Convertiti alla carità

La carità cristiana, tradotta nei termini concreti della solidarietà, dell’assistenza, dell’accoglienza, costituì un potente fattore di conversione e di diffusione della nuova fede. Per cogliere adeguatamente questo aspetto dello sviluppo storico del cristianesimo, bisogna tenere nel massimo conto il fatto che le Chiese cristiane si affermarono tutte e quasi esclusivamente, tra I e IV secolo, in ambiente urbano: anzi, soprattutto in quelli che nell’impero romano si potevano considerare i centri urbani più grandi – quella trentina circa che toccavano o superavano i 30.000 abitanti, quasi tutti ubicati nell’area orientale del Mediterraneo –, e prima degli altri i centri portuali quali Alessandria, Antiochia, Cesarea Marittima, Atene, Corinto, Efeso, Smirne, Tessalonica; e, in Africa occidentale – per gli antichi l’Egitto e la Cirenaica appartenevano piuttosto all’Asia –, Cartagine e Leptis Magna.
Si è spesso affermato e si continua ad affermare che il segreto della diffusione della nuova fede consisteva anzitutto nella speranza di una beata vita futura, una vita dopo la morte o addirittura una risurrezione fisica, che i fedeli del Risorto appunto proponevano. Ma tutto ciò appare poco convincente. Molti erano i culti orfici, iniziatici, ermetici, misterici che promettevano varie forme di sopravvivenza o di salvezza dell’anima dopo la morte.
Il fatto è che le comunità cristiane, oltre a propagare questa speranza, offrivano concretamente aiuto e sostegno ai meno abbienti o ai miseri – i poveri, gli ammalati, le vedove, gli orfani – per affrontare e alleviare gli aspetti più duri e spietati di un’esistenza individuale e collettiva che, specie a partire dalla seconda metà del II secolo, si era andata facendo sempre più difficile tra crisi economiche, periodi di carestia, crescente insicurezza.

La solidarietà dei cristiani tra loro e la carità anche nei confronti di coloro che non appartenevano alle loro comunità – qualcosa rispetto alla quale i sodalizi pagani erano assenti o inadeguati – fu un potente fattore di conversione.
La carità fu esercitata con molta dedizione anche nei duri momenti delle persecuzioni, com’è testimoniato ad esempio dall’attività del vescovo Cipriano di Cartagine al tempo dell’epidemia di peste del 252, e da quanto Eusebio ci racconta a proposito dell’impegno di presbiteri, diaconi e semplici fedeli durante un’altra crisi epidemica, stavolta di tifo, scoppiata ad Alessandria nel 268.

Fra tutte le opere di carità, una delle più rischiose, raccomandate e seguite era la visita a coloro i quali a causa della fede erano stati incarcerati. Cipriano di Cartagine resta comunque un modello di carità si può dire insuperabile: è rimasta memorabile la lettera con la quale egli accompagna nel 283 il dono di 100.000 sesterzi ai vescovi di Numidia, esaltando commosso i meriti della carità.
Con la vittoria del cristianesimo, con il ruolo pubblico già da Costantino attribuito ai vescovi nell’amministrazione delle riserve alimentari a vedove e orfani e poi la decisione teodosiana di proclamare la fede in Gesù Redentore unica licita religio dell’impero, le iniziative caritatevoli si moltiplicarono. Fin dai primi tempi della vita libera della chiesa si affermò la concreta prassi della carità nei confronti dei bisognosi e degli ammalati, come insegnano testi quali la Didaché e le Costituzioni apostoliche. Le offerte venivano raccolte in una cassa comune e si tenevano accurati elenchi dei poveri da mantenere.

La storia delle opere di carità del tempo si può ovviamente ricostruire, dato lo stato delle fonti, in modo alquanto rapsodico: non mancano tuttavia ragguagli significativi. Basilio di Cesarea (vissuto nel IV secolo) fondò immediatamente fuori della cinta muraria della sua città un vero e proprio ospedale, la Basileide. Nelle opere di carità si distinsero Giovanni Crisostomo, Epifanio di Pavia, Cesario d’Arles, Massimo di Torino. A Roma, ormai non più sede imperiale, la tradizione delle antiche frumentationes fu mantenuta dalle frequenti elargizioni di derrate alimentari da parte di veri e propri difensori della città e padri dei poveri come Leone Magno e Gregorio Magno. Era questa ferma convinzione di Gregorio, il quale impiegava costantemente e intensamente le proprietà della sua gens Anicia per alleviare le pene dei meno fortunati e considerava tutte le sue risorse utilitates pauperum, al servizio degli indigenti.

Tratto da Franco Cardini, ‘Il pane donato. Piccola storia della carità‘, Emi,  in Avvenire del 10 febbraio 2015.

