Il Papa: uccidere in nome di Dio è satanico

Alcuni giorni fa, durante l’omelia della celebrazione liturgica della mattina nella cappella di Casa Santa Marta, Papa Francesco, nel ricordare padre Jacques Hamel, il sacerdote ucciso in chiesa nel luglio di quest’anno da due fanatici, ha espresso un concetto molto chiaro: uccidere in nome di Dio è satanico.
Vi riporto la trascrizione dell’omelia.
[…] Gesù Cristo, il primo martire, il primo che dà la vita per noi, e da questo mistero di Cristo incomincia tutta, tutta la storia del martirio cristiano, dai primi secoli fino a oggi.
I primi cristiani hanno fatto la confessione di Gesù Cristo pagando con la loro vita; ai primi cristiani era proposta l’apostasia, cioè: “Dite che il nostro dio è il vero, non il tuo [vostro]. Fate un sacrificio al nostro dio o ai nostri dei”, e quando non facevano questo, quando rifiutavano l’apostasia venivano uccisi. Questa storia si ripete fino a oggi e oggi nella Chiesa ci sono più martiri cristiani dei tempi primi. Oggi ci sono cristiani assassinati, torturati, carcerati, sgozzati perché non rinnegano Gesù Cristo. In questa storia, arriviamo al nostro père Jacques: lui fa parte di questa catena di martiri. I cristiani che oggi soffrono – sia nel carcere o con la morte o con le torture – per non rinnegare Gesù Cristo, fanno vedere proprio la crudeltà di questa persecuzione. E questa crudeltà che chiede l’apostasia, diciamo la parola: è satanica. E quanto piacerebbe che tutte le confessioni religiose dicessero: “Uccidere in nome di Dio è satanico”.
Padre Jacques Hamel è stato sgozzato nella Croce, proprio mentre celebrava il sacrificio della Croce di Cristo. Uomo buono, mite, di fratellanza, che sempre cercava di fare la pace è stato assassinato come se fosse un criminale. Questo è il filo satanico della persecuzione. Ma c’è una cosa, in quest’uomo, che ha accettato il suo martirio lì, con il martirio di Cristo, all’altare, una cosa che mi fa pensare tanto: in mezzo al momento difficile che viveva, in mezzo anche a questa tragedia che lui vedeva venire, un uomo mite, un uomo buono, un uomo che faceva fratellanza, non ha perso la lucidità di accusare e dire chiaramente il nome dell’assassino. E ha detto chiaramente: “Vattene, Satana!”. Ha dato la vita per noi, ha dato la vita per non rinnegare Gesù. Ha dato la vita nello stesso sacrificio di Gesù sull’altare e da lì ha accusato l’autore della persecuzione: “Vattene, Satana!”.

L’esperienza religiosa deve essere dono per tutti

Alla luce di quanto accaduto una frase su cui riflettere.

«L’autentica esperienza religiosa è un dono per tutti, anche per chi la fede non ce l’ha, o ne ha una diversa. Al di fuori di questo dono gratuito, c’è solo barbarie, idolatria, auto-inganno, consumismo emotivo, ricerca di potere e di denaro. In questo nostro tempo di profonda crisi delle religioni e delle fedi, dobbiamo tornare a parlare bene dello spirito religioso, a dirne buone parole, a bene-dirlo. È solo la buona spiritualità che può curare le malattie e le perversioni delle religioni. Un mondo senza fedi e religioni sarebbe soltanto un luogo infinitamente più povero».
L. Bruni, in Avvenire del 10 luglio 2016

Palazzo dell’ ONU a New York: l’epigrafe che riporta Isaia 2,4
«Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci. Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra». 

Un antico antenato: l’homo Naledi

Ne avete sicuramente sentito parlare. Mi riferisco alla scoperta di una specie umana sconosciuta fino ad oggi.
 In una grotta a 50 chilometri da Johannesburg sono stati scoperti i resti di 15 corpi “di una nuova specie dei nostri avi”, così ha affermato Leo Berger, professore dell’università ‘Witwatersrand’ di Johannesburg. La nuova specie umana è stata denominata “Homo naledi”, perché la grotta della scoperta si chiama stella nascente. Naledi significa infatti stella nella lingua Sesotho, usata da alcune tribù sudafricane.
 Gli scienziati non hanno ancora stabilito l’età delle ossa ritrovate, anche se quei resti appartengono a persone probabilmente portate nella grotta dopo la loro morte. E’ proprio questo l’aspetto interessante, perché prima di questo ritrovamento si pensava che l’idea di comportamenti rituali funebri fosse un’esclusiva dell’Homo sapiens.
Si credeva infatti che le sepolture più antiche fossero avvenute solo 100 mila anni fa, ma sebbene l’Homo Naledi non abbia una datazione ancora precisa, è sicuramente più antico di 100 mila anni. ‘L’Homo Naledi – afferma Berger – seppelliva i cadaveri costantemente, questo indica che si vedeva diverso dagli altri animali’.

Questa “pietà” verso i propri simili, manifestata dalla cura con cui furono deposti quei corpi, è espressione di quel “sentire religioso” che caratterizza l’essere umano.

Musulmani digiunano con i cristiani

Ho letto che è partita sui social network una campagna di solidarietà e di dialogo interreligioso che vede impegnate centinaia di musulmani di tutto il mondo a rispettare il digiuno durante la Quaresima.
La campagna, che mira a mostrare fratellanza e vicinanza con i cristiani, è stata lanciata su Twitter da un musulmano americano, Bassel Richie.
Con l’hashtag #Muslims4Lent (Musulmani per la Quaresima), Richie e tanti altri come lui hanno postato foto che li traggono con un cartello in cui annunciano che rispetteranno i 40 giorni di digiuno che precedono la Pasqua cristiana. “Lent” in inglese è la parola che identifica la quaresima cristiana, che comincia con il mercoledì delle ceneri e che prosegue fino a Pasqua. I fedeli cristiani in questi 40 giorni fanno opera di rinuncia di qualche cosa di abituale come segno di pentimento. Ognuno sceglie il modo più opportuno, rinunciando a cibi troppo elaborati, alla televisione, alle sigarette, come segno di contrizione e povertà.
Gli islamici che aderiscono all’iniziativa promossa su twitter accettano anche loro di rinunciare a qualcosa.”La reazione di musulmani e cristiani – ha raccontato Richie all’edizione americana dell’Huffington Post – è stata straordinaria e assolutamente positiva”. “Sembra che oggi – ha affermato Richie – l’odio possa diffondersi molto più velocemente dell’amore”. Con questo gesto invece, ha spiegato il promotore, si vogliono “ringraziare i cristiani che hanno sempre mostrato amore e rispetto per l’Islam mostrando loro che anche noi abbiamo il massimo rispetto per la loro religione e che l’Islam non è quello dei terroristi di Isis”.

Molte sono le foto che vedono musulmani ritratti con cartelli in cui dichiarano di rinunciare  ai biscotti, alla cioccolata, alle patatine fritte, e altro ancora.

collage realizzato con http://www.pizap.com/pizap

Mi sento di dire: “Grazie per il bel gesto di amicizia”.