän lukio, a Huittinen, in Finlandia, seguiamo dove si posa lo sguardo di trenta studenti italiani.
“Io mi sento a casa in una scuola dove, appena entri, a destra l’appendi casco e soprabito e di fronte trovi le poltrone e un tavolinetto verso la vetrata. E questa è una scuola. Finlandese”.

Eleonora non resiste: “I lavandini nei corridoi? Ma in tutti i piani? Ah: in tutte le aule!”. Il preside Timo annuisce e spiega che i bagni, invece, si trovano solo al pian terreno”.

La dirigente Agnese Ivana Sandrin, liceo artistico Osvaldo Licini di Ascoli Piceno, si rende subito conto di essere davanti un dato di fatto: “La didattica dura 75 minuti e seguono sempre 15 minuti di pausa. Positivo, non c’è più bisogno di uscire durante la lezione, come avviene in Italia, interrompendo e perdendo tempo”.
Cosa succede in queste pause? Vediamo cinque ragazze che stanno riorganizzando gli appunti sedute in quello stesso tavolinetto che tanto ha colpito i nostri trenta studenti all’ingresso.

Dice la professoressa Matilde Di Silvestre: “Molto del nostro tempo è speso a controllare i ragazzi, in aula e nei cambi dell’ora, nella ricreazione. In Finlandia vige una legislazione evidentemente diversa sulla responsabilità penale dei docenti”. Oppure, precisa la professoressa Caty Gaspari, “è una scuola, quella finlandese, che rende completamente responsabili gli adolescenti del loro percorso scolastico”.
Restano sorpresi i nostri ragazzi nel constatare l’approccio diverso, cresce il desiderio di una scuola come quella finlandese: che chiede fiducia e la dà.
Una scuola che accoglie, in ambienti confortevoli, studiati: “Colori differenti per ciascun piano, tendaggio abbinato, con il kit di pulizia in ogni classe”. C’è l’aula di storia, con i presidenti e i ritratti dei premi Nobel alle pareti, ci sono le aule di chimica. Ogni spazio è dotato di tecnologie avanzate, le aule di lingue ed informatica sempre in funzione, anche durante il periodo degli esami. Infatti le scuole della Finlandia hanno 75 insegnamenti in tre anni, dove molti sono a scelta degli studenti, con cinque periodi di studio, di 6 o 7 settimane, anziché i quadrimestri. Al termine dei quali seguono le verifiche. Se uno studente non supera una materia può riprovare poche settimane dopo, per due volte. “E alla terza?”, chiede Sara al preside. “Alla terza ripetono il corso e al termine delle 7 settimane sosterranno la prova”.

I ragazzi sono sempre più stupiti: “Nessuna bocciatura allora, basso abbandono scolastico, non servono assenze per evitare i compiti e le interrogazioni, quel professore o quell’insegnamento, niente mal di pancia improvvisi, la paura di andare a scuola, niente terribili compiti in classe annunciati solo tre giorni prima”. Inoltre in Finlandia è stabilita un’interruzione funzionale per permettere agli allievi di studiare: si situa tra il periodo di lezioni e il periodo di verifica.
Anche tra un corso e l’altro vi possono essere buchi di ore. E’ il caso di Eeli, al primo anno, che ne approfitta per studiare francese in una delle aule attrezzate in cui la incontriamo.