Letterina di Natale

Caro Gesù Bambino, ecco che arriva Natale e io non ti ho ancora spedito la mia letterina. Il fatto è, caro Gesù Bambino, che prima ho perso tempo perché non riuscivo a scegliere tra i tanti doni che desidero, perché babbo e mamma mi hanno detto di avere saputo da fonte sicura che quest’anno hai deciso di non accogliere le richieste dei bambini che vogliono troppe cose. Secondo te, dimostrerebbero di non essere attenti a ciò che accade dentro le loro case dove, per colpa della crisi, si cerca di risparmiare anche sulle cose necessarie. Adesso ho scelto un regalo solo, che desidero tantissimo perché tutti i miei amici ce l’hanno: le scarpe con le rotelle sui tacchi, in modo che si possono adoperare anche come pattini. Io, anche se chiedo le scarpe a rotelle, so molto bene che i miei genitori devono risparmiare su tutto perché hanno da pagare il mutuo e quella tassa in più che devono pagare per la casa. Però a pensarci bene non so se posso chiederti le scarpe a rotelle. È che quando avevo finito di scrivere la letterina e stavo per spedirla, mi sono ricordato di quei bambini uccisi nella sparatoria in America e a tutti quelli di cui sentono storiacce in questi giorni. Ho pensato al dolore e alla tristezza di tanti genitori e dei loro amici. Altro che non avere le scarpe a rotelle…. Allora, caro Gesù Bambino, ho strappato la lettera e ho cominciato a scriverne un’altra: questa. A non chiederti le scarpe a rotelle, sono sincero, non ci riesco: mi piacciono troppo. Però ti chiedo nel frattempo di aiutare anche tutti coloro che hanno bisogno di cose più importanti di quelle che ti chiedo io, in ogni parte del mondo. Lontano da qui come nel mio quartiere. Insomma per tutti i bambini che non sanno che ci sono le scarpe a rotelle, perché non conoscono neanche le scarpe normali. Gesù Bambino, da quando ero più piccolo mio papà mi ha obbligato a vedere un po’ di telegiornali e a leggere il giornale perché dice che se i bambini non conoscono le notizie importanti diventano viziati. Per questo so che ci sono tante persone che abitano in Paesi devastati da guerre e violenze, tormentati dalla fame, spazzati da uragani, terremoti, alluvioni… E che perciò hanno bisogno di tutto. E non solo questo. Il papà e la mamma parlano spesso di loro colleghi che hanno perso il lavoro e non sanno come tirare avanti la famiglia. Caro Gesù Bambino, non voglio fartela troppo lunga perché hai tantissimo da fare. Allora ti dico: vedi tu! So che farai tutto per il meglio, perché Natale porti speranza a ogni uomo, donna e bambino.
Ps. Senti, le scarpe a rotelle, se entrano nella tua lista, non fa niente se non sono di marca.

Tonino Lasconi su Popotus del 20 dicembre 2012

I 10 comandamenti

Nel percorso intrapreso alla scoperta di Mosè, ci siamo imbattuti nei Comandamenti, la Legge che Dio dona al popolo ebreo, il popolo dell’Alleanza.
Vi faccio vedere, dal film Mosè di Roger Young, il momento in cui il Signore parla al popolo.
Sentirete elencare i Comandamenti.
 

Il testo lo trovate cliccando qui.
Se vi va di approfondire il tema vi suggerisco il libro di Valerio Bocci, I dieci comandamenti spiegati ai ragazzi, Elledici 2003.
Cliccando qui potete avere un assaggio del libro.

