Barak Obama, la fede e l’Unione Europea

Barack Obama dice che Gesù è il suo Sal­vatore. E che in due anni – da quando è in carica – la sua fede si è approfondita. Sa dirlo chiaro e tondo. E lo ha appena ripetuto in un incontro con i leader religiosi americani. La sua scoperta della fede non si deve alla impo­stazione familiare, ma alla amicizia e all’im­pegno preso con alcune persone, nella ‘sua’ Chicago. Il capo della Casa Bianca ha traccia­to la propria storia personale di credente, rac­contando anche di come e dove prega, e con chi. L’occasione è stata nei giorni scorsi la tra­dizionale breakfest prayer che alla Bible Society , da sessant’anni, dai tempi di Eisenhower, i pre­sidenti in carica trascorrono assieme ai capi religiosi di varie confessioni. E che di solito rap­presenta un momento per il presidente di trat­tare i temi legati a convivenza e fedi religiose. Non a caso, in questo appuntamento, Obama ha aperto il discorso con un riferimento ai fat­ti egiziani. Prima però ha rivolto saluti ad al­cune persone presenti tra i quali Mark Gifford, la cui moglie, la deputata democratica Ga­brielle Giffords è stata ferita in Arizona. Per queste persone Obama ha detto di aver pregato spesso, assieme alla sua famiglia. Ne è venuto fuori una specie di autoritratto religioso. Dal so­stanziale agnosticismo del padre, dallo scetti­cismo della madre, pur spiritualmente ricca, fi­no alla attuale vita di fede. Andava poco in chie­sa. il giovane Barack. Ma pochi anni dopo il college, nel rapporto con alcuni membri di co­munità cristiane di Chicago, Obama è cam­biato. «Ho conosciuto Gesù Cristo per me stes­so, e l’ho abbracciato come mio Signore e Sal­vatore », ha scandito. Da qui l’abitudine a pre­gare, assieme ad amici pastori evangelici, su­bito fuori dal presidenziale studio ovale. E quel­la di ricevere ogni mattina una riflessione sul­le Scritture e cominciare così la giornata. Ha raccontato di come i parenti pregano per lui. Ha avuto momenti simpatici, come quando ha ricordato preghiere ‘particolari’, ad esem­pio quella per sopportare i saggi di danza del­la figlia… E ha accennato di aver maturato la consapevolezza che Dio ha in mente per noi cose più grandi – e spesso diverse – dei nostri desideri. E ha spiegato quanto la fede lo aiuti a ritenere da un lato necessario ogni suo sfor­zo per onorare doveri e urgenze e a ritenersi sempre inadeguato e ‘piccolo’, come le Scrit­ture insegnano. Ha chiesto a Dio che ci aiuti nel rapporto con coloro che hanno idee differen­ti dalle nostre. Ha scolpito il proprio profilo di credente sen­za timidezze. Il profilo cristiano di un presi­dente che – come tutti noi del resto – può es­sere criticato per scelte e decisioni che ap­paiono in contrasto con la sua scelta e alcu­ne sue affermazioni. E, in effetti, i sondaggi Usa mostrano come la religiosità di Obama sia percepita da molti, come ‘confusa’. In un anno, la percentuale di coloro che lo riten­gono musulmano è cresciuta dall’11 al 18%. Il 34% ha capito invece che è cristiano. Si trat­ta di una spiritualità di taglio protestante. Ma quel che più importa è notare ancora una volta l’evidenza che il volto religioso del pre­sidente e il valore della fede assumono nella vita pubblica degli Usa. E notarlo mentre l’U­nione Europea fatica a citare il termine ‘cri­stiani’ in un documento ministeriale che do­vrebbe stigmatizzare le violenze proprio con­tro i cristiani. Una grottesca vergogna di sé, che rivela debolezza. Una volta le agende con le feste di tutti ma non quelle cristiane, un’al­tra volta le bocche chiuse della diplomazia inglese e la tiepida ed evasiva condiscen­denza di altri: di fatto, l’Europa si allontana da una laica, serena affermazione del fatto religioso come rilevante nella vita pubblica. E così si mostra insicura di sé, e incapace di sicurezza per chiunque.
Editoriale di Davide Rondoni, da Avvenire del 10 febbraio 2011