Debora esclama: “Nulla è lasciato al caso. In ogni aula i banchi hanno angoli diversi in base ai bisogni, sono affascinanti quelli pentagonali, che creano nuove forme e nuovi gruppi per favorire la collaborazione. Se dovessi scegliere un oggetto da portare in Italia, porterei questo: il banco. E’ la sintesi di questa scuola, dove tutto è pulito e funziona”. Sorride: “C’è persino l’appendi borsa”.
Scatta una voglia nei ragazzi: migliorare anche se stessi, i propri ambienti. “Abbiamo una proposta per il nostro liceo, è il nostro tempo, progettiamo insieme partendo dagli spazi per renderli più gradevoli, meglio organizzati, abbiamo capito che dipende anche da noi”.
L’esperienza della visita in Finlandia sta segnando gli studenti e i docenti. Sono arrivati per uno stage – dice Sami Malinen rettore del West Finland College, al più antico istituto finlandese, nato nel 1892 – per sperimentare il canto e la drammatizzazione in lingua inglese. Non erano ancora del tutto consapevoli che sarebbero stati coinvolti in un confronto con uno dei sistemi di eccellenza europeo.
L’Europa, appunto. L’attenzione degli studenti si focalizza su una pagina di un giornale, un’infografica che confronta le età necessarie per candidarsi alle prossime elezioni. Un tema di confronto, che nasce all’interno di un’aula scolastica, tra gli studenti italiani e gli studenti finlandesi. Mentre gli studenti italiani si sorprendono di una scuola che “dà fiducia e rende responsabili”, scoprono inoltre che i loro coetanei possono candidarsi a 18 anni mentre loro, i ragazzi italiani, dovranno aspettare ben altre due elezioni per poter ambire ad esercitare lo stesso diritto. Infatti l’Italia, in compagnia delle sole Grecia e Cipro, fissa a 25 anni la soglia di partecipazione.
Cosa vi lascia la Finlandia? “Torneremo, nelle nostre aule scolastiche, come alunni e cittadini più consapevoli”.

Benedetta Cosmi in http://foreignaffairs.corriere.it/2014/05/22

I sacramenti: attività in lingua straniera e altro ancora

Propongo agli alunni di seconda che stanno completando una ricerca sui sacramenti, alcune attività in una lingua che non è l’italiano.

A questo link Los sacramentos en la iglesia católica troverete un libro interattivo in spagnolo che spiega i sacramenti.
Per una verifica delle conoscenze, propongo alcuni quiz in lingua inglese (cliccate sulle immagini):

http://quiz.scoilnet.ie/Quiz.aspx?QID=1163 
Cliccando invece qui, potrete accedere ad una scheda riassuntiva.
Buon ripasso!

L’alloggio segreto di Anna Frank

Entriamo virtualmente nelle stanze in cui si nascosero per più di due anni Anna con la sua famiglia, Hermann e Auguste van Pels con il figlio Peter, e il dottor Fritz Pfeffer.
Il 4 agosto 1944, le SS entrarono nell’alloggio segreto e i clandestini vennero arrestati. Qualcuno li aveva traditi e mai si scoprì chi fosse stato.

Solo Otto Frank sopravvisse alla deportazione, tutti gli altri clandestini trovarono la morte nei campi di concentramento. Hermann van Pels venne ucciso nelle camere a gas, Auguste venne gettata sotto un treno durante un trasporto. Gli altri morirono di stenti e a causa delle malattie. Anne e Margot, sopravvissute ad Auschwitz,  morirono a Bergen-Belsen nel marzo del 1945. Anne aveva 15 anni.
Per la visita virtuale clicchiamo sull’immagine.

Rimuovere lo sfondo dalle immagini

Come rimuovere lo sfondo dalle immagini senza utilizzare Photoshop?
Ho trovato un servizio online gratuito che permette di eseguire questi interventi di “pulitura”.
Si chiama Clipping Magic e per il momento è utilizzabile gratuitamente. E’ sufficiente aprire il sito di Clipping Magic e caricare un’immagine scegliendo “Choose File” oppure trascinandola nell’area apposita:

Una volta caricata l’immagine sarà necessario indicare al programma quali aree lasciare inalterate e quali rimuovere. Per fare ciò bisogna utilizzare due strumenti: quello rosso permette di indicare le zone da eliminare, mentre quello verde quelle da mantenere.
Clipping Magic permette di visualizzare un’anteprima in tempo reale che consente di valutare immediatamente la bontà del proprio lavoro.

Con Clipping Magic è possibile impostare le dimensioni dei pennini, in modo da poter lavorare anche con un buon livello di precisione.
Una volta terminato basta cliccare sul pulsante “Download” per scaricare l’immagine modificata e quindi priva dello sfondo.