Dalla rabbia alla gioia

Si può non essere “arrabbiati” con Dio quando la vita non va come vorremmo?Rita ci risponderebbe che arrabbiarsi con Dio è facile, perchè a lei è successo, ma ci aiuterebbe anche a capire che non ha senso vivere nel risentimento, perchè lei ha provato cosa vuol dire. Ma ciò che di bello ci insegna la sua storia, è che si può vivere nel dolore con gioia, ma soltanto se ci si apre a Cristo.
Chi è Rita?
L’avevo vista, alcune settimane fa, in una trasmissione su Rete4 (se non sbaglio si trattava di un servizio sui viaggi della fede) e poi mi sono ritrovata la sua storia su Avvenire del 29 dicembre.
Rita Coruzzi ha 24 anni ed è disabile, costretta in carrozzina dopo un’operazione, che doveva essere risolutiva di un problema che aveva dalla nascita. Così non è stato, ed è da quando ha dieci anni che non cammina più.
Oggi, sembra assurdo, lei è felice sulla carrozzina. «So che sembra incomprensibile, ma con la mia vita così pie­na, in comunione con Dio, rifiuterei volentieri la gua­rigione per il semplice fatto che voglio rimanere sulla croce con lui».
«Mi so­no arrabbiata tanto con Gesù – ricorda la ragazza –, ero troppo delusa e scon­fitta per fidarmi ancora di Dio». «Perché mi hai fatto questo, Gesù, per­ché? ». Un urlo di dolore che Rita soffoca per 4 lun­ghi anni abbassando gli oc­chi e decidendo di non guardare più in faccia nes­suno. Prova conforto solo nell’affetto della mamma e nelle carezze della nonna.
Rialza il volto a Lourdes, in un pellegrinaggio, quando trova il coraggio di pregare davanti alla grotta: «Ho sentito la voce di Maria dentro di me e le ho chie­sto cosa desiderasse, vole­vo sapere perché mi ha vo­luto in queste condizioni, volevo sapere quale doveva essere il mio posto nel mondo». Un’altra voce, un sussurro: «Devi utilizzare la tua sofferenza per portare la testimonianza dell’amo­re di Dio». Rita riesce a di­plomarsi al liceo classico, si laurea in Lettere e frequen­ta la specializzazione in giornalismo. Ha capito la sua vocazione: «Scrivere e scuotere le coscienze per far capire quanto può esse­re bello vivere anche nella disabilità. Offrire conforto e speranza, perché la mia condizione mi ha dato molto di più di quanto mi è stato tolto». La ragazza rac­conta la sua storia nelle parrocchie o nelle scuole ed è stata spesso ospite in importanti trasmissioni te­levisive.
«Do voce ai disabi­li, parlo del mio amore per la vita e della mia conver­sione, che è poi il mio vero miracolo».
Un volo di far­falla è il libro in cui si racconta (Piemme, pp. 196, euro 13,50; prefazione del cardi­nale Camillo Ruini e invito alla lettura di Magdi Cri­stiano Allam) e ci consegna una testimonianza forte e lucida su disabilità, soffe­renza e conversione. Ora nella vita di Rita c’è la luce, ma prima non era così.
FONTE: GIANPAOLO SARTI in Avvenire del 29 dicembre 2010

Quanto era alto Golia?

Secondo la Bibbia doveva essere alto 3 metri e 37 centimetri. Impressionate vero? Ma lo sapete a quanto potrebbero corrispondere i 30 denari oggi? Oppure, qual è la nazione i cui abitanti sono al 100% cattolici? Sapete dove si trova, invece, la cattedrale più piccola del mondo?
A queste e a tante altre curiosità risponde il libro di Giorgio Nadali, collega di religione, dal titolo “I monaci sugli alberi”, edizioni San Paolo.

Buona lettura!

Un No al razzismo

Non so se avete mai sentito parlare di Rosa Parks. Vale la pena ricordare questa donna minuta morta nel 2005.

Il primo dicembre 1955 Rosa Louise McCauly sposata Parks, dopo una giornata di lavoro particolarmente pesante (era lavorante sarta in un grande magazzino di Montgomery, la capitale dell’Alabama), e dopo una lunga attesa alla fermata dell’autobus e al freddo, salì sull’autobus ed essendo esausta si mise a sedere in una delle file di mezzo, contravvendo a quelle che erano le disposizioni del tempo, che “riservavano” ai neri solo i posti in fondo. Infatti, negli stati del Sud degli USA, come l’Alabama, vigevano le leggi di “Jim Crow” che imponevano una violenta segregazione alla popolazione “di colore”. I negroes, come venivano chiamati con disprezzo gli afroamericani, non potevano accedere ai luoghi frequentati dai bianchi. “White only” era il cartello che appariva dappertutto, fuori dai ristoranti, dalle scuole, sui treni… I negroes avevano il loro bagni pubblici, i loro ospedali, scuole, negozi, i loro posti nei mezzi pubblici.
L’autobus continuò a caricare passeggeri finchè non fu pieno. Il conduttore del mezzo, vedendo un bianco   in piedi, pretese che Rosa si alzasse e gli cedesse il posto.


Rosa Parks si rifiutò e pronunciò un chiaro “No”. Da questa semplice parola scoppia un caso, e Rosa venne arrestata. La comunità nera locale guidata da un giovane pastore di nome Martin Luther King organizzò un boicottaggio alla società dei trasporti, e portò la vicenda di Rosa fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Alla fine, la segregazione sugli autobus venne dichiarata incostituzionale, e cominciò così una pagina nuova della storia americana.
Il libro “No. Il rifiuto che sconfisse il razzismo”  di Paola Capriolo, racconta la storia di questa pacifica battaglia che segnò la sconfitta di un sistema razzista e violento

Liliana Segre racconta la sua deportazione

Il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano partirono, ammassati sui vagoni, cittadini italiani di religione ebraica, per una destinazione che ormai ci è nota: i campi di sterminio da cui soltanto pochi sarebbero ritornati. Liliana Segre, che allora era una ragazzina della vostra età, racconta la sua esperienza.
Vi propongo il video “Binario 21 – Memoriale della Shoa di Milano”.