Vincere una Lim con il concorso "Eucarestia e vita"

La nostra regione ospiterà in Ancona, dal 3 all’11 settembre 2011, il XXV Congresso Eucaristico. Per l’occasione è stato indetto un concorso, aperto a tutti gli ordini di scuole nella forma di gruppo classe e non di singolo alunno. Il tema proposto è il seguente:

Eucarestia e Vita. La meraviglia del quotidiano

I prodotti elaborati dagli alunni dovranno rientrare nelle seguenti aree:

a. Area letteraria: composizioni, studi, ricerche, dossier, testi informativi, poetici, ecc., da inviare in formato digitale.
b. Area multimediale: filmati, prodotti musicali, powerpoint, giochi interattivi, ecc. da consegnare in formato digitale.
c. Area artistica: prodotti grafico-pittorici, musicali, plastici, lavori manuali di vario genere, da consegnare in digitale sotto forma di ripresa video o foto.

Chi volesse partecipare deve compilare una scheda di iscrizione e inviarla al suo responsabile regionale (qui la lista regione per regione). L’invio delle opere conclusive dovrà avvenire entro e non oltre il 30 aprile 2011. I premi saranno 12 e consisteranno in una Lavagna Multimediale Interattiva che sarà destinata a tutte le classi vincitrici. Trovate il bando del concorso a questo indirizzo. L’iscrizione deve essere effettuata entro il 28 febbraio.

La scuola laica e i valori morali

«La scuola laica è la scuola che, pur non sposando una prospettiva religiosa precisa, non è neutra rispetto alla dimensione valoriale.
È una scuola non confessionale, ma non bisogna cadere nell’equivoco secondo cui scuola laica e neutra sono la stessa cosa, la scuola deve dare valori morali, se no sarebbe come non dare una formazione umana agli alunni». 

(il Cardinale Bagnasco ai ragazzi del Liceo Martin Luther King di Genova, su Avvenire dell’8 febbraio 2011)

Offesa o critica?

A volte scambiamo il diritto di critica con la pretesa di offendere l’altro rimanendo impuniti.
Tra critica e insulto c’è un abisso, cari ragazzi!
Leggete cosa dice Gandhi, e converrete con me che il più delle volte è meglio tacere.
 “Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato.
In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un’amorevole capacità, una chiara intuizione e un’assoluta tolleranza”.
Meditiamo gente, meditiamo!

Vale più un elogio che…

Il “mestiere” dell’insegnante è affascinante e carico di responsabilità. Peccato che viviamo in una società che non riconosce più il ruolo dei “maestri”, quelli veri, che va cercando invece nei luoghi meno appropriati, come nelle case del Grande Fratello, o tra i “tronisti” e le “veline”.
La Scuola è il luogo in cui trovare persone capaci di affascinare alla conoscenza, di far emergere ciò che di buono c’è in ogni essere umano. A volte, vista la considerazione sociale ed economica, facciamo fatica anche noi insegnanti a riappropriarci del nostro ruolo.  Per stanchezza o per un senso di impotenza di fronte all’arroganza e maleducazione degli alunni e delle loro famiglie (non ve ne abbiate a male, genitori, ma è urgente, per il bene dei vostri figli, che si ritorni a collaborare, Famiglia e Scuola), qualche volta può capitare anche a noi di non essere poi così attenti alla sensibilità dei nostri studenti.
La riflessione dello scrittore Angelo Petrosino, da Avvenire del 29 gennaio 2011, vuole essere un contributo affinchè tutto il mondo degli adulti (Scuola e Famiglia) rifletta sul meraviglioso compito di cui è portatore.