La storia della signora Segre è stata raccolta in questo libro:

Anna Frank, il filmino in cui la vediamo e i libri per conoscerne la storia

Quando saremo all’altro mondo e incontreremo i milioni di ebrei sterminati nei campi nazisti ed essi ci chiederanno che cosa abbiamo fatto noi che siamo sopravvissuti, io risponderò: “Io non ho dimenticato”.
(S. Wiensenthal)

Io non ho più dimenticato i pensieri che mi si accavallavano mentre, ragazzina della prima media, leggevo il Diario di Anna Frank. Come era stato possibile tutto ciò? Perchè la barbarie umana si era accanita contro gente innocente, contro ragazzi e ragazze che si stavano affacciando alla vita? Perchè distruggere così i loro sogni, i progetti per il futuro?
Sei milioni di ebrei sono stati sterminati nell’arco di due anni, e tra questi c’era Anna, una ragazza come tante.
Non possiamo dimenticare gli uomini, le donne, i bambini che, prima ancora di essere fisicamente uccisi, venivano cancellati come persone, ridotti a una serie di numeri tatuati sul braccio.
Oltre al Diario, di Anna Frank abbiamo altre testimonianze, che ci raccontano  cosa le accadde dopo la scoperta del rifugio segreto, in cui la sua famiglia era riuscita a nascondersi per due anni. Vi immaginate, 8 persone (la famiglia Frank, i signori Van Daan e il figlio Peter, il dottor Dussel)  costrette a convivere in pochi metri quadrati, per così tanto tempo?!
Se volete sapere di più di Anna vi suggerisco questi libri: 

Mi ricordo Anna Frank, Gold Alison L. ; Fabbri 
Gli ultimi 7 mesi di Anna Frank Lindwer Willy ; Newton & Compton 
Anne Frank, Poole Josephine; Barret Angela ; Emme Edizioni 
Anne Frank. Una biografia, Müller Melissa ; Einaudi

Infine, vi propongo  un breve video (l’unico) in cui Anna compare per pochi secondi. Erano ancora giorni felici, e Anna, ragazzina curiosa, si affaccia dalla finestra dell’appartamento in cui la famiglia Frank viveva, prima di doversi nascondere, per vedere la ragazza che sta andando a sposarsi.

Educazione sessuale a fumetti

La casa editrice Ancora ha pubblicato un serissimo libro di educazione sessuale per ragazzi dai 10 anni in su. Attraverso una scrittura disinvolta e sbarazzina e i fumetti, il libro, scritto da Pierluigi Diano, offre ai lettori molte risposte su sessualità e amore, senza nascondere nulla, nemmeno i termini più difficili, che sono spiegati in un dizionario conclusivo. Pierluigi Diano è medico di famiglia, ma anche giornalista e illustratore e si occupa da diversi anni di divulgazione scientifica.

Fonte 

Meno tecniche più sentimenti

Da “Noi genitori & figli”, supplemento di Avvenire, trovo questa presentazione al libro “Amore, sesso & Co.”:
“Ti basta una spiegazione scientifica degli apparati genitali o vuoi capire la tua sessualità?”; va subito al dunque il libro di Rosangela Carù, Monica Pinciroli e Luisa Santoro, tre educatrici lombarde che di sentimenti e sessualità da anni vanno a parlare nelle scuole elementari e medie. E il “dunque” è che i ragazzi provano emozioni e impulsi e spesso non sanno che nome dargli perchè a casa non si parla e le altre fonti di informazione ragionano più sulle “tecniche” che sui sentimenti. Così “Amore, sesso & Co” (In Dialogo, pag 88, euro 7,90) parla di tutto ciò che passa per la mente degli adolescenti, senza moralismi ma anche senza tecnicismi, mettendo in primo piano i sentimenti e le emozioni. Un libro nato dall’esperienza di anni accanto ai ragazzi, in ascolto delle loro domande più profonde e autentiche.
E’ un libro che penso possa piacervi perchè non è solo da leggere, ma da crocettare, personalizzare, completare, con test, interviste, percorsi di storie da scegliere …
Per voi che siete nella fase dell’adolescenza è un aiuto per vivere serenamente, da protagonisti, questa fase della vostra vita.