“Ogni volta che che gli adulti si trovano di fronte ai bambini dovrebbero chiedersi: crediamo davvero in loro? Che cosa ci sta veramente a cuore dei bambini? La loro felicità? La loro capacità futura di regalare felicità ad altri? Allora, se davvero i grandi amano i piccoli, saranno per loro guide dolci e severe, previdenti e responsabili, amorevoli e ferme. Solo così cresceranno figli e alunni equilibrati, fiduciosi, liberi. A scuola ho ottenuto il meglio dai bambini non umiliandoli, ma incoraggiandoli. Ho vinto la pigrizia proponendo attività capaci di suscitare forti interessi. Ho sconfitto l’indifferenza mettendoli di fronte a problemi che facevano nascere il desiderio di mettersi alla prova per superarli. Imparare non è mai solo una questione di esercizi meccanici e di astratte ripetizioni. Ci vuole gusto e passione per impadronirsi della matematica e delle scienze, delle lingue e della scrittura. Basta parlarne con coloro che possiedono al massimo grado queste competenze: di solito hanno trovato al loro fianco persone appassionate e intelligenti che hanno saputo appassionarli alle materie che insegnavano. Non c’è bisogno di minacce, di ritorsioni, di disprezzo per imparare ciò di cui siamo innamorati o di cui hanno saputo farci innamorare.
I sacrifici e l’impegno per diventare sempre più bravi li mettiamo in atto per ottenere l’elogio di chi ci accompagna negli anni della nostra crescita. Ci piace sentirci lodati, soffriamo quando ci sentiamo svalutati soprattutto da coloro dai quali ci aspettiamo naturalmente di essere incoraggiati e amati. L’autorità come metodo, l’imposizione irragionevole, spesso nasconde l’incapacità dei grandi di essere adulti attenti e responsabili. Il mondo in cui viviamo è complicato, spesso difficile da decifrare. Sui bambini si esercitano pressioni eccessive di ogni tipo, dentro e fuori casa, in strada e a scuola. Alle loro ansie bisogna rispondere con un di più di ascolto. Così i bambini impareranno ad affrontare le loro responsabilità, sapranno accettare regole precise, e comportamenti sui quali i grandi devono mostrarsi fermi e coerenti. Non bisogna sostituirsi agli insegnanti, ma a casa si può coltivare l’amore per la conoscenza e il sapere studiando, riflettendo, ragionando con i piccoli,incoraggiandoli a proporsi mete sempre più alte e a mettere a frutto tutte le possibilità di cui sono dotati. Sono diventato scrittore non perché qualcuno me lo abbia imposto. Ma perché un giorno ho concepito un sogno, che ho coltivato a lungo sacrificando molte cose prima di vederlo realizzato. Avevo tredici anni e non ho avuto paura di guardare lontano. È così che vogliono imparare i bambini”.

La giornata per la vita

A partire dal 1979 la Chiesa italiana celebra ogni anno in Italia, nella prima domenica di febbraio, la Giornata per la Vita.
“Educare alla pienezza della vita” è il titolo del Messaggio che accompagna questa giornata, arrivata alla sua 33a edizione.
“L’educazione è la sfida e il compito urgente a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo il ruolo proprio e la specifica vocazione” si legge nel Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente.
“Auspichiamo e vogliamo impegnarci per educare alla pienezza della vita – prosegue il Messaggio -, sostenendo e facendo crescere, a partire dalle nuove generazioni, una cultura della vita che la accolga e la custodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto”.
Per farvi riflettere sul valore della vita nascente vi lascio un video sul miracolo della vita ed un pensiero di don Tonino Bello sullo stupore per la vita

La vita non spenga mai
dentro di voi
la poesia della tenerezza,
lo stupore delle cose grandi …
Possiate essere capaci di stupirvi di tutto:
di una tempesta,
del cielo,
della natura.
Che la vostra vita sia un’eucaristia,
un rendimento di grazie continuo.
Possiate essere capaci di dire grazie sempre,
grazie al Signore,
grazie alla vita,
grazie a tutto,
nonostante tutto.